LA CONSOB E LE URLA DEL SILENZIO

La Repubblica — 20 aprile 2009 pagina 1 sezione: AFFARI FINANZA

Un Prozac che anestetizza e droga la Borsa. Così, su questo giornale, avevamo definito il 23 marzo gli emendamenti proposti dal Pdl al decreto incentivi, che introducono paletti alla cultura dell' Opa. Su suggerimento di Lamberto Cardia, e con il pretesto di difendere gli assetti azionari e le quotazioni delle società italiane, quegli emendamenti che ampliano il ricorso al buyback sono diventati legge. Su «Repubblica» abbiamo denunciato il conflitto di interessi nascosto dietro questa «legge ad aziendam»: presentata per tutelare l' intera piazza finanziaria, serve a puntellare una sola società, Mediaset, e a limitare la contendibilità di tutte le altre. È grave - scrivevamo che questa norma sia stata ispirata dal presidente della Consob. Era lecito immaginare una reazione ufficiale (magari anche una smentita, benchè sia difficile smentire la realtà dei fatti) da parte del massimo organo di vigilanza. E invece, silenzio. Un silenzio che, evidentemente, vale come assenso. Non abbiamo nulla di personale contro Cardia. Anche se non possiamo non notare l' anomalia della sua posizione. La legge istitutiva della Consob stabilisce che si può essere nominati per 5 anni, e rinnovati per una sola volta. Nominato nel '97, l' attuale presidente sarebbe scaduto per legge già dal 2007. Non ripercorriamo le forzature normative con le quali Cardia è riuscito a restare in carica per 13 anni (caso raro tra i grand commis) invece di 10. Ma ora c' è un' anomalia in più. Una legge ad aziendam che, sia pure per interposto parlamentare, porta sostanzialmente la sua firma. In un Paese come l' Italia non è mai contemplato l' istituto delle dimissioni. Né per il presidente della Vigilanza, né meno che mai per il presidente del Consiglio, padrone del governo e di Mediaset. Ma almeno una spiegazione qualcuno dovrebbe darla. In un Paese normale nessuno si accontenterebbe di queste urla del silenzio.


m.giannini@repubblica.it - MASSIMO GIANNINI