Tav, in Toscana scomparsi anche i torrenti

DA: www.ilfattoquotidiano.it

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/04/09/toscana-sono-scomparsi-anche-torrenti/194271/


Dal passaggio del primo treno due anni fa, sulla tratta tra Bologna e Firenze, il Mugello è il territorio che più ha risentito dei danni causati dai cantieri a cominciare dall’equilibrio idrogeologico che è stato stravolto per sempre. “Abbiamo pagato senza trarre nessun vantaggio, stravolto l’ecosistema”, dicono i cittadini  di Enrico Bandini e Giulia Zaccariello

9 aprile 2012

La Regione chiede di fermare i lavori


Variante di Valico, svolta a sorpresa
La Regione chiede di fermare i lavori
La decisione presa all'unanimità: "Sospensioni in via cautelativa almeno fino a quando non saranno terminate le indagini tecniche sulla frana e quelle penali". Per Autostrade la strada adesso si fa difficile
I lavori di scavo della galleria Val di Sambro, quella che sta provocando la frana del paese di Ripoli, sull’Appennino bolognese, potrebbero subire uno stop che i cittadini del paesino pensavano impossibile. Oggi infatti il consiglio regionale dell’Emilia Romagna, all’unanimità, ha impegnato la Giunta guidata da Vasco Errani “a chiedere ad Anas e alla società Autostrade la sospensione cautelativa dei lavori fino alla conclusione delle indagini”.

Si attendono insomma le inchieste tecniche e quelle giudiziarie aperte dalla Procura di Bologna sulla frana causata dai lavori per la Variante di Valico all’altezza della frazione di San Benedetto Val di Sambro. Appena un mese fa, il prefetto, Angelo Tranfaglia, sulla scorta dei dati forniti da un collegio di tecnici nominato sull’onda del clamore, aveva detto che non c’era pericolo per l’incolumità delle persone. I lavori potevano andare avanti. Una settimana fa però, il panorama cambiava: Andrea Defranceschi, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, pubblica dei dati, non esposti al collegio dai consulenti di Autostrade. La frana si era mossa ancora così tanto da rompere gli strumenti di misurazione . Questo ai tecnici, e di conseguenza al Prefetto, non era stato riferito. Tranfaglia, intervistato da ilfattoquotidiano.it, aveva subito chiesto chiarimenti e si era detto pronto a riconsiderare il suo nulla osta al proseguimento degli scavi.

Ora la svolta politica, con un Partito democratico “accerchiato” in aula e costretto a votare una mozione all’unanimità pur di non andare sotto in consiglio. L’assemblea infatti ha deciso, approvando in modo sofferto, una risoluzione presentata ed emendata da Federazione della sinistra e da Sinistra ecologia e libertà-Verdi, che chiede la sospensione dei lavori “di scavo della galleria al fine di accertare conclusivamente” se “la loro prosecuzione possa garantire le condizioni di sicurezza o se invece sia necessario individuare una variante plano-altimetrica del tracciato della galleria in contesti geologici stabili”. Insomma la prospettiva di una galleria alternativa, non costruita ai piedi di una frana dormiente, prende piede.

Il voto di oggi segna tuttavia anche una frattura politica tra la maggioranza in assemblea legislativa e la giunta. Bocciata soprattutto la linea dell’assessore ai trasporti del Pd, Alfredo Peri, che non aveva mai chiesto ad Autostrade uno stop e aveva creato il già citato collegio tecnico, per monitorare la frana e la situazione. Ma di stop agli scavi, nemmeno l’ombra.

Ora, obtorto collo, la giunta dovrà quanto meno chiedere. Non è detto che Anas e Autostrade rispondano per forza sì. Ma è molto probabile. E visto il peso politico della Regione, anche il sindaco Pd di San Benedetto Val di Sambro, Gianluca Stefanini, e il prefetto stesso, potrebbero virare verso una posizione più vicina alle posizioni dei ripolesi.

“Per noi è una bella vittoria”, commenta a caldo Marco Ricci, che con suo padre Dino da un anno guida il comitato contro quella galleria che fa venir giù le case e ha costretto già allo sgombero di diverse di esse. Anche Dino Ricci parla, raggiante: “L’onestà intellettuale ha vinto per una volta sulla politica”.

Il loro comitato strappa oggi dal consiglio regionale anche un’altra vittoria. La risoluzione chiede infatti che il gruppo di cittadini sia coinvolto nei lavori del collegio dei tecnici, come da tempo chiesto inutilmente dagli stessi ripolesi, e come finora era stato negato. Il paesino di 500 anime intanto è a rischio estinzione: moltissime case sono puntellate, molte altre ancora monitorate ogni giorno dai tecnici. A nessuno cadrà la casa in testa, ma molte altre famiglie ancora potrebbero essere costrette ad abbandonare la loro casa. A meno che i lavori non si fermino. Per questo ora arriva un punto a favore, forse il più importante da quando la notizia lo scorso autunno, è venuta a galla.

Variante Valico, Autostrade passa al piano B Acquistare e “demolire” il paese che frana | David Marceddu | Il Fatto Quotidiano

Variante Valico, Autostrade passa al piano B Acquistare e “demolire” il paese che frana | David Marceddu | Il Fatto Quotidiano
Il tratto dell'A1 deve essere portato a termine: sono gli ultimi chilometri della grande opera voluta da Berlusconi. Costi quel che costi. Anche se la società stessa dell'ex ministro Lunardi che ha progettato la galleria si è smarcata da eventuali problemi: "Meglio evacuare le case". E nonostante la gente di quella valle, guidata dal parroco, non abbia intenzione di mollare la presa.

A Ripoli Santa Maria Maddalena, nell’appennino bolognese, dove lo scavo di una galleria sta mettendo a rischio la tenuta delle case, Autostrade per l’Italia passa al piano B. Proprio poco prima del Natale ha infatti iniziato quella che potrebbe chiamarsi una “campagna acquisti”. Se gli sgomberi delle abitazioni fanno troppo clamore, se il comitato dei cittadini che si batte contro il tunnel alza troppo la voce e finisce sulla stampa e le televisioni nazionali, allora è meglio usare la carota rispetto al bastone, e quindi comprare direttamente le case. “Se va avanti questo tipo di approccio, il paesino è destinato a essere comperato da Autostrade”, dicono ora i cittadini riuniti in un comitato.

“Ci sono già una decina di case che hanno ricevuto offerta d’acquisto da Autostrade, alcune sono quelle dove le famiglie sono state già de-localizzate (tradotto: sgomberate, ndr), altre sono ancora abitate. Il paese non esisterà più”, ha spiegato Marco Ricci, uno dei portavoce dei cittadini.

