La Polizia della Casta



"PASSAPAROLA" del 29 marzo 2010, di Marco Travaglio

LA POLIZIA DELLA CASTA

Tratto dal sito   www.beppegrillo.it






TAV a Firenze, appello all'Unesco

 
Comitato contro il Sottoattraversamento AV di Firenze
notavfirenze@gmail.com
http://notavfirenze.blogspot.com/
 

COMUNICATO STAMPA   -   Firenze, 26 marzo 2010

 
I cittadini riunitisi nel Comitato contro il Sottoattraversamento AV di Firenze sono molto preoccupati dai lavori dei tunnel e della stazione sotterranea in zona Macelli, ritengono che ci saranno rischi sia per gli edifici in prossimità del tunnel in fase di scavo, sia a distanze maggiori e non prevedibili per via dell'effetto diga sulla falda sotterranea. Sui terreni interessati sorge una città con molti monumenti che fanno parte del patrimonio mondiale dell'UNESCO, il più evidente è la "Fortezza da Basso" progettata da Sangallo.
Per questo il Comitato ha scritto una lettera alla prestigiosa istituzione per chiedere che intervenga valutando tutti i rischi insiti nella realizzazione dei tunnel sotterranei e del "camerone" della stazione.
Sotto il testo della lettera.

ALL'ATTENZIONE DELL'UNESCO:

GRAVI RISCHI PER IL CENTRO STORICO DI FIRENZE, PATRIMONIO DELL'UMANITA' PROTETTO DALL'UNESCO DAL 1982 - http://whc.unesco.org/en/list/174

In Italia si sta costruendo un sistema ferroviario di linee ad alta velocità.
Per permettere il passaggio dei treni Alta Velocità nel nodo ferroviario di Firenze, è prevista la costruzione di un tunnel a doppia canna di circa 7 km e di una nuova stazione sotterranea
, progettata dall'architetto Foster. Come mostra la cartina allegata al presente mail, questo doppio tunnel passerà sotto la Fortezza da Basso e lambirà per circa 800 m il perimetro del centro storico, dichiarato dal 1982 patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO.

I lavori di scavo veri e propri non sono ancora cominciati, anche se l'appalto è già stato assegnato e sono aperti i cantieri preparatori in varie zone della città. Il gruppo di cittadini che rappresentiamo si oppone da tempo a questa opera perché è impattante e pericolosa, terribilmente costosa e sostanzialmente inutile dal punto di vista trasportistico
, come spieghiamo qui sotto:

1) Il progetto è altamente impattante, anche a causa della forte disomogeneità del suolo fiorentino, soprattutto per
gli effetti diretti dovuti alla costruzione del doppio tunnel, in termini di vibrazioni e pericoli di crollo e cedimento; questi rischi si estendono fino ad alcune centinaia di metri dal percorso di scavo, e quindi coinvolgono direttamente la Fortezza da Basso e una rilevante area del centro storico l'effetto diga provocato dal fatto che il tunnel e la stazione sotterranea (un' enorme camera di 454m x 52m, con i binari a 25m di profondità) intercettano perpendicolarmente lo scorrimento della falda acquifera sotterranea che scende dalle colline verso il fiume Arno. Ciò provocherà un certo innalzamento della falda a monte del tunnel e un conseguente abbassamento a valle: tutto il centro storico si trova a valle di questa nuova linea ferroviaria per cui abbiamo ragione di temere dei conseguenti possibili sprofondamenti dei terreni (abitati).
2) I lavori dureranno molti anni (almeno 8), e molto probabilmente piu' di quanto preventivato proprio a causa dei possibili danni in corso d'opera. Durante tutto il periodo dei lavori cittadini, bambini e turisti subiranno l'inquinamento provocato da rumore e polveri emessi dai lavori di scavo e dai camion che trasporteranno via i materiali di risulta.

3) Il progetto è terribilmente costoso e sostanzialmente inutile dal punto di vista trasportistico. Mentre l'appalto è stato vinto nel 2007 con un importo di circa 700 milioni, nel sito RFI è riportato che il costo complessivo sarà di 1,5 miliardi di euro (circa) e nei giornali locali si parla già di 1,7 miliardi. I costi lieviteranno ulteriormente per le mitigazioni ambientali e i problemi che insorgeranno durante i lavori.
Uno studio della facoltà di Architettura dell'Università di Firenze, in particolare elaborato dal LAPEI (Laboratorio di Progettazione Ecologica degli Insediamenti), ha messo in evidenza tutta la superficialità della progettazione avvenuta fino ad oggi, concludendo "con la proposta di abbandono del presente progetto di sottoattraversamento per elaborare immediatamente una proposta radicalmente diversa e meno impattante, da ricercare tramite soluzioni progettuali che prevedano l'attraversamento in superficie della città di Firenze". Tale progetto alternativo include anche una nuova soluzione progettuale per la stazione centrale e per un sistema di rete ferroviaria metropolitana, tramite l'aggiunta in superficie di due binari affiancati a quelli dell'attuale linea ferroviaria. Questo progetto ha un costo di circa 300 milioni di €, non ha sostanziali impatti ambientali ed è molto più veloce e semplice a realizzarsi, richiedendo solo tre anni di lavori.

Nonostante tutti rischi che abbiamo accennato, le istituzioni politiche locali, regionali e nazionali tuttora continuano a sostenere e portare avanti ostinatamente la realizzazione del sottoattraversamento e della stazione sotterranea. Ad esempio, il sindaco Matteo Renzi, durante il consiglio comunale del 19/10/2009, ha dichiarato che il passaggio in superficie dell'Alta Velocita' si può fare tecnicamente, ma non è stato scelto per motivi politici. Abbiamo letto dai quotidiani di alcune "pressioni" politiche sugli organi tecnici di vigilanza: dato che gli interessi economici in gioco sono molto rilevanti e tutti i partiti politici sono coesi nel non voler prendere in considerazione soluzioni alternative, vi invitiamo ad acquisire informazioni in maniera indipendente dai rappresentanti locali.

Vi chiediamo quindi di intervenire per proteggere questo patrimonio dell'Umanità.
 
 

Val di Susa, trivelle ed elezioni

 
Valsusa NO-TAV
valsusanotav@pattomutuosoccorso.org

 
Presidio NO TAV "La trippa"  -  S. Antonino di Susa,  24 marzo 2010
 
 
Era il 22 febbraio scorso, il prefetto Padoin, dichiarò: "Nessuna sospensione dei sondaggi propedeutici alla Torino-Lione in campagna elettorale". Il prefetto ci informava che fin dall'inizio era già stata prevista la contemporaneità delle operazioni di sondaggio con le elezioni regionali e l'Ostensione della Sindone (in programma dal 10 aprile al 23 maggio) (Fonte Adnkronos). La politica applaude la determinazione del prefetto in modo come sempre bipartisan. E invece da due settimane né militi né trivelle si fanno vedere, dimostrando una volta di più la loro debolezza e l'estrema difficoltà a continuare questa campagna sondaggi farsa.
 
Noi, invece, fermi non rimaniamo.
Sabato 20 marzo a Torino siamo scesi in 5 mila dalla Valle, una manifestazione che ha invaso il centro della città, un corteo bello e colorato per ribadire no al Tav, no alla mafia e no alla censura.
 
Lunedì invece la Bresso ha tentato il colpo mediatico: di nascosto, depistando (come d'altronde arrivano le trivelle), ha tentato di venire a far capolino in Valle. Ma qui niente sfugge e a nascondino vinciamo noi. Così, improvvisamente sono comparse le bandiere NO TAV ad Avigliana davanti la sala consigliare. Sala naturalmente blindata, ma quando è finto l'incontro tra la Bresso e 20 suoi amici (VENTI!) ha dovuto incontrare le parecchie decine di persone che l'attendevano fuori. Immediate le domande rivolte ed evasive e al limite dell'ignoranza (nel senso che ignora) le risposte della madama, il tutto condito da una buona dose di saccenza e presunta superiorità.
Ma una energica nonnina sua ex elettrice le fa perdere la pazienza: "Sono pentita, io l'ho votata" le dice "Ho 80 anni e muoio, muoio con l'angoscia nel cuore perché mi distruggete la Valle. Io non lo faccio per me che devo morire, lo faccio per i miei nipoti che devono poter continuare a camminare nei prati e salire sugli alberi". Ecco l'abisso tra la plastica facciata della Bresso e le faccia di una donna vera, che fieramente e ostinatamente vuole difendere la sua vita trascorsa e la vita futura. Due mondi antitetici. Uno vero e uno falso.
Come i video messi in rete: uno vero e uno falso. Quello diffuso dal PD, solo con l'audio senza vedere la Bresso, seguito da proclami di minacce a chi diffondesse altri video "falsi" e quello diffuso da noi dove la Bresso si vede e si sente bene. Il tutto è scaricabile su www.spintadalbass.org  e  www.notav.eu.  E presto ne metteremo in rete ancora un altro.
 
Oggi invece è toccato a Cota. Lui ha avvertito. Sarebbe venuto al mercato di Condove. E subito all'entrata del paese un enorme striscione per accoglierlo. "Cota, la Valle non ti vota". Poi in tarda mattinata eccolo arrivare con il codazzo di macchinoni blu. La gente al mercato subito gli si fa incontro, come per la Bresso, due mondi opposti si incontrano e si scontrano. Macchine blu, vestiti gessati, potere ostentato e dall'altra il popolo del mercato, quello vero come la signora che ha fatto perdere le staffe alla Bresso.
Nessuno vuole stringerli la mano: solo domande sul Tav. Non sa che dire ed elude risposte con vuoti slogan. E i fischi arrivano immediati. Tanto che presto si rifugia all'interno del comune. Quando esce però la gente è ancora lì: chi lo contesta, chi lo fischia, chi lo incalza con domande. Dura poco la sua passeggiata, le auto blu (a cui sono stati attaccati un po' di adesivi NO TAV) sono pronte a sgommare e toglierlo dall'imbarazzante situazione. Cota e Lega: quelli che dicono:"Padroni a casa nostra" e "Roma ladrona" e il sole delle Alpi come simbolo. Quelli che poi mandano le migliaia di guardie da Roma in una vallata alpina che cerca di difendersi, quelli che si spartiscono assieme a tutti gli altri le torte delle grandi opere, quelli che vogliono forare e distruggere le Alpi.
Vergogna!
Cota, la Valle non ti vota!


