Il terremoto dei banchieri (con postilla)

 
Il terremoto dei banchieri
 
 
18 settembre 2009
 
Sotto l'albero di Natale quest'anno molti terremotati abruzzesi troveranno una bella sorpresa: il regalino arriva dalla banca e, mai come in questo caso, è un vero e proprio "pacco".
Grazie al decreto Abruzzo dell'aprile scorso, convertito in legge il 24 giugno, tutte le rate dei mutui e dei finanziamenti destinati agli aquilani sono state sospese fino a dicembre 2009. La rateizzazione è stata così congelata e di fatto  è slittata di nove mesi. Una bella boccata di ossigeno per i terremotati.

Una boccata però breve e velenosa: la Cassa di risparmio della Provincia dell'Aquila, il principale istituto della città, ora esige gli interessi sui mesi sospesi. In poche parole si tratta di una specie di "tassa sulla sospensione". "Gli interessi andranno pagati  – ha confermato all'Ansa il direttore della filiale di Ovindoli, Agostino Alonzi – in quanto il decreto non prevede il titolo gratuito".

Molti terremotati di ritorno all'Aquila in questi giorni di riapertura delle scuole, hanno già avuto l'amara sorpresa: il loro debito nei confronti delle banche, invece di diminuire,  è magicamente cresciuto.
E oltre a pagare una casa che almeno in questo momento non hanno più, e a fare i conti con la perdita del lavoro, ora devono anche sborsare gli interessi che in alcuni casi possono arrivare a migliaia di euro: un ristoratore di Ovindoli, Davide Pompili, con un capitale residuo di 85 mila euro, a gennaio dovrà versare circa 2.400 euro di interessi.
Con l'aggiunta di un piccolo particolare: che nessuno glielo aveva detto prima.
Molti aquilani, se solo l'avessero saputo in tempo, probabilmente avrebbero preferito annullare la sospensione. Senza considerare che, con il calcolo aggiuntivo degli interessi, di fatto il finanziamento è come se fosse stato rinegoziato, ma senza il consenso di una delle due parti.
 
La banca ha in questi giorni pubblicato il documento sulle "modalità di pagamento delle rate sospese", in cui elenca le tre soluzioni possibili:
1. Il mantenimento della sospensione, ma pagando gli interessi: "Durante l'intero periodo di sospensione matureranno interessi semplici nella misura contrattualmente prevista, che saranno comunicati al termine del periodo medesimo".
2. "Rinuncia alla sospensione mantenendo inalterato l'originario piano di ammortamento del prestito" (peccato che gli aquilani, appunto, lo sappiano solo oggi).
3. "Pagamento in un'unica soluzione delle rate sospese senza alcun onere aggiuntivo per interessi e/o mora entro il 15 gennaio 2010" . In poche parole gli aquilani per non pagare gli interessi dovrebbero versare 9 rate tutte insieme. Piuttosto improbabile, per migliaia di persone senza lavoro e casa.
 
Ma la Banca ha quello che fa per loro, ossia la quarta soluzione:
4. "Il ricorso ad un particolare finanziamento agevolato (tasso fisso 3% - durata max 72mesi) dedicato all' "emergenza terremoto" per il pagamento entro il 15 gennaio 2010 delle rate sospese". Un finanziamento sul finanziamento.

Per il capo del servizio credito della Carispaq, Enrico Coppa "La legge non dà indicazioni in merito e L'Abi ci ha lasciato liberi di agire". E non dimentica di aggiungere aggiunge un: "Siamo terremotati anche noi".
Il senatore Elio Lannutti il 21 luglio ha presentato un'interpellanza parlamentare affinché il governo sospenda immediatamente gli interessi passivi. "Sul terremoto le banche ci hanno guadagnato pignorando pure le macerie. Hanno fatto di tutto: aumentato le commissioni, revocato i fidi e qualcuno perfino le carte di credito". Per non parlare delle competenze, un altro bell'affare per le banche: i conti di molti aquilani dopo il terremoto sono andati in rosso. E gli interessi sullo scoperto hanno gonfiato le tasche dei banchieri.
 
Monica Raucci
 
 
Postilla
Anche oggi il ministro Tremonti ha parlato contro banche e banchieri. Orsù signor ministro, allora intervenga con qualche fatto concreto su questa porcheria ai danni degli abruzzesi: come scriveva Dante, qui si parrà la sua nobilitate.
(f.l.)
 
 

TAV, sciogliere il nodo di Firenze: il punto di vista dell'Associazione Idra

 

Associazione di volontariato Idra

Tel. e fax 055.233.76.65, Tel. 055.48.03.22, Tel. 320.161.81.05; e-mail idrafir@tin.it

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COMUNICATO STAMPA      Firenze, 26.9.'09

 

 

TAV, sciogliere il nodo di Firenze: il punto di vista di Idra.

 

 

"Vogliamo progetti di grande vivibilità, più che progetti di grande visibilità", ha detto il sindaco in Consiglio comunale lunedì scorso. E ha tracciato un nuovo orizzonte per Firenze. Si tratta adesso di tradurre questo  programma in scelte concrete: quella della TAV è la prima zavorra da gettare.

 

Nel caso del progetto di stazione sotterranea e sottoattraversamento si impone lo stesso coraggio che il sindaco ha mostrato nel trattare il tema delicatissimo della cosiddetta cittadella viola. "Il project – ha precisato Renzi - può portare marginalità al privato solo se garantisce l'interesse pubblico. Non ha senso che il pubblico si assuma il rischio di impresa. Per come la vediamo noi il project presuppone che il rischio di impresa sia assunto dal privato nella sua totalità". Ebbene, vi sono ormai pronunciamenti chiari e consolidati della magistratura contabile e dei più alti organi di controllo degli appalti che bocciano alla radice l'istituto contrattuale della TAV, definita da qualcuno la "Caporetto del project financing". Nel contratto di appalto, infatti, le funzioni del committente sono in capo all'amministrazione aggiudicatrice, mentre nel contratto di concessione tutte le funzioni del committente si trasferiscono in capo al concessionario. Nella TAV invece, col concessionario-committente (quale è il general contractor), e con il finanziamento dell'opera fino al 100% del costo, viene a configurarsi una situazione paradossale che spinge inevitabilmente a far durare il più a lungo possibile i lavori e a definire progetti il più possibile costosi. In Mugello si pensa di inaugurare a fine 2009 – ma senza un tunnel di sicurezza per ben 60 km! – una galleria nella quale i treni avrebbero dovuto correre già nel 2003. Non solo. Quale garanzia un concessionario, non impegnato a recuperare l'investimento dalla gestione, potrebbe dare sulla qualità dell'opera? Ovviamente nessuna. Occorre avere dunque il coraggio di denunciare una architettura finanziaria, quella del general contractor, che dilapida le casse pubbliche e promette – come in Mugello – tempi indefiniti e risultati inquietanti (ad esempio, i due km di tunnel di linea demoliti e ricostruiti perché realizzati in cemento non armato in terreni argillosi!).

 

Il sindaco di una città come Firenze ha non solo il diritto, a nostro avviso, ma anche il dovere di difendere il proprio territorio da interventi provatamente invasivi, che lascerebbero la città per anni, ben oltre le già lontane scadenze annunciate, alla mercé di una cantierizzazione devastante. Bologna insegna: lì i cosiddetti "imprevisti di natura geologica che sono stati riscontrati durante l'esecuzione dei lavori" (parola di RFI, che però non spiega cosa è effettivamente successo) stanno provocando già tre anni di ritardi, disagi immensi ai residenti e la desertificazione della attività economiche nell'area interessata dai cantieri.

Si tratta di avere il coraggio di abbandonare dunque un'intera filosofia e metodologia progettuale. Si tratta di fare bene per fare presto: la mancanza di rapporto con la cittadinanza, che in Mugello ha prodotto il disastro ambientale ed erariale che sappiamo, a Firenze ha causato più di dieci anni di impasse. Si tratta di abbandonare quel modello e di riaprire, ma a 360°, e con tutta la società civile, il processo di scelta per la soluzione del nodo ferroviario fiorentino, che – come giustamente fa notare il sindaco – è un tassello di un sistema, e deve mostrarsi capace di produrre effetti benefici sia sui trasporti nell'intera area metropolitana e nella regione, sia su vivibilità ed economia.