Variante Valico, Autostrade passa al piano B Acquistare e “demolire” il paese che frana | David Marceddu | Il Fatto Quotidiano

Variante Valico, Autostrade passa al piano B Acquistare e “demolire” il paese che frana | David Marceddu | Il Fatto Quotidiano

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Variante di Valico viaggio nel paese che crolla

A Ripoli Santa Maria Maddalena, frazione di San Benedetto Val di Sambro, le case stanno andando in pezzi. Secondo gli abitanti, la colpa è degli scavi di una galleria della nuova autostrada Firenze-Bologna, che hanno riattivato una vecchia frana. Società Autostrade nega, ma la Procura di Bologna vuol vederci chiaro e ha aperto un'inchiesta per disastro colposo

DI LUIGI SPEZIA

Le immagini

Terza corsia dell'A1: la Procura indaga per reati ambientali
Venti persone risultano indagate a Firenze. Terre di scavo e agenti inquinanti sarebbero stati smaltiti in discariche abusive e corsi d'acqua. Preoccupazione per il lago di Bilancino
Rifiuti inquinanti e materiale di scavo provenienti dai cantieri della terza corsia sull'A1 smaltiti in modo scorretto, riversati in discariche abusive e addirittura nelle acque del lago di Bilancino. E’ quanto emerge da un'inchiesta condotta dalla Procura di Firenze. Le indagini, svolte dal capo della procura Giuseppe Quattrocchi e dai Pm Giulio Monferini e Gianni Tei, con il coinvolgimento dell'Agenzia regionale per la protezione ambientale, sono iniziate alcuni mesi fa e si sono concentrate in particolare sul periodo compreso tra il 2005 e il dicembre 2010.

Venti persone tra funzionari di Autostrade per l'Italia e delle società che svolgono i lavori, sono al momento indagate. Sono accusati di vari reati tra cui traffico organizzato e gestione abusiva dei rifiuti, gestione di discariche abusive, abbandono incontrollato di fanghi di cantiere nelle acque e nei corsi d'acqua fino al danneggiamento del lago di Bilancino, il più grande invaso artificiale dell'area fiorentina da cui viene attinta l'acqua per la potabilizzazione. Il materiale si sarebbe combinato con le nuove cementificazioni andando così a finire nella falda che riversa nel lago.

A  proposito di questa vicenda è intervenuto il presidente della Comunità Montana del Mugello Stefano Tagliaferri: “Vogliamo conoscere la situazione effettiva rispetto alle irregolarità e ai reati ipotizzati dalla magistratura – ha dichiarato – affinchè le istituzioni e gli organi di controllo interessati possano valutare le iniziative più opportune da intraprendere a tutela del nostro territorio e dell'ambiente”. Già perchè il lago di Bilancino rappresenta una risorsa fondamentale per il turismo e lo sviluppo del territorio del Mugello.

MET - TERZA CORSIA AUTOSOLE, RIFONDAZIONE: "SI PROFILA UN NUOVO DISASTRO AMBIENTALE"

MET - TERZA CORSIA AUTOSOLE, RIFONDAZIONE: "SI PROFILA UN NUOVO DISASTRO AMBIENTALE"
Provincia di Firenze
TERZA CORSIA AUTOSOLE, RIFONDAZIONE: "SI PROFILA UN NUOVO DISASTRO AMBIENTALE"
"Il Mugello è stato devastato dalle Grandi Opere. Perché ancora una volta i controlli preventivi non hanno funzionato?"
Inchiesta della Procura della Repubblica su reati ambientali nei lavori di realizzazione della Terza Corsia dell'Autostrada del Sole. Secondo i consiglieri provinciali di Rifondazione comunista Andrea Calò e Lorenzo Verdi "si profila un nuovo disastro ambientale per il Mugello. Situazione inaccettabile e incomprensibile: un territorio devastato dalle Grandi Opere. Perchè ancora una volta i controlli preventivi non hanno funzionato?". Presentata in Provincia una domanda d'attualità.

"Apprendiamo dagli organi di stampa che negli scorsi giorni è stato notificato, a 20 persone indagate, l'avviso di conclusione delle indagini su ipotesi di reati ambientali relativamente ai lavori di realizzazione della Terza Corsia dell'Autostrada del sole tra Bologna e Firenze.
L'inchiesta, nata da segnalazioni dell'Arpat e proseguita con accertamenti del corpo forestale dello Stato, contesta numerose tipologie di reato tra le quali il traffico di rifiuti speciali e lìinquinamento di corsi dìacqua del Mugello e forse anche dell'invaso di Bilancino.
Stando a quanto rilevato e quanto sostenuto dagli inquirenti materiali, terra e rocce di scavo dei cantieri, anziché venire smaltiti correttamente, sarebbero stati abbandonati in torrenti e corsi d'acqua da cui avrebbero contaminato anche il lago di Bilancino, di cui si ipotizza l'inquinamento, oppure sarebbero finiti in discariche abusive, i fanghi di lavorazione, non adeguatamente depurati e smaltiti, sarebbero stati riversati nel territorio e nei corsi d'acqua stessi.
Sottolineato che da anni il nostro gruppo consiliare ha affrontato la questione denunciando e interrogando questa amministrazione su problematiche ambientali legate alla realizzazione dei lavori e messe in luce da cittadini o da comitati territoriali (ad esempio sul dilavamento dei terreni e conseguente riversamento nel “fosso La Gora” in località Fienile);
Evidenziato che ciò che si prefigura è l'ennesimo danno ambientale subito dal territorio del Mugello in relazione alla realizzazione di grandi opere infrastrutturali e che sembra trovare conferma il fatto che si siano ripetute modalità criminose nella realizzazione della cosiddetta Variante di Valico;
Appurato con rammarico e forte riprovazione che gli errori compiuti nel passato non sembrano essere serviti a niente dal punto di vista delle precauzioni da assumere nel controllo e nell'osservazione del rispetto delle normative ambientali durante la realizzazione dei lavori;
Considerato che per l'ennesima volta parte dei reati ipotizzati ruotano attorno alla destinazione delle terre e dei materiali di scavo, che, pur essendo classificati dalle normative come rifiuti speciale, continuano ad essere trattati come materiale inerte qualunque, talvolta utilizzato anche per interventi di cosiddetto ripristino ambientale;
evidenziato che, quanto sopra è tutt'oggi oggetto di discussione relativamente alla realizzazione del sottoattraversamento TAV di Firenze e, per rimanere in Mugello e alla realizzazione della Terza Corsia, l'area di deposito di Bellosguardo in località Cornocchio nel comune di Barberino di Mugello;
Considerato che risulta evidente che gli strumenti di controllo sui lavori di realizzazione delle grandi opere risultano inadeguati e inefficenti alla luce del fatto che per l'ennewsima volta niente è stato fatto per la prevenzione dei danni e si è reso necessario un intervento della procura per contestare reati che hanno già prodotto devastazioni ambientali;
Ciò premesso gli scriventi consiglieri provinciali di Rifondazione Comunista nel denunciare la drammatica gravità di quello che le indagini prefigurano per il territorio del Mugello, già devastato dai disastri ambientali già subiti nel recente passato, chiedono al presidente della giunta e all'Assessore competente:
di riferire tutto quello di cui questa amministrazione è a conoscienza su quanto accaduto
di riportare il contenuto delle segnalazioni effettuate da Arpat sulla vicenda
quali misure si intendano adottare per evitare che episodi del genere continuino a ripetersi e nello specifico se non si ritenga opportuno intervenire affinchè vengano adottati strumenti e strutture di controllo sui lavori realmente capaci di prevenire gli illeciti e per evitare gli stessi;
come si intenderà trattare per il futuro la questione della gestione e dello smaltimento delle cosiddette terre di scavo".