Mafia, trattative e ricatti continuano


UN OMICIDIO E UN ATTO TERRORISTICO: LA MAFIA STA TRATTANDO ?
L'assassinio di Fragalà, il Lambro e l'ipotesi di una strategia
di Nando Dalla Chiesa

IL FATTO QUOTIDIANO   -   25 marzo 2010   pag. 4

Certi silenzi parlano più delle parole. E parlano, ai miei occhi almeno, gli inquietanti silenzi su due gravissimi fatti recenti: l'assassinio, a Palermo, dell'avvocato Enzo Fragalà; l'inquinamento doloso, in Lombardia, del fiume Lambro. In apparenza due fatti del tutto lontani e incomunicabili. Ma che potrebbero anche non esserlo. Sicuramente si tratta di due fatti anomali accaduti in contemporanea. Nel primo caso è stato ammazzato davanti al suo studio un avvocato che si è storicamente distinto per avere tutelato in sede legale i boss mafiosi. Che è stato tra i loro difensori più in vista nel maxiprocesso degli anni Ottanta. E che è poi stato eletto in Parlamento, dove è rimasto per numerose legislature.   Nel suo caso l'anomalia balza subito agli occhi. Ucciso una sera davanti al portone del suo studio da un energumeno isolato e munito, così ci è stato raccontato, di casco e di bastone. Ma da quando a Palermo si uccide con un bastone? Forse la città non si è distinta nella sua storia per la facilità con cui i conti vi vengono regolati con le armi da fuoco, si tratti di fatti pubblici o (anche) di fatti privati?
O davvero si può credere che ci si presenti a uccidere un personaggio famoso da soli e armati solo di un randello, con il rischio, fra l'altro, che la vittima designata riesca a scappare, a premere un tasto o che passi qualcuno d'improvviso? E soprattutto: ma quale individuo isolato ucciderebbe a Palermo un legale dei clan? Si è fatta l'ipotesi   di un pazzo omicida. Certo. Solo che l'avvocato Fragalà era stato indicato come uno dei possibili bersagli di Cosa Nostra ai tempi del celebre striscione esposto allo stadio della Favorita, quello in cui Berlusconi veniva invitato a ricordarsi della Sicilia riferendosi al 41-bis, ossia al carcere duro, vera ossessione dei clan. Solo che il tema del carcere duro continua a tornare come un martello anche nelle sedi processuali. Solo che le promesse non mantenute e il preteso scarso impegno degli avvocati in Parlamento sono stati oggetto di ripetute e pubbliche lamentele nonché di allusive minacce da parte dei boss, di cui si trova conferma anche in qualche narrazione dei collaboratori di giustizia. Se poi Fragalà davvero stava assistendo alcuni imprenditori in via di dissociazione da Cosa Nostra, questo non ha potuto che esporlo ancora di più. Un messaggio di sangue, dunque. Il più volte temuto messaggio a una classe forense ritenuta contigua o più organica alla difesa dei boss in sede giudiziaria. Questo potrebbe essere l'assassinio di Fragalà. E questa consapevolezza intuitiva è sembrata affiorare nelle dichiarazioni e soprattutto nelle mezze frasi corse qualche giorno dopo, durante l'assemblea dei legali al Palazzo di Giustizia palermitano. Come se si fosse ricevuto il segno di un'impazienza giunta all'ultimo stadio, e che la decisione di mandare all'asta i beni confiscati alla mafia non è bastata a sedare. E che, evidentemente, non bastano a sedare le generosissime falle amministrative che vengono ovunque denunciate nella gestione del 41-bis (ultimi, i liberi convegni in carcere tra i boss Graviano e Schiavone). Soprattutto, forse, di fronte ai ripetuti successi di magistrati e forze dell'ordine nella cattura dei latitanti. D'accordo, potrà dire qualcuno: ma che c'entra il Lambro? In effetti. Può darsi nulla. Ma può darsi molto. Il fatto è che a 1500 chilometri di distanza da Palermo, nella Lombardia dove batte il cuore del potere politico a cui i boss   indirizzano da tempo le proprie richieste, è stata provocata una catastrofe ambientale. Non è stato incidente, questo è appurato. Bensì sabotaggio, vero e proprio atto di terrorismo ecologico. I cui danni sarebbero potuti essere immensi e coinvolgere in modo ancor più disastroso il Po e la sua pianura. Sabotaggio professionale, ci è stato detto. Un atto di terrorismo che ha tutta l'aria di essere stato dimostrativo o punitivo o le due cose insieme. Indirizzato contro qualche interesse locale o contro interessi più ampi? La logica (che non sempre si riflette nei comportamenti umani, questo è vero) suggerisce che l'atto sia stato indirizzato consapevolmente contro la collettività. Un po' come gli atti di terrorismo compiuti contro il patrimonio artistico. L'assassinio di Fragalà e l'attentato al Lambro-Po sono fatti assolutamente anomali. E quindi non facilmente leggibili dall'opinione pubblica. Dunque, in sé, perfettamente funzionali a un eventuale desiderio di irriconoscibilità da parte degli autori. Che è senz'altro in questo momento (vogliamo ipotizzarlo?) il desiderio di Cosa Nostra. La sua presenza sotto traccia sta scritta nel patto che l'ha traghettata nella Seconda Repubblica. E d'altronde essa sa perfettamente che per ottenere gli agognati benefici legislativi e amministrativi non può esibire tracotanza delittuosa. Ha imparato che dopo gli scoppi di aggressività criminale lo Stato è costretto a contrastarla di più, a non concederle più niente. Deve usare modalità mascherate e il meno sanguinarie possibili. Assassinio di Fragalà e attentato terroristico, per le forme in cui sono avvenuti, avrebbero dunque i requisiti ideali per minacciare selettivamente. Non il paese, ma chi può e deve capire. E purtroppo i silenzi clamorosi non aiutano a stare tranquilli. Perché, ad esempio, il ministro Alfano, che – oltre a governare la Giustizia – bene conosce la Sicilia, ha detto e mai più ridetto che stanno tornando i tempi più bui? Perché si levano allarmi e grida continue contro i clandestini e ogni più piccolo attacco alla nostra sicurezza ed è passato invece nel più gelido silenzio governativo un terribile atto di terrorismo? Siamo davanti alla coincidenza (possibile) di due fatti separati o a qualcosa che sa di strategia e di trattativa?


Avvocato con clienti pericolosi
DOPO UN MESE, POCHI GLI INDIZI, UN'UNICA CERTEZZA: NON È STATO UN DELITTO D'IMPETO
di Giuseppe Lo Bianco

IL FATTO QUOTIDIANO   -   25 marzo 2010   pag. 4

Due indiziati scagionati, uno dei quali persino dal Ris, un mucchio di lettere anonime con indicazioni che non hanno portato da nessuna parte, e i confidenti di polizia e carabinieri ritirati a riccio, che sull'omicidio non aprono bocca e non si fanno nemmeno trovare. A un mese dall'aggressione bestiale costata la vita all'avvocato Enzo Fragalà, penalista a cavallo tra professione e politica, deputato per più legislature di Alleanza nazionale, gli investigatori sembrano girare a vuoto mentre in procura cresce e si rafforza l'ipotesi del delitto di mafia eseguito con modalità anomale perché mimetizzate, nonostante le voci circolate in carcere su una presunta dissociazione dei boss dall'omicidio del legale. L'agguato a "Fragalà è legato alla sua professione'', aveva detto "a caldo" il procuratore Francesco Messineo e oggi l'unica certezza è che non è stato un delitto d'impeto, la reazione di un cliente deluso per una difesa andata male. Gli investigatori continuano a scavare nei fascicoli giudiziari dei processi dello studio legale, e una particolare attenzione è dedicata a quelli nei quali il penalista assisteva cinque professionisti che avevano deciso di confessare il proprio ruolo di prestanome di boss mafiosi, fornendo indicazioni per lo sviluppo delle indagini, anche patrimoniali. L'avallo del legale alla rottura dell'omertà, è una delle ipotesi, potrebbe essere interpretato dai mafiosi come una violazione di regole non scritte ma tacitamente   accettate in una città in cui in molti avvertono le ricadute dell'aumento di un clima di violenza e tensione attorno ai temi della giustizia che espone anche gli avvocati al rischio di inaccettabili forme di pressione e violenza. Come quelle subìte nel 2002, quando numerosi boss detenuti nel carcere di Novara inviarono una lettera al segretario del Partito radicale Daniele Capezzone chiedendo dove fossero "gli avvocati delle regioni meridionali che hanno difeso molti degli imputati di mafia, e che ora siedono negli scranni parlamentari, e sono nei posti apicali di molte commissioni preposte a fare queste leggi? Loro erano i primi, quando svolgevano la professione forense, a deprecare più degli altri l'applicazione del 41-bis. Allora svolgevano la professione solo per far cassa". In quell'occasione, il nome di Fragalà fini in un elenco di sette avvocati a rischio redatto dal Sisde che in un'informativa sostenne che "in ambienti di interesse" la lettera dei detenuti di Novara veniva interpretata come indicativa della richiesta agli esterni di pianificare "azioni delittuose". In quell'occasione Fragalà "rifiuto" la scorta, sostenendo che si trattava solo di uno status symbol. Ma oggi i tempi sono cambiati, se un altro penalista deputato, Nino Lo Presti, ex Alleanza nazionale adesso Pdl, ha proposto subito dopo il delitto per gli avvocati di Palermo, l'uso del porto d'armi per difesa personale.


