Cantieri TAV: Per Unaltracittà diffida autorità competenti
Pubblicato da CCCPEC.IT Sezione TAV Firenze , giovedì 30 aprile 2009
Cantieri Tav: "Per Unaltracittà diffida autorità competenti"
L'apertura dei cantieri significa per la città l'abbattimento di 10 edifici e 165 alberi nella zona degli ex Macelli e di Campo di Marte, dove saranno recintate alcune zone. Inoltre fra Firenze Nova, via Circondaria, Campo di Marte verso Varlungo, passeranno circa trenta camion al giorno, solo un "antipasto" dell'ondata ben più corposa di mezzi che arriveranno quando i lavori saranno a regime: "Il tutto in una città già disastrata da inquinamenti di vario tipo, fra pm10 ben oltre i limiti, inquinamento acustico, cementificazione, a cui si pensa di aggiungere altre cause inquinanti come l'inceneritore di Case Passerini", concludono De Zordo e Cardosi.
"Prendiamo atto con estrema preoccupazione – proseguono De Zordo e Cardosi – che si intende far partire i cantieri nonostante i pericoli per il suolo dimostrati già dalle sentenze penali per la Tav in Mugello, nonostante gli ingenti danni che un analogo intervento sta già producendo a Bologna, nonostante i forti e fondati timori espressi da studiosi, esperti, cittadini. Si sceglie di ignorare pericoli, disagi, impatti, conseguenze sulla salute e la sicurezza dei cittadini, solo per poter gestire un appalto miliardario. Si sta forse cercando di forzare la mano per non poter più tornare indietro?".
30-04-2009
Forzature sul doppio tunnel TAV sotto Firenze
Pubblicato da CCCPEC.IT Sezione TAV Firenze
Viva il 1° Maggio !
Pubblicato da CCCPEC.IT Sezione Notizie
Dal Palatino alle Terme di Caracalla la vera emergenza non è il sisma
Pubblicato da CCCPEC.IT Sezione Notizie
Condannato il call center Telecom di Calenzano.
Pubblicato da CCCPEC.IT Sezione Notizie
L'esperto Maurizio Pallante spiega i vantaggi economici e ambientali della raccolta differenziata e gli svantaggi degli inceneritori
Pubblicato da Giovanni Sezione Inceneritori
Intervista alla oncologa Patrizia Gentilini sugli effetti degli inceneritori, Torino, 6 ottobre 2007
Pubblicato da Giovanni Sezione Inceneritori
Tav, il fronte del rischio: vibrazioni, polveri e fogne
Pubblicato da Giovanni Sezione TAV Firenze
Tav, il fronte del rischio: vibrazioni, polveri e fogne
Durata e costi indiretti dei lavori stimati in almeno 2 miliardi di euro; disagi assortiti, flusso ininterrotto dei camion; polveri pericolose; vibrazioni più simili a scosse telluriche provocate da scavi a 30 metri di profondità; rumore continuo, assordante; crepe sui muri di case e negozi; possibili allagamenti delle cantine - da cemento liquido siringato nel terreno - lungo la linea del fronte dell’Alta Velocità
I costi indiretti dei lavori stimati in almeno 2 miliardi di euro; disagi assortiti, flusso ininterrotto dei camion; polveri pericolose; vibrazioni più simili a scosse telluriche provocate da scavi a 30 metri di profondità; rumore continuo, assordante; crepe sui muri di case e negozi; possibili allagamenti delle cantine - da cemento liquido siringato nel terreno - lungo la linea del fronte dell’Alta Velocità; ripercussioni più estemporanee, ma probabili anche su fogne e altre reti sotterranee di servizi essenziali. Si preparino i fiorentini che per dieci anni dovranno convivere con un Nodo ferroviario alla gola: i cantieri del sottoattraversamento da Castello al Campo di Marte e della stazione Foster. Una prospettiva originata da quel ’patto per lo sviluppo’ firmato (22 luglio 2005) dai sindaci Domenici e Cofferati.
