Urbanistica: a Firenze nasce lo sportello "Sos territorio"

perUnaltracittà - Gruppo Consiliare Comune di Firenze
Comunicato stampa   -   Firenze,  31 ottobre 2009

Urbanistica: nasce lo sportello "Sos territorio"
Ad istituirlo è un gruppo di tecnici volontari di perUnaltracittà. Già tre le anomalie segnalate dai cittadini

Nasce a Firenze lo sportello "Sos territorio". Ad istituirlo è il gruppo di perUnaltracittà, al quale i cittadini potranno rivolgersi a partire da oggi. I dubbi sollevati saranno raccolti ed esaminati da un gruppo di urbanisti che su base volontaria si sono appositamente prestati all'iniziativa. "Si tratta di uno strumento che non vuole certo sostituirsi all'operato della magistratura – ha spiegato De Zordo – ma che ha l'obiettivo, attraverso il raccordo fra i cittadini ed alcuni tecnici, di instaurare un contatto forte con l'intera realtà del territorio fiorentino".

Un'azione che consentirà di mettere in luce eventuali irregolarità, ipotizzati abusi edilizi, situazioni poco chiare nella gestione dell'edilizia. "L'ennesima inchiesta della magistratura emersa in questi giorni – ha proseguito De Zordo – ci ha convinti ad agire in questo senso. La trasparenza nella gestione urbanistica di questa città è stata la grande assente degli ultimi anni. E' per questo necessario che la citadinanza si mobiliti per riprendersi in mano, a partire dal basso, l'iniziativa utile a verificare lo stato delle cose".

Questa mattina alcuni cittadini intervenuti al presidio organizzato in via Niccolò Da Tolentino da perUnaltracittà, Csa ex Emerson e comitato Sansalvichipuò, hanno già segnalato ai professionisti che si sono prestati alle verifiche, tre casi di possibili anomalie urbanistiche.

Chiunque volesse effettuare una segnalazione possono scrivere all'indirizzo
perunaltracitta@comune.fi.it, oppure o telefonare a 055-2768335.

Milano, c'è un'inchiesta su Sant'Ambrogio

 
Il sindaco aveva dato il via libera solo due settimane fa, ora i lavori a rischio stop. Nel mirino i sovrintendenti
C'è un'inchiesta su Sant'Ambrogio
La procura: per il parcheggio violati i vincoli di un'area sotto tutela
di Davide Carlucci
 
LA REPUBBLICA edizione MILANO   -   29 ottobre 2009   pag. I
 
C'è una nuova inchiesta sul parcheggio di piazza Sant'Ambrogio. Il sostituto procuratore Paola Pirotta, titolare delle indagini sulle irregolarità negli appalti per i posteggi, ha inviato un ordine di comparizione al soprintendente per i beni architettonici e del paesaggio di Milano Alberto Artioli e a quello regionale Mario Turetta. Risulterebbero formalmente iscritti nel registro degli indagati per abuso d'ufficio e, ai primi di novembre, dovranno rispondere alle domande del pubblico ministero su due pareri favorevoli dal punto di vista paesaggistico.
 

Sant'Ambrogio, parcheggio sotto inchiesta
Il pm: il sì della sovrintendenza viola i vincoli di un'area sotto tutela
La mossa della procura rischia di rallentare l'inizio degli scavi previsto entro dicembre
Ipotizzato l'abuso d'ufficio: i dirigenti degli enti dovranno essere ascoltati dal magistrato
di Davide Carlucci e Alessia Gallione

LA REPUBBLICA edizione MILANO   -   29 ottobre 2009   pag. IV
Il via libera definitivo era arrivato due settimane fa. Per una «ferita della città» - così Letizia Moratti ha definito quattro grandi progetti di box sotterranei - come il parcheggio in Darsena cancellato, un'altra come Sant'Ambrogio era pronta a essere «sanata» con l'inaugurazione dei cantieri a dicembre. E la fine dei lavori preventivata nel 2011. Dopo anni di polemiche, scavi archeologici, raccolte di firme, commissioni di saggi create ad hoc e piani ridisegnati. Ma la storia infinita dei posti auto (200 a rotazione e 320 per residenti divisi su cinque piani interrati) all'ombra della basilica non è finita. Questa volta, alla lista di guai, si aggiunge un'appendice giudiziaria. Il sostituto procuratore Paola Pirotta, titolare delle indagini sulle irregolarità negli appalti per i parcheggi, ha inviato un ordine di comparizione al soprintendente per i beni architettonici e del paesaggio di Milano Alberto Artioli e al direttore regionale Mario Turetta. Ai primi di novembre i due dirigenti ministeriali, che risulterebbero formalmente iscritti nel registro degli indagati per abuso d'ufficio, dovranno rispondere alle domande del pubblico ministero su due pareri favorevoli dal punto di vista paesaggistico grazie ai quali la società ha ottenuto l'autorizzazione a realizzare il parcheggio nella piazza. I pareri sarebbero in contrasto con i vincoli che tutelano Sant'Ambrogio e potrebbero presentare caratteri di illegittimità. Questo emergerebbe dall'esame delle pratiche comunali acquisite nei mesi scorsi dal pm. Per ora quello notificato dalla procura è soltanto un atto dovuto. La novità giudiziaria, tuttavia, potrebbe comportare un nuovo stop all'iter amministrativo del posteggio della discordia, che in queste settimane sembrava sbloccato. Le proteste dei residenti, capitanati dall'architetto Cini Boeri, non si sono mai fermate. E non più tardi dello scorso 7 dicembre venne lanciato da un centinaio di milanesi illustri un ultimo, disperato, appello per salvare una delle piazze simbolo della città. Non solo. Contro il progetto di costruzione del parcheggio, l'associazione Italia Nostra lo scorso luglio ha presentato un'integrazione all'esposto in Procura presentato tre anni prima per presunte violazioni alle norme penali in materia di tutela del paesaggio e del patrimonio artistico. Il comitato, invece, aveva presentato un altro ricorso alla Corte dei Conti «per eventuali irregolarità nel rapporto tra il Comune e il gestore del cantiere». Nel 2007 lo stesso pm Pirotta aveva aperto un fascicolo partendo dalle accuse dei comitati su eventuali irregolarità negli appalti per il cantiere. Era stata acquisita anche una puntata della trasmissione «Report» proprio sul tema dei parcheggi milanesi. Tutte le denunce sono confluite in un unico fascicolo che ora è sul tavolo del magistrato. Bisognerà capire quanto questa indagine influirà sulla prosecuzione dei cantieri. Che, era stata la promessa del sindaco, sarebbero dovuti partire a brevissimo. Dopo tre anni di attesa: nel 2006, infatti, il piano aveva ricevuto tutte le approvazioni e, come ha ricordato Albertini, gli operai avrebbero dovuto iniziare a lavorare. Fu Letizia Moratti, in campagna elettorale, a chiedere di congelarlo.

Le analisi
La polemica
La costruzione decisa da Albertini nel 2000, la nuova giunta decise di andare avanti
La basilica e i box della discordia nove anni di battaglie e appelli
Ricorsi ed esami non stoppano i lavori: via ai cantieri
Quattro piani interrati per 586 posti auto Subito scattò l'allarme archeologico degli ambientalisti ma dopo i test il ministero dà l'ok al progetto
La protesta dei residenti è affidata alle petizioni aperte alla città
A Palazzo Marino Vittorio Sgarbi nel 2006 chiede lo stop: il silos verrà solo modificato
di Stefano Rossi
 