LA MACCHIA NERA CHE HA INVASO IL FIUME

IL FATTO QUOTIDIANO   -   25 marzo 2010   pag. 4

È il 23 febbraio di quest'anno, e una macchia nera vasta almeno 600 mila i metri cubi fuoriesce dai depositi della raffineria Lombarda Petroli e invade il fiume Lambro, tributario del Po. Siamo in Vallassina, in "mezzo" a centri abitati come Asso, Canzo, Ponte Lambro ed Erba. Siamo alle porte di Milano. È qui che scoppia "un disastro ambientale senza precedenti per l'ecosistema del fiume che ne pagherà a lungo le conseguenze" come spiegano i volontari di Legambiente. Un disastro etichettato, dopo poche ore, come anomalo. Tanto che secondo i primi accertamenti della polizia provinciale, non c'è alcun dubbio che la fuoriuscita degli idrocarburi da tre serbatoi sia stata dolosa. Ma è anche certo che l'azienda non ha collaborato opponendo anzi, almeno nelle prime fasi dopo la scoperta del disastro, una certa resistenza all'accertamento dei fatti, cosa che ha ritardato i primi interventi. Sono state, quasi sicuramente, persone che sapevano come operare sui macchinari, che hanno aperto le valvole da cui hanno cominciato a uscire tonnellate di gasolio e oli combustibili.




Mercedes Bresso ad un'anziana signora NO TAV: "Muoia signora, muoia ... "







Tratto dal sito  www.beppegrillo.it





Immagini da un regime




Tratto dal sito  www.ilfattoquotidiano.it



Aggressioni fasciste all'Università di Roma. E la polizia non interviene ...

 
Riceviamo e diffondiamo. Chi ci ha inviato queste notizie chiede espressamente di diffonderle il più possibile.
 
 
 
Collettivo Lavori in Corso
 
 
Roma, 16 marzo 2010
 
 
TOR VERGATA: IERI 7 FERITI GRAVI, OGGI NUOVE PESANTI AGGRESSIONI DA PARTE DI 100 NEOFASCISTI

Tor Vergata: dopo i 7 feriti di ieri, altre pesanti aggressioni squadriste in ateneo durante la seduta del Senato Accademico.
Oggi alle 15.00 si è riunito il Senato Accademico di Tor Vergata, luogo in cui si voleva far esprimere l'Ateneo in merito ai fatti accaduti ieri durante i quali 40 neofascisti di "Casapound" e "Blocco Studentesco" provenienti da tutta Roma e provincia hanno aggredito venti studenti e studentesse che stavano iniziando un volantinaggio a Giurisprudenza per smascherare la prima iniziativa pubblica di questi soggetti, coperta dal prestanome di una onlus ad essi collegata ("Comunità solidarista Popoli").
Ieri sono stati feriti e medicati in diversi pronto soccorso della città cinque studenti, una studentessa e un lavoratore dell'ateneo tutti/e colpiti/e ripetutamente alla testa, con nasi e braccia fratturate, traumi causati da pugni, calci, cinghiate, caschi ed altri oggetti contundenti. La polizia già presente in loco non ha fermato i neofascisti che hanno poi continuato ad effettuare ronde squadriste dentro e fuori Giurisprudenza.
Oggi è successo ancora di peggio, se possibile.
Davanti al Rettorato dal primo pomeriggio erano presenti un centinaio di fascisti armati di spranghe, bastoni, manganelli telescopici, cinghie e caschi che hanno impedito al rappresentate del Collettivo di prendere parte al Senato Accademico e agli altri studenti e studentesse che lo stavano accompagnando di avvicinarsi, aggredendoli sotto gli occhi delle forze dell'ordine che hanno permesso agli squadristi di fare i loro comodi. C'erano oltre ai 40 di "Casapound" e "Blocco Studentesco" altre decine di camerati da loro reclutati per l'occasione.
La polizia era presente sia a Lettere, da dove ci si stava trasferendo a seguito della conferenza stampa da noi indetta, che a Giurisprudenza e ha collaborato attivamente alla riuscita dell'agguato squadrista che ha per altro portato al fermo di 7 ragazzi antifascisti che si trovano presso il commissariato di zona.
Il Rettore e gli altri componenti del Senato Accademico hanno continuato, come se nulla stesse succedendo, ad eccezione di due senatori accademici (RDB e CGIL) che hanno chiesto invano la sospensione della seduta per quanto accadeva all'esterno e per il fatto che ad un senatore è stato impedito fisicamente di esercitare il suo diritto a partecipare alla seduta.
Dopo l'aggressione fascista di ieri, il Rettore è stato inoltre protagonista di un provvedimento disciplinare vergognoso: ha annunciato di voler bloccare le iniziative studentesche fino al mese di maggio. Reputiamo tale misura cautelativa sbagliata e del tutto fuori luogo rispetto ai fatti accaduti.
Sono quasi due anni che denunciamo i tentativi portati avanti tramite minacce, intimidazioni e aggressioni fisiche dai neofascisti di queste organizzazioni alleate con Azione Universitaria e PdL che li hanno sempre coperti e tutelati politicamente per via di comuni accordi elettorali.
Dopo l'ennesima aggressione il Rettore Renato Lauro e l'Amministrazione dovranno assumersi la responsabilità politica e giuridica di quanto avvenuto in Ateneo, per aver permesso una seconda volta, dopo aver visto i corridoi insanguinati, a questi picchiatori di farla da padroni nell'Ateneo di Tor Vergata.
Convochiamo quindi un'assemblea pubblica d'ateneo per giovedì alle ore 13.00 presso la Facoltà di Lettere e, a seguire, nel pomeriggio un'assemblea cittadina sempre a Lettere a Tor Vergata per portare alla luce la verità e la gravità dei fatti che si stanno susseguendo in questi giorni.
Invitiamo studenti, ricercatori, professori e realtà sociali e politiche a partecipare a questi appuntamenti dove sarà illustrato quanto avvenuto e per dare un'immediata risposta a questa pesante situazione.
Invitiamo tutti/e ad esprimere pubblicamente la propria solidarietà nelle forme che ciascuno riterrà più opportuno.
Fascisti, "padrini" istituzionali e forze dell'ordine stanno portando il panico e la violenza a Tor Vergata per questioni politiche ed economiche che vanno contro gli interessi di studenti e collettività.
Nonostante tutto, non ci riusciranno.

GIOVEDI' 18 MARZO – ORE 13.00 – FACOLTA' DI LETTERE E FILOSOFIA – ASSEMBLEA D'ATENEO
SUBITO DOPO, A SEGUIRE, ASSEMBLEA CITTADINA SEMPRE A LETTERE E FILOSOFIA

 

 
 
Collettivo Lavori in Corso
 
 
Roma, 15 marzo 2010
 
 
ALTRO CHE CLIMA TRANQUILLO: ESCALATION DI AGGRESSIONI FASCISTE A TOR VERGATA.OGGI 4 PERSONE GRAVEMENTE FERITE. ALLE 15.00 ASSEMBLEA PRESSO LA FACOLTA' DI LETTERE TOR VERGATA (aula autogestita) PER REAGIRE A QUESTI SOPRUSI.

Forse il clima all'università di Tor Vergata non è tranquillo come affermato da Napolitano. Oggi, presso la Facoltà di Giurisprudenza, durante un volantinaggio autorizzato dallo stesso Rettore in persona per denunciare la presenza di neofascisti riconducibili all'area Casa Pound, ovvero Popoli Identitari ONLUS e l'associazione LAOGAI è avvenuta una violenta aggressione da parte di una cinquantina di fascisti (la maggior parte esterni all'università) incordonati che con minacce verbali e poi fisiche, hanno preso a calci e pugni una ventina di studenti e studentesse della università di Tor Vergata. Bilancio della aggressione : 4 persone refertate al Policlinico Tor Vergata con ferite e traumi alla testa e molti contusi.
Il Rettore, Prof. Lauro, nonostante fosse stato avvertito della presenza di picchiatori fascisti nella sua Università, non ha ritenuto necessario intervenire tempestivamente per bloccare l'iniziativa, trincerandosi dietro posizioni elusive ed attendiste, consentendo che nel suo Ateneo avvenisse, sotto gli occhi di tutti (DIGOS e Sorveglianza compresi), una aggressione di stampo fascista che pochi minuti prima un gruppo di studenti e studentesse gli avevano prospettato.
Denunciamo ancora una volta l'estrema pericolosità e le pratiche violente di questi gruppi fascisti che la complicità delle istituzioni universitarie lascia agire indisturbati e allo stesso tempo, ribadiamo la nostra contrarietà alla logica degli opposti estremismi: non c'è equidistanza fra chi attacca e chi resiste, fra chi si professa democratico, ma poi si rivela essere un picchiatore, e chi intende esprimere liberamente il proprio pensiero nella propria università.


