I Cosentino e l'inciucio col PD

 
I COSENTINO E L'INCIUCIO COL PD
Business per milioni di euro tra la famiglia del sottosegretario e Hera
di Marco Lillo
 
IL FATTO QUOTIDIANO  -  23 ottobre 2009  pag. 3

C'è una centrale che permette profitti milionari alla famiglia Cosentino e ai suoi amici ma anche alle municipalizzate dell'Emilia Romagna. La centrale dell'inciucio si trova a Sparanise, paesone dominato con pugno ferreo dal clan Papa, legato da vincoli stretti al numero uno dei casalesi, Francesco Schiavone detto Sandokan. La camorra non ha avuto nulla da ridire sulla ciminiera che scarica fumo sui campi di pomodori. Anche perché i subappalti sono finiti alle ditte locali, tra le quali una del fratello del commercialista dei Papa. Ma questa è un'altra storia. A lottare contro il mostro da 800 megawatt c'erano solo agricoltori, giornalisti minacciati dalla camorra, come Enzo Palmesano, un centro sociale e un vescovo. Sì un vescovo, Francesco Tomasiello, di Teano, che però si faceva chiamare solo don Francesco. Don Francesco è morto nell'ottobre del 2005 per un male incurabile. I suoi beni sono andati ai missionari del Burundi e le sue ultime parole dal letto dell'ospedale Gemelli di Roma sono state: "Figli miei, vi sono vicino da padre e pastore in questo momento così drammatico per la nostra amatissima terra. Nessuno potrà mai calpestarci se siamo uniti; nessuno potrà mai toccare il futuro e la salute nostra e dei vostri dolcissimi bambini". Don Francesco ha perso una partita più grande di lui. La storia della centrale è un perfetto esempio della malapolitica che sacrifica la salute pubblica sull'altare dell'interesse privatissimo dei familiari e degli amici dei politici di destra e di sinistra. Tutto inizia nel giugno del 1999 quando la società Scr, vicina alla famiglia Cosentino, ma di proprietà di una fiduciaria (che ne scherma la proprietà) compra per 3 miliardi e 715 milioni di lire l'area industriale della Pozzi di Sparanise. Quei terreni sono inquinati tanto che l'onorevole Cosentino nel 1997 aveva presentato un'interrogazione sui rischi connessi che non aveva aumentato il valore dei terreni. Poco dopo l'acquisto da parte di Scr, la municipalizzata del comune di Imola, Ami, punta gli occhi su Sparanise e stipula un accordo con la Scr (vicina ai Cosentino) per fare una centrale a turbogas. Occhio alle date: a gennaio del 2001 il comune di Sparanise, diretto da un amico e compagno di partito di Cosentino, il sindaco Antonio Merola, destina proprio quell'area per una centrale. Due mesi dopo Scr (vicina ai Cosentino) sigla un preliminare di vendita per cedere ad Ami il terreno, pagato 1,9 milioni di euro alla cifra mostruosa di 9,3 milioni di euro.
La municipalizzata rossa condiziona però il pagamento al via libera definitivo. Poco dopo Ami si fonde e diventa parte del colosso Hera, quotato in borsa e controllato da un centinaio di comuni emiliani: Bologna, Ferrara, Rimini, e altri, quasi tutte giunte di sinistra. Nel 2002 la società di Scr ed Hera presenta la domanda ma Sparanise insorge. Don Francesco organizza un convegno e implora i politici di non autorizzare le turbine. Nel 2004, la Regione, guidata da Antonio Bassolino, e il Governo Berlusconi danno il via libera. La Scr, vicina ai Cosentino e la Hera dei comuni rossi, passano all'incasso. Già nel 2002 avevano ceduto l'affare su un piatto d'argento alla grande società svizzera EGL, che controlla l'85 per cento della centrale. Quando arrivano le autorizzazioni, Egl paga per i terreni ben 11 milioni e 450 mila euro. La Scr vicina ai Cosentino incassa una plusvalenza di 10 milioni. Ma la torta non finisce qui. Egl cederà il 15 per cento dell'energia prodotta a una società commerciale controllata da Scr e da Hera al 50 per cento. Nel 2008 questa società (Hera Comm Med) che ha la sede nel capannone della Aversana Petroli, società della famiglia Cosentino, ha guadagnato 40 milioni di euro per 6 milioni e mezzo di utile da dividere a metà tra Hera e Scr. Un guadagno perpetuo, come perpetue sono le ricadute ambientali sul Casertano. Chi c'è dietro Scr? Una cosa è certa: una parte dei terreni acquistati nel 1999 da questa società è stata ceduta al prezzo di costo (310 milioni di lire) alla società immobiliare dei Cosentino, la 6C nella quale il sottosegretario vanta una quota del 16,5 per cento. Non solo: nel consiglio didi Hera Comm Med ci sono Giovanni Cosentino e Enrico Reccia, un imprenditore agricolo aversano socio del fratello di Cosentino in altre attività. Reccia ha un precedente poco incoraggiante. Fino al 2002 era presidente del collegio sindacale di una cooperativa, la Europa 2001, nella quale era sindaco anche Salvatore Della Corte, arrestato nel 2006 dal Ros e condannato a due anni e 4 mesi perché aiutava il clan Zagaria nei suoi affari al nord.

 
 
La corsa per la candidatura alla Regione Campania
 
IL FATTO QUOTIDIANO  -  23 ottobre 2009  pag. 3
Una carriera che lo ha portato a scalare in pochi anni il vertice del centrodestra campano e nazionale. Ma Nicola Cosentino - sottosegretario all'Economia in pole per la corsa alla carica di Presidente della Regione Campania sotto le insegne di Silvio Berlusconi - significa soprattutto "famiglia". Quella messa su da papà Silvio. Poi diventata - grazie anche al figlio - la Aversana Petroli: 200 milioni di fatturato e una rete di distributori sparsi per l'Italia. Giovanni in azienda, Nicola in politica. Cosentino durante la prima repubblica entra nel Psdi e poi, dopo qualche tentennamento nella lista civica si schiera con Berlusconi. Ben cinque pentiti hanno raccontato i legami di Cosentino con la criminalità, specie con il clan dei Casalesi. Ed è per questo che anche all'interno del Pdl - specie dalla sponda finiana - la candidatura sta suscitando un vespaio di polemiche e di accuse reciproche. Come al solito, però, alla fine deciderà il capo.