LA REPUBBLICA edizione MILANO   -   29 ottobre 2009   pag. I e V
Se c'era da mettere in riga un imperatore, Sant'Ambrogio non ci pensava due volte. La vocazione al comando non gli mancava, tant'è vero che è il patrono dei prefetti italiani. Sarà perciò per l'aura del luogo, per osmosi con le pietre della basilica, che i residenti della piazza a lui dedicata da anni dicono a brutto muso al sindaco (che è meno di un imperatore) che a casa loro il parcheggio sotterraneo non si può fare. Quattro piani interrati, 586 posti auto di cui 236 pubblici e 350 privati, rampa d´accesso davanti alla caserma dei carabinieri, una spesa prevista di quasi 20 milioni di euro in project financing, il termine dei lavori previsto per la fine di quest'anno. Questo era ed è il parcheggio di piazza Sant'Ambrogio, un'idea messa in forma di delibera della giunta comunale (poi debitamente approvata dal consiglio) nel gennaio del 2000, più o meno a metà del doppio mandato del sindaco Gabriele Albertini: «Per risolvere il grave problema della sosta irregolare in città e della conseguente congestione delle strade». Ma l'idea risale alla giunta Tognoli negli anni Ottanta. L'opposizione al progetto si manifesta subito. E non riguarda solo gli abitanti del quartiere. Italia Nostra lancia l'allarme archeologico relativo ai resti sotto la piazza e alla tenuta strutturale della basilica, malgrado l'architetto autore del progetto dica di aver studiato il sottosuolo con il georadar. La soprintendenza ordina sei mesi di scavi e alla fine del 2005 chiede anche di modificare le costruzioni fuori terra. La rampa davanti alla caserma va spostata, gli ascensori ridisegnati. Un intoppo non da poco, cui seguono altre prescrizioni, come il restauro della torre della Pusterla. Tuttavia le modifiche non placano le proteste dei residenti. Ai primi di agosto del 2006 la giunta Moratti, insediata da poco, decide di nominare un comitato di saggi per vigilare sul cantiere, ma pochi giorni dopo Vittorio Sgarbi, assessore alla Cultura, ispeziona la piazza e tuona: «L'area di Sant'Ambrogio va tutelata, sono contro il parcheggio». Lo applaudono i residenti, fra i quali personalità come l'architetto Cini Boeri: «Opera assurda e inutile, mette a rischio la stabilità della basilica». Ma l'assessore Edoardo Croci gela tutti: «Non si può tornare indietro, pagheremmo delle penali». Sempre nel 2006, Italia Nostra presenta un esposto in procura. Nel febbraio del 2007 i saggi consegnano la loro relazione. Lo spostamento delle rampe d'accesso è opportuno ma per il resto si può andare avanti. Sgarbi protesta e stavolta è Letizia Moratti a fargli il ripasso: «Il parcheggio si farà come previsto». Tuttavia i rilievi archeologici continuano. Emergono tombe del IV secolo, scheletri, monete tardo romane, utensili quotidiani. È poco? È molto? A decidere è una commissione ad hoc del ministero, che dà l'ennesimo via libera e nel luglio del 2007 viene preparato in fretta e furia il cantiere. Passa quasi un anno, però, prima che si decida dove spostare la rampa (verso via Terraggio), e ancora a settembre del 2008 i lavori non sono partiti: «Manca poco», assicura l'assessore Simini. E invece no. A dicembre cento milanesi illustri scrivono alla Moratti e al cardinal Tettamanzi: «Comune, fermati di fronte a un patrimonio artistico dell'umanità». Tra i firmatari Aulenti, Archinto, Gerardo Colombo, Inge Feltrinelli, Gardella, Gregotti, Rampello, Tronchetti Provera. Palazzo Marino risponde picche ma l'avvio dei lavori subisce uno slittamento di dieci mesi e viene fissato a ottobre di quest'anno. Adesso, insomma. I residenti giocano d'anticipo e a luglio tentano la carta del ricorso alla corte dei Conti per irregolarità nella convenzione fra Comune e gestore privato. Mentre Italia Nostra integra l'esposto del 2006. La giunta risponde con l'ennesimo ok ai box perfino nel momento in cui ferma un altro parcheggio molto contestato, quello della Darsena. Le ruspe sono pronte ad accendere i motori quando, ieri, arriva l'ultima tegola. Sembra di sentirli, i residenti: «San Giuànn fa minga ingann». E Sant'Ambroeus?
 

Firenze, le mani sulla città: ci prendevano per visionari

 
COMITATO CONTRO IL SOTTOATTRAVERSAMENTO AV DI FIRENZE

 
COMITATO SANSALVICHIPUO'

 
 
CI PRENDEVANO PER VISIONARI

 
Come cittadini riuniti in comitati e associazioni ci prendevano per visionari quando, di fronte alla cementificazione selvaggia della città, denunciavamo il perverso legame tra amministratori pubblici e società private, a favore delle quali i primi avevano messo a servizio il loro potere tecnico e l'influenza politica, con assoluto disprezzo dell' interesse pubblico.
Alcuni amministratori, manifestamente irritati di fronte a contestazioni ben argomentate e a richieste di trasparenza degli atti e delle operazioni in campo edilizio fatte dai cittadini, mentivano spudoratamente e addirittura chiedevano ai soci in affari, esterni al comune, di preparare le risposte, abdicando al dovere di valutare i problemi dei cittadini che il loro ruolo istituzionale comportava.
Sicuri dell'impunità ridevano delle denunce e degli esposti che non ci siamo mai stancati di produrre, sicuri come eravamo che c'era del marcio in Palazzo Vecchio. Oggi, forse non ridono più, di fronte alla pesante contestazione dei reati fatta dalla Procura, che conferma come i cittadini non sono sudditi ma soggetti attivi che rivendicano un controllo pubblico nella costruzione del modello di città e delle sue trasformazioni urbanistiche. Le Amministrazioni non possono procedere a loro insaputa ascoltandoli solo per avere il consenso su ciò che è già stato deciso secondo un concetto di partecipazione molto discutibile e purtroppo molto in voga.
I cittadini conoscono il territorio, e più di quanto si immagini, sanno pensare, sono capaci di capire cosa vuol dire qualità della vita e sanno opporsi con proposte alternative alla frenesia modernizzatrice di molte amministrazioni che distrugge insieme al territorio e al paesaggio le loro radici e condizioni di vita. Con molta più consapevolezza dell'interesse pubblico di quanto ne abbiano gli amministratori.
Per gli abusi "autorizzati", resi anche possibili dalla cecità politica non si sa quanto inconsapevole di chi doveva controllare, la città ha subito, in tante sue parti, trasformazioni pesanti che l'hanno resa invivibile e peggiorato, sotto molti aspetti, la vita dei cittadini: palazzi addossati gli uni agli altri con perdita di verde, di aria e di luce, di vecchi cortili in cui i ragazzi potevano ancora giocare; zone agricole o verdi cementificate; alberi tagliati; aumento del traffico e inquinamento alle stelle.
Oggi, di fronte ai reati contestati dalla Procura ci chiediamo, in caso di conferma, se si avrà il coraggio di procedere alla bonifica del territorio, fermando i lavori e rimuovendo per quanto possibile le opere già iniziate. Renzi si costituirà parte civile se ci sarà il processo perché non coinvolto e i cittadini per quello che hanno subito che tutela avranno?
Il Comune saprà essere amico come dice Renzi? Gli annunci delle grandi opere da fare nella città (es. circonvallazione Nord, sottoattraversamento Alta Velocità) non vanno certo in questa direzione. Ai cittadini saranno riservati anni di disagi, di salute messa gravemente a rischio, di sperpero del loro denaro nell'interesse privato e non certo in quello pubblico, ma si esclude a priori ogni confronto e la ricerca di alternative meno pericolose per la comunità. Renzi fermi questi progetti e avvii confronti con i cittadini e non con i poteri forti. Allora sarà veramente amico di Firenze.