10/06/2011 14.05
Ufficio Stampa Consiglio provinciale di Firenze


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Autostrada, la beffa del risanamento era una discarica

Autostrada, la beffa del risanamento
era una discarica

Nel Mugello terra di scavo e rifiuti pericolosi. Gli inganni svelati dall'inchiesta della procura di Firenze

di FRANCA SELVATICI

Si chiama “rimodellamento ambientale”, in realtà è una discarica. E’ uno degli inganni svelati dall’inchiesta della procura di Firenze sui lavori autostradali che coinvolge i vertici di Autostrade e delle imprese Todini, Toto e Btp. Lo hanno sperimentato sulla loro pelle gli abitanti di alcuni borghi del Mugello.

Per trovare una collocazione alle enormi quantità di terre e rocce scavate dalle montagne per realizzare le gallerie dell’alta velocità ferroviaria (prima) e ora della variante di valico e della terza corsia dell’Autostrada del Sole, sono state adottate le più svariate soluzioni, la più ipocrita delle quali è quella del “rimodellamento ambientale”. Si stabilisce che una certa località è un’area degradata che necessita di risanamento e la si trasforma in Prevam (Progetto paesaggistico di restauro e valorizzazione ambientale). E’ accaduto, per esempio, al Fienile, una amena località nel Comune di Barberino di Mugello, più volte citata nella inchiesta della procura di Firenze per traffico di rifiuti, discariche abusive e inquinamento ambientale.

Il Fienile era un pendio collinare verde in parte coltivato a pascolo e in parte a olivi, sfortunatamente segnato da una antichissima paleofrana che lo faceva impercettibilmente scivolare a valle. Dichiarato per questo area degradata, è stato trasformato in un enorme deposito di terre e rocce. Mille piante di olivo sono state abbattute e i camion hanno cominciato a scaricare fra nugoli di polvere centinaia di migliaia di tonnellate di terre e rocce, miste a scarti di asfalto, fanghi, argilliti, vetroresina, spriz beton. Una discarica spacciata per risanamento. Dopo quattro anni di inferno, oggi gli abitanti del piccolo borgo del Fienile hanno di fronte, invece della vallata, una nuova collina che finalmente è stata ricoperta di terra dove forse tornerà a crescere l’erba, sempre che lo consentano i materiali inquinati che, secondo le accuse della procura, hanno colmato il pendio.

I pm Giulio Monferini e Gianni Tei, che hanno coordinato le indagini di Arpat e Corpo Forestale, accusano i responsabili di Autostrade e delle imprese Todini, Toto e Btp di aver utilizzato il materiale di risulta degli scavi (lo smarino), inquinato all’origine da oli industriali e misto a fanghi, argilliti, conglomerati cementizi e materiale sintetico in vetroresina, per realizzare svincoli autostradali, piste di servizio, parcheggi scambiatori. Secondo la procura, si tratta di materiali non stabilizzati, il cui utilizzo comporta rischi per la stabilità dei rilevati stradali, oltre che per l’ambiente.
Per consentire lo scavo delle nuove gallerie, Barberino si appresta a sacrificare anche la vallata di Bellosguardo, che sarà riempita da due milioni di metri cubi di smarino e diventerà l’area di servizio più vasta d’Europa. Se le accuse della procura sono fondate e se anche in questo caso lo smarino sarà inquinato, il rischio è che Bellosguardo diventi la discarica abusiva più grande d’Europa.

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La storia dell'acqua in bottiglia



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Conti pubblici, stangata in arrivo ...

 
CONTI PUBBLICI
NUOVE REGOLE SUL DEBITO: ECCO COSA CI ASPETTA
di Superbonus

IL FATTO QUOTIDIANO   -   3 ottobre 2010   pag. 10

"Il grande successo ottenuto dal governo sui nuovi principi di conteggio del debito", rivendicato da Silvio Berlusconi alla Camera dei deputati mercoledì, in realtà è un'invocazione di pietà in-dirizzata alla Germania. I tedeschi sono dietro la proposta della Commissione europea secondo cui i Paesi con un rapporto tra debito e Pil superiore al 60 per cento dovranno diminuire l'extra indebitamento del 5 per cento all'anno.
LA CORREZIONE. Facciamo un poco di calcoli: l'Italia ha un rapporto debito/Pil del 118 per cento. Quindi un eccesso di debito del 58 per cento, ossia 1044 miliardi di euro di debito in più di quello che sarebbe consentito dal nuovo patto di stabilità. In queste condizioni il governo dovrebbe varare una manovra di 55 miliardi per il solo 2011. Secondo la ricostruzione del Sole 24 Ore, il ministro del Tesoro Giulio Tremonti "ha lungamente e vigorosamente sostenuto" la tesi secondo cui oltre al parametro di debito devono entrare nel calcolo altre variabili quali il debito dei privati e la sostenibilità della spesa pensionistica. Una arrampicata libera sugli specchi. Ma anche la Germania si è resa conto che un taglio di 50 miliardi all'anno del nostro debito pubblico è improponibile e significherebbe far scontare a un paio di generazioni tutti gli errori di finanza pubblica commessi negli ultimi 40 anni,. Così ha concordato sul principio che l'esigenza di risanamento possa essere mitigato da altre considerazioni: Italia, Belgio, Portogallo e Irlanda hanno trovato un appiglio per inserire i cosiddetti "other relevant factor", cioè altri fattori economici rilevanti che saranno tenuti in considerazione prima della fissazione degli obiettivi di bilancio di ogni Paese e dell'erogazione delle sanzioni in caso di sforamento. Difficilmente l'Italia potrà ottenere un via libera a non effettuare una manovra per la riduzione del debito. Difficilmente Tremonti riuscirà a convincere i partner europei che il rapporto deficit/Pil al 119 per cento previsto per il 2011 sia sostenibile nel medio termine e vada invece subito ridotto di un punto percentuale. La strada del ministro dell'Economia sta diventando sempre più stretta e ripida. Il governo ha perso tempo a celebrare la stabilità dei conti pubblici, il "non aver messo le mani in tasca degli italiani", e ha ignorato la crisi e il suo effetto sulla finanza pubblica.
IL RINVIO. In tutti i documenti economici diffusi dal ministero viene dipinto un futuro economico roseo al solo scopo di rinviare il più possibile il momento doloroso delle manovre economiche. Il risultato? Tagli lineari alla spesa che coinvolgono anche settori strategici per lo sviluppo come la ricerca e le infrastrutture e un aumento della pressione fiscale su coloro i quali le tasse già le pagano. Nel 2009 il governo aveva previsto per gli anni 2011-2013 una crescita del Pil del due per cento, nella Decisione di finanza pubblica approvata mercoledì dal Consiglio dei ministri la previsione è stata abbassata al 1,3 per il 2011. Ma si mantiene miracolosamente al 2 per cento per il 2012 ed il 2013.
L'ottimistica visione della crescita consente a Tremonti di rinviare ancora un serio piano di finanza pubblica che affronti i nodi veri della spesa pubblica e del debito. La DFP pubblicata sul sito del ministero delle Finanze è il primo tentativo di traduzione numerica del motto "tiriamo a campare e speriamo nello stellone". Con la tabella a pagina 16, per esempio, si tenta di spiegare che l'Italia è messa meglio degli altri Paesi perché la somma del debito pubblico più quello privato è inferiore alla media europea. Peccato che dalla stessa tabella apprendiamo che la Grecia ha un rapporto migliore del nostro. E' bizzarro sostenere una tesi e smentirla nella stessa tabella. Se questo è il ragionamento sul quale si basa "il giudizio complessivo sulla sostenibilità finanziaria" dei Paesi europei sarà difficile che qualcuno ci consenta di non rimandare il risanamento. Se non ce lo imporrà la Commissione europea, lo faranno i mercati che chiederanno un tasso di rendimento più elevato per sottoscrivere le emissioni obbligazionarie del Tesoro. Un bel guaio per l'impalcatura propagandistica berlusconiana che anche in questi giorni promette riduzioni delle tasse. Ma un bel guaio anche per chi si troverà a governare dopo Berlusconi.
 
