Davanti a San Guido

 
DAVANTI A SAN GUIDO
di Marco Travaglio
 
IL FATTO QUOTIDIANO   7 ottobre 2009   pag. 1
 
Lunedì sera San Guido Bertolaso Vergine e Martire, quello che i giornali indipendenti chiamano "Uomo della Provvidenza" e "Salvatore della Patria", è apparso contemporaneamente su Rai1 e su Canale 5, con gran sollievo dei telespettatori delle altre reti.
A Porta a Porta era in versione open, con la consueta divisa azzurra da centravanti della Nazionale; a Matrix invece era indoor e in borghese. Purtroppo era in collegamento esterno da Messina, altrimenti nei due studi se ne sarebbe potuto annusare l'odore di santità: il soave profumo di rose che, insieme all'ubiquità, caratterizza i santi, vedi padre Pio.
Sventuratamente San Guido è sprovvisto di un'altra virtù che tornerebbe utile, col mestiere che fa: la preveggenza, o almeno la prevenzione. In Abruzzo, dopo sei mesi di sciame sismico, fu colto di sorpresa dalla scossa letale. A Messina lo stesso Berlusconi ha detto di aver previsto la frana (gliene aveva parlato una escort di quelle parti, nel lettone di Putin): solo una talpa si sarebbe meravigliata di quel che è accaduto. Una talpa e Beatolaso.
Lui comunque ha precisato che è tutta colpa della pesante eredità dei governi precedenti. Come se lui non si occupasse di Protezione civile da quando aveva i pantaloni alla zuava (e la salopette azzurra). Ma la sua ubiquità è intermittente: è dappertutto quando si accendono le telecamere, ma quando c'è da prendersi una responsabilità sparisce. L'altra sera spacciava il solito miracolo della monnezza scomparsa, dimenticando di essere stato commissario della monnezza senza cavare un ragno dal buco (a parte un processo per smaltimento abusivo).
Poi si definiva "tecnico e apolitico", intanto sparava sul governo Prodi ed elogiava ogni due per tre "il presidente Berlusconi" che, poveretto, non ha mai governato, col dissesto idrogeologico non c'entra e non ha mai varato due condoni edilizi nel '94 e nel 2002. Altrimenti San Guido si sarebbe stracciato la maglietta azzurra. Come un anno fa, quando annunciò le dimissioni perché Berlusconi tagliava i fondi alla Protezione civile: era già a torso nudo, poi gli diedero lo zuccherino e si rimise la maglietta.
L'altroieri ha lanciato un altro penultimatum: "O si mette mano al dissesto idrogeologico, o fra un anno non sarò più qui". Alle sue spalle annuiva dietro gli occhiali scuri (erano le 23.55) il sindaco Giuseppe Buzzanca, fedelissimo di Domenico Nania (il ras di Messina, che intanto pontificava a Sky). E nello studio dell'insetto tuonavano contro l'abusivismo e invocavano legalità i ministri Matteoli e Prestigiacomo.
Indovinate qual è il comune denominatore tra Beatolaso, Buzzanca, Nania, Matteoli e Prestigiacomo? I guai con la giustizia, naturalmente. Buzzanca perse la poltrona di sindaco nel 2003 per una condanna definitiva per peculato (andò in viaggio di nozze con l'autoblu), ma ora è tornato. La Prestigiacomo è sott'inchiesta per aver scambiato la carta di credito ministeriale per una social card. Nania s'è salvato per prescrizione da un processo per la sua villa abusiva. Pure Matteoli, detto l'Unno del Signore, è un superesperto in materia: è imputato a Livorno per favoreggiamento perché, da Sinistro dell'Ambiente, avrebbe avvertito l'ex prefetto che si indagava su di lui per gli abusi edilizi all'isola d'Elba, così banda del mattone selvaggio potè inquinare allegramente le prove. Infatti l'altra sera discettava di abusivismo con gran cognizione di causa. Parlava per esperienza. Anche lui è un tecnico.