 
Firenze, 28 ottobre 2009
 
 

Firenze, arresti per un'urbanistica molto contrattata (con postilla)

 
Bufera sull'ufficio urbanistica arrestati funzionari e imprenditori
Quadra, ecco come agiva la "cupola" del cemento
Palazzo Vecchio e l'edilizia
Contestate l'associazione a delinquere e la corruzione: "Gli interessi pubblici sottomessi a quelli privati"
di Franca Selvatici
 
LA REPUBBLICA  edizione FIRENZE  -  27 ottobre 2009  pag. II
 
«Presso l'ufficio urbanistica del Comune di Firenze gli interessi pubblici venivano sottomessi a quelli privati, in totale spregio rispetto all'obiettivo di una corretta e legittima gestione della cosa pubblica, e in particolare del territorio e dell'assetto urbanistico di una città come Firenze». Lo scrive il gip Rosario Lupo nella misura cautelare per associazione a delinquere e corruzione che ieri ha mandato in carcere il geometra dell'edilizia privata Giovanni Benedetti e agli arresti domiciliari il suo ex collega, ora in congedo, Bruno Ciolli e l´ex capogruppo del Pd in consiglio comunale Alberto Formigli, cofondatore della Quadra progetti e di essa socio occulto (per l'accusa). Agli arresti domiciliari per gli stessi reati sono andati i due amministratori della Quadra, l'ex presidente dell'Ordine degli architetti Riccardo Bartoloni e il geometra Alberto Vinattieri, dipendente part time del Comune. Arresti «solo» per corruzione per due imprenditori, Francesco Bini e Paolo Perugi, del gruppo Bini Costruzioni, accusati di aver ottenuto corsie preferenziali per le loro pratiche corrompendo Ciolli e Benedetti, che provvedevano a reinvestire il denaro in Ucraina.
Secondo il procuratore Giuseppe Quattrocchi e i sostituti Giuseppina Mione e Leopoldo De Gregorio, che hanno riempito di elogi come capita raramente gli investigatori della polizia stradale e municipale, della associazione a delinquere faceva parte anche Anton Giulio Barbaro, fisico, Pd, già presidente della commissione urbanistica. Il gip è d´accordo ma ha respinto la richiesta di arresto perché Barbaro è tornato al suo lavoro all'Arpat e ha lasciato l'attività politica. Tuttavia anche lui aveva, secondo le accuse, un ruolo preciso nella associazione a delinquere.
«Siamo di fronte alla corrosione dell'etica pubblica», ha detto il procuratore: «Quadra agiva in posizione di monopolio. Rivolgersi alla Quadra significava ottenere i permessi che si volevano». La società poteva contare su due capisaldi in Comune. In sede amministrativa c'erano i due geometri stabilmente a disposizione. Le telecamere nascoste hanno ripreso Bartoloni seduto alla postazione del geometra Benedetti. Vinattieri è stato ripreso il 23 febbraio 2008 mentre falsificava una tavola. In generale Bartoloni e Vinattieri potevano contare - secondo le accuse per almeno 22 pratiche edilizie - «sulla totale omissione della attività di verifica e di controllo da parte di Ciolli e Benedetti». I quali, per la procura, ne traevano vantaggi, come l'appartamento comprato dalla figlia di Ciolli nel complesso Dalmazia, progettato da Quadra, con circa 100 mila euro di sconto. In sede politica, invece, erano Formigli, socio occulto Quadra e capogruppo Pd, e Barbaro a garantire il buon risultato delle decisioni sui progetti Quadra che dovevano passare in consiglio comunale, come la assurda variante di via del Podestà (area agricola intoccabile ora sede di 19 terratetto) o come quella del Ferrale, dove un'area destinata ad accogliere una riserva naturale è diventata un centro di rottamazione. Ancora più inquietante la disinvoltura con cui, nell'edificio costruito dalla società Le Quinte in via di Scandicci, destinato agli affitti per i bisognosi, non sono state abbattute le barriere architettoniche, né usato il prescritto materiale di bioedilizia, né rispettate le norme antincendio nei garage.
La procura ha trasmesso gli atti alla Corte dei Conti. I cittadini che per anni hanno visto nascere edifici nei cortili, hanno perduto aria e sole e ricevuto dal Comune scarne risposte spesso supponenti, avevano finito per sospettare che la Quadra fosse più uguale degli altri. L'inchiesta dà loro ragione.



"Corroso il rispetto dell'etica pubblica"
Il boss del mattone dettava le risposte per i cittadini che denunciavano abusi
L'atto di accusa del procuratore Quattrocchi sui rapporti tra Barbaro e Bartoloni
di Maurizio Bologni
 
LA REPUBBLICA  edizione FIRENZE  -  27 ottobre 2009  pag. III
 
I comitati dei cittadini si rivolgevano alla III commissione urbanistica di Palazzo Vecchio su sospetti abusi e speculazioni edilizie. Confidavano di trovare attenzione in un baluardo di legalità, in un soggetto istituzionale super partes. Ma il presidente della commissione, Antongiulio Barbaro, si faceva dettare le risposte da dare ai cittadini da Riccardo Bartoloni, socio e direttore tecnico della Quadra, ovvero proprio dalla controparte di cui i cittadini contestavano opere e interventi. Così i magistrati nella loro ordinanza. E anche in questa «pratica» di Barbaro il procuratore Giuseppe Quattrocchi ravvisa quella «corrosione del rispetto dell'etica pubblica, della civitas», che il magistrato ha sottolineato ieri durante la conferenza stampa e che spiega la contestazione anche del reato di associazione per delinquere a sei indagati tra cui Barbaro e Bartoloni.
«Barbaro - segnala, dunque, il gip Rosario Lupo in più di un passaggio della sua ordinanza - faceva propria la posizione della società Quadra progetti srl allorquando era chiamato, nel suo ruolo istituzionale, a fornire risposte formali e a valutare le problematiche che taluni comitati di cittadini avevano sottoposto all'attenzione della commissione: in particolare, il Barbaro si faceva predisporre dal Bartoloni il testo delle note scritte che la commissione consiliare avrebbe fornito in risposta alle suddette sollecitazioni dei comitati cittadini». Succede, ad esempio, quando il comitato dell'ex panificio militare di via Mariti lamenta le speculazioni edilizie nelle aree ex Lavazza, viale Corsica 27, ex Coop di via Carlo del Prete, Quadra Key residence in via di Novoli/via Bardazzi, nella ristrutturazione di via del Ponte di Mezzo 27 e nella realizzazione dell'edificio di piazza Della Piccola, tutti affari della Quadra. E´ il sequestro dell'hardware del computer di Bartaloni che svela ai magistrati come Barbaro sia venuto meno ad un «ruolo istituzionale» che impone «autonomia e indipendenza di giudizio». Avviene sistematicamente. Succede tra la primavera e l'estate 2006, quando più di una volta Barbaro gira a Bartoloni atti e osservazioni provenienti dal comitato e dalla rappresentante Nicla Gelli, per riceverne successivamente puntuali risposte di cui ringrazia il direttore tecnico della Quadra. Con una mail del 23 maggio Barbaro - oltre a informare Bartoloni che il consiglio comunale aveva «approvato la delibera di adozione della variante di Prg per il centro di rottamazione al Ferrale. Ti farò avere la mozione del consiglio e del quartiere 4 collegate alla delibera» - si fregia del fatto che «in commissione III abbiamo stoppato una mozione sul panificio militare» e chiede l'opinione di Bartoloni aggiungendo: «Ci lavoriamo col geom. Formigli: mi dai una mano o mi devo fidare del geometra?». Subisce la reprimenda dei magistrati anche Bruno Ciolli, che aveva chiesto e ottenuto un congedo straordinario retribuito dal lavoro tra il 27 dicembre 2007 e il 2 gennaio 2008 per gravi motivi familiari (avrebbe dovuto assistere l'anziana madre) ed era invece volato in vacanza a New York (lo testimonierebbero anche delle foto). Truffa, il reato contestato per questo specifico fatto. Robetta in confronto al resto.

 
 
Postilla
 
Le ultime parole famose del PD fiorentino ...
 
Così si esprimevano i consiglieri comunali del PD il 27 novembre 2008 in merito ad un altro scandalo urbanistico, la vicenda dei terreni della zona di Castello di proprietà della Fondiaria-Sai di Salvatore Ligresti.
 
«I fenomeni di corruzione non ci appartengono e in nessun atto ufficiale di questa amministrazione si sono fatti favori ai privati. Proseguiremo la discussione con tutte le forze politiche di maggioranza per arrivare all'approvazione del piano strutturale. Un atto che si pone come unico obiettivo l'interesse della città». E' quanto ha dichiarato il capogruppo del partito democratico Alberto Formigli assieme ai consiglieri Rosa Maria Di Giorgi, Antongiulio Barbaro, Elisabetta Meucci, Michele Morrocchi, Susanna Agostini, Gianni Amunni, Ugo Caffaz, Lucia Matteuzzi, Paolo Imperlati, Nicola Perini, Lavinia Balata. «La telefonata riportata dai giornali fra me e l'assessore Biagi - ha spiegato Alberto Formigli - aveva come scopo far presente la questione dei dieci ettari dell'area che come gruppo Pd, insieme alle altre forze di maggioranza, avevamo proposto di destinare innanzitutto a edilizia sociale ...».
 