 
 

Dell'Utri, la P3 e le guerre interne al Pdl

 
Martino: "Dell'Utri usava la P3 nelle guerre interne al Pdl"
di Rita Di Giovacchino

IL FATTO QUOTIDIANO   -   2 ottobre 2010   pag. 8

La decisione sulla scarcerazione di Arcangelo Martino, attesa per giovedì pomeriggio, è stata rinviata a lunedì. Il "pentito" della P3 è ormai agli arresti domiciliari, forse ai giudici del Riesame non sembra così urgente concedergli la libertà condizionale. Certamente sulla sua volontà di collaborare è prevalso nell'ultimo periodo lo stato confusionale in cui è piombato dopo la morte della moglie. "È stata l'unica cosa bella che ho avuto e ora non c'è più. Non preoccupatevi, non ho paura a confrontarmi in modo durissimo neppure con Berlusconi e Letta, ho già perso tutto". Nell'attesa l'inchiesta procede e nella stanza del procuratore aggiunto Capaldo vengono rilette le centinaia di pagine in cui l'ex assessore napoletano ricostruisce l'intero patto "sceleris" che lo univa a Carboni, Lombardi, Dell'Utri, Verdini, Caliendo, Sica.
SI TORNA a parlare di nuove iscrizioni sul registro degli indagati, i nomi sono quelli circolati a luglio, persone già interrogate. Ma grazie a Martino si aggrava la posizione di due toghe eccellenti come l'ex presidente della Cassazione Carbone e l'ex avvocato generale Martone. I loro nomi, Vincenzo e Antonio, sono i più frequenti, entrambi vengono indicati come i protagonisti di vari capitoli dell'inchiesta.
Ma è soprattutto il caso Cosentino ad occupare le sette pagine dell'interrogatorio di Napoli. "Lombardi ci aveva lavorato insieme in un Consorzio, si era impegnato a 'ripulire' la sua posizione giudiziaria, doveva essere accolto il ricorso in Cassazione, subito per consentirgli di correre per la Campania e lui contava su Carbone e Caliendo", racconta ai pm Narducci e Milita il 17 settembre scorso. Tutti i partecipanti all'affaire Cosentino inseguono un interesse personale. Martino confessa di sognare un seggio al Senato "che Roma gli aveva promesso", Lombardi si accontenta anche di un posto di assessore in Campania, Carbone aspira a un "incarico importante dopo la pensione", Martone vuole sistemare il figlio commercialista. "So che Lombardi ne parlò a Dell'Utri". Non è solo Pasqualino a dire "m'hanno a dà qualcosa". È il motto di tutti, perfino Dell'Utri insegue attraverso la P3 qualche rivalsa. Spiega Martino il 24 settembre ai pm romani: "Nel partito c'era una guerra violenta tra gruppi. Dell'Utri voleva fare il partito del Sud e c'era la Brambilla che era la più preferita di Berlusconi". Tutti contro tutti e quando la Cassazione – nonostante Carbone sia riuscito a fissare l'udienza per il 27 gennaio – respinge il ricorso di Cosentino, Lombardi è a pezzi: "Tutta colpa degli avvocati e di Martone che ha tradito gli accordi".



Le bande armate della Lega

 
Lodo Lega, la banda armata non è più reato
di Marco Travaglio

IL FATTO QUOTIDIANO   -   2 ottobre 2010   pag. 1

Dopo tante leggi ad personam/s per Silvio B., eccone una per i fedelissimi di Umberto B., in nome della par condicio. La norma è ben nascosta in un decreto omnibus che entra in vigore fra pochi giorni, il 9 ottobre: il Dl 15.3.2010 n. 66 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale l'8 maggio col titolo "Codice dell'Ordinamento Militare". Il decreto comprende la bellezza di 1085 norme e, fra queste, la numero 297, che abolisce il "Dl 14.2.1948 n. 43": quello che puniva col carcere da 1 a 10 anni "chiunque promuove, costituisce, organizza o dirige associazioni di carattere militare, le quali perseguono, anche indirettamente, scopi politici" e si organizzano per compiere "azioni di violenza o minaccia".
Il trucco c'è e si vede: un provvedimento che abroga una miriade di vecchie norme inutili viene usato per camuffare la depenalizzazione di un reato gravissimo e, purtroppo, attualissimo. Chissà se il capo dello Stato, che ha regolarmente firmato anche questo decreto, se n'è accorto.
L'idea si deve, oltreché al ministro della Difesa Ignazio La Russa, anche al titolare della Semplificazione normativa, il leghista Roberto Calderoli. Che cos'è venuto in mente a questi signori, fra l'altro nel pieno dei nuovi allarmi su un possibile ritorno del terrorismo, di depenalizzare le bande militari e paramilitari di stampo politico? Forse l'esistenza di un processo in corso da 14 anni a Verona a carico di politici e attivisti della Lega Nord sparsi fra il Piemonte, la Liguria, la Lombardia e il Veneto, accusati di aver organizzato nel 1996 una formazione paramilitare denominata "Guardia Nazionale Padana", con tanto di divisa: le celebri Camicie Verdi, i guardiani della secessione. Processo che fino a qualche mese fa vedeva imputati anche Bossi, Maroni, Borghezio, Speroni e altri cinque alti dirigenti che erano parlamentari all'epoca dei fatti, fra i quali naturalmente Calderoli.
In origine, i capi di imputazione formulati dal procuratore Guido Papalia sulla scorta di indagini della Digos e di copiose intercettazioni telefoniche, in cui molti protagonisti parlavano di fucili e armi varie, erano tre: attentato alla Costituzione, attentato all'unità e all'integrità dello Stato, costituzione di una struttura paramilitare fuorilegge. Ma i primi due, con un'altra "legge ad Legam", furono di fatto depenalizzati (restano soltanto in caso di effettivo uso della violenza) nel 2005 dal centrodestra ai tempi del secondo governo Berlusconi. Restava in piedi il terzo, quello cancellato dal decreto La Russa-Calderoli.
I leader leghisti rinviati a giudizio si erano già salvati dal processo grazie al solito voto impunitario del Parlamento, che li aveva dichiarati "insindacabili", come se costituire una banda paramilitare rientrasse fra i reati di opinione degli eletti dal popolo. Papalia ricorse alla Corte costituzionale con due conflitti di attribuzioni fra poteri dello Stato contro la Camera, ma non riuscì a ottenere ragione.
Restavano imputate 36 persone, fra le quali Giampaolo Gobbo, segretario della Liga Veneta e sindaco di Treviso e il deputato Matteo Bragantini. Ma ieri, nella prima udienza del processo al Tribunale di Verona, si è alzata l'avvocatessa Patrizia Esposito segnalando ai giudici che anche il reato superstite sta per evaporare: basta aspettare il 9 ottobre e tutti gli imputati dovranno essere assolti per legge. Stupore generale: nessuno se n'era accorto. Al Tribunale non è rimasto che prenderne atto e rinviare il dibattimento al 19 novembre, in attesa dell'entrata in vigore del decreto. Dopodiché il processo riposerà in pace per sempre. Le camicie verdi e i loro mandanti possono dormire sonni tranquilli. Il Partito dell'Amore, sempre pronto a denunciare il "clima di odio che può degenerare in violenza", ha depenalizzato la banda armata. Per l' "associazione a delinquere dei magistrati" denunciata da B., invece, si procederà quanto prima alla fucilazione.
 