Il monito accorato arriva dalle 600 famiglie circa di via dei Carracci e dalle 120 di via Corelli, a Bologna: le più colpite dai lavori del tratto locale. Gli abitanti hanno ricevuto indennizzi, ma non tutti e non per il medesimo importo, 250 euro a metro quadro: poche migliaia di euro a famiglia, solo per rumore e polveri e calcolati sulla durata prevista dei lavori anziché su quella effettiva. Infatti in via dei Carracci andranno avanti per molto tempo. Da qui la beffa e la rabbia, il tentativo di difendersi, l’appello ai fiorentini perché si oppongano prima, di più e meglio ai lavori invasivi, alle inevitabili conseguenze del 'fronte'. Appello raccolto da Idra, associazione di volontariato già in prima linea contro Cavet per la disidratazione delle falde in Mugello. E, ora, protagonista con le armi della partecipazione apolitica contro "un progetto vecchio, del 3 marzo ’99, non esecutivo, con valutazioni di impatto ambientale superate. Anche noi avremo la nostra via dei Carracci: sarà via Campo d’Arrigo" sibila il presidente Idra, Girolamo Dell’Olio. Ha organizzato un viaggio a Bologna a futura memoria per la Firenze che dovrà metabolizzare un’opera mastodontica. Il sogno? Far deragliare il progetto. Ripiegare su quello dell’Università di Firenze, assai meno costoso, del passaggio dei treni in superficie. Pragmaticamente, si punta a ridurre le ricadute negative. Da qui un libro bianco sul Nodo fiorentino indirizzato all’Osservatorio Ambientale nazionale affinché si vada oltre i controlli di vigili e Arpat.
A Bologna è andata anche Teresa Crespellani, docente di ingegneria geotecnica a Firenze. Ha studiato il sottoattraversamento e l’impatto ambientale elaborati dal gruppo che fa capo, ad Architettura, al professor Zippano, dipartimento di Urbanistica. "Ho approfondito gli aspetti legati al sottosuolo. Quello fiorentino è fragile, eterogeno. Le opere comporteranno diversi problemi: dalle variazioni dei livelli della falda, al danneggiamento delle reti dei sottoservizi in zone densamente popolate. Il sottosuolo è una risorsa, ma non per opere così invasive. Se ne pregiudica l’utilizzo futuro. Penso all’ipotesi di risolvere la mobilità veloce in città e nell’area metropolitana. E’ chiaro: l’Alta velocità deve passare da Firenze. Ma perché non adottare l’alternativa dei ritocchi alla rete ferroviaria di superficie?". Risposta, sferzante, di Dell’Olio: "Perché tutto è congegnato per far lievitare i costi pubblici. I progetti sono sempre da rivedere: e ad ogni ritardo c’è un aumento delle spese".
Giovanni Spano
AL CITTADINO NON FAR SAPERE COSA COMBINA IL COMUNE CON IL SUO POTERE.
Pubblicato da CCCPEC.IT Sezione Comunicato stampa , mercoledì 29 aprile 2009
Presentazione del libro "Governare con la paura", 5 maggio 2009 a Firenze.
Pubblicato da CCCPEC.IT Sezione Perunaltracittà , martedì 28 aprile 2009
A partire dalle 21.00 film + dibattito + altro film "Fare un golpe e farla franca"
Ornella De Zordo, l'autore Mario Portanova e Lorenzo Guadagnucci del Comitato "Verità e giustizia per Genova" discutono dell'ultimo documentario - la cui proiezione è stata censurata a Roma - sulla deriva securitaria del regime italiano: Governare con la paura (50'). A farne le spese sono gli studenti, gli immigrati, i lavoratori, i sindacalisti, le minoranze e tutti coloro che si ostinano a fare politica dal basso.
Governare con la paura - Edizioni Melampo 2009 di Enrico Deaglio, Mario Portanova e Beppe Cremagnani - La paura. È diventata lei il vero mezzo di governo, l'instrumentum regni per eccellenza del nuovo sovrano. Una dimensione permanente della psicologia di massa, un sentimento a due facce che ora aizza contro "i diversi", ora piega i cittadini alle pretese del potere. Si governa facendo paura. Si governa seminando paura. Gli abusi e le torture del G8, i divieti di manifestare, le minacce contro il movimento degli studenti. E insieme l'odio fomentato ogni giorno contro gli immigrati o i rom, colpevoli di attentare ai "nostri beni" o alle "nostre donne". È l'Italia raccontata da questa inchiesta. Governata, nelle sue viscere profonde, da una destra che ha fatto della paura (con sorriso televisivo) la propria bandiera. E che dalle trasmissioni Rai riabilita l'Italia del ventennio.