 

Reintegrato il macchinista Dante De Angelis !

 
Reintegrato il macchinista licenziato per aver denunciato insicurezza Etr
Il giudice del lavoro di Roma annulla il provvedimento delle Ferrovie. Dante De Angelis: «Ho solo fatto il mio dovere»
                  
Tratto dal sito www.messaggero.it  -  26 ottobre 2009
 
ROMA - Il giudice del lavoro di Roma ha annullato il licenziamento di Dante De Angelis, macchinista delle ferrovie e rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (Rls) Orsa nell'impianto di Roma. De Angelis era stato licenziato a ferragosto del 2008 perché aveva denunciato l'insicurezza dei treni Eurostar dopo che un Etr 500 si era spezzato a Milano, il 14 luglio. Questa mattina De Angelis era stato accolto da un centinaio di sostenitori (tra gli altri il comitato pendolari di Velletri e molti ferrovieri), in attesa della decisione del giudice davanti agli uffici di viale Giulio Cesare, che lo hanno accolto con scroscianti applausi.
«E' la risposta che ci attendevamo - dice l'Orsa in una nota - L'unica che meritava la dirigenza del gruppo Fs che, anzichè valorizzare le capacità e l'attenzione dei propri Rls, afferma la propria infallibilità licenziando lavoratori che hanno l'unico torto di essere attenti alla sicurezza dei viaggiatori e dei lavoratori. Non si può essere licenziati quando si denuncia insicurezza, ancor meno quando le denunce sono fondate. Ed è questa la condizione di De Angelis, basti pensare che le sue denunce sono riproposte nel rapporto annuale 2008 dell'Agenzia Nazionale per la Sicurezza Ferroviaria (Ansf) in cui si menziona puntualmente la necessità di una maggiore attenzione sia per gli inconvenienti agli Eurostar Etr serie 400 (460, 480, 485, ecc) che per gli spezzamenti degli Etr 500: esattamente le segnalazioni per le quali Dante De Angelis è stato licenziato».
«Resto convinto di aver fatto il mio dovere nell'interesse della sicurezza di tutti, ferrovieri, pendolari e tutti i cittadini», commenta a caldo De Angelis. De Angelis ha assicurato che continuerà «a fare il suo lavoro, e se i compagni di lavoro lo vorranno, ad occuparmi di sicurezza».
«È una sentenza molto importante - hanno commentato i legali di De Angelis, gli avvocati Piergiovanni Alleva e Pierluigi Panici - perchè restaura il diritto di espressione e critica da parte dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza e respinge la pretesa dell'azienda che voleva limitare questa libertà con l'idea che un eventuale, e in questo caso non esistente, errore nell'esercizio di un importante incarico possa comparare il licenziamento».
«Trenitalia ritiene di essersi correttamente comportata e di aver utilizzato il proprio potere disciplinare conformemente alle norme legali e ai precedenti giurisprudenziali emersi sul punto - dice il legale di Trenitalia, l'avvocato Enzo Morrico - Nel prendere atto della sentenza negativa, ci riserviamo ogni eventuale valutazione nel merito della pronunzia solo al momento in cui saranno depositate le motivazioni della stessa».
 
 

PerUnaltracittà sulla pedonalizzazione di Piazza del Duomo:"Si rafforzi il trasporto pubblico e si coinvolga l'utenza"

 
perUnaltracittà - Gruppo Consiliare Comune di Firenze
www.perunaltracitta.org - perunaltracitta@comune.fi.it

Comunicato stampa
Pedonalizzazione piazza Duomo, De Zordo:
"Si rafforzi il trasporto pubblico e si coinvolga l'utenza"
La capogruppo di perUnaltracittà pone l'accento su tutela della salute e sulla partecipazione

"La pedonalizzazione di piazza Duomo sia un'occasione per rilanciare il trasporto pubblico a Firenze, e non semplicemente l'istituzione di un 'salotto buono' ovattato". E' quanto auspica la capogruppo di perUnaltracittà Ornella De Zordo. "Da molto tempo invochiamo la pedonalizzazione del centro storico da piazza S.M.Novella a piazza San Marco  – ha spiegato De Zordo – ma questa va collegata ad una riorganizzazione complessiva del trasporto pubblico. Ci sembra invece che i provvedimenti adottati siano frutto dell'improvvisazione, mirati a fare in fretta, ma non utili alle esigenze della città".
"La pedonalizzazione deve servire per rimettere il tema della salute al centro delle politiche cittadine – ha spiegato De Zordo – perché non si può pensare di spostare semplicemente lo smog da una parte all'altra della città, o accrescere lo stress dei fiorentini costretti a spostarsi con i mezzi privati. In questo senso non ci pare che si sia pensato a riorganizzare in maniera efficente il trasporto pubblico: è una decisione "a effetto" che libera dal traffico solo una porzione ridottissima centrale e si limita a aggirarla con tracciati di linee Ataf più lunghi e contorti. Chi utilizza il bus quotidianamente per lavoro o studio si troverà ad avere tempi di percorrenza allungati e magari potrebbe cedere alla tentazione di riprendere l'automobile o il motorino".
"L'amministrazione comunale deve invece investire in maniera decisa su sistemi di trasporto sostenibili come le linee di bus elettrici, filobus senza fili, e migliorando l'intermodalità con il resto delle linee di bus che servono il territorio comunale. Inoltre, è importante la tempestiva attivazione di una metropolitana di superficie – il cosiddetto metrotreno – per servire l'intera area vasta da Pistoia a Montevarchi. I provvedimenti inoltre – ha concluso De Zordo – sono stati repentini e spesso estemporanei. Non si tratta di 'rimandare' o 'non decidere', ma semplicemente coinvolgere i cittadini e confrontare con essi le decisioni, per evitare di provocare situazioni di disagio, sulle quali poi si è costretti a tornare indietr. Efficienza del trasposto pubblico e un'utenza coinvolta e consapevole: ecco la garanzia del successo di questa operazione".


 

No ai tunnel TAV, si al metrotreno. Domenica 25 ottobre in Piazza del Duomo a Firenze

 
Comitato San Salvi chi può
 
 

Ieri sera al Parterre si è svolta un'affollata assemblea cittadina per ribadire i rischi e la pericolosità della Stazione Foster ai Macelli e del doppio tunnel TAV sotto Firenze.
 
La sala era gremita con gente in piedi che voleva entrare.
Dopo i soliti interventi informativi un signore ha preso la parola e ha proposto di fare una manifestazione in città: un applauso caloroso ha sanzionato un accordo generale.
 
Nel dibattito successivo ci sono state diverse proposte, tutte venute dai cittadini:
- convegno internazionale visti i rischi per una città d'arte e patrimonio UNESCO;
- azioni legali collettive preventive;
- è stato proposto che FS e Regione non si limitino a fare i testimoniali si stato per gli edifici, ma stipulare un'assicurazione;
- distribuire le bandiere notav e di appenderle alle finestre (anche bandiere no tunnel);
- una passeggiata domenica mattina nella zona pedonale di Piazza Duomo con cartelli, bandiere e striscioni;
- un'altra passeggiata lunedì sera, 26 ottobre, al TEATRO COMUNALE quando il sindaco verificherà i suoi primi 100 giorni.
 
Prossimo appuntamento:
 
domenica 25 ottobre 2009
ore 10 in piazza del Duomo all'angolo con via Martelli
 
Ognuno si porti il cartello, lo striscione, la bandiera che vuole, saremo in piazza per ricordare a tutti che vogliamo difendere la città da un progetto devastante e proporre, in alternativa, la linea TAV in superficie e il METROTRENO metropolitano da Prato a Pontassieve, da Empoli a Firenze, dal Mugello a Firenze.
 
