L'Aquila, il cemento scadente ha ucciso metà delle vittime del sisma

 
L'Aquila, la strage del cemento scadente "Così ha ucciso metà delle vittime del sisma"
di Giuseppe Caporale

LA REPUBBLICA   -   1 agosto 2010   pag. 12

L'AQUILA - Ad uccidere 150 persone su 308 durante il terremoto dell'Aquila, fu il cemento «scadente». Dieci condomini si trasformarono in tombe per «errori di progetto e di calcolo delle strutture», «violazione delle norme antisismiche» e soprattutto «scadente qualità del calcestruzzo». Lo scrive il sostituto procuratore Fabio Picuti in una voluminosa memoria consegnata al giudice per le udienze preliminari dell'Aquila, pochi giorni fa. Un fascicolo istruito, in realtà, per chiedere il rinvio a giudizio dei vertici della Protezione Civile (con l'accusa di omicidio colposo per non aver valutato correttamente il rischio terremoto durante il periodo delle sciame sismico), ma che contiene all'interno anche un'analisi dei crolli del 6 aprile 2009.
In queste pagine, per la prima volta, il magistrato che - assieme al procuratore Alfredo Rossini - coordina le 190 indagini sui palazzi-killer, svela i risultati delle perizie tecniche. E i dati sono impressionanti. «L'edificio di via Cola dell'Amatrice numero 17, dove sono morte 12 persone, realizzato in cemento armato e costruito negli anni 1959/1960, è crollato - scrive il pm - per la scadente qualità del calcestruzzo utilizzato, per errori di progetto e di calcolo delle strutture». «L'edificio di via XX settembre numero 123 dove perirono in totale 5 persone, costruito in cemento armato nel 1955, crollava per la carenza di calcestruzzo utilizzato, per errori di progetto e di calcolo» e per «violazione delle norme antisimiche». E ancora «L'edificio di via XX settembre numero 46/52 in cemento armato e costruito negli anni 1963/1965, dove perirono in totale 8 persone (la Casa dello Studente, ndr) crollava per la scadente qualità del calcestruzzo utilizzato, per errori di progetto e di calcolo» e per «la violazione delle norme antisismiche». «L'edificio di via Generale Francesco Rossi 22 dove morirono 17 persone, costituita da struttura portate in muratura e solai e tetto in cemento armato, costruito nella prima metà degli anni '50, è crollato per errori di progetto e di calcolo, per errati interventi nella realizzazione del tetto in cemento armato». Per questi edifici-killer ci sarà la richiesta di rinvio a giudizio, come per i crolli dell'ospedale, del tribunale, del catasto, della facoltà di ingegneria e una decina di scuole e dove, fortunatamente, non ci furono vittime.
Oltre cento indagini su 190, invece, si chiuderanno senza processo. Oltre un centinaio di edifici tra il centro storico dell'Aquila e i paesi della zona vennero giù solo per «vetustà delle strutture sismicamente inadeguate», ha scritto il magistrato. Non ci sarà quindi processo per gli oltre quaranta morti di Onna, e per quelli di San Demetrio, Tempera, Paganica, Fossa, Villa Sant'Angelo.