Sarebbe oltremodo stupido continuare nella politica dei fantaprogetti: occorre al contrario proprio quella capacità di coordinamento che la Regione Toscana ammette candidamente ammette di non essere in grado di assicurare. Nel progetto di sottoattraversamento non esiste un modello di esercizio, si promettono merci veloci su ferro da una parte e si negano dall'altra, manca una pianificazione d'area dei trasporti.  Numerose inoltre (e non poteva essere altrimenti, viste le premesse) le magagne procedurali che hanno contrassegnato il percorso tormentato del nodo TAV fiorentino: progettazione frazionata, nessuna valutazione di impatto ambientale per il trasporto ciclopico di inerti e smarino, nessuna VIA per la mega-cantierizzazione del  Mugnone, nessuna VIA per la nuova stazione, dopo la clamorosa bocciatura della prima stesura, nessuna informazione né coinvolgimento dei primi cittadini dei Comuni chiamati loro malgrado ad ospitare le montagne di terre di scavo. Per raggiungere Santa Maria Novella, persino la previsione di un tram che arriverebbe presumibilmente pieno in via Circondaria, al posto di un people mover dedicato.

Non dimentichiamo poi che il sottosuolo è un bene limitato e strategico per ogni città: lo è a maggior ragione per Firenze, un centro urbano già assai costruito. Il sottosuolo dunque non può essere accordato per qualsiasi uso, soprattutto quando risulta possibile risparmiarlo e preservarlo per le future generazioni. In questo senso, con o senza stazione Foster, ogni sottoattraversamento TAV intaccherebbe questo bene. Anche se realizzati sotto l'attuale sedime ferroviario (un rischio che FS si accollerebbe, peraltro?), del resto, i due tunnel TAV interferirebbero con un'area più ampia del fascio di binari di superficie e, a seconda della profondità dello scavo, produrrebbero conseguenze più o meno significative sullo scorrimento della falda, generalmente perpendicolare ai tunnel stessi. Impatti importanti sulla falda si avrebbero comunque – per le pendenze che sarebbe necessario rispettare - agli imbocchi di campo di Marte e di Castello, là dove - senza contare la stazione sotterranea - sono progettate lunghissime paratie impermeabili, dalla superficie fino al di sotto del piano del ferro: per circa 875 metri fra il Ponte del Pino e il raccordo con la linea in superficie a Campo Marte e per circa 500 metri all'imbocco Nord. Le cospicue "sorprese geologiche" registrate a Bologna suggeriscono inoltre l'opportunità di mettere in conto margini di incertezza che, sommati alle difficoltà già preventivate nella realizzazione del progetto, contribuiscono a rendere difficilmente accettabile una cantierizzazione di quasi 16 km di tunnel in piena città. Anche perché sarebbe assai onerosa la mole di cautele di lungo periodo che sarebbe indispensabile attivare perché la città non risenta dei possibili effetti collaterali degli scavi, suscettibili di manifestarsi magari dopo anni: avvallamenti del suolo, cedimenti differenziali a carico del patrimonio edilizio, lesioni a manufatti storici.

Si sono persi 10 anni dietro un cattivo progetto: si vorrebbe forse adesso, per un paradossale sussulto di fretta (pessima consigliera, in Mugello, come gli atti del processo penale ai costruttori della tratta appenninica TAV asseverano), tentare improbabili scorciatoie dopo le pessime prove della stazione Foster?

Occorre il coraggio della verità: il sindaco tenga fede ai suoi sani princìpi. Il precedente di Bologna,  sotto gli occhi di tutti, insegna. Salute, sicurezza, qualità della vita sono valori che – come l'ASL e l'ARPAT hanno lasciato chiaramente intendere – non verrebbero certo esaltati da questo modello di progettazione e di cantierizzazione della città.

 

Non occorre aspettare il responso di un Osservatorio Ambientale che arriva con 10 anni di ritardo a scoprire i difetti di un sottoattraversamento denunciato come temerario già nelle osservazioni del '98. La città non può continuare a logorarsi in un'attesa che è durata fin troppo: urge una gara di idee internazionale perché siano individuate in maniera trasparente proposte di soluzione che prendano le mosse da una seria analisi della domanda di trasporto, e da una verifica rigorosa dell'efficacia trasportistica delle ricette proposte, all'interno di un tetto ragionevole di spesa che tenga conto delle priorità e dell'equilibrio necessari in una fase così critica al buon governo delle risorse pubbliche (perché è di questo, e non d'altro, che si tratta!).

"Apriremo un mese di dibattito vero", ha detto il sindaco in Consiglio lunedì scorso, "che vogliamo anche aprire alla città, con le modalità di una partecipazione vera: chi ha qualcosa da dire, ce lo dica, chi ha qualcosa da criticare, ci critichi. Mi interessa sentire qualche critica motivata, fondata, capace di farci cambiare idea, se necessario". Ebbene, il sindaco lo sa: Idra gli ha scritto più volte, gli ha inviato documentazione tecnica di ogni genere, può mettere a disposizione esperti indipendenti di valore, fiorentini e non: occorre uscire alla svelta dalla gabbia in cui le passate Amministrazioni hanno tentato di rinchiuderci con scelte improvvide ma solo apparentemente irreversibili. Non servono pastrocchi, la fretta porterebbe solo nuovi ritardi: la nuova idea di città deve liberarsi della zavorra di un passato programmato all'insegna di slogan sterili e di idee di futuro poco responsabili.

 

 