Firenze, 24 ottobre 2009
 
 

I Cosentino e l'inciucio col PD

 
I COSENTINO E L'INCIUCIO COL PD
Business per milioni di euro tra la famiglia del sottosegretario e Hera
di Marco Lillo
 
IL FATTO QUOTIDIANO  -  23 ottobre 2009  pag. 3

C'è una centrale che permette profitti milionari alla famiglia Cosentino e ai suoi amici ma anche alle municipalizzate dell'Emilia Romagna. La centrale dell'inciucio si trova a Sparanise, paesone dominato con pugno ferreo dal clan Papa, legato da vincoli stretti al numero uno dei casalesi, Francesco Schiavone detto Sandokan. La camorra non ha avuto nulla da ridire sulla ciminiera che scarica fumo sui campi di pomodori. Anche perché i subappalti sono finiti alle ditte locali, tra le quali una del fratello del commercialista dei Papa. Ma questa è un'altra storia. A lottare contro il mostro da 800 megawatt c'erano solo agricoltori, giornalisti minacciati dalla camorra, come Enzo Palmesano, un centro sociale e un vescovo. Sì un vescovo, Francesco Tomasiello, di Teano, che però si faceva chiamare solo don Francesco. Don Francesco è morto nell'ottobre del 2005 per un male incurabile. I suoi beni sono andati ai missionari del Burundi e le sue ultime parole dal letto dell'ospedale Gemelli di Roma sono state: "Figli miei, vi sono vicino da padre e pastore in questo momento così drammatico per la nostra amatissima terra. Nessuno potrà mai calpestarci se siamo uniti; nessuno potrà mai toccare il futuro e la salute nostra e dei vostri dolcissimi bambini". Don Francesco ha perso una partita più grande di lui. La storia della centrale è un perfetto esempio della malapolitica che sacrifica la salute pubblica sull'altare dell'interesse privatissimo dei familiari e degli amici dei politici di destra e di sinistra. Tutto inizia nel giugno del 1999 quando la società Scr, vicina alla famiglia Cosentino, ma di proprietà di una fiduciaria (che ne scherma la proprietà) compra per 3 miliardi e 715 milioni di lire l'area industriale della Pozzi di Sparanise. Quei terreni sono inquinati tanto che l'onorevole Cosentino nel 1997 aveva presentato un'interrogazione sui rischi connessi che non aveva aumentato il valore dei terreni. Poco dopo l'acquisto da parte di Scr, la municipalizzata del comune di Imola, Ami, punta gli occhi su Sparanise e stipula un accordo con la Scr (vicina ai Cosentino) per fare una centrale a turbogas. Occhio alle date: a gennaio del 2001 il comune di Sparanise, diretto da un amico e compagno di partito di Cosentino, il sindaco Antonio Merola, destina proprio quell'area per una centrale. Due mesi dopo Scr (vicina ai Cosentino) sigla un preliminare di vendita per cedere ad Ami il terreno, pagato 1,9 milioni di euro alla cifra mostruosa di 9,3 milioni di euro.
La municipalizzata rossa condiziona però il pagamento al via libera definitivo. Poco dopo Ami si fonde e diventa parte del colosso Hera, quotato in borsa e controllato da un centinaio di comuni emiliani: Bologna, Ferrara, Rimini, e altri, quasi tutte giunte di sinistra. Nel 2002 la società di Scr ed Hera presenta la domanda ma Sparanise insorge. Don Francesco organizza un convegno e implora i politici di non autorizzare le turbine. Nel 2004, la Regione, guidata da Antonio Bassolino, e il Governo Berlusconi danno il via libera. La Scr, vicina ai Cosentino e la Hera dei comuni rossi, passano all'incasso. Già nel 2002 avevano ceduto l'affare su un piatto d'argento alla grande società svizzera EGL, che controlla l'85 per cento della centrale. Quando arrivano le autorizzazioni, Egl paga per i terreni ben 11 milioni e 450 mila euro. La Scr vicina ai Cosentino incassa una plusvalenza di 10 milioni. Ma la torta non finisce qui. Egl cederà il 15 per cento dell'energia prodotta a una società commerciale controllata da Scr e da Hera al 50 per cento. Nel 2008 questa società (Hera Comm Med) che ha la sede nel capannone della Aversana Petroli, società della famiglia Cosentino, ha guadagnato 40 milioni di euro per 6 milioni e mezzo di utile da dividere a metà tra Hera e Scr. Un guadagno perpetuo, come perpetue sono le ricadute ambientali sul Casertano. Chi c'è dietro Scr? Una cosa è certa: una parte dei terreni acquistati nel 1999 da questa società è stata ceduta al prezzo di costo (310 milioni di lire) alla società immobiliare dei Cosentino, la 6C nella quale il sottosegretario vanta una quota del 16,5 per cento. Non solo: nel consiglio didi Hera Comm Med ci sono Giovanni Cosentino e Enrico Reccia, un imprenditore agricolo aversano socio del fratello di Cosentino in altre attività. Reccia ha un precedente poco incoraggiante. Fino al 2002 era presidente del collegio sindacale di una cooperativa, la Europa 2001, nella quale era sindaco anche Salvatore Della Corte, arrestato nel 2006 dal Ros e condannato a due anni e 4 mesi perché aiutava il clan Zagaria nei suoi affari al nord.

 
 
La corsa per la candidatura alla Regione Campania
 
IL FATTO QUOTIDIANO  -  23 ottobre 2009  pag. 3
Una carriera che lo ha portato a scalare in pochi anni il vertice del centrodestra campano e nazionale. Ma Nicola Cosentino - sottosegretario all'Economia in pole per la corsa alla carica di Presidente della Regione Campania sotto le insegne di Silvio Berlusconi - significa soprattutto "famiglia". Quella messa su da papà Silvio. Poi diventata - grazie anche al figlio - la Aversana Petroli: 200 milioni di fatturato e una rete di distributori sparsi per l'Italia. Giovanni in azienda, Nicola in politica. Cosentino durante la prima repubblica entra nel Psdi e poi, dopo qualche tentennamento nella lista civica si schiera con Berlusconi. Ben cinque pentiti hanno raccontato i legami di Cosentino con la criminalità, specie con il clan dei Casalesi. Ed è per questo che anche all'interno del Pdl - specie dalla sponda finiana - la candidatura sta suscitando un vespaio di polemiche e di accuse reciproche. Come al solito, però, alla fine deciderà il capo.

 

NO TAV, dal Brennero al Mugello

 
SERATE SUL TAV DEL BRENNERO IN VISTA DELLA MANIFESTAZIONE DEL 21 NOVEMBRE A TRENTO


MERCOLEDÌ 28 OTTOBRE
ORE 20,30, SALA DELLA CIRCOSCRIZIONE
MATTARELLO
organizza lo Spazio Aperto NO Inceneritore NO TAV

GIOVEDÌ 29 OTTOBRE
ORE 20,30, SALA CIVICA
NAVE SAN FELICE
organizza lo Spazio Aperto NO Inceneritore NO TAV

GIOVEDÌ 5 NOVEMBRE
ORE 20,30, SALA ANZIANI (VIA S. GIOVANNI)
BESENELLO
organizza l'Associazione Tutela del Territorio (Ala)

MERCOLEDÌ 11 NOVEMBRE
ORE 20,30, AUDITORIUM CASSA RURALE
ALA
organizza l'Associazione Tutela del Territorio

GIOVEDÌ 12 NOVEMBRE
ORE 20,30, SALA SOCIALE (VIA S. ROMEDIO 4)
MARCO
organizza il comitato delle mamme NO TAV

Nel corso delle serate verrà proiettato un filmato sul problema dell'acqua legato ai grandi scavi (dal Sudtirolo al Mugello)
 
 
 

PerUnaltracittà sul Programma di mandato del sindaco Renzi

 
perUnaltracittà - Newsletter del 22 ottobre 2009
Comune di Firenze - Gruppo consiliare
www.perunaltracitta.org | info@perunaltracitta.org

www.facebook.com/ornella.dezordo |
055/2768335
 
Il Programma di mandato bocciato da perUnaltracittà
Metodo e merito non convincono. Serve una cultura alternativa
 
L'atto più importante votato dal Consiglio comunale dal suo insediamento ad oggi è stato il Programma di mandato del Sindaco Matteo Renzi. Un atto che mette nero su bianco quali saranno le azioni della giunta comunale nei prossimi anni e che non è altro che la messa a punto istituzionale del programma elettorale che ha portato il sindaco a Palazzo Vecchio.
Io ho votato contro per diversi motivi. Perché perUnaltracittà si è presentata ai suoi elettori con un programma alternativo a quello del Partito Democratico, perché l'azione della giunta produrrà danni a chi vive quotidianamente la città - basti citare la confermata volontà nel costruire un nuovo inceneritore e il tunnel dell'Alta Velocità, la mancanza di strumenti per risolvere l'emergenza abitativa, le insufficienti proposte in tema di lavoro e accoglienza, solo per fare degli esempi -, e perché in Consiglio comunale è bene che ci sia un'opposizione che da sinistra sia in grado di denunciare ciò che non funziona e allo stesso tempo proponga modelli alternativi di gestione dei servizi pubblici e del territorio.
Qui trovate l'intervento tenuto in Consiglio per motivare il mio voto contario.
A presto!
Ornella De Zordo
 
p.s. stiamo cercando volontari/e per la gestione del nostro sito www.perunaltracitta.org che intende offrire -oltre ai nostri contenuti - un'informazione più vasta sui temi della città. Chi è interessato/a può rispondere a questa mail e sarà presto contattato. Grazie sin d'ora per la vostra disponibilità.
 