A seguire il documentario G8/2001 - Fare un golpe e farla franca (60'), sempre di Enrico Deaglio, Mario Portanova e Beppe Cremagnani. Una ricostruzione per spiegare la catena di comando che guidò l'irruzione alla scuola Diaz, la stessa per cui i pubblici ministeri Francesco Albini Cardona e Enrico Zucca hanno fatto riferimento a una sentenza con cui la Cassazione ha condannato ufficiali nazisti e alcuni soldati responsabili dell'eccidio di Sant'Anna di Stazzema.
Senteza del TAR del 20/01/09 contro il ricorso del "Consorzio Estrattivo La Cassiana"
Pubblicato da CCCPEC.IT Sezione Polo Estrattivo
N. 00043/2009 REG.SEN.
N. 00092/2005 REG.RIC.
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Toscana
(Sezione Prima)
Consorzio estrattivo "La Cassiana", in persona del Presidente e legale rappresentante p.t., rappresentato e difeso dagli avv.ti Calogero Narese e Piero Narese, con domicilio eletto presso [omissis];
- Provincia di Firenze, in persona del Presidente p.t., rappresentata e difesa dagli avv. Lina Cardona, Francesca De Santis, Elena Possenti, con domicilio eletto presso Francesca De Santis in Firenze, c/o Ufficio Legale Provincia, via dè Ginori n. 10;
- Azienda A.S.L. n. 10 – Firenze e A.R.P.A.T. Azienda Reg.le Protezione Ambientale della Toscana, non costituite in giudizio;
Visti gli atti di costituzione in giudizio del Comune di Calenzano e del responsabile del procedimento di V.I.A. Arch. Gianna Paoletti;
Visto l'atto di costituzione in giudizio della Provincia di Firenze;
Viste le memorie difensive;
Visti tutti gli atti della causa;
Relatore nell'udienza pubblica del giorno 03/12/2008 il dott. Carlo Testori e uditi per le parti i difensori come specificato nel verbale;
Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue:
Detto Consorzio ha stipulato con l'Amministrazione comunale di Calenzano, in data 4/8/2000, un protocollo d'intesa riguardante il testo dello schema di convenzione che il Consiglio comunale sarebbe stato chiamato ad approvare contestualmente all'adozione del Piano attuativo dell'area estrattiva "Poggio alle Macine", nonché un'ipotesi di percorso temporale dell'iter per l’approvazione del piano predetto e per il rilascio dell'autorizzazione all'escavazione.
Il Piano attuativo dell'area estrattiva "Poggio alle Macine" è stato adottato dall’A.C. di Calenzano con deliberazione consiliare n. 135 del 2/10/2000 e infine approvato con deliberazione consiliare n. 22 del 19/2/2001. Nel luglio 2002 il "Consorzio estrattivo La Cassiana" ha quindi presentato al predetto Comune il progetto definitivo di coltivazione e recupero del sito estrattivo di cui si tratta, chiedendo l'avvio del procedimento per la pronuncia di compatibilità ambientale e il rilascio delle autorizzazioni ai fini del vincolo paesaggistico e del vincolo idrogeologico. Dopo un lungo e articolato iter la richiesta di pronuncia di compatibilità ambientale è pervenuta all'esame della Conferenza di servizi appositamente indetta che, nella seduta conclusiva del 20/10/2004, ha espresso in proposito parere contrario; la Giunta municipale di Calenzano, con deliberazione n. 132 del 26/10/2004, ha dato atto della valutazione sfavorevole di cui sopra ed ha
conseguentemente espresso, ai sensi e per gli effetti dell'art. 18 della L.R. n.79/1998, pronuncia negativa di compatibilità ambientale sul progetto presentato dal Consorzio "La Cassiana".
Si sono costituiti in giudizio il Comune di Calenzano e l’Arch. Gianna Paoletti, in qualità di responsabile del procedimento di V.I.A., che hanno ampiamente controdedotto alle tesi avversarie.
Si è costituita in giudizio, altresì, la Provincia di Firenze che ha innanzitutto eccepito il proprio difetto di legittimazione passiva, chiedendo l'estromissione dal processo; ed ha comunque controdedotto nel merito, chiedendo la reiezione del gravame perché infondato.