Navi dei veleni, parla il pentito Francesco Fonti

 
Navi dei veleni, parla il pentito Francesco Fonti
 
di Alessandro Farruggia
 

 
«Visto che avevo ragione? Le navi ci sono. E, le assicuro, c’è anche il coinvolgimento di servizi e politici. Questa storia è marcia…».
Francesco Fonti, 64 anni, boss n’dranghetista, collaboratore di giustizia per sei anni, per tanti anni residente a Reggio Emilia dove gestiva un traffico di stupefacenti, ha scontato 31 anni di carcere e oggi vive in un’altra regione del Nord. E’ lui la gola profonda della vicenda delle «navi dei veleni».
Quante sono le “navi a perdere“ affondate in acque italiane?
«Circa trenta, quasi tutte attorno alla Calabria: sia sul Tirreno sia sullo Ionio. Ma so di tre affondate in Liguria, una al largo di La Spezia due più verso Genova. E di una, un carico di scorie di una industria farmaceutica, affondata al largo di Livorno, intorno all’87».
Quelle affondate in Liguria e al largo di Livorno contenevano materiale radioattivo?
«No, che io sappia contenevano solo fusti di materiali tossici».
Da dove venivano i rifiuti?
«Industrie chimiche e farmaceutiche, sia italiane sia tedesche, svizzere, persino russe. E non solo. Anche l’Enea, come ho dichiarato, ci fece smaltire un carico di 500 bidoni di fanghi radioattivi del suo sito di Rotondella. Era il 1987, i rifiuti radioattivi sono finiti alla foce del fiume Ueli Scebeli, un fiume dell’Etiopia. Noi eravamo solo gli esecutori, facevamo il lavoro sporco per altri».
Chi faceva da intermediario?
«I servizi segreti. Erano loro a coordinare la raccolta. A loro si rivolgeva l’industria. Ed erano il filtro con il mondo della politica. Il mio contatto era, sino dal 1978, un agente del Sismi di nome Pino. Lui mi indicava la quantà di scorie da far sparire e il porto di imbarco. Il pagamento avveniva estero su estero, ad esempio all’agenzia aeroporto di Lugano d di un importante istituto svizzero. Ma anche a Singapore, a Cipro, nel Lichtenstein. Il prezzo dipendeva dalla pericolosità del carico. Diciamo tra i 3-4 miliardi di lire fino a un picco di 30 miliardi pagati per un carico di 5 mila bidoni, quasi tutta roba radioattiva. Era il 1993: li portammo in Somalia».
Li portavate sempre in Somalia?
«Anche in Nigeria, Kenia, Congo, Mozambico. Ma soprattutto in Somalia. La Somalia è piena zeppa di schifezze. Ci saranno andate una quarantina di navi. La strada Garowe-Bosaso è lastricata di scorie e ce ne sono anche lungo la strada tra Berbera e Sillil, vicino Bosaso. E tra Durbo e Ceel Gaal…».
Quante navi destinate in Somalia avevano materiale radioattivo?
«Una decina almeno. Io personalmente ho portato un carico di mille bidoni equivalenti di materiale radioattivo. Provenienti anche dalla centrale nucleare di Latina. Abbiamo imbarcato il carico in una banchina molto riservata, in uso ai servizi, sul canale navigabile tra Pisa e Livorno. Portammo il carico a Bosaso su uno dei grossi pescherecci regalati dal governo Craxi alla Somalia. E a bordo c’erano anche delle casse di armi: 75 casse di kalashnikov, 30 di munizioni, 30 di mitragliette…».
Perchè alcune navi le affondavate?
«Per truffare l’assicurazione. Era un modo per arrotondare. Oltre alle tre navi di cui ho parlato, la Cunsky, la Yvonne A. e la Voriais, che ho personalmente fatto affodare a Ceteraro, Maratea e Genzano, ce ne sono altre tre, la Aoxum, la Marilijoan e la Monika, che furono acquistate dalla n’drangheta proprio per affondarle con un carico e intascare l’assicurazione: sono le tre colate a picco in Liguria. Normalmente comunque le navi erano di armatori, che le mettevano a disposizione a pagamento e poi intascavano l’assicurazione. Come dicevo in Italia ne abbiamo affondate tra 28 e 30. Oltre alla sei che ho ricordato c’è la Rigel al largo di Capo Spartivento in Calabria, tre navi affondate nelle stretto di Messina, altre vicino Tropea, una nel crotonese… ho annotato tutto».
Fino a quando sono state affondate navi o inviate in Somalia?
«Che io sappia fino agli albori del 2000. Soprattutto verso la Somalia».
Avevate contatti diretti anche con politici?
«Certo: con uomini al vertice della Dc e del Psi. Mi sono personalmente incontrato con alcuni ministri dell’epoca. Ho fatto i nomi ai magistrati, e altri posso farne».
Crede che l’inchiesta di Paola andrà avanti?
«La risposta ce la darà il tempo. Vedo che il nuovo procuratore sta lavorando bene. Ma vedremo tra due mesi se sarà stato capace di resistere alle pressioni che certamente riceverà. Personalmente sono scettico, ma se davvero andasse avanti io sono disposto a raccontare tante cose che non ho ancora detto e che a mia tutela ho messo in un memoriale depositato al sicuro…».
Teme per la sua vita?
«Secondo lei? Questa è roba seria. Qualcuno mi ha chiamato ieri consigliandomi di non esagerare. E comunque già alla metà degli anni ’90 uomini dei servizi sono venuti nel mio rifugio che allora era in Trentino a dirmi “quel che lei ha detto ha detto, ma sappiamo che sai anche questo e quest’altro e non lo dica. Si fermi qui. Sennò è peggio per lei“…».

 

Idra incontra RFI: il progetto di sottoattraversamento TAV di Firenze e le complicazioni a Bologna

Associazione di volontariato Idra

iscritta al Registro Regionale del Volontariato della Toscana per la promozione e la tutela del patrimonio ambientale e culturale

Tel. e fax  055.233.76.65; e-mail  idrafir@tin.it; web  http://associazioni.comune.fi.it/idra/inizio.html

 

COMUNICATO STAMPA      Firenze, 21.9.'09

 

Idra incontra RFI: il progetto di sottoattraversamento TAV di Firenze e le complicazioni nel sottoattraversamento a Bologna.

Mercoledì 23 settembre l'atteso primo incontro fra RFI e Idra sul progetto di sottoattraversamento TAV di Firenze. L'associazione ecologista fiorentina lo aveva richiesto oltre un anno fa: ad accordarlo adesso è stato il nuovo referente di progetto per i nodi ferroviari TAV di Bologna e di Firenze, l'ing. Francesco Bocchimuzzo, subentrato all'ing. Marco Rettighieri questa estate.

Molti gli argomenti in agenda, a partire dal deficit di informazione. Dopo oltre dieci anni dall'approvazione del progetto di sottoattraversamento, infatti, la cittadinanza conosce a stento alcuni dettagli di un progetto preliminare in buona parte superato. La stazione Foster, in particolare, ha ben poco a che vedere con la precedente ipotesi di stazione Zevi, per la quale era stato chiesto il parere dei cittadini e si era aperto un procedimento di valutazione di impatto ambientale, negato invece per la nuova stazione.

Buio totale per i cittadini anche sul progetto esecutivo del doppio tunnel, da mesi al vaglio dell'Osservatorio Ambientale.

Idra confida di contribuire quindi a colmare – attraverso questo e i prossimi appuntamenti con Rete Ferroviaria Italiana - almeno alcune delle gravi lacune che il progetto accusa in termini di trasparenza anche per la palese inefficienza delle istituzioni pubbliche locali e i ritardi organizzativi dell'Osservatorio Ambientale.

Questi alcuni dei principali temi sui quali Idra chiederà ogni possibile chiarimento:

·         la natura delle sorprese idrogeologiche registrate nel sottoattraversamento TAV di Bologna, le cause dei gravi ritardi (almeno tre anni di cantierizzazione nel centro della città) e i rimedi ai dissesti a carico delle abitazioni colpite, i risarcimenti ai cittadini evacuati e agli assai più numerosi cittadini esposti allo stress quotidiano, diurno e notturno, all'inquinamento chimico e acustico;

·         il piano di lavori per la messa in sicurezza dei torrenti Mugnone e Terzolle, e per la cantierizzazione dell'area ex Macelli e ex Mercato del bestiame (che prevede l'abbattimento di ben 163 alberi, almeno tre dei quali già abbattuti la scorsa settimana);

·         il cronoprogramma aggiornato dell'opera di stazione e sottoattraversamento di Firenze, intervento per intervento, e l'ordine di grandezza dei costi aggiuntivi che potranno derivare dagli adeguamenti richiesti nella formulazione definitiva del progetto esecutivo;

·         i dati, la metodologia di indagine, i siti, la frequenza e la rappresentatività dei sondaggi, le misure studiate per fronteggiare eventuali emergenze - o particolari occorrenze (come, ad esempio, il possibile intasamento dei sifoni) - nel corso dei lavori e del pluridecennale compito di manutenzione necessaria a minimizzare gi effetti comunque attesi negli equilibri della falda;

·         le metodologie di scavo, il grado di avanzamento delle verifiche attuate sulla accettabilità delle conseguenze degli scavi nell'ambiente urbano di Firenze, previsti sotto numerosi edifici residenziali e alcuni importanti manufatti storici, e sull'effetto-diga che il doppio tunnel e le profonde paratie impermeabili produrranno nell'intero comparto urbano;

·         la fascia di monitoraggio e di applicazione delle tutele risarcitorie a beneficio degli edifici che si trovano sulla verticale dei tunnel e nell'area suscettibile di ricevere danni dagli scavi;

·         i programmi di trasporto dei materiali da costruzione e dello smarino, e quelli di utilizzazione della viabilità urbana e del 'corridoio attrezzato' nell'ipotesi che il sottoattraversamento venga cantierizzato;

·         le misure di salvaguardia adottate per la tutela della salute della popolazione, in particolare delle comunità maggiormente sensibili (scuole per l'infanzia, primarie, medie e superiori);

·         l'organizzazione dell'apparato della prevenzione e della sicurezza nel nodo fiorentino in caso di alluvione, incidente o attentato (viabilità e tempi di percorrenza programmati e verificati per la copertura totale della linea del soccorso, dotazioni in termini di personale qualificato e strutture);

·         i modelli di esercizio della linea TAV, sia in relazione agli effetti sul trasporto locale (ad esempio, sui servizi regionali dal Valdarno e verso Bologna), sia in relazione al trasporto merci, annunciato come strategico negli anni scorsi, ma che l'ad di FS SpA Mauro Moretti sembra escludere, tenuto conto delle esigenze di manutenzione notturna della linea e delle velocità diverse (e incompatibili) dei convogli veloci passeggeri e merci negli orari diurni.

Idra comunicherà i risultati di questo primo incontro in una conferenza stampa sabato 26 mattina, alle ore 11, al Gran Caffè Giubbe Rosse, in Piazza della Repubblica.

