Eravamo quattro amici al bar, che ci spartivamo gli appalti ...

 
IL PRANZO DELL'INCIUCIO
Il capo dell'ufficio legislativo del ministero con Matteoli e Verdini
di Antonio Massari

IL FATTO QUOTIDIANO   -   12 giugno 2010   pag. 7
 
FIRENZE - "Mastrandrea, cosa state facendo?", chiese il ministro Altero Matteoli, seduto all'Harry's bar, durante un pranzo con Riccardo Fusi e Denis Verdini. Gerardo Mastrandrea, magistrato del Consiglio di Stato, è tuttora il capo ufficio legislativo del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Interrogato dalla procura di Firenze, proprio riguardo il pranzo e altri episodi, ha fornito molti elementi utili alle indagini. "Noi abbiamo avuto questa delibera dell'Autorità, adesso vedremo", disse Mastrandrea, rispondendo a Matteo-li, in quel pranzo dell'ottobre 2008. Il punto è che Riccardo Fusi è l'imprenditore indagato per corruzione, dalla procura di Firenze, per l'inchiesta sulla "cricca" legata all'appalto della "Scuola dei marescialli". Ed è indagato, per concorso in corruzione, anche il coordinatore nazionale del Pdl, Denis Verdini.
Riepiloghiamo la vicenda. La Btp di Fusi si era aggiudicata i lavori nel 2001. Nel 2006, dopo un contenzioso con lo Stato, il ministero assegna i lavori a un'altra società: la Astaldi. L'anno dopo, attraverso un lodo arbitrale, alla Btp viene assegnato un risarcimento di 34 milioni di euro. Ma a Fusi non basta: con il centrodestra al governo punta a recuperare l'appalto. E fa pressioni su Verdini. Nel frattempo Angelo Balducci, oggi indagato per corruzione, diventa presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici e Fabio De Santis, anch'egli indagato per lo stesso reato, nel gennaio 2009 viene nominato Provveditore alle opere pubbliche della Toscana, dell'Umbria e delle Marche. Una nomina che secondo l'accusa è strana: De Santis non ha un'adeguata qualifica professionale. La pista del "patto corruttivo", seguita dagli inquirenti, mira "a una sospensione tecnica dei lavori in corso di svolgimento da parte della società Astaldi; sospensione che De Santis considera strumentale all'estromissione della società dal cantiere". La nomina di De Santis sarebbe strumentale al progetto. Fu lo stesso Verdini, durante l'interrogatorio di febbraio, ad ammettere: "Ho alzato il telefono, ho chiamato il ministro Matteoli e ho detto: "C'è da fare questa nomina: fra i candidati, c'è anche questo De Santis, vedi se lo puoi nominare". Adesso arriva la conferma di un pranzo tra Matteoli, Fusi, Verdini e Mastrandrea, capo ufficio legislativo del ministero. "Lei viene contattato da Verdini?", chiede il pm Luca Turco. "No", risponde Mastrandrea, "in quella settimana mi convoca all'Harry's Bar il ministro. Dice: "mi raggiunga a questo pranzo... Vado all'Harry's Bar e Verdini e Fusi e Matteoli. Non sapevo di trovarmi di fronte Verdini in questo pranzo, ho avuto proprio l'impressione che volesse, in qualche modo, dimostrare a Fusi che… che insomma, che aveva fatto un lavoro di messa in contatto (…)". E proprio in questo contesto, quello della dimostrazione di un contatto con Fusi, Matteoli rivolge una domanda a Mastrandrea: "Mi disse il ministro 'Mastrandrea, che cosa state facendo?'. Ho detto: "Noi abbiamo avuto questa delibera dell'Autorità, adesso vedremo". Punto. Poi si son messi a parlare di politica, un pranzo molto veloce, insomma".
Sulla vicenda Astaldi – Btp, poi, Mastrandrea dice d'essere stato messo in guardia da (…) Mautone, che all'epoca, prima d'essere arrestato per un'inchiesta napoletana, lavorava al ministero. "Lui mi disse 'consigliere, stia attento, perché qui la questione è ben più delicata. Lei, probabilmente, non ha visto determinate carte, come l'archiviazione della procedura e la… e la segretazione dell'opera a cura del Ministero della Difesa, per cui è tutt'altro che acclarata l'illegittimità dell'esecuzione in danno". Poi aggiunge: "Vado dal ministro e dico: 'guardi ministro non ci sono le condizioni per sospendere… il cantiere, a mio avviso, perché stanno emergendo dei dati che l'Autorità stranamente non sapeva … io non me la sento di farle firmare alcun atto o qualche cosa che comporti la sospensione dei lavori".
La sospensione dei lavori, per la Astaldi, giunse comunque nel maggio 2009. riguardo Balducci e de Santis, infine, Mastrandrea spiega: "Mi parlava benissimo di questo De Santis, Balducci. Mi disse… 'guarda, in ordine a quell'incarico del ministro, ti informo che è mia intenzione nominare una commissione di gente assolutamente valida, al di sopra di ogni cosa, e tra l'altro, io, in questa commissione metterei anche l'ingegner De Santis, il dottor De Santis che è mia persona di assoluta fiducia'. Me l'ha descritto come così".