All'udienza del 3 dicembre 2008 la causa è passata in decisione.
- l'avvio del procedimento in questione è avvenuto in data 13/7/2002, a seguito della pubblicazione dell'avviso di deposito del progetto su due quotidiani; di ciò è stato dato altresì avviso ai cittadini del Comune di Calenzano attraverso apposita comunicazione del Garante dell'Informazione della predetta Amministrazione comunale; nel frattempo il medesimo Comune, attesa la rilevanza del progetto in esame, aveva provveduto a chiedere alla Regione Toscana la disponibilità di un dipendente regionale, specificamente qualificato nella materia, a partecipare alla procedura di V.I.A.: disponibilità assicurata dalla Regione, a fini collaborativi;
- in data 21/8/2002 il Responsabile comunale del procedimento di V.I.A. (investito del coordinamento della struttura operativa prevista dall’art. 9 della L.R. n. 79/1998) ha invitato le Amministrazioni interessate ad esprimere il parere di competenza; hanno fornito riscontro l'Autorità di bacino del fiume Arno, l'Azienda sanitaria di Firenze (Zona nord ovest - Dipartimento della prevenzione), l’A.R.P.A.T. e la Provincia di Firenze;
- con una articolata nota del 29/11/2002 il Responsabile del procedimento, facendo riferimento alla documentazione presentata dal proponente ed alle osservazione trasmesse dagli enti interessati (nonché a quelle formulate da gruppi politici ed associazioni) ha chiesto al Consorzio estrattivo "La Cassiana" di fornire chiarimenti ed approfondimenti in ordine allo studio di impatto ambientale del progetto in questione; il predetto Consorzio ha risposto nell'aprile 2003 e la documentazione fornita è stata trasmessa dal Comune di Calenzano agli enti ed amministrazioni interessati, per acquisirne il parere di competenza, al dichiarato fine di "redigere il rapporto finale dell’istruttoria interdisciplinare ai sensi dell’art. 16 della L.r. 79/98" ;
- con istanza del 28/11/2003 il Consorzio proponente ha chiesto all’A.C. di Calenzano copia dei pareri espressi sul progetto presentato; con successiva nota pervenuta al Comune in data 31/12/2003 il medesimo Consorzio ha manifestato l'intendimento di presentare ulteriore documentazione, ritenuta idonea a superare le perplessità emerse in sede di procedimento di V.I.A., così sospendendo i termini del procedimento stesso; l'Amministrazione comunale procedente, con nota del 29/1/2004, ha dato atto della intervenuta sospensione fino al 30/4/2004;
- prima di tale scadenza il Consorzio ha chiesto al Comune di Calenzano ed alla Provincia di Firenze un incontro congiunto per l'esame delle problematiche progettuali connesse, in particolare, alla richiesta della predetta Provincia di ridurre a 6 metri l'altezza dei gradoni di coltivazione della cava, prevista nel progetto in 8 metri; l'incontro è stato fissato per il 28/4/2004; in data 30/4/2004 il Consorzio ha presentato i documenti integrativi preannunciati nell'istanza del 31/12/2003, che l'Amministrazione comunale ricevente ha a sua volta inoltrato, per i prescritti pareri, agli enti e amministrazioni coinvolti nella procedura in corso;
- nel settembre 2004 il Responsabile del procedimento ha poi convocato l’apposita Conferenza dei servizi per il 24/9/2004; in quella data i lavori sono stati aggiornati al 20/10/2004; in vista di questa ulteriore convocazione il Consorzio "La Cassiana" ha inviato una memoria tecnica di precisazione e chiarimento relativa a punti specifici, pervenuta al Comune di Calenzano il 19/10/2004; il giorno successivo la Conferenza dei servizi, tenuto conto dei pareri formulati, ha espresso parere contrario alla pronuncia di compatibilità ambientale sul piano di coltivazione del sito estrattivo di "Poggio alle Macine" rilevando in particolare: "il progetto propone un assetto finale del sito incompatibile con la tutela idrogeologica dell'area, mentre per quanto riguarda le componenti ambientali non risultano forniti sufficienti elementi di valutazione per quanto riguarda gli impatti sulla risorsa idrica, la quantità di inquinamento acustico, l'entità delle vibrazioni emesse, l'impatto del traffico pesante sulla viabilità esistente e gli altri aspetti rilevabili dai pareri degli enti, allegati al presente verbale, e dall'istruttoria agli atti";
- con deliberazione n. 132 del 26/10/2004 la G.M. di Calenzano, ritenuto di condividere le conclusioni della Conferenza dei servizi, si è pronunciata negativamente sulla compatibilità ambientale del progetto presentato dal Consorzio estrattivo "La Cassiana".