L'appuntamento sarà anche l'occasione per fare il punto sull'indagine che l'associazione Idra sta realizzando in merito ai parametri di sicurezza della galleria TAV fra Firenze e Bologna, la cui entrata in esercizio è prevista per il prossimo 13 dicembre.


 

Le grandi imprese amano il "mattone"

 
Imprese, quasi un decennio all'insegna degli investimenti sugli immobili
 
(Teleborsa) - Roma, 16 set - Quasi un decennio caratterizzato dagli investimenti in immobili piuttosto che in macchinari caratterizza lo scenario di riferimento delle imprese. Tra il 2000 e il marzo 2009 gli investimenti delle grandi imprese sugli immobili sono aumentati del 104,1% mentre quelli sui macchinari "solo" del 13,4%. L'inflazione, sempre nello stesso periodo di tempo, è aumentata del + 21,5%.
Lo rileva una indagine condotta da CGIA Mestre, secondo cui nel marzo del 2009 la quota di investimenti nel settore immobiliare è risultato essere superiore di circa 2 volte e mezza (in valore assoluto pari a 237,58 mld euro) rispetto a quelli realizzati in macchinari e attrezzature varie (97,27 miliardi di euro). Tra il 2000 e il marzo di quest'anno i primi sono aumentati del 104,1% e i secondi solo del 13,4%, mentre l'inflazione, sempre nello stesso periodo di tempo, è aumentata del 21,5%.
Insomma, secondo la denuncia della CGIA di Mestre, si è privilegiato, in larga misura, l'investimento di natura "speculativa", trascurando, invece, di impiegarli all'interno delle aziende per migliorare la competitività e divenire quindi più concorrenziali sul mercato domestico e quello internazionale.
Sempre nella nota della CGIA di Mestre si sottolinea come l'andamento degli investimenti in immobili di questi ultimi anni sia stato decisamente condizionato dalle agevolazioni innescate con la cosiddetta Tremonti bis.
"E' da augurarsi - commenta Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA di Mestre - che con l'introduzione della Tremonti Ter ci sia un una netta inversione di tendenza e si torni quindi a favorire gli investimenti nella propria attività per renderla più efficiente e virtuosa con l'obbiettivo di aumentare l'occupazione. Certo - conclude Giuseppe Bortolussi - generalizzare è sempre sbagliato ma questa nostra analisi dimostra come, in questo ultimi nove anni, le grandi aziende italiane siano state più concentrate su attività speculative invece di investire sull miglioramento dell'organizzazione produttiva".
(16 settembre 2009)
 
 

Austrada A1 - 13 Marzo 2008 - Le Croci


13 Marzo 2009 - Incidente nella galleria Autostrada A1 Loc. Le Croci. Si incendiano diversi automezzi. Aria Irrespirabile in tutto il paese per oltre 4 ore. Dopo breve tempo il traffico di tutta la A1 si sposta sulla provinciale, creando blocchi in prossimità dei centri abitati e dei tornanti essendo difficoltoso lo scambio fra due TIR

Gettavano rifiuti pericolosi nei cantieri dell'Alta Velocità: condannate due aziende di Mestre (Venezia)

 
2009-09-11 17:10
 
Rifiuti in cantieri Tav, 11 condanne 40 anni carcere totali, 3 assolti e multa per due aziende Mestre.
 
(ANSA)-VENEZIA, 11 SET - Con 11 condanne per un totale di 40 anni di carcere si è concluso il processo per traffico illecito di rifiuti contro due aziende di Mestre. Davanti al Tribunale di Venezia è stato deciso anche un milione di euro di provvisionale come anticipo del risarcimento per i danni ambientali provocati che verranno quantificati in sede civile. Nell'inchiesta sui rifiuti pericolosi che venivano gettati nei cantieri dell'Alta velocità e nei cavalcavia in Veneto e in Emilia Romagna, tre sono stati assolti.

Tratto dal sito www.ansa.it
 
 

Berlusconi? Meglio non incontrarlo

 
L'editoriale del giornale spagnolo "El Pais"
 
Tratto dal sito www.repubblica.it
 
MEGLIO NON FREQUENTARLO
Al termine di un incontro con Zapatero, Berlusconi esibisce la sua confusione tra pubblico e privato
 
Silvio Berlusconi è ormai una compagnia poco raccomandabile. Lo ha potuto verificare ieri Zapatero, che ha dovuto sopportare, insieme a numerosi ministri dei due Paesi, le deliranti e mortificanti spiegazioni sul reclutamento di giovani donne per le liste elettorali del Popolo della libertà, sulle sue riunioni e feste con decine di donne dedite alla prostituzione e sulle sue accuse screditanti nei confronti di El Pais e di quella stampa italiana ancora al riparo dalla sua voracità di proprietario di media e dai suoi sforzi per limitare la libertà d'espressione.
 
Quello che sta trasformando Berlusconi in un personaggio inadeguato a un Paese serio e a un governo presentabile, togliendogli qualunque capacità di dialogare con autorevolezza con i suoi omologhi, non è la sua vita privata, ma proprio la confusione delirante fra pubblico e privato con cui ha organizzato la vita politica italiana.
 
La conferenza stampa al termine del vertice bilaterale fra i ministri è la migliore dimostrazione di questa esecrabile mescolanza di generi, che si produce perfino al momento di fornire le spiegazioni che i giornalisti legittimamente gli chiedono. Quasi dieci minuti sono durate le sue prolisse spiegazioni, condìte di egolatria e di umorismo maschilista e rissoso, sempre più complicate mano a mano che tra i presenti, spagnoli e italiani, si diffondeva l'imbarazzo.
 
Su Berlusconi in questo momento ricade il sospetto di usare il suo potere personale nella designazione di alte cariche dello Stato e nella formazione delle liste elettorali per ottenere favori sessuali. Lui stesso ha documentato e ieri ha perfino esibito come imbarazzante spiegazione sulla sua vita sessuale la propria vulnerabilità di uomo pubblico a cui può capitare di vedersi presentare delle belle ragazze, che naturalmente gli cadono ai piedi sedotte dal suo fascino, per ottenere in cambio favori politici o economici.
 
Nulla si può dire della vita privata di chi sa preservarla, ma nel suo caso è stato lui stesso, i suoi stessi mezzi di comunicazione e la sua ex moglie che hanno scoperchiato tutto quanto, nel caso di quest'ultima segnalando il suo rapporto malato con ragazze minorenni, qualcosa che certo non potrà essere oggetto di incriminazione giudiziaria in Italia a causa della corazza legale che lui stesso si è costruito intorno.
 
Frequentare Berlusconi, il cui Paese fa parte del G8, è diventato un problema politico in più nella complessità delle relazioni internazionali. Ma quello che lo squalifica come governante è la sua vulnerabilità di fronte a qualunque pressione occulta, frutto delle circostanze che lui accetta per appagare la propria vanità e il proprio ego. La Chiesa, profondamente infastidita dai suoi comportamenti e oggetto dei suoi attacchi, ha deciso di trarre profitto dalla sua debolezza politica ottenendo interventi giuridici proprio nel campo della morale. Ed è chiaro che molti altri possono seguire la stessa strada.
 
(Questo articolo è stato pubblicato oggi su El Pais. Traduzione di Fabio Galimberti)
 
(11 settembre 2009)

 

Tav, De Zordo: "Il tunnel non favorisce i pendolari. Conti non bluffi"

 
perUnaltracittà - Gruppo Consiliare Comune di Firenze

Comunicato stampa

Tav, De Zordo: "Il tunnel non favorisce i pendolari. Conti non bluffi"
La capogruppo di perUnaltracittà vuole un'audizione in commissione: "I treni possono passare in superficie"

"Per permettere il passaggio dei treni ad alta velocità senza ostacolare il traffico dei treni regionali dei pendolari non è necessario scavare sottoterra". E' quanto sostiene la capogruppo di perUnaltracittà Ornella De Zordo, che ha richiesto oggi l'audizione nelle commissioni urbanistica e ambiente-mobilità da parte dei docenti del gruppo tecnico dell'Università di Firenze sul progetto di sovrattraversamento dell'alta velocità fiorentina. Obiettivo: illustrare in che modo i treni potrebbero attraversare in superficie, grazie a lavori più brevi e meno impattanti e costosi.