 
 

Firenze, i sostenitori dei tunnel TAV si nascondono

 
Comitato contro il Sottoattraversamento AV di Firenze


COMUNICATO STAMPA   -   Firenze, 30 settembre 2010
 
 
La vicenda dei tunnel TAV di Firenze prende il sapore di omertà

Il Comitato contro il Sottoattraversamento AV di Firenze denuncia con sgomento l'ennesimo mancato confronto con i sostenitori del progetto di tunnel e stazione AV ai Macelli.
Il 29 settembre alla trasmissione "L'Inchiesta" condotta da Patrizia Menghini su RTV38, è venuta meno, all'ultimo momento, la presenza del consigliere regionale del PD Matteo Tortolini.
Il Comitato non vuol recriminare per un singolo caso di mancato incontro – l'assenza di Tortolini forse sarà giustificata – ma denuncia con forza la totale mancanza di qualunque tipo di confronto con i sostenitori dell'opera, specialmente con la maggioranza in Regione Toscana. L'invito a partecipare alla trasmissione era stato fatto anche all'assessore alle Infrastrutture Luca Ceccobao, al coordinatore settore infrastrutture PD nazionale Riccardo Conti, alle Ferrovie dello Stato; tutti hanno rifiutato.
Sono ormai cinque anni che il Comitato che si oppone al progetto di TAV in sotterranea ha tentato in ogni modo un dialogo con le istituzioni locali. E' stato concesso, nella passata legislatura, qualche consiglio di Quartiere aperto - imposto dal regolamento comunale -. ma alcuni di questi sono stati malamente boicottati dai relativi presidenti (Quartiere 1 e 5).
Ormai i cittadini hanno imparato a memoria la litania recitata stancamente da assessori e presidenti sull'"opera strategica", sulla "necessità di liberare i binari per il servizio regionale" (ma dal prossimo gennaio il servizio regionale sarà ridimensionato!), sul fatto che "l'alta velocità non può saltare Firenze" (non si sono accorti che l'AV passa già da Firenze?). Tutti slogan che si vorrebbero solo discutere con i sostenitori dell'opera. Cittadine e cittadini del comitato sono apertissimi al confronto e se si dimostrerà loro che scavare due tunnel e una stazione sotto terra è utile a Firenze, che risolverà i problemi di mobilità, chiederanno scusa se hanno dubitato delle buone ragioni di chi sostiene il sottoattraversamento.
Ma un confronto e un dialogo ci deve essere! Rifiutarlo apertamente o con il silenzio è un'offesa anche allo spirito democratico di cui ci si vanta tanto in Toscana. La Regione, che ha passato anni nella discussione di una legge che dovrebbe favorire la partecipazione dei cittadini, si rifiuta di sedere accanto a persone che non hanno alcuna competenza scientifica o tecnica, ma solo la passione di capire cosa sta accadendo sotto le loro case, nell'aria che respirano, ai soldi delle tasse che pagano! E' una cosa da non credere.
Il Comitato contro i tunnel si sta convincendo che, all'interno delle istituzioni politiche regionali, all'interno delle Ferrovie, in Nodavia la consegna vigente è "TACERE SUI TUNNEL", portare avanti la cantierizzazione (i lavori attuali dovrebbero essere solo per la realizzazione dei cantieri) e mettere le persone davanti al fatto compiuto, instillare la rassegnazione in chi sta maturando sempre più dubbi e contrarietà all'opera.
Se questo è il livello del dibattito e della politica fiorentina possiamo davvero dire "sotterriamoci tutti".
 
 
 
 

I disabili che disturbano a scuola


I disabili che disturbano a scuola
di Evelina Santangelo

IL FATTO QUOTIDIANO   -   29 settembre 2010   pag. 18

C'è un'inaudita violenza nascosta nelle opinioni di "tutti" di cui l'assessore all'istruzione del comune di Chieri ha voluto farsi paladino dichiarando, in consiglio comunale, che "i ragazzi disabili nelle scuole disturbano gli altri alunni e non imparano nulla". E la prima violenza, tanto più odiosa quanto dissimulata, sta in quel modo liquidatorio di definire i "disabili" "ragazzi che con l'istruzione non c'entrano nulla", esemplari della specie "disabili", dunque, il cui tratto distintivo è l'essere portatori di un qualsiasi indiscriminato handicap.
NÉ MENO liquidatorie sono le conclusioni: "Non sempre mamma e papà sono d'accordo, ma è nostro compito convincerli", convincerli ad affidare i figli a "comunità specializzate". Parole che suonano tanto più sinistre quanto più risultano arbitrarie, visto che nel nostro paese nessuno oggi si può arrogare il diritto anche solo di pensare che sia suo compito "convincere" un genitore a non mandare il proprio figlio a scuola assieme agli altri ragazzi. Sinistre, arbitrarie, pericolose, perché trincerandosi dietro l'"ovvietà" dell'opinione corrente (le opinioni di tutti e di nessuno in particolare, che mettono a posto le coscienze dinanzi a ogni abuso), smantellano quel che si è costruito nel nostro paese dagli anni 70 ad oggi sul piano culturale, legislativo, organizzativo, per combattere uno stato di cose che relegava la disabilità a una condizione di emarginazione e segregazione. Uno stato di cose che negli anni 60 vedeva relegati in scuole speciali e differenziali anche studenti con svantaggio socio-culturale. Ora, le dichiarazioni dell'assessore Pellegrino si potrebbero anche liquidare come uno "sproposito", se non fosse che oggi considerazioni di questo tipo cadono invece perfettamente "a proposito". "A proposito" di quel che è, di fatto, accaduto nella scuola italiana, dopo i recenti tagli all'istruzione, ad esempio, dove, tra le altre cose, non è più possibile rispettare il tetto di 25 allievi per classe – fissato per favorire lo sviluppo di una scuola capace di includere il disagio, la disabilità –, e dove la carenza di insegnanti specializzati per il sostegno è spesso ovviata con l'utilizzo di insegnanti in soprannumero. "A proposito" di quel che continua a succedere ad Adro, dove permangono i 700 simboli della Lega, simboli di un partito la cui sostanza ideologica xenofoba e razzista è già tutta dispiegata in quell'opuscolo degli Enti Locali Padani Federali a cura di Giorgio Mussa (pubblicato e divulgato nel dicembre 1998 dal movimento), che si chiude con "No all'invasione, difendiamo il nostro popolo!". E per difendersi dall'invasione si è persino visto l'odierno presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota (da capogruppo della Lega Nord alla Camera) presentare in Parlamento (nel 2008) una mozione in cui si auspicava "una scuola capace di supportare una politica di discriminazione transitoria positiva a favore dei minori immigrati", dove la fumosa alchimia linguistica faceva delle "discriminazioni" il fulcro di una politica volta a promuovere classi differenziali su base razzia-le. Poiché una logica identitaria fondata sull'esclusione di chi non è simile ai simili o di chi non è conforme all'idea di identità imposta per via ideologica non pone limiti alla discriminazione, le parole dell'assessore di Chieri cadono giusto "a proposito" anche dell'emendamento appena presentato alla Regione Lombardia dalla Lega dove si chiede di "sostenere in via prioritaria gli studenti lombardi riguardo agli interventi a favore del diritto allo studio", contro chi è, evidentemente, straniero perché non-lombardo, praticamente tutto il resto degli italiani... per i quali, a loro volta, valgono ulteriori criteri discriminatori in una visione della scuola che ha messo da parte l'emancipazione e la mobilità sociale, in nome di una logica ferrea dell'efficienza e della produttività.
UNA LOGICA che, in termini formativi, ha significato sostanzialmente dare più chance a chi ne ha già di più, discriminando tutto quell'universo di realtà che partono da uno svantaggio sociale, culturale ed economico. Basta constatare la sperequazione tra regioni del Nord e regioni del Sud riguardo alla presenza sul territorio di scuole a tempo pieno. Basta constatare l'entità del "buono scuola" che la Regione Lombardia stanzia per un liceo privato parificato esclusivo come il Leone XIII (come risulta da un'inchiesta di Riccardo Iacona). Così, se andiamo a guardare da vicino questo nostro paese – tra le scuole ridotte a elemosinare finanziamenti sempre più magri e quelle costrette   a chiedere un contributo ai genitori per garantire addirittura la carta igienica – è sconcertante l'immagine che ci restituisce. L'immagine di una società sempre più concepita da chi governa con una logica di classi differenziali dove i discrimini in termini etnici, geografici, sociali, economici, culturali, o in termini di "abilità" sta assumendo sempre più i tratti di una minuziosa, notarile, ordinaria discriminazione senza fine.
 