si è limitato ad esprimere pareri aventi mero rilievo endoprocedimentale. Il Collegio è di diverso avviso, in quanto l'intervento della Provincia nel procedimento in questione era comunque finalizzato al rilascio dell'autorizzazione ai fini del vincolo idrogeologico; e dunque tale intervento, ancorché confluito nelle determinazioni conclusive della Conferenza dei servizi (e poi della G.M. di Calenzano), era espressivo di una competenza non meramente endoprocedimentale, bensì suscettibile (ove fosse stato esperito il procedimento ordinario) di tradursi in un atto autonomamente lesivo e quindi direttamente impugnabile; di qui la legittimazione passiva della Provincia di Firenze (in senso conforme si veda TAR Toscana, Sez. III, 29 maggio 2007 n. 804).
- il progetto definitivo per la coltivazione e il recupero del sito estrattivo "Poggio alle Macine" era stato "presentato al Comune, in attuazione dell’art. 19 delle N.T.A. del P.R.G., quale progetto unitario di iniziativa privata e poi approvato come Piano Attuativo"; ne consegue che "il Progetto medesimo era da considerarsi sicuramente ammissibile in sede di valutazione di impatto ambientale"; ciò in quanto - secondo le previsioni di cui all’art. 22 della L.R. n. 79/1998 e alla deliberazione G.R. 20/9/1999 n. 1069 - "con il progredire dei livelli di dettaglio della pianificazione approvata, aumenta progressivamente anche il livello di semplificazione della V.I.A."; insieme "al progetto definitivo presentato ai fini dell'approvazione del Piano Attuativo, il Consorzio aveva presentato un approfondito e dettagliato studio degli effetti ambientali…": conseguentemente la Conferenza di servizi "da un lato, era obbligata a ritenere sicuramente ammissibile l'intervento e, dall'altro lato, era obbligata a ritenere sufficiente l'analisi degli impatti già effettuata nell'ambito dello Strumento Operativo ai sensi dell’art. 32 della L.R. n. 5/95". In sostanza, come puntualizzato nella memoria conclusiva di parte ricorrente, la procedura di V.I.A. poteva "imporre mitigazioni e prescrizioni progettuali ma non… concludersi con il rigetto dell'intervento".
- il rapporto tra il Piano attuativo dell'area estrattiva "Poggio alle Macine" approvato dal C.C. di Calenzano con deliberazione n. 22/2001 e il progetto di coltivazione e recupero del sito predetto presentato al predetto Comune dal Consorzio "La Cassiana" nel 2002 è ben chiarito nella premessa della relazione tecnica al progetto in questione, laddove si precisa che il piano di cui sopra è previsto "quale strumento preliminare alla redazione della progettazione definitiva"; ed in effetti quest'ultima "deve rispettare le indicazioni del Piano Attuativo… e contenere le specificazioni e gli approfondimenti necessari alla sua corretta applicazione" (così recita l’art. 1 delle NTA del Piano predetto);
- nella medesima premessa della relazione tecnica è poi puntualizzato che il progetto definitivo presentato "rientrando nell'elenco di cui all'allegato A3 della L.R. 79/1998, deve essere sottoposto a procedura di Valutazione d'Impatto Ambientale…";
- alla luce di quanto sopra, se si tiene altresì conto della circostanza che tra la documentazione allegata al Piano attuativo adottato nel 2000 e approvato nel 2001 (quale elencata, in particolare, nella deliberazione C.C. di Calenzano n. 135/2000) non figura la valutazione degli effetti ambientali (VEA) prevista dall’art. 32 della L.R. n. 5/1995 (norma espressamente richiamata dalla ricorrente a sostegno delle sue argomentazioni), si deve escludere che per il profilo della compatibilità ambientale - sicuramente decisivo, specie in considerazione della natura dell'intervento - il progetto presentato potesse vantare una sorta di "copertura" o garanzia preventiva per effetto della sua (peraltro indispensabile) conformità al Piano attuativo; ciò in quanto quest'ultimo non risultava sufficientemente approfondito per quanto attiene all'impatto ambientale degli interventi ammissibili, aspetto che in sostanza era stato rimesso pressoché integralmente alla progettazione definitiva, come in effetti risulta anche dalla previsione di cui all’art. 3 dello schema di convenzione approvato con il protocollo d'intesa del 4/8/2000, in cui espressamente è previsto che la Valutazione di Impatto Ambientale "analizzerà il grado di sostenibilità del territorio in tutti i suoi aspetti"; in relazione a quanto sopra risulta priva di interesse, ai fini del giudizio, l'acquisizione in via istruttoria (richiesta dalla parte ricorrente nella memoria conclusiva) del parere favorevole espresso nel 1996 dalla Provincia di Firenze relativamente al vincolo idrogeologico in merito alla variante al PRG poi approvata nel 1999: si tratta di un atto inserito in un procedimento di pianificazione urbanistica generale che si colloca "a monte" del Piano attuativo di cui sopra e che pertanto non può costituire un vincolo rispetto alle valutazioni da esprimere nell'ambito di una puntuale procedura di V.I.A.;