"L'assessore Conti bluffa – ha spiegato Ornella De Zordo – facendo credere che, se il tunnel non si farà, i problemi ricadranno in particolare sui pendolari. Lo studio effettuato dal Dipartimento di Urbanistica dimostra che basterebbe aggiungere due binari a quelli attualmente funzionanti. Un lavoro che tra l'altro riguarderebbe soltanto alcuni tratti, dato che altri sarebbero già provvisti delle strutture sufficienti. Al contrario di qunato sostiene Conti, il passaggio in superficie dei treni alta velocità risulterebbe più funzionale sia per i regionali che per i superveloci, consentendo l'interscambiabilità nell'uso dei binari".

"Conti dice di voler rispettare il lavoro dell'Osservatorio – ha aggiunto De Zordo – ma se davvero fosse attento ai problemi di impatto ambientale e strutturale dell'opera, di cui non si è interessato minimamente negli ultimi 12 anni ignorando i pareri e le prescrizioni della stessa Regione, darebbe maggiore attenzione ai problemi della falda, dei rischi per gli edifici, delle ricadute sulla salute dei cittadini di quest'opera assurda. Lo stesso assessore racconta che tunnel del genere esistono ovunque, ma per chiarezza occorre citare casi concreti: gli abitanti di via Caracci a Bologna, per lavori simili a quelli previsti per Firenze, ma più semplici, sono stati evacuati dalle proprie abitazioni, o costretti da otto anni a convivere con il passaggio quotidiano dei camion e con le polveri sottili a livelli altissimi. Ci rifiutiamo di accettare questa logica secondo la quale Regione e Governo vanno a braccetto verso la realizzazione delle 'grandi opere' a tutti i costi, incuranti delle gravi ripercussioni per i cittadini e per l'ambiente tutto".
 
Firenze, 10 settembre 2009
 
 

L'informazione dell'olio di ricino

 
"PASSAPAROLA" del 7 settembre 2009, di Marco Travaglio

L'INFORMAZIONE DELL'OLIO DI RICINO

Tratto dal sito www.beppegrillo.it
Testo:
 
Buongiorno a tutti.
 
Oggi non ci vediamo perché sono ancora convalescente da un piccolo intervento chirurgico, e dunque mi scuserete se comunico con voi con un mezzo più arcaico, la scrittura. Ma l'importante, specie di questi tempi, è comunicare.
 
Lunedì scorso abbiamo parlato dell'attacco squadristico di Feltri al direttore di Avvenire, sputtanato dal Giornale (si fa per dire) e da Libero (si fa sempre per dire) perché, dopo anni di fiancheggiamento filoberlusconiano, aveva osato prudentissimamente criticare sul giornale dei vescovi italiani certe condotte tutt'altro che private del nostro presidente del Consiglio. Dino Boffo è stato costretto a dimettersi non per quel fiancheggiamento imbarazzante, e nemmeno per il suo reato di molestie ai danni di una ragazza di Terni che gli è costato una condanna a 516 euro di ammenda (con un decreto penale al quale non si è opposto, e non con patteggiamento come sembrava una settimana fa). Ma per una delle poche cose giuste che ha fatto: le critiche, per quanto pallide e tardive, a Berlusconi.
 
Leggendo Il Giornale, che aveva rispolverato la notizia già data in breve da Panorama e dal blog di Mario Adinolfi, pareva che negli atti del processo si parlasse anche dell'omosessualità di Boffo come possibile movente di quelle molestie a una donna presentata come compagna del suo ex fidanzato. In realtà si è scoperto che Il Giornale non possedeva quegli atti, ma soltanto il casellario giudiziale di Boffo in cui risultava la condanna, ma non il racconto dei fatti. Casellario giunto in forma anonima con allegata la famosa lettera anonima spacciata dal Giornale per una "nota informativa" di fonte poliziesca o giudiziaria. Non si riesce mai a pensar male nemmeno delle persone di cui già si pensa tutto il male possibile: non credevo che Feltri e i suoi cosiddetti cronisti si sarebbero spinti a riferire un anonimo che parlava di Boffo come di un omosessuale senza possedere uno straccio di carta che lo confermasse. Invece s'è poi scoperto che le cose sono andate così. Quindi confermo tutto ciò che ho detto lunedì, compresa la considerazione (avvalorata anche da un'analoga osservazione dello scrittore cattolico Vittorio Messori sul Corriere della sera di ieri) che la Cei avrebbe dovuto allontanare Boffo una volta appurato che era stato condannato per molestie, sia per una questione di dignità e di coerenza, sia per non seguitare ad affidare l'intero apparato comunicativo della Chiesa italiana a un soggetto così discutibile e ricattabile. Non posso invece confermare la faccenda dell'omosessualità: a parte la lettera anonima, al momento non c'è alcuna fonte che riferisca dell'omosessualità dell'ex direttore di Avvenire. Il quale però, sia detto per inciso, è l'unico in possesso degli atti del suo processo: se davvero, come dice, in quegli atti non c'è nulla di infamante, o imbarazzante o incoerente, avrebbe il dovere di renderli pubblici per chiudere finalmente questa vicenda e inchiodare gli squadristi alle loro responsabilità.
 
Detto tutto ciò, non c'è stato soltanto il caso Boffo. Feltri è stato di parola, e in questa settimana s'è dedicato a massaggiare altri giornalisti e politici che hanno il grave torto di dare fastidio a Berlusconi. Alcuni fanno (o facevano) gli imprenditori, come De Benedetti, Agnelli, la famiglia Moratti: di questi non mi occupo, perché hanno tutti i mezzi per difendersi (o, per i defunti, di farsi difendere dagli eredi).
 
Altri invece fanno i giornalisti, come Ezio Mauro, direttore di Repubblica, tirato in ballo per le modalità di pagamento della sua casa. O come Federica Sciarelli, sbattuta in prima pagina sul Giornale di ieri perché – udite udite – è amica del pm Henry John Woodcock e soprattutto ha scoperchiato, nel suo programma su Rai3, alcuni misteri d'Italia che riguardano il Cavaliere e i suoi cari. E si appresta a ricominciare sull'unica rete Rai che il premier ancora non controlla (ma ci sta lavorando, con la soluzione Minoli). Dunque, giù botte a Federica Sciarelli. Ma ieri il Giornale ne aveva anche per Napolitano, reo di aver ricordato il dramma dei precari e dei disoccupati: Feltri l'ha subito fucilato con un bel paginone dal titolo "Lavoro, i dati che contraddicono il Colle". Così la prossima volta impara.
 
Già che c'era, il Giornale ha fatto due pagine contro Di Pietro, riciclando la vecchia notizia della sua sospensione dall'ordine degli avvocati perché aveva rifiutato di seguitare ad assistere un suo amico una volta scoperto che aveva ammazzato la moglie. Giusto: un avvocato che rifiuta di difendere un colpevole va punito, invece chi difende solo i colpevoli va dritto e filato in Parlamento. Nel frattempo il premier metteva a posto l'Unità e Repubblica, chiedendo rispettivamente 1 e 2 milioni di danni per vari articoli che mettevano in dubbio la sua virilità, mentre, come annuncia Ghedini al Corriere della sera, "Berlusconi è pronto ad andare in aula a spiegare che non solo non è un gran porco, ma nemmeno impotente" e addirittura a "spiegare a venti milioni di italiani, suoi affezionati elettori, che è perfettamente funzionante". Abbiamo un utilizzatore finale di mignotte perfettamente funzionante, e ci lamentiamo pure.
Naturalmente l'utilizzatore finale può denunciare chi gli pare, ma non può essere a sua volta querelato: se uno lo critica finisce in tribunale, mentre se lui insulta noi non possiamo querelarlo perché è invulnerabile, immunizzato dal lodo Alfano. Il 6 ottobre potrebbe non esserlo più: la Corte costituzionale, compresi i due giudici che vanno a cena con lui e con Alfano, deciderà sulla costituzionalità o meno del Lodo. Ma Maurizio Gasparri, capogruppo del partito di maggioranza relativa al Senato, ha detto alla Summer School del Pdl a Frascati che, se la Consulta dovesse bocciare la il Lodo, "troveremo un avvocato, un Ghedini o un Ghedoni, che troverà un cavillo". Così il Capo continuerà a utilizzare e noi a essere utilizzati.
Anche "Libero" ci mette del suo e pubblica addirittura le mail private di alcuni magistrati che frequentano la mailing list di Magistratura democratica: non so se vi rendete conto, le mail private. Vuol dire che qualcuno sta spiando le mail dei magistrati e poi le passa ai quotidiani del centrodestra. Quelli che tuonano ogni giorno in difesa della privacy, quando viene fotografato Berlusconi, cioè l'uomo pubblico che meno ha diritto alla privacy visto che è il capo del governo e, come dice persino sua figlia Barbara, non può separare la sua vita privata da quella pubblica. Del resto Il Giornale e Libero hanno persino pubblicato la foto della ragazza molestata da Boffo: e il Garante della Privacy, quello che strilla per le foto di Zappadu a Villa Certosa e all'aeroporto di Olbia, zitto e muto. E la Procura di Roma, quella che incrimina Zappadu e sequestra le sue foto a gentile richiesta di Palazzo Chigi, ferma immobile. Stiamo parlando delle foto di una ragazza che è stata vittima di un reato di molestie e che si vede sbattuta sui giornali, così adesso tutti sanno chi è. E nessuno dice niente. E nessuno fa niente. Nemmeno i sedicenti "liberali" che tromboneggiano in difesa della privacy sul Corrierone.
 
