Fusi e Verdini - Fusi e l'ex panificio militare


Dalla Parved a Porta Elisa srl ecco i legami tra Fusi e Verdini
Ma i legali del costruttore smentiscono: mai partecipazioni societarie
di Franca Selvatici

LA REPUBBLICA  Edizione FIRENZE   -   4 marzo 2010   pag. II

«Sono stato socio di Riccardo Fusi fino al '96», ha dichiarato l'onorevole azzurro Denis Verdini il 16 febbraio, quando è stato ascoltato in procura. Sia lui che Fusi, presidente dimissionario della Baldassini Tognozzi Pontello, sostengono che il loro rapporto è stato da allora quello che intercorre fra amici che si danno una mano per quanto possibile e fra un imprenditore e un banchiere che lo finanzia, pretendendo peraltro adeguate garanzie. Non altro. La società Parved, poi Parfu, sembra raccontare però un'altra storia. La Parved Spa viene costituita il 28 febbraio 2005 con un capitale sociale di 5 milioni di euro così ripartito: 4 milioni e 900 mila di Denis Verdini, 100 mila di Emanuela Corsini, nominata amministratore unico. L'attività dichiarata è: «assunzione di interessenze e partecipazioni in altre società di qualunque tipo, coordinamento tecnico finanziario delle società alle quali partecipa». La sede è via Alfieri 5, la stessa di molte società del Gruppo Fusi. La signora Corsini amministra diverse società del Gruppo Fusi. Dalla nota integrativa al bilancio 31 dicembre 2005 risulta che il 3 marzo 2005 la Parved Spa ha stipulato «una promessa di cessione quote» per l'acquisto dalla II Forte Spa di azioni rappresentanti il 10% del capitale sociale della società Una Hotel & Resort Spa (Gruppo Fusi). «Alla parte promettente vendita è stato versato un importo a titolo di deposito cauzionale pari a 1 milione e 200 mila euro».
L'avvocato Marco Rocchi, difensore di Verdini, esclude che la Parved abbia fatto una qualunque operazione. Gli avvocati Sara Gennai e Sandro Traversi, legali di Riccardo Fusi, precisano che il loro assistito e sua sorella Milva hanno acquistato il 6 novembre 2006 il 100% delle quote della Parved, che il 28 novembre successivo è stata trasferita a Prato e ha cambiato denominazione sociale in Parfu. «Il signor Fusi - si legge in una nota - non ha mai avuto partecipazioni societarie con l'onorevole Verdini».
Ciò sembra smentito, però, da una circostanza. Il 18 marzo 2005 è stata costituita a Calenzano la società Porta Elisa srl, avente ad oggetto sociale l'attività edilizia e immobiliare. Il capitale sociale di 100 mila euro risulta ripartito fra quattro soci: 25% Legi Partecipazioni (con capitale interamente detenuto da Stefania Cecconi, moglie di Riccardo Fusi), 25% Gesthouse srl dei Bartolomei (soci di Fusi), 30% Lima Club Vacanze di Roberto Ballerini e Danilo Centurelli, 20% Parved Spa, fondata 18 giorni prima e che vedeva socio al 98% l'onorevole Verdini.



Panificio militare, i rapporti tra Btp e Palazzo Vecchio. Prima l'euforia, poi la doccia fredda
"C'è lo scandalo Quadra rimandiamo di un mese..."
L'imprenditore dopo l'incontro con Renzi: "Gli ho detto: mi sono rotto i coglioni, io"