 
 

Regalo per Berlusconi e Bersani: da Messina a Firenze alla Val di Susa Comitati uniti contro le Grandi Opere

 
Rete NO PONTE
NO TAV Val di Susa
NO TUNNEL TAV Firenze
 
 
29 settembre 2010
 
La prima settimana di ottobre 2010 vede una serie di iniziative che interessano, non solo simbolicamente, tutta Italia: il 2 ottobre cominciano i "NO PONTE" tra Sicilia e Calabria per dire "no al ponte" più assurdo che sia mai stato immaginato; continueranno il 9 ottobre a Firenze i "NO TUNNEL", i comitati che si oppongono ad un pericolosissimo tunnel TAV di 7 chilometri sotto una delle più importanti città d'arte; sempre il 9 i "NO TAV" della Val di Susa parteciperanno ad una manifestazione indetta dalla Comunità Montana e dai sindaci della loro valle per dire "no al corridoio ferroviario" che esiste solo nella mente di chi vuol lucrare dalla costruzione di opere inutili. Tre luoghi simbolici che riuniscono, dall'estremo Nord al profondo Sud, passando dal centro, una Italia impoverita dalla speculazione, rassegnata al degrado, narcotizzata da una informazione distorta, devastata da una enorme colata di cemento.
 
Le grandi opere sono ormai una delle anomalie più gravi che attanagliano l'Italia. La serie di luoghi comuni a sostegno di questi inutili progetti, ripetuti dai governi che si sono succeduti negli ultimi venti anni, sono smentiti ogni giorno di più:
- Non generano occupazione: la realizzazione di opere ad alta concentrazione di capitali e mezzi genera alti profitti, ma se queste risorse pubbliche fossero destinate alla messa in sicurezza sismica ed idrogeologica dei territori, nel sostegno ad una mobilità utile e sostenibile garantirebbero un saldo occupazionale nettamente favorevole.
- Non sono utili: se analizziamo tutte le grandi opere contestate in questo periodo vediamo che rispondono a bisogni inesistenti o sono formule sbagliate per la soluzione dei problemi; questo consente di poter proporre sempre nuove infrastrutture da realizzare e generare nuovi appalti.
- Sono dannosi: tutti i progetti di cui ci occupiamo provocheranno danni enormi all'ambiente e alle città interessate; questo consentirà ulteriori appalti ai costruttori che naturalmente si propongono per realizzare opere compensative, sempre a carico dello stato, cioè dei contribuenti.
- Hanno costi smisurati: l'Italia è il paese dove queste opere raggiungono oneri quattro o cinque volte più alti che in tutte le altre parti del mondo; la struttura dei contratti che generano questi costi smisurati è molto pericolosa in quanto garantisce ai costruttori addirittura di controllare il flusso dei finanziamenti e di non avere alcun rischio economico.
- Sono concentrazione di ricchezza a scapito della collettività: acquisire una tale massa di risorse economiche collettive per realizzare opere di nessuna utilità pubblica, addirittura causando danni enormi, equivale ad un furto di ricchezza per i cittadini a favore dei soliti noti.
 
Questo convergere di lotte in punti altamente simbolici del nostro paese non è frutto solo del caso, ma sintomo del forte disagio che attanaglia il nostro paese, segno che la difesa del proprio territorio, della propria città, della salute e delle condizioni di vita è ancora un baluardo contro un anomalo sviluppo guidato da un sistema economico/politico/mafioso che non esita a sacrificare ambiente e viventi per il proprio profitto.
Questa "settimana contro la grandi opere" potrebbe essere uno dei primi sintomi di una rinascita della politica italiana, stimolata dai cittadini stessi, davvero stanchi del livello culturale della politica istituzionale ormai prossimo al collasso morale e della rappresentatività.
Qualsiasi nuovo governo dotato di un minimo di credibilità politico-programmatica non può che muovere dalla CANCELLAZIONE della Legge Obiettivo e dal ritorno ad una vera pianificazione nazionale dei trasporti,che muova da reali istanze di mobilità sostenibile, evitando gli sprechi e gli sfasci favoriti da questa normativa.
 
 
 

Quando cencio dice male di straccio ...

 
CAIMANO OFFSHORE
Fini ha ragione: grazie ai conti nei paradisi fiscali B. ha pagato mazzette ed evaso il fisco
di Antonella Mascali

IL FATTO QUOTIDIANO   -   26 settembre 2010   pag. 5

La falsa campagna moralizzatrice dei "berluscones" contro le società off shore, per colpire Gianfranco Fini, non poteva che provocare una facile risposta del presidente della Camera, dopo la rottura con il cavaliere: "Sia ben chiaro: personalmente non ho né denaro, né barche, né ville intestate a società off shore, a differenza di altri che hanno usato, e usano, queste società per meglio tutelare i loro patrimoni familiari o aziendali e per pagare meno tasse". Sottinteso, naturalmente, il nome di Silvio Berlusconi, il re dei fondi neri all'estero. Lo hanno accertato sentenze definitive. Come quella per il corrotto e prescritto avvocato David Mills, il mago delle off shore del premier. O la sentenza del processi All Iberian 2, che ha accertato una colossale evasione fiscale, 1500 miliardi di lire, ma non ha potuto decretare la condanna di Berlusconi. Come? Grazie a una delle sue leggi, quella sulla depenalizzazione del falso in bilancio, " il fatto non costituisce più reato".