La guerra dei dossier è appena agli inizi. "Cominciamo da Dino Boffo", aveva scritto Feltri dieci giorni fa, ed è stato di parola. La lista è lunga. Ora chiunque voglia fare una sia pur timida critica all'Utilizzatore, sa che l'indomani potrebbe ritrovarsi il suo dossier su uno dei giornali dell'Utilizzatore: una foto in compagnia di una ragazza, un contratto di locazione, una mail privata, o magari un fascicolo di Pio Pompa. Già, perché ce lo siamo scordato, ma tre anni fa saltò fuori un archivio illegale del Sismi, diretto dal generale Niccolò Pollari, fedelissimo di Berlusconi. E' bene ricordare di che si trattava, per capire come lavora questa gentaglia.
 
Il 5 luglio 2006, su ordine della Procura di Milano, gli agenti della Digos fecero irruzione in un palazzo in via Nazionale 230, a Roma. E lì, al sesto piano scala B interno 12, trovarono un mega-appartamento di quattordici stanze dove viveva giorno e notte, ma soprattutto lavorava tra una decina di computer perennemente accesi, un signore abruzzese di 55 anni, "analista" di fiducia di Pollari. Il quale, invece di individuare i nemici dello Stato e le minacce per la sicurezza nazionale, schedava potenziali nemici dell'amato premier Berlusconi: nei cassetti, negli schedari, nelle casseforti e nei computer dell'appartamento di via Nazionale, la Polizia trova centinaia di appunti, report e dossier su politici, magistrati, imprenditori, giornalisti, dirigenti delle forze dell'ordine e dei servizi di sicurezza, oltre alle prove dell'attività di disinformatija svolta da Pompa per conto di Pollari recapitando e facendo pubblicare "veline", perlopiù inattendibili, da giornalisti amici. Tra l'altro, saltano fuori alcune ricevute che documentano i pagamenti a uno dei giornalisti più fidati del giro Pompa: l'allora vicedirettore di "Libero" Renato Farina che, negli anni, aveva percepito almeno 30mila euro, in violazione della legge istitutiva dei servizi segreti, per pubblicare notizie tanto "ispirate" quanto false in tema di lotta al terrorismo. Farina ha poi patteggiato la pena per aver depistato le indagini sul sequestro di Abu Omar, in cui il Sismi di Pollari era invischiato fino al collo, e dunque oggi è deputato del Pdl ed è appena riapprodato da Libero al Giornale, al seguito di Feltri. Pompa e Pollari sono stati rinviati a giudizio nel processo per il sequestro di Abu Omar.
 
Nell'ufficio occulto di Pompa in via nazionale, la Digos ha sequestrato un report di ventitré pagine, nove delle quali scritte a macchina e datate 24 agosto 2001, in cui si proponeva di "neutralizzare e disarticolare anche con mezzi traumatici" gli oppositori veri o presunti del secondo governo Berlusconi, all'epoca appena nato.
 
Tra i personaggi schedati o spiati o attenzionati in quelle liste di proscrizione, c'erano molti nomi, fra i quali: l'allora direttore dell'Unità Furio Colombo e quello di Micromega, Paolo Flores d'Arcais, nonché l'editore del gruppo Espresso-Repubblica, Carlo De Benedetti. E poi i pm antimafia di Palermo: Antonio Ingroia, Gioacchino Natoli, Alfonso Sabella, Teresa Principato, con l'ex procuratore Gian Carlo Caselli. Naturalmente non mancavano i migliori magistrati milanesi: Edmondo Bruti Liberati, Fabio De Pasquale, Giovanna Ichino, Corrado Carnevali, Fabio Napoleone e tutto il pool Mani Pulite: Francesco Saverio Borrelli, Gerardo D'Ambrosio, Piercamillo Davigo, Gherardo Colombo, Ilda Boccassini, Francesco Greco, Margherita Taddei. E poi altri giudici perbene come Mario Almerighi, Libero e Paolo Mancuso, Loris D'Ambrosio, Gianni Melillo, Elisabetta Cesqui, Giovanni Salvi, Corrado Lembo, Vittorio Paraggio, Felice Casson, Alberto Perduca, Mario Vaudano. E perfino magistrati stranieri come lo spagnolo Baltasar Garzòn e i francesi Anne Crenier ed Emmanuel Barbe. In tutto il Csm denuncerà che il servizio segreto militare aveva controllato, oltre a mezza Procura di Milano, 10 consiglieri (o ex) del Csm, 2 ex presidenti dell'Anm e 203 giudici di dodici Paesi europei (di cui 47 italiani). E poi il sociologo Pino Arlacchi, ora europarlamentare dell'Idv; politici di sinistra come Violante, Visco, Brutti, Maritati; l'allora dipietrista Elio Veltri, e l'attuale numero due dell'Idv Leoluca Orlando. In un altro appunto sequestrato in via Nazionale, si leggeva: "Si è avuta notizia che, sui recenti attacchi portati da alcune testate giornalistiche, avrebbero essenzialmente interagito: il nutrito gruppo di giornalisti e 'giuristi' militanti raccolto intorno alla 'Voce della Campania' diretta da Andrea Cinquegrani e Rita Pennarola; Michele Santoro; Giuseppe Giulietti; Paolo Serventi Longhi; Ignazio Patrone; Sandro Ruotolo e Giulietto Chiesa; il presidente della stampa estera in Italia Eric Jozsef, corrispondente del giornale francese Libération". Naturalmente, tra i giornalisti spiati e controllati, anche con apposite barbefinte mandate a sorvegliare le presentazioni dei nostri libri, c'eravamo pure Gianni Barbacetto, Peter Gomez e il sottoscritto.
 
Insomma, un bel po' di collaboratori del Fatto Quotidiano. Già, perché oggi c'è anche qualche buona notizia. Gli abbonati al Fatto Quotidiano sono già 25 mila e continuano ad aumentare. Fra qualche giorno saremo in grado di pubblicare sul sito antefatto.it l'elenco delle città e delle località in cui il nostro nuovo giornale arriverà nelle edicole e dove no. Per questo gli abbonamenti in offerta col supersconto (vedi sempre www.antefatto.it) sono prorogati fino all'uscita del Fatto Quotidiano. Che è fissata per mercoledì 23 settembre. Ormai ci siamo, il conto alla rovescia è partito, mancano soltanto due settimane. Ci vediamo lunedì prossimo, intanto passate parola."
 
Marco Travaglio

 

I Signori della Ruspa in marcia su Firenze


Comitato contro il sottoattraversamento AV Firenze

Comunicato stampa  -  Firenze,  8 settembre 2009

Parole stonate

La coppia Matteoli - Conti si è adoperata ieri cercando di chiudere ogni spiraglio di ripensamento sul folle progetto di sottoattraversamento Alta Velocità di Firenze.
Al grido di "non perdiamo tempo" hanno confermato la soluzione con tempi di realizzazione in assoluto più lunghi: sulla carta 8 anni, nella realtà difficilmente meno di una dozzina di anni di cantieri, disagi, camion, polveri sottili, danni pressoché certi a chissà quanti immobili.
E pensare che alternative possibili, di minor impatto, avrebbero tempi di realizzazione ridotti a meno della metà. Ci sarebbe da ridere, non fosse una situazione tragica: normative ambientali calpestate, procedure forzate, danni prevedibili pesantissimi (chiedere al Mugello, o a Bologna, per conferma, o vedi l'analisi dello Studio di Impatto fatta dal Gruppo Tecnico del dipartimento di Urbanistica dell'Università di Firenze), ma niente sembra fermare la marcia dei Signori della Ruspa, nessun allarme, nessun parere, nessun dubbio.
L'ennesimo favore ai potentati economici che determinano lo scempio del territorio di questo paese. Ma un numero crescente di cittadini, nonostante la disinformazione profusa a piene mani, si sta accorgendo dell'imbroglio: ci opporremo fino in fondo a questo disastro annunciato.