Area fiorentina, processo inquinamento: chiesta condanna per il presidente della Regione, l'ex sindaco di Firenze ed i sindaci di altri cinque Comuni


Il pm al processo sul Pm10
Chiesti 8 mesi per Martini e Domenici

LA REPUBBLICA  Edizione FIRENZE   -   16 marzo 2010   pag. IX

Al processo per l'inquinamento dell'aria da polveri sottili (pm10) e biossido d'azoto - il primo celebrato in Italia - il pubblico ministero di Firenze Giulio Monferini ha chiesto la condanna a otto mesi del presidente della Regione Claudio Martini e dell´ex sindaco di Firenze Leonardo Domenici, accusati di omissione e rifiuto di atti d´ufficio e getto pericoloso di cose.
Per gli stessi reati il pm ha chiesto la condanna a 5 mesi dei sindaci o ex sindaci di Scandicci, Sesto, Calenzano, Campi Bisenzio e Signa, nonché dell'ex assessore regionale all'ambiente Luciano Artusa e dei suoi colleghi di Firenze e degli altri cinque Comuni.
Le accuse riguardano le emissioni di pm 10 e biossido d'azoto fra il 2005 e il 2008 nell'area fiorentina e il mancato conseguimento degli obiettivi di riduzione degli inquinanti imposti dall'Europa, che per tale motivo ha aperto una procedura di infrazione contro l'Italia.
La scienza non ha dubbi sull'incidenza delle concentrazioni delle polveri sottili in atmosfera sulle patologie respiratorie e cardiache. Esiste dunque un profilo di urgenza sanitaria che, ad avviso dell'accusa, non è stato affrontato dalle amministrazioni come sarebbe stato necessario, considerato che circa la metà delle emissioni di polveri dipende dal traffico locale. In questi anni le concentrazioni di polveri non sono diminuite. Il pm ha riconosciuto agli imputati le attenuanti generiche per il costante monitoraggio dellìinquinamento atmosferico e per il varo nel 2008 di un piano di risanamento. «Segnali positivi» ma insufficienti perchè, secondo il pm, quello che è stato fatto per contenere le emissioni (fra cui gli accordi di programma Regione-Comuni, che prevedevano blande limitazioni al traffico) è risultato «inidoneo a contrastare il fenomeno dell'inquinamento, anche sotto il profilo dell'urgenza sanitaria».
(f.s.)


Arbitri venduti

 
"PASSAPAROLA" del 15 marzo 2010, di Marco Travaglio

ARBITRI VENDUTI

Tratto dal sito www.beppegrillo.it


Testo:

Buongiorno a tutti, scrive Vittorio Feltri oggi, anche a lui capita di scrivere delle cose sensate almeno nelle prime righe "Il fatto quotidiano" giornale criticabile e criticato, ma interessante, tant'è vero che con 4 gatti in redazione, riesce a far impazzire il potere e a vendere abbastanza copie per essere autonomo, pubblica alcuni giorni fa una notizia in copertina "la Procura di Trani ha aperto un'inchiesta che riguarda anche Berlusconi, arricchita di intercettazioni telefoniche in cui il Premier ne dice di ogni colore contro Santoro e Floris, programma Annozero antipatizzante del centro-destra" va bene, questa è la sintesi, ci prendiamo volentieri del giornale autonomo che fa impazzire il potere e che vende abbastanza copie, questo è un merito oltre che dei nostri giornalisti, anche di voi lettori e state addirittura aumentando in questi ultimi giorni!

L'inchiesta di Trani su Berlusconi, Minzolini e l'Agcom
La notizia èchiara, c'è un'inchiesta a Trani in cui il Premier è indagato per concussione, sono indagati anche, forse per concussione o per qualche altro reato collegato il direttore del Tg1 Minzolini e il commissario dell'AgCom, l'autorità garante per le comunicazioni Giancarlo Innocenzi, già dirigente della Fininvest, già membro del Governo Berlusconi come sottosegretario alle stesse comunicazioni.
Questa è la notizia, l'inchiesta è partita da tutt'altra cosa, non è una stranezza che un'inchiesta che parte su un fronte impatti poi su un altro fronte, capita spessissimo, non so, mettete che uno… va beh, diciamo da cosa parte l'inchiesta e poi vediamo cosa capita spessissimo, l'inchiesta parte da un traffico di carte di credito, carte di credito sulle quali venivano applicati dei tassi usurari, questa è l'ipotesi di accusa, ci sono dei tentativi di depotenziare le conseguenze mediatiche di questa inchiesta, c'è qualcuno che dice di essere in grado di bloccare di servizi al Tg1, poi in realtà un servizio il Tg1 seppure di notte lo manda in onda, vedremo quando avremo il quadro completo di questa inchiesta come si arriva a Minzolini, direttore del Tg1, sta di fatto che evidentemente Minzolini o è sospettato di avere commesso un reato, oppure è sospettato di essere informato di reati e badate, si può essere intercettati in Italia quando si è indagati, ma paradossalmente anche, non paradossalmente, ma in misura minore, però è possibile, anche quando non si è indagati, pensate soltanto ai familiari di un bambino sequestrato, vengono immediatamente intercettata tutta la cerchia dei familiari e degli amici perché uno di essi riceverà la telefonata con la richiesta di riscatto e quindi c'è la possibilità che qualcuno di loro intercettandolo, porti sulle tracce dei sequestratori, quindi non c'è niente di strano che per scoprire gli autori di un reato o per scoprire i contorni di un reato che si sta commettendo, si mettano sotto intercettazione dei telefoni di persone sospettate di commettere quel reato o anche di persone che non sono sospettate di commettere reato, ma che per ragioni, le più diverse, potrebbero ricevere delle comunicazioni inerenti quel reato.
Sta di fatto che finiscono sotto intercettazione, non sappiamo se sul suo telefono o indirettamente sul telefono di un altro con cui lui parlava, Minzolini mentre invece sappiamo che è sicuramente intercettato il telefono di Giancarlo Innocenzi che è uno dei membri dell'AgCom, l'agenzia per le comunicazioni, è il garante che deve tutelare da un lato la regolarità del mercato delle comunicazioni e dall'altra parte valori costituzionali importantissimi riguardanti la libertà di informazione che è un bene primario per la nostra democrazia.
Chi sono i componenti di questa autorità garante per le comunicazioni? C'è il Presidente che è Corrado Calabro che è un ex Presidente del Tar del Lazio, è stato nominato da Berlusconi, ha passato una vita nei Ministeri a fare arbitrati è un giudice amministrativo, si ritiene un poeta, tant'è che ha pubblicato libri di poesia anche per la Casa Editrice Mondadori, è stato coautore di un film, Il Mercante di Pietre del regista Renzo Martinelli, quello che ha svuotato le sale cinematografiche con il Barbarossa, il famoso film dove Raz Degan è protagonista e dove si intravedeva addirittura Bossi che, come sapete, si crede la reincarnazione di Alberto da Giussano, questo Calabrò deve vigilare sulla televisione, par condicio e sui conflitti di interessi, quindi una cosetta importante, l'autorità per le comunicazioni, il problema è che è tutta da nomina politica, attenzione, formalmente le autorità di garanzia dovrebbero essere formate tutte da personalità di altissimo prestigio e soprattutto di provata imparzialità e indipendenza.
Il responsabile della loro nomina è il Capo dello Stato, a indicare al Capo dello Stato i nomi dei membri dell'AgCom, sono purtroppo come spesso anzi sempre avviene in Italia, i partiti, che si sono lottizzati anche questa autorità come tutte le altre e infatti Calabrò è stato nominato da Berlusconi, quando era Presidente della Repubblica Ciampi, quindi Napolitano è il responsabile sotto l'egida di Napolitano agiscono le autorità di garanzia, anche se quelle attuali sono state nominate dal suo predecessore Ciampi.
C'è Giancarlo Innocenzi, il dirigente Fininvest, ex sottosegretario di Forza Italia, lo stesso che era già stato beccato al telefono con il Direttore di RAI Fiction Agostino Saccà a trafficare con scritture in fiction per sistemare mogli di parlamentari del centro-sinistra, che secondo lui dovevano passare con il centro-destra e aiutare quello che lui chiama il grande capo, Berlusconi, il suo padrone a far cadere il governo Prodi.
Poi c'è Enzo Savarese che è stato indicato da Alleanza Nazionale, poi c'è Stefano Mannoni che è un giurista, un professore universitario che collabora con Il Foglio di Giuliano Ferrara e è stato indicato dalla Lega, poi c'è Gianluigi Magri che è stato indicato dall'Udc, un ex sottosegretario, poi c'è Michele Lauria che è un ex Senatore della Margherita, poi ci sono due intenditori del ramo comunicazioni area centro-sinistra Nicola D'Angelo che ha collaborato con i Ministri Maccanico e Fassino e poi Sebastiano Sortino che è l'ex direttore della Federazione nazionale degli editori di giornali e poi c'è uno dell'Udeur, un certo Roberto Napoli, l'Udeur non c'è più, ma sopravvive nell'AgCom un mastelliano, Roberto Napoli, questi sono i 7 membri dell'Ag Com.
Uno di questi viene intercettato, perché? Perché si scopre che non solo è in contatto con Minzolini e questo è l'anello che lo porta dentro a queste intercettazioni, ma è anche in contatto con una pluralità di soggetti che non dovrebbero avere con lui alcun tipo di rapporto, perché? Perché lui è uno dei controllori di questi soggetti, come membro dell'AgCom lui è un controllore nei confronti della RAI, è un controllore nei confronti di Mediaset anche e di tutte le televisioni, è un controllore nei confronti della vigilanza RAI che ha compiti diversi rispetto a quelli dell'agenzia per le comunicazioni, invece lui ha rapporti di dimestichezza, si sente per concordare strategie con tutti questi soggetti che dovrebbero essere autonomi perché gli uni dovrebbero controllare gli altri.
Sente Berlusconi, il grande capo, lo chiama il padrone a volte, da quello che abbiamo letto su Il Fatto Quotidiano grazie a questo grande scoop fatto da Antonio Massari su Il Fatto, sente Berlusconi che è il padrone di Mediaset e che quindi è da un lato lui lo dovrebbe controllare, dall'altro è il capo e quindi è Berlusconi che controlla lui.
Addirittura parla con membri della Commissione di vigilanza, quelli del centro-destra, quelli che chiama i nostri, parla con un consigliere di amministrazione della RAI di centro-destra, Gorla, che è anche lui un ex dirigente del gruppo Fininvest, poi passato con Forza Italia, poi diventato alto dirigente della RAI e adesso membro del Consiglio di Amministrazione della RAI; pare che parli addirittura con un magistrato del Consiglio Superiore della Magistratura, Cosimo Ferri, già beccato nelle intercettazioni dello scandalo di Calciopoli, che è niente meno che il Presidente della Commissione incarichi direttivi del Consiglio Superiore della Magistratura, la Commissione che destina Tizio oppure Caio a fare il Procuratore Capo, il Presidente del Tribunale, il Presidente della Corte d'Appello, il Procuratore nazionale antimafia, i dirigenti degli uffici giudiziari, che secondo quello che viene fuori dalle cronache di Antonio Massari, che raccontano alcune di queste telefonate, noi non abbiamo pubblicato le telefonate, abbiamo delle informazioni su queste telefonate e quindi facciamo il nostro lavoro di giornalisti, le raccontiamo, se poi verranno depositate e quindi cesserà il segreto, cercheremo ovviamente di procurarcele e di pubblicarle, perché non c'è niente di meglio che il testo delle telefonate, ma il contenuto l'abbiamo raccontato, l'ha raccontato Antonio Massari anche insieme a Marco Lillo e da queste telefonate emerge che questo membro del Consiglio Superiore della Magistratura, faceva anche da consulente giuridico a questo Innocenzi e a tutto il mondo Forza Italia – Mediaset non si riesce neanche a distinguere, è la stessa cosa, che si muoveva in questi vari soggetti, Consiglio di Amministrazione RAI, Consigli parlamentare di vigilanza, AgCom, direttore generale della RAI Mauro Masi in costante contatto con Innocenzi, per fare cosa? Per trovare dei pretesti più o meno legali, più o meno giuridici, per chiudere Annozero e per impedire che altre trasmissioni come Serena Dandini "Parla con me" invitassero persone che Berlusconi non gradisce, si parla di Ezio Mauro e di Eugenio Scalfari, oppure per dare una lezione anche a programmi che il centro-destra non controlla, come Ballarò, perché lo controlla il centro-sinistra.