- d'altra parte le scelte operate dal Consorzio ricorrente evidenziano come lo stesso fosse consapevole delle circostanze di cui sopra, tant'è che la richiesta del luglio 2002 ai fini della pronuncia di compatibilità ambientale e del rilascio delle autorizzazioni riguardanti i vincoli paesaggistico ed idrogeologico è stata presentata al Comune di Calenzano ai sensi dell’art. 17 della L.R. n. 79/1998 e non con richiamo alla procedura preliminare di cui all’art. 12, a cui fanno riferimento sia l’art. 22 (in tema di semplificazione dello studio di impatto ambientale), sia la deliberazione G.R. Toscana n. 1069/1999 citata nel ricorso.
Le precedenti considerazioni portano dunque a respingere le argomentazioni della parte ricorrente, sia per quanto riguarda la pretesa compatibilità ambientale del progetto in ragione della sua (sola) conformità al Piano attuativo, sia per quanto attiene alla tesi secondo cui, a fronte della richiesta del luglio 2002, il Comune non poteva comunque opporre una reiezione, ma al più poteva imporre prescrizioni e integrazioni progettuali.
Sotto questo secondo profilo va altresì evidenziato che, contrariamente a quanto sostenuto nel ricorso, la valutazione negativa formulata dalla Conferenza dei servizi nella seduta conclusiva del 20/10/2004 trova fondamento non nelle sole questioni connesse con il vincolo idrogeologico evidenziate dalla Provincia di Firenze, bensì anche in una pluralità di altre carenze progettuali, che hanno impedito agli enti e amministrazioni coinvolti nella procedura di V.I.A. di esprimere un giudizio attendibile sul progetto definitivo presentato dal Consorzio; ciò vale specificamente per quanto riguarda "gli impatti sulla risorsa idrica, la quantità di inquinamento acustico, l'entità delle vibrazioni emesse, l'impatto del traffico pesante sulla viabilità esistente", testualmente menzionati nelle conclusioni riportate nel verbale della Conferenza dei servizi; ma vale anche per "altri aspetti rilevabili dai pareri degli enti", allegati al medesimo verbale, nonché dall'istruttoria svolta nell'ambito del procedimento in questione. In sostanza, mentre la Provincia di Firenze ha espresso un parere dichiaratamente negativo, altri enti (in particolare l'Azienda Sanitaria di Firenze e l’ARPAT) hanno ritenuto che non sussistessero elementi sufficienti per formulare le valutazioni di competenza; e non può ritenersi "promosso" sotto il profilo della compatibilità ambientale (delicatissimo, in relazione alla tipologia dell'intervento) un progetto "non giudicabile" (per utilizzare la terminologia scolastica) perché non sono stati forniti i necessari elementi di valutazione. Né tali carenze possono essere integralmente superate attraverso la mera imposizione di prescrizioni e vincoli progettuali: questa soluzione può riguardare elementi di dettaglio (in tal senso è anche la precisazione dell’esperto regionale dott. Corezzi riportata nel verbale della Conferenza dei servizi), ma non profili essenziali; tanto l’ARPAT, quanto soprattutto l'Azienda Sanitaria di Firenze (si veda, in particolare, il verbale della riunione dell'11/10/2004 dell'Unità funzionale di prevenzione igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro zona nord ovest allegato all'impugnata deliberazione G.M. n. 132/2004) hanno individuato elementi non suscettibili di essere demandati alla progettazione esecutiva, ma da approfondire necessariamente in sede di V.I.A.: le carenze riscontrate in proposito sono state perciò correttamente ritenute insuperabili, cioè ostative alla formulazione di un parere positivo in ordine alla compatibilità ambientale del progetto esaminato, che dunque è stato negativamente valutato anche in relazione a tali profili.
