Rifredi, l´assalto del cemento la vivibilità della zona può attendere

Rifredi, l´assalto del cemento la vivibilità della zona può attendere

Così ex fabbriche e capannoni diventano appartamenti

I cittadini esasperati nel quartiere: "Siamo sotto assedio, ci stanno murando"
Nella zona sempre più palazzi e sempre meno giardini e parcheggi pubblici

FRANCA SELVATICI
Scrive il sociologo Franco La Cecla (Repubblica, 17 marzo 2009) che il piano casa del governo Berlusconi racconta un´Italia di abitanti «in perenne competizione con gli odiati vicini alla cui faccia si può aprire una finestra abusiva, sopraelevare un terrazzo, rubare aria, vista e metri cubi». A Firenze non c´è stato bisogno del piano casa di Berlusconi per sperimentare questo speciale assalto del cemento. A Firenze vi ha provveduto la amministrazione comunale di centrosinistra, promuovendo la densificazione urbana e consentendo la trasformazione in edifici residenziali di fabbriche, capannoni e tettoie, talvolta anche non condonati, spesso in cortili interni e sempre con generosi aumenti di volumi e di altezze.
In tutti i quartieri di Firenze c´è chi, a causa di queste scelte urbanistiche, ha perduto luce e aria, ha visto aumentare traffico e inquinamento. A Rifredi, quartiere già saturo eppure tempestato da nuovi interventi, una parte della popolazione è esasperata. «Ci stanno murando», si tormenta Francesca, madre di un bambino di 9 anni: «Siamo sotto assedio e in balìa dell´arbitrio dei nostri consiglieri, che invece di tutelare i cittadini che li hanno eletti sembrano succubi delle varie ditte che richiedono permessi edilizi, e invece di pensare alla vivibilità del quartiere si arrendono all´ottica del mercato. Rifredi sta diventando un´accozzaglia di cemento senza ratio, senza attenzione per gli spazi verdi e l´ambiente».
Non che 30 o 40 anni fa vi fosse una cultura forte della vivibilità urbana. Anzi. Eppure in via Circondaria, in viale Corsica, anche in via Mariti ci sono edifici costruiti nel periodo del boom con grandi giardini interni, alberi, verde e aria. Alcuni sono complessi di edilizia popolare. Negli ultimi anni, invece, gli abitanti del quartiere hanno visto crescere molti palazzi ma non altrettanto verde né parcheggi pubblici. Il giardino di piazza Danti è stato restaurato (e ci sono voluti anni) ma resta l´unico spazio verde pubblico del quartiere, mentre le case crescono a dismisura. In via Ponte di Mezzo 27, in un cortile interno, il Comune ha consentito la realizzazione di tre palazzi (uno quasi finito, uno in costruzione, uno ancora da avviare), sebbene l´unica via di accesso sia un tunnel sotto le case, e sebbene i nuovi edifici tolgano luce e aria ai residenti, fra cui una famiglia con tre bambini che abita in una casetta rosa in fondo al cortile. Oltre la ferrovia, in via Niccolò da Tolentino - via di Quarto, nell´ambito del programma «Ventimila abitazioni in affitto» il Comune ha permesso la costruzione di un complesso di oltre cento appartamenti in un´area destinata a servizi pubblici, verde pubblico e agricolo, inserita nel parco storico della collina. In via Mariti incombe il progetto di ristrutturazione dell´ex Panificio Militare, fortemente osteggiato dai residenti che temono un insostenibile aumento dei carichi urbanistici. Secondo la signora Francesca, nell´ex panificio non devono essere ammessi aumenti di cubatura e la pinetina esistente deve essere trasformata in giardino pubblico.
Fra viale Corsica e via Pietro Della Valle, sulle ceneri della fabbrica Lavazza è sorto il complesso residenziale Dalmazia, quasi cento appartamenti realizzati dal Gruppo Margheri su progetto della Quadra, la società fondata da Riccardo Bartoloni, presidente dell´ordine degli architetti, e da Marco Formigli, ex capogruppo del Pd in Palazzo Vecchio. Nel progetto e nel grande cartello che durante la fase della costruzione troneggiava sul cantiere era disegnata, su uno dei lati del complesso, un´area verde: ma nella realtà il previsto mini-giardino pubblico è scomparso, sostituito da altre residenze. Intanto gli alberi nel quartiere diminuiscono, sacrificati ai lavori di allargamento del Mugnone, mentre oltre il Terzolle l´enorme mole del Multiplex e del centro commerciale preannuncia ulteriori carichi urbanistici e il rischio concreto di un impazzimento del traffico (senza contare quello che accadrà una volta entrato in funzione il nuovo palazzo di giustizia nella parte nord dell´ex area Fiat).
Un decreto del lontano 1968 fissa gli standard, ossia la dotazione minima inderogabile di 18 metri quadri per abitante di spazi pubblici o riservati alle attività collettive, a verde pubblico o a parcheggio. Gli standard devono essere calcolati per ogni insediamento. Sfortunatamente è invalso l´uso di monetizzarli. Più soldi nelle casse del Comune in cambio di meno verde, meno parcheggi, meno spazi per le attività collettive.
Renzo Piano (Corriere della Sera, 12 ottobre 2008) suggerisce un metodo per rimediare al «brutto» delle periferie: «Si consolida, si rende tutto più sicuro, più igienico, poi si frammenta, si illumina, si dà colore e alla fine lo si annega nel verde che metabolizza tutto». A Rifredi, a quanto pare, è stato fatto esattamente il contrario.