"Chiudete tutto"
Queste sono le 3 trasmissioni a cui si fa riferimento, c'è un passaggio che riguarda Parla con Me, è un passaggio che riguarda Ballarò, c'è invece proprio una guerra quotidiana a Annozero, quindi il problema N. 1 è Annozero e queste intercettazioni vengono fatte tra il novembre e il dicembre, a quello che abbiamo pubblicato almeno del 2009, cioè quando Annozero riparte dopo i tentativi di sabotaggio fatti a settembre, vi ricordate il contratto mio, i contratti con la redazione, tentativi di rinviarne la partenza, pretesti di ogni genere, una volta partito poi Annozero ovviamente si occupa del caso della D'Addario, poi del caso Spatuzza, Ciancimino, Cosentino, il processo breve… questi sono i temi che preoccupano maggiormente questi signori e è un formicaio che si mette in attività, Tizio telefona a Caio per cercare, l'obiettivo finale è chiudere la trasmissione, obiettivo contingente, impedire almeno che vengano trattati temi, come quelli che vi ho detto e mi ero dimenticato il caso Mills, perché a un certo punto Santoro mandò una docufiction, me la ricordo perché ero la voce narrante che ripercorreva le vicende storiche, non le vicende giudiziarie che erano ancora per aria e sono ancora in parte per aria per Berlusconi, i fatti avvenuti nel caso Mills, e quindi questi erano terrorizzati e volevano, come linea strategica cercare un pretesto per chiudere la trasmissione, in via provvisoria impedire almeno che si occupassero una volta di Cosentino, una volta di Mills e una volta di Spatuzza, il problema qual è? E' che non riescono a trovare l'appiglio, perché? Perché Annozero è una trasmissione pluralista, è una trasmissione dove c'è il contraddittorio, dove abbondano le voci del centro-destra, anzi le voci proprio di Berlusconi, una volta c'è Ghedini e Belpietro, un altra volta c'è Sallusti e Gasparri, un'altra volta c'è... avete visto, ogni settimana ci sono 2, 3 esponenti del centro-destra con particolare riferimento all'area Berlusconi o alla persona Berlusconi, quindi è difficile dire che non c'è il contraddittorio, infatti qui non si contesta il contraddittorio, qui si contesta il fatto che si possa parlare di processi in corso, pensate in un paese dove hanno fatto 96 puntate sul delitto di Cogne di Porta a Porta, ma anche di Matrix e 45 sul caso di Perugia, poi il delitto di Erba, poi il caso di presunta pedofilia a Rignano Flaminio etc., all'improvviso non si può parlare di processi in corso, è chiaro che non si possono fare i processi in televisione, cosa che peraltro Vespa ha fatto più volte, ma invece ricostruire le vicende che sono di attualità, quelle certo che si possono fare e si possono fare prima della Cassazione, altrimenti non si potrebbe parlare mai di niente per 10 anni!
A questo si appigliano perché? Perché non riescono a dimostrare, visto che è falso, che non c'è il contraddittorio nella trasmissione di Santoro, quindi è un concerto, un concertare tra soggetti che non dovrebbero mai parlarsi perché sono i controllati e i controllori gli uni degli altri, una strategia per violare la costituzione repubblicana, art. 21, libertà di espressione e diritto dei cittadini all'informazione. Da queste intercettazioni viene fuori anche, da quello che se ne è saputo, ne so esattamente come voi in quanto non me ne sto occupando io, se ne sta occupando Antonio Massari, quindi ogni giorno leggo quello che esce su Il Fatto che comunque è il giornale che su questi fatti ha anticipato gli altri e poi ancora è il più informato, emergono alcuni dati che mi sembrano già interessanti dal punto di vista politico e mediatico, per sfatare alcune leggende metropolitane.
Intanto Berlusconi e i suoi sono furibondi perché ogni tanto Annozero invita Di Pietro e dicono: basta con questo Di Pietro, non lo si può più vedere, che sembra sia lui l'interlocutore... perché? Perché evidentemente hanno scoperto che Di Pietro buca il video, è efficace con quella sua comunicazione un po' scombiccherata, ma comunque evidentemente ritengono che sia efficace e quindi non lo vogliono più vedere, sapete che Mentana è stato cacciato da Matrix perché aveva invitato Di Pietro, recentemente Maurizio Costanzo ha detto che le lamentele di Berlusconi per il Costanzo Show riguardavano quando invitava Di Pietro, allo stesso modo per Annozero sono ossessionati dalla presenza in alcune puntate di Di Pietro.
E questo perché è interessante? Perché in questi anni è sempre stato detto che Di Pietro, è stato detto naturalmente da chi aveva tutto l'interesse a farlo credere, è il migliore alleato di Berlusconi, perché? Perché lo demonizza, perché parla dei suoi processi, perché parla di regime, di censura mediatica, perché organizza o partecipa a manifestazioni di piazza e questo naturalmente è un grosso assist a Berlusconi perché lui ama essere demonizzato, che si parli dei suoi processi, che si parli delle censure televisive, mentre invece soffre molto quando per esempio il PD non parla di regime, non organizza manifestazioni, non gli fa l'opposizione, non parla mai dei suoi processi etc..
Strano che Berlusconi sia così sprovveduto da non sapere che Di Pietro è il suo migliore alleato e quindi non telefoni mai a nessuno per dire: invitatelo di più perché è il mio migliore alleato, lo voglio vedere a reti unificate 24 ore su 24, le volte in cui viene invitato telefona per lamentarsi e i suoi si lamentano perché viene invitato.
Bisogna avvertire Berlusconi che sta sbagliando strategia di comunicazione, lui che è il pubblicitario, il comunicatore per eccellenza, non capisce che deve mandare Di Pietro a reti unificate, bisogna avvertirlo, perché qui si dimostra che invece lui pensa che sia il suo oppositore più ostico Di Pietro, lo dice lui e lo dicono i suoi.
Un'altra leggenda metropolitana è che Santoro sia un altro alleato e chi collabora con lui, me compreso, siamo i principali alleati di Berlusconi, quante volte abbiamo sentito dire dagli stessi berlusconiani in pubblico e dai giornali riformisti e da esponenti insigni del Partito Democratico e anche in parte della sinistra radicale, Santoro è il migliore alleato di Berlusconi, lo demonizza, l'altro fa la vittima e guadagna voti, strano, Berlusconi non è della stessa idea, tant'è che tra tutti i programmi, per esempio Vespa una spina nel fianco per Berlusconi, Matrix, soprattutto da quando c'è Vinci, sono tutte spine nel fianco, Paragone, Monica Setta sono tutti veramente tremendi questi programmi che non demonizzando Berlusconi, invece lo danneggiano, Berlusconi non voglia chiudere quelli, voglia chiudere Annozero e parla con me quando dà la parola a Ezio Mauro e Scalari nel momento in cui stanno facendo la campagna delle 10 domande sul caso D'Addario, ancora una volta stanno parlando di una vicenda giudiziaria che imbarazza moltissimo Berlusconi.
Quindi Berlusconi, mi fiderei di lui, visto che in questi 15 anni non ha mai sbagliato una mossa dal punto di vista mediatico, perché è il suo mestiere, è il pubblicitario, da lì bisognerebbe prendere un pò di esempio da lui, Berlusconi ritiene che il suo principale ostacolo dal punto di vista mediatico sia Annozero, che parla nelle puntate in cui parla delle sue vicende giudiziarie, Mills, Spatuzza, Ciancimino, caso D'Addario e in parte Cosentino, ci sono pressioni per non fare la puntata dedicata a Cosentino e per non fare la puntata dedicata al caso Dell'Utri, tutte vicende giudiziarie e questo sfata la terza leggenda metropolitana, che Berlusconi quando lo processano lui ne guadagna voti, perché? Perché l'arma giudiziaria contro Berlusconi è un'arma spuntata, anzi i processi a Berlusconi portano voti a Berlusconi, più ci sono processi a Berlusconi, più Berlusconi guadagna voti, quando spariranno i processi, Berlusconi sarà finito perché non potrà più fare la vittima delle toghe rosse, questa è un'altra cosa che ci siamo sentiti ripetere per decenni, almeno uno e mezzo, Berlusconi è preoccupato, proprio che si parli dei suoi processi, che strano, non ha ancora capito che parlare dei suoi processi significa fare il suo gioco, non ha ancora capito che le sue vere spine nel fianco sono quelli che non parlano mai delle sue accuse, delle accuse a suo carico di corruzione, di rapporti con la mafia, rapporti con prostitute etc., non l'ha capito, è un po' tardo, mentre invece questi geni della comunicazione del PD che non hanno mai voluto parlare di queste cose negli ultimi 15 anni, loro sì che hanno capito tutto, infatti non hanno mai vinto un'elezione.
L'ultima leggenda metropolitana che viene sfatata è che la televisione non sposta voti, se la televisione non sposta voti, vi assicuro che Berlusconi non avrebbe televisioni! Non le avrebbe prese visto che all'epoca gli servivano per supportare i politici che poi lo aiutavano nelle sue attività economiche, ma soprattutto una volta entrato in politica, se si fosse reso conto che le televisioni non gli portano voti, anzi glieli fanno perdere a causa del conflitto di interessi, se ne sarebbe liberato, le avrebbe vendute le sue televisioni, perché non le ha mai vendute, anche a costo di sentirsi rinfacciare, ormai da pochi sfigati è ovvio, mica dal PD, il conflitto di interessi? Evidentemente perché lui è convinto che le televisioni portino voti e servano, non basta ovviamente un programma come Annozero per modificare di milioni di voti l'esito elettorale, anche perché manca il centro-sinistra, quindi stiamo parlando di una partita giocata da uno solo, Annozero serve a fare informazione, a parlare di temi dei quali Berlusconi non vuole che si parli, a tenere viva una fiammella in un black out totale che lui impone e a impedirgli di chiudere i temi scomodi dei quali lui vuole che non si parli o che si parli pochissimo e poi si parli d'altro, se qualche italiano sa qualcosa di cos'è il caso Mills, tra quelli che guardano soltanto la televisione, se qualche italiano sa qualcosa di Spatuzza e di Ciancimino tra quelli che guardano solo la televisione lo deve a Annozero, se qualche italiano sa qualcosa , ha sentito la voce e ha visto la faccia della D'Addario tra quelli che guardano soltanto la televisione italiana, lo deve a Annozero perché l'hanno intervistata in tutto il mondo, tranne che le televisioni italiane, esclusa Sky che soprattutto per i programmi di informazione che pure sono fatti molto bene, viene vista veramente da poca gente.