LA REPUBBLICA  Edizione FIRENZE   -   4 marzo 2010   pag. I e III

Era quasi fatta, l'affare Panificio militare stava per rimettersi in moto, forse per giungere finalmente a conclusione. Poi è arrivata l'inchiesta Quadra e ha raffreddato improvvisamente Palazzo Vecchio.
Sono quasi le nove della sera del 21 ottobre. Riccardo Fusi di Baldassini Tognozzi Pontello ha appena incontrato Matteo Renzi. Ha parlato del Panificio militare ed è soddisfatto, perché il sindaco gli ha annunciato come imminente il via libera alla ristrutturazione dell'immobile, che è di proprietà di una società del gruppo. Chiama un suo socio, Lorenzo Nencini, e racconta. Fusi: «... e quindi praticamente a me ha dato tutte le linee guida, praticamente ha già dato mandato all'avvocatura del Comune di procedere in questo senso, avanti su quello che è la proposta di demolizione di tutto». Ancora: «ricostruzione della stessa superficie, come metri quadri, con la possibilità di trovare praticamente il modo di fare un asilo sui 300 mq, praticamente con la possibilità di avere poi, come si dice, il...». Nencini: «l'equivalente dei metri quadri in più che gli si dà a loro...». Fusi: «Sì, lui questa cosa ha detto: "guardate il progetto, io vorrei che la superficie non si toccasse". E poi dice: "voglio dei parcheggi", quindi va fatto due piani sotto terra. Ecco, questo è il discorso». Più avanti Nencini chiede: «Con quale progetto in mano ha dato l'ok di portarlo avanti? Con quello che era fatto da quello spagnolo?» (sarebbe il celebre architetto Moneo, Ndr). Fusi: «No no, assolutamente, lo spagnolo prevede un monte di metri in più. Viene demolito e ricostruito tutto con il progetto che noi abbiamo già fatto, che ha fatto praticamente lo "Studio Arx" di Firenze, che poi sarebbe lo studio che abbiamo in via Alfieri, quello sotto lì, sarebbe il fratello di Di Nardo e quegli altri architetti...». Nencini: «Sì, sì, ma era un progetto che te eri contento?». Fusi: «Sì, sì, sì, sì, non è mica casa mia o tua, io quando ci fanno gli appartamenti normali con tutto normale, Lorenzo, a noi ci va bene. Poi sai, sui progetti è sempre molto soggettivo. Se tu mi chiedi il parere del progetto, ti dico "fa schifo". Cioè, se tu mi dici quello dello spagnolo è uguale... Però questi sono appartamenti, tanto noi si vende il progetto, quindi io sono tranquillo, a me l´importante è che si possa demolire per fare appartamenti veri e non dei bugigattoli».
Fusi parla anche con il padre di Lorenzo, Leonardo Nencini. Fusi: «E' stata una grandissima riunione ma, sai, era anche un Fusi in forma, perché gliene ho dette di tutti i colori, sicché (ride) gli ho detto: «"Guarda mi sono rotto i coglioni io, capito?" Ma non c'è stato, devo dire la verità, nessun momento di rottura perché praticamente mi ha dato ragione a 360 gradi».
Una settimana dopo, il 28 ottobre, l'entusiasmo di Fusi lascia il posto alla rabbia. L'imprenditore scopre che ci sono novità che non gli piacciono, e chiama Bruno Cavini, uno degli uomini di fiducia di Renzi. Colpa dell'esplosione dello scandalo Quadra. Il giorno precedente ci sono stati degli arresti. L'inchiesta investe in pieno l'edilizia delle classi 6, della demolizione di vecchie fabbriche o magazzini con costruzione di edifici assai più voluminosi. I cortili si riempiono, i cittadini sono furiosi. E proprio sull'ex panificio militare l'opposizione è durissima.
Fusi: «Stamattina mi chiama l'avvocato, va bene? E mi dice: "tutto a posto, s'è già fatto tutti gli atti, come devono essere fatti e tutto", dice che dal Comune lo chiamano stamani e gli dicono: "siccome ci sono articoli sui giornali su questa cosa, bisognerebbe rimandare di un mese e mezzo, però nel frattempo andrebbe rimandato il Consiglio di Stato". Ma è una follia pura, tutto impossibile, perché noi non si può né rimandare nulla né si può aspettare, cioè, è una follia, che ci s'entra noi con gli articoli di questi giorni delle cose che hanno fatto gli altri, noi non si sta mica chiedendo nulla di cui si deve avere problemi, capito?». Cavini: «Io non ti so assolutamente dire nulla di questo».