VISITATE LA RASSEGNA STAMPA SU FIRENZE QUI
 
LE NOSTRE PROPOSTE, I NOSTRI ATTI IN CONSIGLIO
 

 

Ju tarramutu se reconosce pe quantu trojajo fa

 
Ju tarramutu se reconosce pe quantu trojajo fa
Il blog beppegrillo.it e il terremoto sono stati compagni di viaggio da subito con la testimonianza via Skype di Samanta Di Persio, l'autrice di questo libro che vive all'Aquila e fu tra gli sfollati di quella notte.
Il blog ha pubblicato decine di post, centinaia di video della Rete (alcuni censurati), migliaia di commenti di abruzzesi e non. Chi ha seguito il blog sa che il terremoto non c'entra nulla con i morti. Se fosse avvenuto in Giappone, dove le case antisimiche sono la normalità, non sarebbe morto nessuno. Se fosse stato ascoltato il ricercatore Giuliani dalla Protezione Civile non sarebbe morto nessuno.
Molte case sono state costruite con la sabbia, gli edifici pubblici sono stati tra i primi a crollare. La Procura sta indagando e il blog ne seguirà gli sviluppi. Il libro: "Ju Tarramutu" è un viaggio nell'incuria, nell'AntiStato. Il racconto di una tragedia che è solo civile, non naturale.
Un estratto dal libro:
"Mi sento di aver preso un impegno con i miei concittadini. Quando ho cercato le loro testimonianze per il libro… mi hanno raccomandato di scrivere, soprattutto la verità perché ciò che emergeva dai media era una realtà edulcorata. [...]
Il pomeriggio del 6 aprile avevo fatto un giro per la città. L'Aquila era ancora una città viva, nonostante la tragedia avvenuta da poche ore. C'era molto traffico, le persone si spostavano a piedi alla ricerca di un posto dove passare la notte. Fatto oggi quel giro, ha messo in luce l'abbandono della città, un disinteresse amministrativo. La città è sporca, degradata, l'erba ormai è alta ai bordi dei marciapiedi. O meglio, sono palesi delle differenze. La parte dove si sono incontrati i grandi della Terra e dove si continuano a tenere conferenze è ben tenuta. Le zone secondarie, appartengono alla città dimenticata, la città fantasma.
È stato emotivamente difficile scrivere questo libro. Erano ancora vivi i miei ricordi. Inevitabilmente l'esistenza di settantamila persone è cambiata. Mi ritengo fortunata perché sono viva, perché la mia famiglia lo è. Un esperto mi ha confessato che se fosse durata (semplicemente) cinque secondi in più… ci sarebbero stati molti più morti, per non parlare se fosse avvenuta di mattina.
Le case si ricostruiscono. Ma incontrare coloro che avevano perso tutto, è stato straziante. La ferita è ancora lì fresca, lo scenario è davanti agli occhi. Il senso della vita è andato perso quella notte, e forse la Protezione Civile ne è in parte responsabile. In molti hanno ricordato che il 31 marzo si è riunita la Commissione grandi rischi presieduta da Barberi, con De Bernardinis per la Protezione Civile, il presidente dell'Ingv Boschi, il sindaco Massimo Cialente ecc. Il verdetto: "Nessun pericolo!". Dal giorno seguente la televisione locale Tvuno trasmetteva una banda con un messaggio di tranquillizzazione per la popolazione. Del resto se i massimi esperti avevano detto tranquilli, come si poteva contraddirli? Personalmente non sono uscita alla scossa delle 23, perché pensavo fosse stupido scendere in strada per poi risalire. Pensavo all'indomani, alla giornata da affrontare. Mi rendo conto che gli esperti non hanno pensato nemmeno ad incrementare i ponti radio, tutti hanno avuto problemi di comunicazione.
Trecentosette essere umani non ci sono più. Qualcuno deve averli sulla coscienza."
Samanta Di Persio
Tratto dal sito www.beppegrillo.it  -  22 ottobre 2009
 

Licenziamento De Angelis: lunedi 26 ottobre a Roma la sentenza e presidio di solidarietà

 
 
www.macchinistisicuri.info

LICENZIAMENTO DE ANGELIS: 
LUNEDI 26 OTTOBRE A ROMA LA SENTENZA.
PRESIDIO DI SOLIDARIETA'
Lunedì 26 ottobre, presso il Tribunale di Roma, si terrà l'udienza conclusiva della vertenza sul licenziamento del macchinista e delegato alla sicurezza, Dante De Angelis, avvenuto il 15 agosto  2008.
Il reintegro di Dante riguarda tutti i ferrovieri, i lavoratori, i pendolari e i cittadini; la mobilitazione per il suo reintegro è una battaglia di civiltà.
La rivista dei macchinisti, "ancora In Marcia!", invita coloro che hanno a cuore la sicurezza e le libertà fondamentali a partecipare a un presidio di solidarietà che si terrà in concomitanza con l'udienza presso il Tribunale del Lavoro di Roma alle ore 11,00.

Tribunale del Lavoro di Roma
Viale Giulio Cesare, 54 (metro A, fermata Lepanto)

(cerca la mappa)
Aula 101, primo piano, giudice Conte, ore 11,00

Appuntamento alla Stazione Termini,  ore 10,15 binario 1,
oppure direttamente di fronte all'ingresso del Tribunale
alle ore 10,45

Dante fu allontanato dalle Fs con la polizia ferroviaria, un atto che fu definito da più parti di "fascismo aziendale", per aver segnalato come delegato alla sicurezza, "problemi" ai treni Eurostar.  Il fatto destò molto scalpore e suscitò un'ondata di proteste e prese di posizione da parte non solo dei ferrovieri ma anche di semplici cittadini, pendolari, parlamentari, forze politiche, Enti locali, operatori della prevenzione, mezzi di informazione,  intellettuali, ecc.
Da allora ci sono stati molti altri incidenti: altri due Etr si sono spezzati, sei lavoratori sono morti sui binari, tre viaggiatori uccisi, quattro orribilmente mutilati dalle porte Killer e trentuno cittadini innocenti hanno perso la vita, arsi vivi, nella strage ferroviaria di Viareggio.
 Incidenti che hanno dimostrato la fondatezza delle sue affermazioni e l'impellente necessità di migliorare costantemente le condizioni di sicurezza, non solo per viaggiatori e ferrovieri ma anche per la cittadinanza tutta.
 L'attacco frontale ai diritti sindacali e alle libertà fondamentali da parte delle Fs si è spinto, nel frattempo, molto oltre fino a intimidire, diffidare e minacciare numerosi altri delegati alla sicurezza e a utilizzare lo spettro di questo licenziamento verso ciascun ferroviere per gestire la fase di pesante ristrutturazione in corso, che prevede migliaia di esuberi, riduzione degli equipaggi di guida, separazione e privatizzazione dei settori remunerativi, l'azzeramento del trasporto merci e la marginalizzazione di quello pendolari. 
 Intimidire i lavoratori e i delegati che si occupano di sicurezza rende meno sicura qualsiasi organizzazione poiché seminando la paura  si perde il fondamentale contributo di chi conosce nel dettaglio tutti i processi lavorativi e i rischi connessi. 
Come in molti altri servizi, anche per i ferrovieri quello di mettere in evidenza i rischi e denunciare i pericoli è un obbligo morale e un dovere civico che deve prevalere sugli obblighi contrattuali, in particolare quando riguarda la sicurezza el 'incolumità pubblica.
 Per queste ragioni la decisione che sarà adottata lunedì prossimo dal Giudice del Lavoro, Dario Conte, assume una importanza decisiva nel campo delle libertà sindacali, della sicurezza ferroviaria e del lavoro  ma anche, più in generale, per la libertà di parola ed il diritto di opinione di ciascuno di noi.