Annozero è il primo problema
Quindi questo è il problema, Annozero buca l'agenda unica berlusconiana e impone all'attenzione delle persone dei temi che senza Annozero non ci sarebbero, non è un merito di Annozero, è un demerito di tutti gli altri che non fanno quello, perché Annozero non fa altro che fare quello che fanno i giornali liberi se ce ne sono e cioè parlare di tutto ciò che è di attualità a cominciare dalle cose che gli altri non dicono, è un fatto di mercato, non è mica un fatto di bravura!
Per questo spenta anche quella fiammella il problema è risolto, il sogno di Berlusconi è quello che sta succedendo in questi giorni, da un mese Annozero non c'è, da un mese in televisione se uno vuole sapere qualcosa delle liste illegali, del decreto che salva le liste illegali, del caso Di Girolamo, del caso dell'inchiesta di Trani etc., come fa guardando la televisione? Non fa, non c'è niente, ti racconta tutto Minzolini, Mimun sul Tg5, Fede, la televisione lottizzata dai partiti e non c'è nessuna finestra che si apre che non sia controllata da lor signori o da sua emittenza, questo è il suo sogno perché nelle telefonate è divertente perché si infrange anche contro non le resistenze, ma l'impotenza di persone che ritengono che quello che chiede Berlusconi sia troppo anche per loro che sono state messe lì da lui, c'è una patetica telefonata in cui pare che Masi, il direttore generale della RAI dica: ma come faccio io a chiudere una trasmissione prima ancora che vada in onda, presumendo che quella trasmissione violerà delle regole, ma non succede neanche nello Zimbabwe, mi aspettavo tra l'altro un'immediata protesta diplomatica dell'ambasciatore dello Zimbabwe che dicesse agli italiani: ma vergognatevi, noi non facciamo queste cose, queste cose le fate voi! Dite: non succede neanche in Italia, non nello Zimbabwe perché da noi sono superate da anni!
Il fatto che ci sia il direttore generale della RAI, indiscutibilmente messo lì da Berlusconi che dice ai sottopancia di Berlusconi: guardate che non posso fare tutto, ho già fatto molto, ho già cacciato Ruffini da RAI 3, ho già normalizzato i telegiornali, vedi che i telegiornali non sono più come quelli di una volta, pensate che idea aveva di quelli di una volta, come se una volta…dice: adesso stiamo pensando ai giornali radio, ma chiudere una trasmissione prima che faccia qualche irregolarità, questo non lo posso fare neanche io con tutta la buona volontà!
Quello che è interessante è che ci sono, Calabrò AgCom, Masi Direttore generale della RAI, membri del Csm che fanno da consulenti come questo Mauro Ferri, il Governo nella persona del suo Presidente e anche c'è un'intercettazione dove pare ci sia addirittura Gianni Letta che chiama il Presidente dell'Ag Com, Calabrò o che lo deve chiamare, almeno e quelli della vigilanza tutti insieme a concertare cosa? Un esposto o più esposti per attivare delle procedure che portino una sanzione contro la RAI per Annozero, in modo che la RAI possa rivalersi poi su Santoro, perché come sapete l'AgCom non può sanzionare Santoro, magari sanzionasse direttamente noi, vorrebbe dire che noi ci possiamo difendere, che noi possiamo andare con le nostre carte, invece no, l'Ag Com sanziona l'azienda RAI a causa di un programma, per cui il procedimento è tra l'Ag Com e la RAI, noi siamo fuori, noi non possiamo andarci a difendere, quando la RAI viene sanzionata con una multa, viene a dire a noi: ci hanno dato la multa per causa vostra e io cosa ne so? Cosa ne so di come tu ti sei difeso? Se mi fossi difeso avrei portato le mie carte, ma tu come ti sei difesa RAI di fronte all'AgCom? E come può difendersi la RAI di fronte all'AgCom da una sanzione che è lo stesso direttore generale della RAI che sta cercando di far avere contro la sua azienda per avere il pretesto per fare qualcosa contro Annozero, capite l'abominio di questa vicenda? Voi capite l'incredibile quadro di regime, ma neanche Licio Gelli nei suoi sogni più ottimistici aveva mai sognato un sistema dove chi detiene il potere politico, controlli esattamente tutto, vigilanza, RAI, AgCom, un pezzo del Csm, quando un'azienda invece di difendersi contro una sanzione ha il suo massimo rappresentante che sollecita l'Ag Com a fare sanzioni per poter intervenire contro una sua trasmissione, il programma di approfondimento giornalistico più visto dell'intera televisione italiana pubblica e privata, capite che c'è un corto circuito!
Quando un membro dell'AgCom si mette d'accordo con altri, quelli nominati dal centro-destra, per costringere il suo Presidente, Calabrò a fare una lettera alla RAI per intimidire Annozero e manda al direttore generale della RAI una bozza di risposta affinché il direttore generale della RAI Masi possa fare la domanda, capite che non si capisce più niente, chiedimi qualcosa che così ti rispondo così, che Annozero va chiuso o Annozero va limitato e ti rispondo che Annozero va chiuso e va limitato e l'altro manda la lettera e Calabrò alla fine fa il pesce in barile e non risponde, allora questi si scatenano e dicono: adesso lo sistemiamo noi questo Calabrò, capite che è un quadro di una gravità assoluta, ecco perché i magistrati hanno ipotizzato una concussione, perché si sta cercando di costringere qualcuno a fare qualcosa che è contrario ai suoi doveri d'ufficio con minacce di intimidazione, vedremo poi quali sono quando leggeremo, se li leggeremo e speriamo che prima o poi vengano depositati ufficialmente i testi di queste telefonate e voi vedete invece che sui giornali ci dicono: ma dov'è il reato? Il reato intanto lo decidono i giudici e non lo decidono i giornali, per fortuna, siamo in fase di indagine, vedremo se c'è un reato, secondo me potrebbe esserci, potrebbe anche non esserci, intanto concentriamoci sui fatti, sono gravi, sì, è normale, si è letto: ma che male c'è che Berlusconi chiami il Direttore del Tg1, ma chi se ne frega se Berlusconi chiama il Direttore del Tg1, lo possiamo prevedere che lo chiami, i politici hanno sempre chiamato i direttori dei telegiornali, il problema è cosa gli dice, gli risponde il direttore del Tg1, se il direttore del Tg1 preannuncia o concorda con il Presidente del Consiglio le cose che deve dire, il fatto che eventualmente l'abbia fatto qualcun altro, non lo esime dalla gravita del suo comportamento, ma un giornalista non può concordare le cose che deve scrivere, un conto è se chiamo un politico per dirgli: scusa è vero che hai detto questa cosa, è vero che hai fatto questa cosa, verifico una notizia, un altro conto è se concordo un editoriale, gli editoriali una volta che hai verificato che le cose che stai dicendo siano vere, non le devi concordare con nessuno!