Ville, barche e soldi
FINI ha parlato anche di ville e barche. Si riferiva ad almeno sei ville che il suo ex alleato possiede tra Antigua e le Bermuda, intestate a off shore. Berlusconi è proprietario anche di una barca di 48 metri, valore all'incirca 13 milioni di euro. È intestata alla società Morning Glory Yachting Limited, neanche a dirlo, con sede alle Bermuda.
Il salto verso i fondi neri, il Cavaliere l'ha compiuto a metà anni' 90 servendosi di Mills, soprannominato l'architetto delle off shore. Le società occulte all'estero hanno permesso a Berlusconi di accantonare centinaia di miliardi di lire, di evadere il fisco, di pagare mazzette, come i 21 miliardi a Bettino Craxi, di eludere la legge Mammì, che all'epoca impediva a un editore di avere più di 3 televisioni. Il cavaliere, invece, era anche l'azionista di maggioranza, segreto, di Tele più. La sentenza di primo grado del processo Fininvest- Gdf del '96 ha stabilito che alcuni militari delle fiamme gialle si sono fatti corrompere proprio per non indagare sulle off shore del biscione. In appello e in Cassazione le prove per condannare il premier non sono state ritenute sufficienti. In secondo grado ha contribuito alla sua salvezza, la falsa testimonianza di Mills del novembre '97. Sappiamo adesso che per quella, come per un'altra deposizione reticente, al processo All Iberian, gennaio'98, illegale ha avuto 600 mila dollari. E per queste dichiarazioni taroccate in suo favore, Berlusconi è ancora sotto processo. Sospeso, come gli altri procedimenti, grazie ai vari scudi. Ai giudici milanesi di All Iberian, Mills ha nascosto tra l'altro anche i reali beneficiari di "Century One" ed "Universal one", le due off shore nell'isola di Guarnsey, intestate a Marina e Piersilvio Berlusconi, per decisione del padre. Un fatto che scopriranno nel 2004 i pm Fabio De Pasquale e Alfredo Robledo. Mentre i difensori di Berlusconi fino ad allora avevano ripetuto che erano"società del tutto estranee a Fininvest e Mediaset".

I falsi in bilancio
I FALSI in bilancio, conseguenza del vizietto delle off shore, hanno portato a un altro processo: quello per la compravendita dei diritti tv di Mediaset. Ma grazie a un'altra delle leggi ad personam, la ex Cirielli, che ha accorciato la prescrizione, sono state azzerate la frode fiscale per 120 miliardi di lire e l'appropriazione indebita per 276 milioni di dollari, fino al 1999. Restano in piedi quelle fino al 2003. C'è poi una costola di questa indagine, denominata "Mediatrade-Rti", in fase di udienza preliminare, bloccata sempre per il legittimo impedimento. Berlusconi è accusato di appropriazione indebita e frode fiscale. Mentre il figlio Piersilvio e il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri di frode fiscale, fino al settembre 2009. Secondo la procura di Milano, Mediaset avrebbe nuovamente falsificato i bilanci e gonfiato i costi per l'acquisto di diritti tv da major americane. I soldi, 100 milioni di dollari, sarebbero transitati su banche estere e, in gran parte, confluiti su conti riconducili a Berlusconi e ad alcuni suoi manager. A Silvio Berlusconi, sono contestate operazioni tra il 2002 e il 2005. Anni, come per l'inchiesta madre, in cui era sempre presidente del Consiglio.



PRIMA DI FINI E TULLIANI
QUANDO SAINT LUCIA NON COLLABORAVA
di Beatrice Borromeo e Stefano Feltri

IL FATTO QUOTIDIANO   -   26 settembre 2010   pag. 5

Saint Lucia non è più quella di una volta. Il ministro della Giustizia del paradiso fiscale caraibico, Rudolph Francis, due giorni fa ha spiegato come tutta la gestione del dossier Fini-Tulliani rientri nelle normali prassi isolane. Ma l'interesse del governo a scoprire chi si nasconde dietro le società off-shore proprietarie dell'appartamento a Montecarlo in cui vive il cognato di Gianfranco Fini sono inedite, così come la strana fuga di notizie che ne è seguita, con la lettera tra Francis e il primo ministro Stephenson King rivelata dalla stampa di Puerto Rico. Basta ricordare due scandali della storia recente di Saint Lucia, gestiti in tutt'altro modo.

IL CONTO CANADESE. Il precedente risale a maggio 2005, quando di fronte a una situazione analoga il governo di Saint Lucia ha reagito molto diversamente. Allora il vicepresidente di un'agenzia governativa canadese, Antonius Gibson, denunciò l'esistenza di un conto segreto della National Conservation Authority, l'ente per cui lavorava e che l'aveva appena licenziato. Secondo Gibson, l'agenzia utilizzava un conto segreto presso la filiale di Saint Lucia della Royal Bank of Canada. In quel caso il responsabile della Royal Bank ai Caraibi ha tempestivamente negato di essere a conoscenza di alcun particolare in merito: "La banca non sa nulla, seguiamo la linea della più rigida confidenzialità", ha detto. E il governo di Saint Lucia non si è preoccupato del buon nome dell'isola, ma ha fatto muro intorno alla banca: il premier di allora Kenny Anthony ha invitato Gibson a fornire la prova delle sue accuse, perché dall'esecutivo non sarebbe arrivata alcun tipo di collaborazione.

SOLDI AMERICANI. E nel 2004 il governo aveva ancora meno scrupoli nel difendere il proprio buon nome che, almeno negli Stati Uniti, è stato distrutto da un duplice scandalo con al centro proprio due immobili. L'ambasciatore di Saint Lucia a New York, Earl Huntley, trasferisce la proprietà di un immobile del governo caraibico a Brooklyn, New York. Il nuovo intestatario è l'organizzatore delle attività di un'associazione culturale di Saint Lucia (esistono negli Usa e in Canada) che lavora nel palazzo. Una volta "privatizzato" il palazzo, viene usato come garanzia per ottenere da una banca un prestito da 150mila dollari. Non si è mai capito bene a chi fossero finiti, ma quasi certamente nelle tasche dell'ambasciatore Huntley che ha sempre sostenuto di aver fatto tutto da solo. Ma perfino un'indagine commissionata dal governo di Saint Lucia ha affermato che forse aveva avuto complici nell'esecutivo. Sempre a New York, lo Stato ha contestato al governo di Saint Lucia di aver evaso 30mila euro di tasse nell'ambito di una compravendita immobiliare nel 2000. I caraibici avevano applicato in America la stessa disinvoltura fiscale che usano in patria, ma non è andata bene. E sempre negli Usa, 25 anni fa, l'attuale ministro degli Esteri caraibico Rufus Bousquet è stato arrestato per aver falsificato il suo passaporto.