Consulta i documenti relativi alla vicenda di Dante.
Visita anche il nostro blog

 

Associazione Via dei Georgofili: il Parlamento rema contro la verità

 
L'ASSOCIAZIONE VIA DEI GEORGOFILI
"SULLA VERITÀ OGGI È IL PARLAMENTO A REMARE CONTRO"
di Giuseppe Lo Bianco
 
IL FATTO QUOTIDIANO  -  22 ottobre 2009  pag. 4
 
Dall'esplosione di via dei Georgofili, a Firenze, la sua vita è cambiata: Giovanna Maggiani Chelli, 65 anni, la vice-presidente dell'associazione dei familiari delle vittime è la prima vittima indiretta di strage. Il Tribunale le ha riconosciuto un'invalidità del 20% per gli eventi che ha dovuto subire (un genero morto, una figlia ferita).
 
Signora, il procuratore Grasso dice che la trattativa è servita a salvare la vita di alcuni politici.
"È una cosa che nessuno ci farà mai ingoiare per il quieto vivere di certi uomini dello Stato, i quali dovrebbero non solo cambiare mestiere, ma vergognarsi di indossare una divisa, una toga, di nascondersi dietro a un simbolo politico, una carica istituzionale. Vogliono giustificare quello che è successo, ma i nostri figli sono morti. Le conseguenze di cui parla Grasso, noi le abbiamo pagate tutte e senza sconti. Voglio fidarmi del procuratore nazionale, ma con quelle parole uno scossone lo abbiamo preso tutti".
 
Il generale Mori afferma invece che la trattativa non c'è stata, perchè sarebbe stata una resa dello Stato ad una banda di volgari assassini…
"Credo che seduto a quel tavolo davanti a Ciancimino il generale non ci sarebbe dovuto andare. Se non ci fosse andato forse i nostri figli sarebbero ancora vivi. Come ha fatto la mafia a diventare così forte?"
 
Adesso in molti, come Martelli e Violante, ritrovano i ricordi su fatti di 17 anni fa. Che impressione le fa la memoria ad orologeria?
"Si dimettano da qualunque incarico pubblico e politico, quanti hanno messo a punto una trattativa più che ignobile, e quanti erano a conoscenza della trattativa con Cosa nostra già dal '92. Dovrebbero vergognarsi di aver nascosto a delle madri i nomi di chi ha ucciso i loro figli, ma soprattutto i nomi di chi li ha lasciati uccidere".
 
Mori ha detto che dopo Capaci le altre forze di polizia erano "poco consistenti e qualificate''. E che non aveva punti di riferimento giudiziari. Martelli ad Anno Zero ha rivelato che nessun funzionario ministeriale voleva firmare i provvedimenti di trasferimento dei mafiosi nelle isole. È l'immagine di uno Stato allo sbando. La trattativa era una strada obbligata?
"Quella sbagliata e vigliacca trattativa giocata tutta sulla pelle dei nostri figli, non solo ha avuto conseguenze dolorosissime, ma è stata la dimostrazione della totale impotenza dello Stato. Impotenza che dura ancora oggi".
 
La consegna del papello riaccende le speranze per le indagini?
"La vicenda del papello compare nelle carte del processo di Firenze, è tutto scritto lì da dieci anni. Perché non hanno indagato sui mandanti? Perchè ci hanno risposto con il silenzio? Perchè si è cercato di dimenticare tutto?"
 
Ma la trattativa è andata in porto?
"Qualcosa alla mafia hanno dato, quattro stragisti di Firenze sono fuori dal 41 bis. E probabilmente altri esterni a Cosa nostra, hanno ottenuto ciò che volevano. Se dopo Capaci e via D'Amelio hanno dato altri colpetti, questo deve pesare sulla coscienza di molti".
 
Perchè è contraria ad una commissione parlamentare d'inchiesta?
"Non hanno mai risolto nulla, l'Italia è il paese delle stragi impunite. I condizionamenti della mafia in Parlamento sono fortissimi. Crediamo che la verità sia scritta nelle carte dell'inchiesta condotta dal pm Chelazzi noi abbiamo fiducia nei magistrati di Firenze. In questa vicenda è il Parlamento a remare contro".
 
 

Abruzzo: senza tetto né legge

 
MAFIA IN CALCESTRUZZO
ABRUZZO: SUBAPPALTI, 80 IMPRESE SOSPETTE
di Enrico Fierro
 
IL FATTO QUOTIDIANO  -  21 ottobre 2009   pag. 2

L'ultima impresa sospetta viene dalla Campania. Ha preso lavori per 44 milioni di euro, a leggere bene assetti societari e bilanci è tutto in regola, tutto pulito, certificazione antimafia compresa. Ma il sospetto, molto fondato, degli investigatori dell'antimafia è che dietro un paravento apparentemente legale si nasconda un tentacolo della camorra spa. Che certo non poteva farsi sfuggire il grande business della ricostruzione dell'Abruzzo. Il 15 ottobre i parlamentari della Commissione antimafia sono rimasti a bocca aperta quando investigatori della Dia e magistrati della procura nazionale hanno illustrato il primo dossier su mafie e ricostruzione. Tre ditte sono state già bloccate ("Fontana costruzioni", di San Cipriano d'Aversa, "Di Marco", di Carsoli, e la "Icg" di Gela), ma i nomi sono molti di più.
L'ultimo blitz nei cantieri del progetto "C.a.s.e." sabato scorso con l'individuazione di almeno altre quattro imprese diretta emanazione o in collegamento con mafia e camorra. Ma il lavoro è ancora lungo. "Perché – spiega un investigatore – non troveremo mai una ditta con dentro gli assetti societari nomi compromessi. Il gioco è più complesso. Si parte da una azienda capofila e si arriva ad un ginepraio di subappaltatori, sigle e nomi che rimandano ad altri nomi. La grossa impresa nazionale che si aggiudica lavori importanti, quando scegli il subappalto bada solo al prezzo basso. Non si pone altri problemi". Sarebbero almeno una ottantina le ditte "sospette" pronte a spartirsi una torta da 169 milioni di euro, a tanto ammontano i subappalti del dopoterremoto. E i controlli? Scarsi e contraddittori. Durante la visita della Commissione antimafia ha fatto scalpore la vicenda di una gara d'appalto per la fornitura di calcestruzzo. Tre lotti vinti da un'impresa insospettabile che per una subfornitura si è però rivolta alla "Sicabeton", una società segnalata in una sorta di black list il 20 maggio dalla Direzione nazionale antimafia, un elenco di ditte che hanno avuto problemi di collegamenti con soggetti mafiosi. In una informativa si faceva riferimento a un ex direttore tecnico che negli anni ottanta sarebbe stato legato ad Angelo Siino, il "ministro dei lavori pubblici" di Cosa Nostra ai tempi di Totò Riina. Il 2 giugno la Prefettura de l'Aquila sconsiglia alla Protezione civile l'impiego della "Sicabeton", salvo poi cambiare idea il 19 giugno. Ora quell'impresa può ricevere l'ordine di subfornitura. Il 25 agosto nuovo cambio di scena: la "Sicabeton" deve essere tenuta fuori. Una confusione evidente che certo non aiuta la lotta alle infiltrazioni mafiose.
Ma a favorire l'ingresso di imprese "in odore" nel più grande cantiere d'Europa, sono le stesse leggi del governo. All'articolo 2 del decreto per la ricostruzione dell'Abruzzo si affida al capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, il potere di assegnare appalti con procedura negoziata, senza bando di gara, nonché la possibilità di subappaltare fino al 50% delle opere. Tutto in deroga alle norme del codice sugli appalti. Un decreto del capo del governo avrebbe dovuto definire le modalità per la tracciabilità dei flussi finanziari, nonché la costituzione di un elenco di fornitori e prestatori di servizio non a rischio di inquinamento mafioso. "Ma tutto ciò – denuncia il senatore Luigi Li Gotti, di Italia dei valori – non è avvenuto. L'articolo 2 del decreto è stato applicato, il sottosegretario Bertolaso ha proceduto ad affidare appalti con subappalti fino al 50%". Li Gotti ricorda la visita della Commissione parlamentare antimafia. "Il quadro emerso delinea uno scenario preoccupante. La ricostruzione attira le mafie, nascono società, aprono uffici, si formano complessi intrecci, il danaro ha cominciato a scorrere, imprese a rischio mafioso si affacciano e ricevono incarichi di lavoro senza bandi di gara".
Un allarme lanciato anche da Vittorio Cogliati Dozza, presidente di Legambiente. "Il fatto che vi siano aziende edili riconducibili alle cosche non solo nei subappalti ma anche titolari degli appalti per i lavori del progetto Case, dimostra che la vigilanza del governo ha fatto fiasco. Ma, accanto alle forze dell'ordine, è importante che ci sia interesse alla legalità e alla trasparenza. È per questo che l''Osservatorio Ricostruire pulito', che abbiamo istituito con Libera e Provincia, chiede agli aquilani di segnalare qualsiasi situazione che possa indurre al sospetto".