Il cortocircuito di controllori e controllati
Soprattutto il problema è proprio quel corto circuito che fa sì che controllori e controllati siano diventati pappa e ciccia e così nessuno controlla più nessuno, anzi invece del controllo c'è la censura, il tentativo di chiudere in maniera illegale e incostituzionale una trasmissione e di impedirle di parlare degli argomenti di cui parlano tutti i giornali, questi sono i problemi e voi vedete i giornali che hanno preso il buco e lo soffrono, da Il Fatto quotidiano, un giornale di 4 gatti, come dice Il giornale di Feltri, come divagano, inchiesta strana, inchiesta misteriosa, fuga di notizie, tutte scemenze naturalmente, inchiesta strana?
Non c'è nessuna inchiesta strana, l'abbiamo detto, c'è un'inchiesta che parte da questo scandalo delle carte di credito e si imbatte nel ruolo diretto e indiretto di persone che vengono intercettate, intercettando quelle persone si scopre che stanno tenendo dei comportamenti illegali, quindi le intercettazioni vanno avanti, voglio chiudere su questo perché questa è una cosa importante, Angelino Jolie, il cosiddetto Ministro della Giustizia, che pensa che il Ministero della Giustizia serva per stabilire quali inchieste e quali processi sono buoni e quali no e cosa devono scrivere i giudici nei loro provvedimenti, forse qualcuno dovrebbe spiegargli che quello non è il suo compito, il suo compito è far funzionare la giustizia, invece lui la sta ostacolando, ha mandato gli ispettori che oggi vanno a Trani, addirittura alla vigilia degli interrogatori di Santoro, poi di Masi e di tutti gli altri, a intralciare il corso della giustizia.
Questo simpatico buontempone che si crede il Ministro della Giustizia, ha detto che ci sono delle gravi anomalie perché? Perché è un'inchiesta che era partita sulle carte di credito e ha scoperto degli altri presunti reati, questa non è un'anomalia, questa è la normalità, capita continuamente, se io indago su un furto di bestiame, io Magistrato ipotetico e intercetto alcuni pastori e scopro che alcuni di questi pastori oltre ai furti di bestiame, sta pure progettando come avvelenare la moglie, beh continuo a tenerlo sotto controllo, anche se l'avvelenamento avviene in un altro distretto giudiziario, perché? Perché se chiudo le intercettazioni, mando l'incartamento alla Procura competente, nel frattempo che arrivano le carte, la moglie del tizio è già stata avvelenata e ho perso le prove nel momento in cui le potevo raccogliere e arrivare in tempo per salvare la vita della tizia.
In caso di urgenza, come quando sto scoprendo in itinere un reato che si sta consumando, io indago anche se il fatto avviene da un'altra parte, dopodiché quando ho messo insieme tutte le prove e ho qualificato giuridicamente i fatti, stabilendo quali reati e quali no, allora a quel punto a bocce ferme prendo le carte e poi le mando alla Procura e al Tribunale competenti, ma non durante il reato, alla fine, quindi quello che hanno fatto i magistrati di Trani è esattamente quello che farebbe qualunque altro Magistrato e è infinito l'elenco di inchieste che sono nate proprio da un'intercettazione disposta per un'estorsione in un bar e si scopre poi che dietro c'è un'organizzazione mafiosa che ha degli omicidi, cosa faccio? Mi fermo quando scopro che quelli oltre a fare le estorsioni al bar fanno anche gli omicidi perché sto indagando sulle estorsioni al bar? Ma diamo i numeri per far concento il Ministro Alfano che non si sa bene come abbia fatto a laurearsi in legge, visto che dice delle fesserie come quelle che ha detto ieri?
Questa è la tragedia nostra, la disinformazione, in un paese dove ci sia un minimo di informazione, un giurista interverrebbe e metterebbe a posto questo Ministro, questo giurista per caso, invece no, i giornali da giorni rilanciano che l'anomalia dell'inchiesta è dovuta proprio al fatto che è partita sulle carte di credito e è arrivata a Minzolini, Inconenzi & C., ci mancherebbe altro, se scopro che c'è un'attività delittuosa in corso, le prove le raccolgo fino in fondo e poi vedo chi ha la competenza!
Questa è la prassi, questa è assolutamente legale e succede continuamente, naturalmente perché si lamentano questa volta? Perché tanto per cambiare c'è di mezzo Berlusconi, quindi quando c'è di mezzo Berlusconi si arriva addirittura a sostenere che la povera Procura di Trani, perseguita Berlusconi, forse addirittura ha aperto l'inchiesta sulle carte di credito, prevedendo con la sfera di cristallo o con il tavolino a 3 gambe, che sarebbe arrivato a un certo punto Minzolini e poi Berlusconi perché a queste aberrazioni siamo arrivati!
Tutto perché? Perché purtroppo non si parte dai fatti, ma si parte dalle opinioni e dagli interessi, forse non è un caso se Il Fatto quotidiano, che si chiama così e è nato per raccontare i fatti a dispetto delle opinioni e degli interessi, perché noi per fortuna non abbiamo interessi di nessun genere, non dobbiamo rendere conto a nessuno, proprio Il Fatto ha potuto raccontare questa inchiesta, continuate a seguirla, perché ovviamente ci saranno altre sorprese e altri sviluppi e passate parola, buona settimana!

 
 

L'ossessione televisiva

 
L'OSSESSIONE TELEVISIVA
di Curzio Maltese
 
LA REPUBBLICA   -   15 marzo 2010   pag. 1 e 24
 
La televisione conta poco o nulla nel consenso a Berlusconi? A parlare dei processi e degli scandali che riguardano il premier gli si fa soltanto un favore? Invece di rompere le tasche da anni a noi «antiberlusconiani», i professorini di liberalismo dovrebbero spiegare questi concetti al diretto interessato. Dalle intercettazioni pubblicate da Il Fatto e riprese da tutti, pare infatti che il Cavaliere non si occupi d'altro che di controllare la televisione e i suoi controllori.
Mentre il Pil crolla e i premi Nobel per l´economia pronosticano la bancarotta dello Stato italiano, il presidente del Consiglio trascorre le serate a «concertare» con il commissario dell'Agcom Giancarlo Innocenzi e con altri sottoposti il modo di chiudere Annozero, si sbatte per impedire in futuro l'accesso agli studi Rai a Eugenio Scalfari ed Ezio Mauro, ordina l'oscuramento perpetuo di Antonio Di Pietro, perde perfino tempo a spiegare a Minzolini che cosa deve dire nell'editoriale del giorno dopo. Tutto purché non passi nel servizio pubblico una mezza informazione sui processi e gli scandali che lo riguardano. Al resto, ci pensano i fidi direttori dei tiggì.
È un concentrato nauseabondo di regime quello che emerge dai dialoghi al telefono. Un padrone ossessivo e dittatoriale che impartisce ordini pazzeschi a un branco di servi contenti. Nel novembre scorso, alla vigilia di una puntata di Santoro dove figura fra gli invitati, Maurizio Belpietro, classico giornalista da riporto, telefona al padrone per informarlo che si parlerà del caso Mills. Berlusconi diventa una furia, chiama il suo uomo all'Autorità delle Comunicazioni, Innocenzi, e gli affida la missione di impedire la messa in onda del programma. Innocenzi chiama il direttore generale della Rai che un pò si lamenta («nemmeno in Zimbabwe») ma poi illustra allo sprovveduto censore il sistema per bloccare Santoro. In futuro però, perché per impedire la messa in onda la sera stessa bisognerebbe fare un golpe. Ipotesi ancora prematura. Nel frattempo il premier del fare ha già sparso minacce e pressioni per mezza Italia e inviato in missione Letta da Calabrò, presidente dell'Autorità. Un copione simile si rivede ogni volta che Annozero affronta le questioni giudiziarie del premier, per esempio nei giorni della deposizione del pentito Spatuzza. In questo caso scatta anche la rappresaglia sotto forma di editoriale di Minzolini. Quello che teme chi vuole dimezzarne la professionalità. Ponendo un affascinante quesito matematico: si può dimezzare lo zero assoluto?
Ma qui nello Zimba, nemmeno Zimbabwe, si può tutto. Nessuno si scandalizza. Il direttore del Tg1 sostiene che sia normale per un giornalista prendere ordini dal presidente del Consiglio. «Altrimenti che giornalista sarei?». Quando si dice una domanda retorica. I professori di liberalismo invitano, come sempre quando si tratta di persone di rispetto, a non criticare (ovvero: «linciare») nessuno prima che siano provati i reati in maniera definitiva. Quindi, mai. In Italia infatti i processi a potenti da decenni non giungono a sentenza definitiva. In compenso la libera informazione italiana può sempre sfogarsi mettendo alla gogna mediatica qualsiasi anonimo poveraccio incappato in un'indagine su un delitto di periferia, senza suscitare le ire dei garantisti nostrani. Così com'è un costume diffuso in Europa, nel Nord America e finanche in molte democrazie africane e asiatiche, esprimere giudizi etici e politici sui comportamenti delle figure pubbliche addirittura - sebbene alcuni opinionisti indigeni non lo crederanno mai - in assenza di veri e propri reati.
Se dalle intercettazioni e dai comportamenti concreti del commissario Innocenzi e del direttore Minzolini, funzionario e dipendente pubblico, emerge una totale sottomissione a un capo politico, non c'è alcun bisogno di aspettare l'esito dell'inchiesta di Trani per dare un giudizio del loro operato. Almeno se si vuole continuare a fingere di essere un paese normale.
Peraltro, a volte queste cose accadono anche in paesi meno normali. Tanto per rimanere in tema, tre anni fa a Bulawayo l'arcivescovo Pius Ncube, anche in seguito alla protesta dei fedeli, rassegnò le dimissioni per potersi difendere «più liberamente e senza coinvolgere la Chiesa» in un processo per reati sessuali. Bulawayo è nello Zimbabwe.
 