Il comitato contro il sottoattraversamento AV Firenze  - 
notavfirenze@gmail.com

Venezia, l'altra faccia del Festival del Cinema: botte della Polizia ai lavoratori precari dello spettacolo !

 
Venezia, l'altra faccia del Festival del Cinema: botte della Polizia ai lavoratori precari dello spettacolo !
 
Dietro la facciata scintillante e patinata del Festival del Cinema c'è la Polizia che picchia i lavoratori precari dello spettacolo ed impedisce loro persino di esporre dei cartelli di protesta.
E non è regime questo ?
 

La verità sui rifiuti in Campania: una lettera di padre Alex Zanotelli

 
Napoli, 14 luglio 2009

 
Carissimi,
 
sono appena tornato dal Cinema Modernissimo, dove ho potuto gustare in prima visione il documentario "Una montagna di balle", ed ho sentito una grande voglia di riprendere in mano la penna. E' infatti passato un anno da quando scrissi quell'ultima pesante lettera: "E' al colmo la feccia".
Purtroppo, la nostra situazione campana è andata peggiorando nel silenzio più totale dei cittadini, dei media e della Chiesa. Un anno pesante questo.
I potentati economico-finanziari (vera piovra che avvinghia tutto!) hanno trionfato schiacciando con la forza militare qualsiasi resistenza della cittadinanza attiva e responsabile in Campania. Lo Stato è al servizio del business. E i media nelle mani di chi controlla la finanza. E il popolo drogato a credere ciò che gli viene raccontato in TV.
Un esempio su tutti:l'estate 2008 il Mago Merlino annuncia in TV agli italiani che il problema dei rifiuti a Napoli e' risolto. E l'Italia gli crede! E' possibile che il popolo italiano sia talmente ipnotizzato? Aveva ragione Karl Popper quando affermava che, con questa televisione, non ci può essere democrazia.
 
Per questo mi ha fatto bene ritrovare nel documentario "Una montagna di balle" il vero racconto della tragica storia dei rifiuti in Campania. Finalmente una parola vera nella Menzogna che impera. Ha fatto bene anche a me ritornare su questa tragica storia che ho vissuto e vivo sulla mia pelle: la visione di quel documentario è stata per me una catarsi.
Dagli anni '90, da quando l'Italia non ha più potuto seppellire i propri rifiuti tossici in Somalia, la Campania ne è diventata lo sversatoio nazionale . Gli industriali del centro-nord hanno stretto un accordo con la Camorra perché facesse il lavoro sporco di seppellire quei rifiuti tossici nel Triangolo della Morte (Acerra-Nola-Marigliano), nelle Terre dei fuochi (Giugliano, Qualiano…) e nelle campagne del Casertano. E' questo che ha permesso all'industria del centro-nord di essere competitiva in chiave internazionale. Questi rifiuti tossici, sepolti nel nostro territorio, producono nano-particelle che bombardano le donne incinte e i neonati , da cui tumori , leucemie, malformazioni.
 
Mi sorgono spontanee a questo proposito, due domande, poste recentemente alla classe dirigente napoletana di Sinistra, dal noto scrittore napoletano Ermanno Rea: "Politici campani, eravate informati che il territorio campano era il ricettacolo dei rifiuti tossici? Se lo sapevate, perché avete taciuto, rendendovi di fatto complici di chi, cinicamente, inquinava? Se invece non lo sapevate, perché non avete avuto il coraggio di dimettervi, dimostrandovi più attaccati alle vostre poltrone che al vostro amor proprio?"
Ma "Una Montagna di Balle" punta poi l'obiettivo sul disastro dei rifiuti ordinari.
Infatti su un territorio già martirizzato dai rifiuti tossici, si è sovrapposta, dal 1994, l'emergenza rifiuti solidi urbani gestita da dieci commissari straordinari, scelti dai vari governi nazionali che si sono succeduti: è stata la politica degli affari e del profitto. Infatti, i potentati economico-finanziari avevano deciso di incenerire i rifiuti, perché avevano capito che potevano ottenere più profitti che non con la raccolta differenziata.
Ci guadagnano infatti, primo, costruendo gli inceneritori (questi mostri costano una barca di soldi), secondo, vendendo energia elettrica che ottengono bruciando i rifiuti e, terzo, beneficiando del Cip6 (la bolletta che ogni cittadino paga allo stato per le energie rinnovabili). Purtroppo i soldi per il Cip6 non vanno alle energie rinnovabili, ma all'energia prodotta dagli inceneritori (unico caso in Europa!). Si tratta di almeno 3 miliardi di euro all'anno. Ecco perché i poteri forti vogliono incenerire!. E' questa la politica affaristica che ha segnato profondamente i governi che si sono susseguiti dal 1994, di centro-destra come di centro-sinistra. E' stata questa politica che ha portato al disastro campano.
I commissari straordinari non hanno mai voluto fare la raccolta differenziata, ed hanno utilizzato oltre 2 miliardi di euro per produrre 7-8 milioni di tonnellate di ecoballe (di eco non hanno proprio nulla) stoccate fuori dalla città di Giugliano: 14 km di lunghezza, 4 di larghezza, proprio nelle bellissime campagne dei Borboni (note come "Taverna del re").
In questi 15 anni, i commissari dei rifiuti non sono stati capaci di far funzionare un solo sito di compostaggio, che avrebbe eliminato il 40% dei rifiuti (l'umido che diventa compost). Con la raccolta differenziata porta a porta avrebbero potuto dare lavoro a tanti giovani campani disoccupati! Hanno invece preferito arricchire quattro industriali già straricchi.
"Una Montagna di balle" dimostra con chiarezza come il disastro rifiuti in Campania del 2008 sia stato costruito ad arte per _convincere tutti_ che l'unica soluzione era quella delle mega-discariche e degli inceneritori.. E così avvenne. Il governo Berlusconi, con il decreto 90 impone alla Campania 12 mega-discariche e 4 inceneritori. Se questi inceneritori entreranno mai in funzione, noi campani dovremmo importare rifiuti per farli funzionare! E tutto questo ci è imposto con la forza dell'esercito (inceneritori e mega-discariche diventano "siti di sicurezza nazionale"!)
E considerare che l'ordine dei medici francese , seguito da quello inglese, ha bandito la costruzione di inceneritori, perché ha evidenziato che nelle aree ad essi adiacenti , un aumento di leucemie e linfomi in età pediatrica!
 
Ritengo criminale imporre inceneritori ad una regione già martire per i rifiuti tossici. Quella sera al 'Modernissimo',gustando "Una montagna di balle", ho rivissuto emotivamente questi anni di lotte ed ho capito quante balle ci hanno raccontato! Montagne! E mi è ritornata la voglia di riprendere la penna ricordando le parole di un profeta ebraico che ha accompagnato il suo popolo in esilio a Babilonia:
 
/Una voce dice :"*GRIDA*!"/
/Ed io rispondo:"Che dovrò gridare?"/ (Isaia 40,6).
 
Sono felice di essere stato e di essere in Campania in questo tempo difficile a fianco ai miei fratelli e sorelle, tentando di resistere. Siamo stati schiacciati, ma nessuno ci può togliere la volontà di gridare, non solo per quello che è avvenuto, ma anche per quello che ora sta avvenendo.
 
*Grido* contro il piano criminale dei rifiuti imposto alla Campania dal governo Berlusconi che significa morte per tanti, in nome del profitto.
 
*Grido* contro la militarizzazione della Campania (siamo un territorio occupato): l'esercito presiede le mega-discariche e gli inceneritori. Impossibile, in questi siti, qualsiasi controllo o protesta popolare.
 