CASE PRIMA DEL GELO: LE VERSIONI DEL "MIRACOLO" DEL PREMIER

IL FATTO QUOTIDIANO  -  21 ottobre 2009   pag. 3

L'aveva giurato sulle macerie fresche e la tragedia nell'aria: "La sfida – disse Berlusconi - è costruire queste case prima che arrivi il freddo: è una sfida visionaria, di lungimirante follia e il ministro dell'Economia ha messo 700 milioni a disposizione per questo progetto".   Le prime due case a Preturo vengono montate il dieci luglio, a tre mesi dal terremoto. Il giorno seguente viene ufficializzato il progetto per 4.700 alloggi. Poche decine di casette in legno sono pronte a metà settembre e vengono celebrate da Berlusconi con la diretta a reti unificate di "Porta a Porta": "Battuto ogni record", dice Berlusconi. E invece si   sbaglia ancora: 162 giorni trascorsi dal sisma de l'Aquila, 47 casette consegnate. In Irpinia (1980) impiegarono 122 giorni per 150 casette. Il 28 settembre a Bazzano hanno ultimato altre 500 abitazioni. Ne mancano migliaia. Il freddo è arrivato, ieri sera all'Aquila c'erano zero gradi e la gente batte i denti nelle tende.



FINANZIAMENTI BLUFF E CONSULENTI INDAGATI
La beffa della ricostruzione. Bertolaso scarica sui Grandi. Le ombre sull'uomo di Formigoni
di Sandra Amurri

IL FATTO QUOTIDIANO  -  21 ottobre 2009   pag. 3

"Le promesse fatte dai Paesi del G8 sono svanite, ad oggi non abbiamo ancora ricevuto un singolo euro dalle nazioni che si erano fatte avanti». A dirlo è Guido Bertolaso. Sì, non state sognando, il G8, voluto da Berlusconi a L'Aquila, dopo aver speso ben 363 milioni di euro per i lavori nella sua sede originaria -La Maddalena - ha prodotto un solo risultato: accrescere l'immagine personale del premier. Ricorderete quante volte Berlusconi, durante le sue comparsate tv, ha ribadito che i Grandi della Terra arrivati a Coppito non si sarebbero dimenticati dei terremotati, come dire: l'idea di spostare il G8 in Abruzzo si è rivelata geniale e mette a tacere tutte ogni polemica. Ma quel fiume di soldi si è rivelato essere neppure un ruscello. "Gli abruzzesi si sentiranno meno soli, il mondo è con loro" strimpellavano le tv di sua proprietà e pubbliche, divenute terra della sua conquista. I maligni sostengono che la sua immagine all'estero sia precipitata al punto che se lo sono dimenticato, mentre Bertolaso opta, ovviamente, per una tesi più clemente: "Semplicemente alle parole non hanno fatto seguire i fatti. Noi siamo in grado di farcela da soli, come abbiamo sempre dimostrato".
Mentre i danni prodotti dal G8 restano: "Abbiamo subito due esodi, uno imposto dal terremoto e uno dal G8" è il commento di Carmine Basile, presidente Arci Abruzzo. "La città era un deserto, chiusi gli esercizi pubblici, i dipendenti degli uffici in ferie forzate".Per non parlare dei disagi nelle tendopoli per gli approvvigionamenti e i servizi che erano da corso di sopravvivenza. E quando arriva la solidarietà, seppure con soldi pubblici, non è mai senza pegno. Formigoni ha imposto al Presidente della Regione Abruzzo, Chiodi, di nominare come "soggetto attuatore" (con amplissimi poteri) per la ricostruzione delle opere offerte dalla Regione Lombardia (casa dello studente,120 posti su terreno della Curia, che verrà inaugurata il 4 novembre, costo 7 milioni di euro) l'ingegner Antonio Rognoni, direttore Generale della "Infrastrutture Lombarde SpA" (società con capitale interamente della Regione). Finito in una inchiesta partita dal pm di Potenza Woodcock - atti poi trasferiti ai pm di Maio e Pirrotta - sulla costruzione della nuova sede della Regione lombarda, lavori appaltati da Infrastrutture Lombarde spa al Consorzio Torre di cui Impregilo (che ha costruito l'ospedale aquilano S. Salvatore che nonostante la giovane età, 9 anni, non ha retto al sisma) detiene il 90%, per un importo di oltre 185 milioni, in cui è indagato anche Alberto Rubegni, ad di Impregilo. Rognoni è accusato di turbata libertà degli incanti e concussione. Solo accuse per ora certo ma come dice l'arcivescovo di Chieti-Vasto, Forte: "La ricostruzione deve avvenire non solo in tempi rapidi, ma anche nel rispetto dell'ambiente e dell'agire morale". La tecnica adottata non sarebbe originale: alla stazione appaltante Infrastrutture Lombarde sarebbero state imposte varianti attraverso   le quali i costi dell'appalto sarebbero stati ampliati a dismisura rispetto all'importo iniziale. Rognoni si dice "sereno del lavoro dei magistrati" mentre per i carabinieri del Noe di Roma che hanno consegnato ai pm un fascicolo di 50 pagine, sarebbero stati riscontrati "molteplici elementi indiziari circa l'esistenza di fatti di reato, contro la pubblica amministrazione, posti in essere in maniera sistematica e in assetto organizzato" che hanno evidenziato soprattutto "la patologica non linearità dei rapporti esistenti tra Rognoni e, Luciano Ciapponi, direttore tecnico di Impregilo". Con le mani nella ricostruzione c'è anche l'ing. Giancarlo Masciarelli, consulente di diverse imprese che si sono aggiudicate il ricco appalto del progetto C.a.s.e , finito in carcere e rinviato a giudizio nell'inchiesta "Operazione Bomba", sulla gestione dei finanziamenti pubblici erogati dalla finanziaria regionale per associazione a delinquere finalizzata alla truffa, falso, malversazione di contributi pubblici e indagato anche nell'inchiesta sulla sanità.
Intanto in Abruzzo, assieme alla neve arriva la protesta per la mancata trasparenza nell'affidamento dei generi di prima necessità come pane, pasta, carne, ma anche saponi e tovaglie: non si conoscono i fornitori della Protezione civile e con quali criteri siano state scelte le ditte in quanto, proprio per l'emergenza si è adottato il criterio dell'affidamento diretto. E si chiede ragione del perché non ci si è rivolti ai produttori locali, risparmiando soldi e incrementando l'economia. Gli allevatori, gli esercenti e i produttori di latte locali riuniti nella Centrale del latte (che grazie alle 26mila vacche,produce latte e formaggi in grado di alimentare l'intero territorio) denunciano la "totale mancata considerazione dei loro prodotti. Niente gare ad evidenza pubblica, nessun bando a parte quello sul reperimento della carne, non pubblicizzato". Gli allevatori sono riusciti a fare solo un paio di piccole forniture di carne al campo di Piazza d'Armi, per il resto nelle tende si consuma carne e prodotti che vengono da fuori. A ciò si aggiungono manovre per affossare la Centrale del latte, il sito fa gola ad alcune grandi holding. Ma il latte aquilano nei campi non ci va.
 
(in collaborazione con PrimaDaNoi.it )