 
 

Val di Susa, le trivelle più veloci di Speedy Gonzales

 
Valsusa NO-TAV
valsusanotav@pattomutuosoccorso.org


Presidio NO TAV S. Antonino, 14 marzo 2010

La solita settimana valsusina va a terminare.
Tra sabato e domenica scorsi la trivella di Buttigliera è stata smontata. Durata prevista del sondaggio su scheda tecnica 6 settimane (http://www.torino-lione.it/sondaggi/G12.pdf). Durata affissa sul cartello del cantiere: 2 settimane. Durate reale del sondaggio: 5 giorni.
Tra domenica e lunedì nuova trivella a Rosta. Solito arrivo notturno e militarizzazione della zona. Questa volta bloccate anche due strade secondarie dove non si poteva più transitare. Quanto alla durata del sondaggio idem come sopra: 6 settimane previste, 5 i giorni di lavoro effettivi.
E nessuno ancora chiede a Virano e alla sua cricca conto di queste strane trivelle speedy, oltre che ai costi dovuti alle migliaia di uomini delle forze dell'ordine mobilitati per ogni sondaggio. I dati sono pubblici ma a nessun quotidiano nazionale si "osa" chiedere conto e, di conseguenza, informare veramente l'opinione pubblica di questa ennesima truffa ai danni di tutti noi cittadini.
In mezzo alle due trivelle ricordiamo: domenica lo scrittore Erri di Luca ai presidi no tav a portare solidarietà; lunedì, all'arrivo della trivella, ritardato il cambio turno dei militi, poi, a seguire, il blocco di un ora del traffico ferroviario; la manifestazione di mercoledì sera a Rosta dove, sotto una nevicata coi "fiocchi", 800 persone hanno marciato per le vie del paese fino ad arrivare alla trivella. Aggirato il blocco di blindati e di uomini in divisa passando per i prati imbiancati da uno spesso manto nevoso. Giochini laser e qualche palla di neve hanno tenuto sotto pressione per un oretta le guardie della trivella.
Venerdì le liste civiche comunicano all'assemblea convocata a Bussoleno l'intenzione di fare ricorso al tribunale amministrativo regionale contro l'osservatorio e le attività messe in atto dal suo tavolo tecnico a partire da quest'anno. Inoltre, prevista a breve, una visita di europarlamentari in modo che possano rendersi conto dal vivo in che modo e con quali conseguenze vengono svolti i sondaggi.
E così una solita, agita, settimana valsusina va a finire, le solite migliaia di persone che si mobilitano, che affollano giorno e notte i presidi, che scendono per strada, che partecipano alle serate informative.
Noi non molliamo, più passa il tempo più la mobilitazione cresce. Dall'altra parte annotiamo affanni e paure di non sapere come contenere una protesta popolare sempre più determinata a bloccare questo sciagurato progetto.
E adesso un'altra settimana va ad iniziare… e noi, come sempre, siamo pronti !


Firenze, l'ex assessore all'urbanistica Gianni Biagi indagato per corruzione

 
Panificio, l'ex Biagi nei guai è indagato per corruzione
Fusi intercettato: "Ci ha detto che architetto prendere..."
di Franca Selvatici

LA REPUBBLICA Edizione FIRENZE   -   13 marzo 2010   pag. I e III

L'ex Panificio Militare, il grande complesso abbandonato in via Mariti, non è oggetto soltanto di una battaglia condotta dai cittadini ma anche di una inchiesta della procura.
L'ex assessore all'urbanistica Gianni Biagi (Pd) è stato iscritto nel registro degli indagati per corruzione insieme con l'architetto Marco Casamonti e con l'imprenditore Riccardo Fusi, proprietario dell'area. La procura ha ritenuto infatti che nel corso del 2004 l'assessore Biagi abbia compiuto un atto contrario ai propri doveri d'ufficio garantendo che l'operazione di trasformazione immobiliare dell'ex Panificio Militare si sarebbe rapidamente realizzata, con il rilascio dei permessi da parte dell'amministrazione comunale, in cambio dell'impegno da parte di Riccardo Fusi di affidare il progetto a professionisti indicati dallo stesso assessore Biagi, e cioè Marco Casamonti, affiancato dal celebre architetto spagnolo Rafael Moneo. In effetti Casamonti e Moneo furono incaricati della progettazione, a spese del Gruppo Fusi. In seguito però Palazzo Vecchio tirò i freni e bloccò le dichiarazioni di inizio attività, anche perché si era formato un comitato di cittadini che si opponevano fermamente (e tuttora si oppongono) a quella che giudicano una colata di cemento che il quartiere, già congestionato, non potrebbe sopportare. Il Gruppo Fusi ricorse alla giustizia amministrativa e vinse.
Il 23 marzo 2008, dopo aver incassato la vittoria al Consiglio di Stato, Riccardo Fusi si sfoga contro Biagi: «Io farei una bella conferenza stampa dove direi: "Questo assessore bisogna toglierlo", perché uno che tre anni fa alla proprietà gli indica addirittura l'architetto che deve fare il progetto... Se lui sostiene veramente e ha sempre sostenuto che quel progetto non si può approvare, perché ci ha fatto fare il progetto?». E ancora: «C'ha fatto fare un progetto, c'ha fatto spendere i soldi, c'ha dato delle indicazioni, poi al momento che deve approvare il progetto si sono costituiti due comitati e allora dice "no, no, avete ragione" (ai comitati Ndr)». «Quello che va smontato è anche il fatto del comitato - rincara la dose Fusi - perché secondo me la gente non sa come stanno le cose. Perché la verità non la sanno. Non sanno al comitato che noi s'è detto al Comune "prendetelo voi". E quindi se non lo sanno bisogna fare una conferenza stampa e dirlo: "Signori, guardate che il fatto di fare il progetto e di fare gli appartamenti l'ha detto Gianni Biagi e c'ha detto anche quale architetto prendere"».
Tre giorni più tardi, il 26 marzo 2008, i Carabinieri del Ros intercettano una conversazione fra l'allora direttore dell'urbanistica Gaetano Di Benedetto e l'imprenditore Lorenzo Giudici, che ha incontrato l'assessore Biagi trovandolo molto seccato per la pronuncia del Consiglio di Stato. Giudici racconta di aver detto all'assessore: «Io figurati: a me mi dispiace, Gianni, che tu la prenda così». Di Benedetto: «Discorsi, discorsi». Giudici: «... che tu la prenda così, però mettiti nei panni di chi ha fatto un investimento, che gli erano state fatte delle promesse. Dice (Biagi Ndr): "No, ma io non ho fatto promesse a nessuno"». Di Benedetto commenta: «Accidenti, ragazzi, gli ha fatto spendere soldi...».
Dopo l'arrivo in Palazzo Vecchio della giunta Renzi, l'impresa ha ripreso le trattative e ha modificato il progetto. I lavori sarebbero sul punto di partire. Il comitato ex panificio Militare chiede garanzie sul futuro della zona e ha organizzato una assemblea pubblica mercoledì 17 alle 21 nel teatro della parrocchia dell'Ascensione in via Giovanni da Empoli. Il sindaco ha assicurato la sua presenza.

 
 
 
COMITATO EX PANIFICIO MILITARE  –  VIA MARITI, FIRENZE
coexpami@libero.it – www.coexpami.it
 
 
Firenze, 12 marzo 2010
 
In una zona già congestionata, soffocata da continui interventi edilizi, povera di verde e di risorse per i residenti, in cui si profilano immani cantieri e nuove funzioni strategiche per la città, le notizie della decisione che si sta prendendo in queste ore sul futuro dell' Ex Panificio Militare aumentano le preoccupazioni dei residenti.
Cosa comporterà l'accordo che il Comune sta per firmare con la proprietà? Cosa si può fare affinché i bisogni dei residenti non siano sacrificati agli interessi di un privato?

ESIGIAMO GARANZIE SUL FUTURO DELLA NOSTRA ZONA !
 
Per non subire passivamente le scelte che altri operano sul nostro futuro e per tutelare la qualità della vita nostra e dei nostri figli, INTERVENIAMO NUMEROSI:

MERCOLEDI 17 MARZO ore 21 in via G. da Empoli, Firenze
ASSEMBLEA PUBBLICA
ospitata dalla Parrocchia dell'Ascensione di NSGC
 
Ha assicurato la sua presenza il sindaco MATTEO RENZI.

PARTECIPERANNO anche capigruppo e consiglieri comunali di maggioranza e di opposizione, consiglieri regionali e di quartiere, politici e giornalisti, ma soprattutto… i CITTADINI !
VIENI ANCHE TU !

Per informarsi, discutere, fare richieste ai nostri amministratori, proporre nuove iniziative a tutela del nostro futuro. Perché abbiamo il diritto di difendere la vivibilità della nostra zona, già fin troppo sovraccarica e sofferente, oggetto di una cementificazione continua e senza regole (vedi vicenda Quadra) e sempre più carente di verde, spazi pubblici, luoghi di aggregazione.