"Matteoli, Verdini e gli appalti fu tutto deciso all'Harry's Bar"
Quel pranzo in via Veneto: le nuove carte dell´inchiesta
di Francesco Viviano

LA REPUBBLICA   -   12 giugno 2010   pag. 10

FIRENZE - Appalti e nomine si decidevano all'Harry's bar di Via Veneto a Roma e non negli uffici del ministero delle Infrastrutture. È li che il ministro Altero Matteoli, invitato dal coordinatore del Pdl Denis Verdini e dall'imprenditore e suo amico Riccardo Fusi, convoca con una telefonata il capo dell'ufficio legale del dicastero, Gerardo Mastrandrea. Occasione in cui il ministro Matteoli parla sia dell'appalto per la Scuola marescialli di Firenze da affidare a Riccardo Fusi sia della nomina di Fabio De Santis a provveditore per le opere pubbliche della Toscana. A rivelarlo è proprio Mastrandrea, capo dell'ufficio legale del ministro, in un interrogatorio davanti ai pm di Firenze.
«Era il 24 o 25 ottobre del 2008 quando, per la prima volta, ho visto Verdini durante un pranzo all'Harry's Bar. A convocarmi è stato il ministro Matteoli. Mi telefona e mi dice: "Venga qui". Quando sono arrivato ho visto che c'erano anche Verdini e Fusi, ma non sapevo chi fossero. Ho avuto subito l'impressione che Verdini volesse in qualche modo dimostrare a Fusi che, insomma, aveva fatto un lavoro di messa in contatto con il ministro…». I quattro commensali parlano dell'appalto della Scuola dei marescialli di Firenze e della nomina di Fabio De Santis. «In quell'occasione il ministro mi disse: "Mastrandrea, che cosa state facendo?"». La domanda riguardava il contenzioso tra l'imprenditore fiorentino Fusi e la Astaldi, in lite per l'appalto della Scuola marescialli, e alcune delibere per l'assegnazione dell'appalto e per la certificazione del collaudo dei lavori che erano ancora in corso. «Poi si sono messi a parlare di politica - conclude il dirigente - e io sono andato via».
Che il ministro Matteoli abbia perorato e ottenuto la nomina di Fabio De Santis a capo del provveditorato delle Opere Pubbliche della Toscana proprio per favorire Verdini e Fusi, lo ha confermato anche un altro alto funzionario del ministero, Claudio Iafolla, capo di gabinetto del ministro. Interrogato dai magistrati fiorentini, Iafolla non ha indugiato a raccontare che fu proprio il suo ministro a chiedere quell'incarico. «A proposito della nomina di Fabio De Santis me lo disse proprio il ministro, come fa di solito: "Ci sarebbe questo De Santis e io vorrei mandarlo al Provveditorato di Firenze"».
Ma è l'interrogatorio di Mastrandrea che coinvolge in maniera pesante Matteoli e il coordinatore del Pdl, Verdini. Il capo dell'ufficio legislativo racconta che dell'appalto per la Scuola dei marescialli se ne occupò fin dall'inizio. Era una gara complicata «e ne fui incaricato dal ministro che aveva bisogno di chiarimenti ed era molto preoccupato per questa vicenda». Poi, a verbale, anche un altro incontro che Matteoli avrebbe avuto verso la fine di maggio del 2008 con il titolare della Baldassini-Tognozzi, Riccardo Fusi. «Io ero in ufficio, mi chiama e mi dice: "Guardi qui, c'è una situazione…"». Matteoli insomma sollecitava il suo capo dell'ufficio legale a sostenere la causa di Riccardo Fusi nel contenzioso dell'Astaldi per la Scuola marescialli. Mastrandrea si attiva trovando cavilli giuridici per "accontentare" le richieste del ministro e quando i pm gli contestano alcune sue iniziative Mastrandrea risponde: «Col senno di poi potrei dire che ho sbagliato, mi prendo le mie responsabilità. Io pensavo che… non sapevo assolutamente che Balducci sapesse di questa cosa, anche se mi aveva forse detto che aveva partecipato al collaudo…».
Mastrandrea sostiene di essersi trovato in imbarazzo. Da una parte doveva accontentare il ministro, dall'altra rispettare la legge. «Io ho un incarico pesantissimo al ministero, essendo capo dell'ufficio legislativo delle Infrastrutture... ed è veramente una vita infernale al ministero per cui ho capito che questa era una cosa importante ma non potevo dare seguito a tutti quelli che mi chiamavano».