*Grido* contro la brutale repressione dei cittadini attivi di Chiaiano (estremo lembo nord del comune di Napoli) che, con mille stratagemmi hanno resistito per quasi un anno all'apertura di una discarica nelle cave del loro territorio (collocare una discarica a Chiaiano è come collocarne una a Villa Borghese a Roma). La forza bruta dello Stato ha schiacciato ogni resistenza civile ed ha aperto le cave ai rifiuti. Per fortuna lo "zoccolo duro" di Chiaiano continua a resistere.
 
*Grido* contro l'inceneritore di Acerra, inaugurato il 26 marzo scorso in pompa magna da Berlusconi, non ancora collaudato, malfunzionante, che costituisce un'altra grave minaccia alla salute nel Triangolo della morte. È incredibile che oltre alla A2A (Brescia-Milano), a cui è stata affidata la gestione dell'inceneritore, continui ad operare ancora la FIBE, sotto processo per "truffa aggravata ai danni dello Stato e frode in pubbliche forniture". Quel giorno Berlusconi ha definito "eroi" i capi della FIBE, perché hanno saputo resistere nonostante gli "attacchi"della magistratura. C'è ancora uno Stato di diritto in questo Paese?
 
*Grido* contro la decisione, presa quel 24 marzo da Berlusconi, di seppellire le ceneri tossiche di Acerra nella discarica di Terzigno (Parco Nazionale del Vesuvio!) quali "materiali di copertura". Queste ceneri dovrebbero, per legge, essere sepolte in cave speciali di salgemma in Germania.
 
*Grido* per il rogo del 12 maggio a Marcianise (fra Caserta e Napoli), dove la Camorra ha dato fuoco a _700.000 tonnellate di copertoni, che hanno continuato a bruciare per una settimana (quasi inutile l'intervento dei vigili del fuoco), producendo una nube tossica che ha avvolto per settimane l'intera regione (la legge contro i delitti ambientali è ferma in Parlamento da oltre 10 anni).
 
*Grido* contro il disastro della discarica di Ferrandelle (Caserta), dove sono stati sversati oltre 1 milione di tonnellate di rifiuti tal quali . In quella discarica c'è un sito di compostaggio, costruito anni fa e mai utilizzato, pieno di balle di rifiuti tal quali.
 
*Grido* contro la decisione di costruire un nuovo inceneritore a Napoli est, nella zona di Ponticelli, nel cuore della città, che brucerà 400mila tonnellate di rifiuti all'anno. La gara d'appalto per costruire quell'inceneritore (che costerà 230 milioni di euro) è stata rimandata a settembre. In una zona già altamente inquinata, costruire un inceneritore è criminale.
 
*Grido* contro le stravittoria delle ecomafie, che diventano sempre più potenti e strafottenti in questa regione. Basta leggere il rapporto 2009 di Legambiente per rendersene conto.
 
*Grido* contro la decisione di bruciare le eco balle nei cementifici di Maddaloni (Caserta) e nelle centrali dell'ENEL.
 
*Grido* per questa regione martirizzata, simbolo del pianeta Terra, anch'esso minacciato di morte in nome del profitto. Basta leggere l'ultimo Rapporto dei 2500 scienziati dell' IPCC (il comitato scientifico dell'ONU per i cambiamenti climatici) per rendersene conto e capire la gravità della situazione.

Questo mio *grido* si unisce al grido di tanti cittadini che dal basso stanno impegnandosi per far nascere il nuovo. E il nuovo , può oggi nascere solo dal basso. Dall'alto non c'è più nulla da aspettarsi. La speranza viene solo dal basso, dalla capacità dei gruppi, comitati di mettersi insieme, di fare rete sia a Napoli come in Campania. In questo periodo sono nati il Coordinamento regionale per la gestione pubblica dell'acqua e il Coordinamento regionale rifiuti che riunisce le comunità e i comitati su base regionale. Sta nascendo ora anche il Forum regionale antirazzista che riunisce i gruppi che lavorano a favore di immigrati e Rom. Sta lentamente nascendo anche la rete di comunità immigrate della città di Napoli per permettere ai rappresentanti delle comunità etniche presenti sul territorio di parlare. In questo spirito è nato quest'anno anche Segnali di Fumo che mette insieme pezzi di cittadinanza attiva in città per fare pressione sulle istituzioni locali. Senza dimenticare la Rete del Rione Sanità che da anni lavora per creare sinergia in questo non facile quartiere, e che quest'anno ha finalmente fatto partire , in stretta collaborazione con la Banca Etica , il Microcredito per stimolare nel Rione nuove iniziative economiche. (Tutto questo dovrebbe partire il prossimo autunno).
 
Sono tutti segni di speranza perché non è facile a Napoli e in Campania lavorare insieme; c'è un nuovo spirito che dal basso sta soffiando in questa regione. Questo lavoro unitario ha portato ad una bellissima vittoria proprio in questo mese contro l'inceneritore a biomasse che era in progettazione a S. Salvatore Telesino (Benevento).
 
Insieme si può!
 
La speranza viene dai fratelli/sorelle di strada impegnati strenuamente sull'acqua, sui rifiuti, sull'ambiente. Sono nate delle splendide amicizie ,che ci sorreggono in questa difficile resistenza in Campania.
Fra i tanti e tante, vorrei ricordare Raffaele Del Giudice, presidente di Legambiente Campania che, mosso da una sacra passione per le sue terre,lotta contro lo strapotere delle ecomafie. E' lui che ha scoperto il disastro di Ferrandelle . Finché ci sono persone così, c'è ancora speranza in questa regione. Una speranza che nasce dalle autentiche relazioni umane dentro i comitati, i gruppi, le reti dove le persone diventano 'dono' gli uni per gli altri:la straordinaria ricchezza di questo popolo.
L'ho sperimentato soprattutto nelle piccole comunità cristiane (sono sette) che, con padre Domenico (il suo arrivo alla Sanità è stato un grande dono per me !), stiamo coltivando qui, alla Sanità. E' straordinario vedere la ricchezza delle relazioni umane, la capacità di lettura della realtà alla luce del Vangelo (è la lettura popolare della Bibbia) e l'impegno verso i più poveri (ogni mercoledì sera portano un pasto caldo a chi dorme per strada!). E' proprio bello vedere che sono i poveri che aiutano i poveri! Quanta speranza ricevo da loro! E quanta speranza ho avuto dai volti dei ragazzi in difficoltà del Rione Sanità, durante il campo di lavoro (13-19 luglio), che abbiamo organizzato. E' stato padre Domenico a sapere aggregare le forze del territorio e trasformare questo sogno in realtà! Quanta forza, gioia, umanità ho ricevuto dai volti di questi ragazzini, di una vitalità straordinaria, e dai loro genitori! E' stata una boccata di speranza, di Vangelo!
Ho scelto come missionario di vivere in questa città e regione in questo preciso e drammatico momento storico , per annunciare la 'buona novella' di vita di Gesù di Nazareth e per denunciare la situazione di morte che incombe. Sono grato che il Papa nella sua recente enciclica sociale abbia voluto ricordare che il nesso stretto che c'è tra fede e vita concreta in campo economico, come politico e culturale .
Ecco perché mi impegno come missionario e come prete ,su questi temi fondamentali per la vita. E nutro la profonda convinzione che siamo nelle mani di un Papà, per cui l'ultima parola non sarà della Menzogna, ma della Verità.
Ne è un esempio la storia tragica dell'amianto. Ci sono voluti vent'anni di duro impegno sociale per arrivare al grande processo di Torino, ora in corso, contro gli industriali dell'amianto. Non mi direte che gli industriali non sapevano , negli anni '70-'80, che l'amianto produceva tumori (il terribile mesotelioma!). Lo sapevano , ma ha vinto la logica del profitto…! E così abbiamo avuto migliaia e migliaia di vittime! Sul monumento alle vittime dell'amianto a Monfalcone c'è scritto: "Costruirono le stelle del mare, li trafisse la polvere, li uccise il profitto." Che non succeda altrettanto per i rifiuti!
 
Dio è stanco di morti in nome del profitto: Lui vuole che i suoi figli vivano in pienezza la loro vita, ora e per sempre. Basta con tanti morti in nome del profitto.
 
Che vinca la vita!

 
Alex Zanotelli