"C'è una truffa alla Scuola Marescialli ... Siete una banda di banditi ... L'anima dei mortacci vostri ... Tutta la combriccola la mando carcerata": così parla la "cricca della Protezione Civile". E se lo dicono perfino loro ...


Anche tra di loro si davano del "ladro" o del "bandito". Ma fare parte del sistema conveniva più che denunciare
"Tutti sapevano e nessuno parlava" il gip censura gli imprenditori coinvolti
di Francesco Viviano

LA REPUBBLICA   -   7 marzo 2010   pag. 13

DAL NOSTRO INVIATO
PERUGIA  -  Anche dentro la cricca che gestiva e affidava i Grandi appalti, si definivano, l'uno all'insaputa dell'altro, «banditi», «ladri», «corrotti», consapevoli di fare intrallazzi e di offrire o incassare appalti e tangenti. Qualcuno era tentato anche di andare a denunciare tutto in procura tanto era diffusa la corruzione. Ma nessuno lo ha fatto. «Sapevano e tacevano» ha scritto il gip di Firenze nell'ordinanza che ha spedito in carcere nella notte tra giovedì e venerdì scorsi altri due della cricca.
Anche Riccardo Fusi ad un certo punto delle trattative per riottenere l'appalto per la costruzione della Scuola dei marescialli di Firenze, prese in considerazione l'idea di denunciare tutto. Ma non lo fece. Non lo fece perché ormai era entrato o stava per entrare nel giro grosso grazie ai suoi rapporti con l'imprenditore Francesco Piscicelli e all'appoggio politico del coordinatore di Forza Italia, Denis Verdini. E quindi accantonò l´idea di rivolgersi ai carabinieri o ai magistrati.
In numerose conversazioni telefoniche intercettate dai carabinieri del Ros, Vincenzo Di Nardo, funzionario del ministero delle Infrastrutture, e Riccardo Fusi parlano della grande corruzione che c'è dentro ed attorno agli appalti del G8, dei Mondiali di nuoto, della Scuola dei Marescialli. Eppure, scrive il magistrato «non si capisce perché né Vincenzo Di Nardo (pur consigliato da alcuni), né Riccardo Fusi, abbiano mai interessato la procura della Repubblica per denunciare condotte a loro dire criminose». Un quadro davvero desolante, secondo il gip, «tanto che emerge più volte come l'intervento della magistratura sia visto come un fastidio e addirittura controproducente».
Questo non significa che i rapporti tra la cricca e i personaggi che le gravitavano intorno fossero sempre idilliaci. Il 20 marzo 2009, ad esempio, Fusi va su tutte le furie e parlando con il suo socio, Roberto Bartolomei, si lamenta del fatto che la storia dell'appalto per la Scuola dei Marescialli non si sblocchi e dice di essere disposto anche a rompere i rapporti con Denis Verdini. «Ma lo sa, ma lo sa... sa tutto il problema» dice riferendosi all'amico politico. «Perché sai a me con questa storia che non si può parlare per telefono, io mi sono bello e rotto i coglioni! Non si può parlare di che!? Ma a noi ci stanno mettendo in c... tutti a danno dello Stato eh! oh! Se lui rappresenta politicamente l'Italia... diciamo la Toscana... perché non deve venire a parlare dal ministro? C'è una truffa alla Scuola marescialli e carabinieri! Ma che le registrino le telefonate. Lì stanno rubando i soldi a scapito dello Stato e nostro».
Fusi dunque sa che ci potrebbe essere un'indagine in corso «tanto è vero - scrive il gip - che numerosi sono i suoi interventi, non solo con interviste alla carta stampata ma anche in trasmissioni televisive di grande ascolto». Occasioni che Fusi sfrutta, tra le altre cose, per tentare di prendere le distanze da Piscicelli, definendolo un «millantatore». Ma è solo fumo negli occhi: «Il fatto che il rapporto (con Piscicelli, ndr) sia andato avanti per almeno due anni è circostanza suggestiva», sottolinea il gip. Nonostante la corruzione sia evidente, intanto, nessuna denuncia viene fatta alla Procura, anzi «l'intervento della magistratura è visto con disfavore e sospetto».
Una delle prove della corruzione viene da piccoli «prelievi» dalla «cassa» dei fondi neri che l'imprenditore Diego Anemone ed Angelo Balducci avevano costituito all'interno del ministero per le spese, anche per il rinfresco di una tale Alessia che lavora alle Opere pubbliche. Da una conversazione tra Francesco Pintus e Diego Anemone emerge che quest'ultimo «alimentasse» all'interno del dipartimento una vera e propria «cassa comune» per spese «di rappresentanza che veniva gestita direttamente da Pintus che dice: «Oggi, eh, oggi Alessia, la conosci tu, sì? fa il rinfresco qua, credo per una ventina di persone, cosa faccio?... glielo paghiamo noi o lo faccio pagare a lei?»». Anemone gli risponde: «Questa decisione la deve prendere lui (Balducci, ndr), tocca a sentire lui... eh, ma fallo lì con la cassa...».
Sono tesi anche i rapporti tra Marco De Santis, piccolo imprenditore, e il fratello Fabio. Il primo accusa il secondo di non impegnarsi a sufficienza per fargli ottenere dei lavori «nonostante il consolidato e risaputo illecito andazzo esistente negli uffici di via della Ferratella». Così si sfoga Marco al telefono: «Ma voi siete una banda di banditi e vi credete che gli altri sono tutti scemi, c'ho davanti gente che ruba tutto il rubabile. Ma fatela finita. Oh, ma non le fate sapere le cose in giro, lasciate perdere che prima o poi uno scemo che vi crea qualche problema lo trovate. Basta, ti prego solo di non prendermi per il c... L'anima dei mortacci vostri!... Ma tanto io Diego (Anemone, ndr) fosse l'ultima cosa che faccio lo mando carcerato! Te lo dico chiaro e tondo, io Diego e tutta la combriccola la mando carcerata». Poi, un giorno, il fratello riesce a fargli assegnare un grande appalto, ma Marco continua a lamentarsi, stavolta perché «è troppo grosso e non so come gestirlo».


Nota:
Angelo Balducci e Fabio De Santis sono rispettivamente il capo e un alto dirigente del "Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo" della Presidenza del Consiglio dei Ministri, l'ufficio incaricato di assegnare gli appalti dei lavori per i cosiddetti "Grandi Eventi": G8 a La Maddalena, Mondiali di nuoto di Roma 2009, celebrazioni del 150° Anniversario dell'Unità d'Italia. In quest'ultimo "Grande Evento" sono compresi i lavori per il nuovo Teatro della Musica a Firenze.