SICUREZZA. Più che del buon nome del Paese, a Saint Lucia il governo e gli elettori si preoccupano della sicurezza. E' passata una settimana da quando un uomo armato di fucile ha fatto irruzione nel palazzo del governo, dove si trovava il premier Stephenson King, sparando e uccidendo una persona che aspettava di essere ricevuta. King ha commentato che "l'episodio dimostra che nessuno è sicuro a Saint Lucia". Sull'isola, solo nel 2010, sono state uccise 35 persone (su un totale di 160mila abitanti), e si rischia di superare il record di 43 omicidi del 2008. La criminalità è una delle conseguenze dell'attrazione che l'isola esercita sui capitali sporchi: il Paese è diventato uno snodo del traffico internazionale di droga tra il Sudamerica e l'Europa grazie all'ingente quantità di denaro contante che circola e che alimenta la corruzione, tentazione irresistibile in un Paese dove la Camera conta soltanto 17 deputati eletti tra due partiti (entrambi di sinistra) che da quarant'anni si spartiscono il potere. "I cittadini non si fidano neanche più di chiamare la polizia", affermano gli avversari politici di King. E, come deterrente, a Saint Lucia nel 1999 è stata anche ripristinata la pena di morte per impiccagione.
 
 
 

Friuli, TAV tra promesse e bugie

 
Comitato NOTAV di Trieste e del Carso
 
 
IL FINE GIUSTIFICA I MEZZI?  TRENI AD ALTA VELOCITÀ: TRA PROMESSE E BUGIE

AVEVANO PROMESSO PARTECIPAZIONE:
ma oggi si apprende dalla stampa che il 12 ottobre verrà firmato un accordo tra Italia e Slovenia su un progetto che praticamente nessuno ha avuto modo di vedere e di discutere seriamente…

AVEVANO PROMESSO TRASPARENZA:
ma da alcune settimane stanno lavorando sul Carso e nella bassa friulana delle macchine per sondaggi su una delle possibili linee della TAV senza che neppure i proprietari dei terreni siano avvisati del loro arrivo…

AVEVANO PROMESSO RAGIONEVOLEZZA:
invece continua la solita logica della forza bruta, delle decisioni imposte, della violenza contro le idee e le cose, e ora per superare ogni possibile obiezione pretendono anche la nomina di un Commissario straordinario con poteri quasi assoluti...

AVEVANO PROMESSO RISPETTO DELL'AMBIENTE:
invece continuano a voler devastare il Carso e la vita delle persone che lo abitano, lo lavorano, lo amano…

I SOLDI CHE VOGLIONO SPENDERE SONO NOSTRI:
ci dicono che non bisogna perdere i finanziamenti europei, ma quelli (che sono anche soldi nostri) sono solo una minima parte del costo dell'opera, il resto dovrà metterlo l'Italia, già disastrata economicamente, ovviamente togliendolo da altri servizi essenziali (scuole, sanità, trasporto locale)...

DICONO CHE LA TAV SERVE A MIGLIORARE IL TRASPORTO FERROVIARIO TOGLIENDO CAMION DALLE STRADE:
ma questa è un'opera rivolta solo al trasporto di persone su lunghe distanze e non di merci, intanto in regione nel mese di agosto in soli 21 giorni sono stati soppressi 81 treni per pendolari, 4 al giorno, questo perché manca il materiale (vagoni e locomotori) da utilizzare. Sono questi gli unici investimenti da fare per migliorare il servizio, non faraoniche opere rivolte a pochi…

È ORA DI FARGLI CAPIRE CHE SIAMO STUFI
CHE IL CARSO ED I SUOI ABITANTI HANNO GIÀ PAGATO TROPPO ALLA VIOLENZA DI STRADE E STRUTTURE DALLE QUALI NON HANNO AVUTO NIENTE E CHE NON BASTANO LE "COMPENSAZIONI" AD ACCONTENTARE LA GENTE

"Quando avrete abbattuto l'ultimo albero, quando avrete pescato l'ultimo pesce, quando avrete inquinato l'ultimo fiume, allora vi accorgerete che non si può mangiare il denaro. (Toro Seduto)"

Invitiamo tutti a tenere ben aperti gli occhi su quanto avviene sul territorio ed a segnalare tempestivamente al Comitato la presenza di cantieri sospetti o di trivelle telefonando al 340 0802508 oppure scrivendo a: notavtriestecarso@gmail.com

 
 
Odbor NOTAV iz Trsta in s Krasa
 
 
MAR CILJ POSVEČUJE SREDSTVA?  HITRA ŽELEZNICA (TAV): OBLJUBE IN LAŽI

OBLJUBLJALI SO SODELOVANJE:
toda te dni nas tisk obvešča, da bosta Italija in Slovenija 12. oktobra sklenili sporazum o načrtu, ki si ga doslej nihče ni mogel ogledati in o njem poglobljeno razpravljati…

OBLJUBLJALI SO PREGLEDNOST:
toda že nakaj tednov so na eni izmed možnih tras TAV med Krasom in Spodnjo Furlanijo na delu vrtalni stroji, ne da bili lastniki zemljišč predhodno obveščeni o njihovem prihodu…

OBLJUBLJALI SO RAZUMNOST:
toda uveljavljajo logiko gole sile, vsiljenih odločitev, nasilja nad idejami in naravo, z namenom, da bi utišali oporečnike pa celo zahtevajo imenovanje posebnega Komisarja s skoraj neomejeno oblastjo...

OBLJUBLJALI SO SPOŠTOVANJE OKOLJA:
toda vztrajajo pri uničevanju Krasa in življenja ljudi, ki na njem živijo, ga obdelujejo, ga ljubijo…

DENAR, KI GA NAMERAVAJO POTROŠITI JE NAŠ:
prepričujejo nas, da ne smemo zapraviti evropskih prispevkov, toda slednji (ki so prav tako naš denar) so le neznate delež stroškov za celotni načrt, kateri levji delež bo padel na pleča italijanskih davkoplačevalcev. Gospodarsko izčrpana Italija jih bo zato odtegnila osnovnim javnim uslugam (šolstvu, zdravstvu, krajevnim javnim prevozom)...

TRDIJO, DA TAV KORISTI ŽELEZNIŠKEMU PREVOZU, ČEŠ DA BO S CEST ODSTRANILA TOVORNJAKE:
toda TAV ni namenjena tovornemu prevozu, pač pa le potnikom, ki potujejo na velikih razdaljah. Med tem pa so v naši deželi v 21 dneh avgusta ukinili 81 krajevnih vlakov, 4 na dan, to pa zato, ker primanjkuje vagonov in lokomotiv. Vlagati je potrebno v obstoječo mrežo prevozov na pa v faraonske načrte, ki koristijo le maloštevilnim…

ČAS JE, DA JIH PREPRIČAMO, DA NAM JE TEGA DOVOLJ,
DA JE KRAS S SVOJIMI LJUDMI ŽE PLAČAL PREVISOK DAVEK
NASILJU INFRASTRUKTUR, KI MU NISO PRINESLE NIČESAR,
S TAKO IMENOVALNIMI „KOMPENZACIJAMI"
SE PREBIVALSTVO KRASA NE MORE ZADOVOLJITI

"Ko boste zrušili poslednje drevo, ko boste ujeli poslednjo ribo, ko boste onesnažili poslednjo reko boste ugotovili, da se denarja ne da jesti.
(Sitting Bull)"

Pozivamo vas, da budno spremljate dogajanje na teritoriju in da obvestite Odbor o prisotnosti sumljivih gradbišč ali vrtalnih strojev. Obrnete se lahko na telefonsko številko 340 0802508 ali na elektronski naslov: notavtriestecarso@gmail.com