Premesso che, come rilevato al punto precedente, il parere in questione, pur essendo l'unico dichiaratamente contrario, non costituisce peraltro il solo fondamento dell’esito negativo della procedura di V.I.A., si osserva che la conformità del progetto, sotto il profilo questione, al Piano attuativo da un lato non costituiva garanzia per la sicura compatibilità ambientale della soluzione progettuale proposta, dall'altro non comporta l'illegittimità delle scelte operate dalle Amministrazioni (provinciale e comunale) resistenti. Ciò in quanto:
- l’art. 19 delle NTA al PRG del Comune di Calenzano prevede che la coltivazione delle cave deve avvenire "secondo la morfologia prevista dal piano attuativo"; lo strumento operativo dell'area estrattiva "Poggio alle Macine", a sua volta, ha previsto all’art. 7 delle NTA: "La coltivazione dovrà avvenire seguendo lo schema del Piano Attuativo che prevede un intervento dall'alto verso il basso per "fette orizzontali" con formazione di gradoni di roccia di dimensioni massime dell'altezza pari a 8 m e pedata di circa 11 m calpestabile"; ulteriori precisazioni riguardano le modalità di recupero dell'area oggetto di escavazione, con specifico riguardo alla ricostruzione della scarpata di scavo;
- il citato art. 7 NTA prevede poi: "Nella predisposizione del progetto definitivo, in relazione ad eventuali ulteriori nuovi accertamenti strutturali, è ammesso il ridimensionamento dei gradoni (alzata, inclinazione e pedata), con la precisazione che dovranno essere rispettate
le indicazioni generali del Piano Attuativo";
- appare chiaro che le indicazioni contenute nel Piano attuativo non presentano, per quanto qui interessa, valenza rigida e vincolata se non nei limiti massimi stabiliti; per cui la scelta di subordinare l'escavazione (o meglio, la compatibilità ambientale della stessa) ad una riduzione dei gradoni e dell'inclinazione delle scarpate non è in contrasto con norme inderogabili, né costituisce sintomo di eccesso di potere, posto che solo in sede di valutazione del progetto era possibile approfondire profili (quali quello del recupero ambientale del sito in relazione all'aspetto idrogeologico) insufficientemente trattati in sede di pianificazione attuativa; né a diverse conclusioni può indurre la previsione di cui all’art. 3 dello schema di convenzione approvato con il protocollo d'intesa del 4/8/2000, che qualifica come atto dovuto il rilascio dell'autorizzazione all’escavazione, a condizione però che il Consorzio abbia adempiuto non solo alle prescrizioni previste in convenzione e nel piano attuativo, ma anche a quelle risultanti dalla V.I.A.
- che il procedimento svolto ai fini della valutazione di impatto ambientale relativa al progetto di cui si controverte non ha seguito (e, soprattutto, correttamente interpretato) le prescrizioni di cui agli artt. 16 e 17 della L.R. n. 79/1988 ed agli artt. 14 ss. della legge n. 241/1990, per cui il Consorzio ricorrente, anziché giovarsi di un iter che gli consentisse di conoscere e porre in essere le condizioni necessarie per garantire il positivo esito della procedura di V.I.A., è rimasto vittima del contrasto insorto tra il Comune di Calenzano e la
Provincia di Firenze in ordine alla morfologia della gradonatura;
- che, in particolare, il procedimento è stato condotto in modo da impedire al Consorzio predetto di avere tempestiva e puntuale contezza delle critiche e riserve formulate dagli enti interessati e, in primo luogo, dalla Provincia di Firenze, in merito al progetto proposto; il che ha, tra l'altro, vanificato la funzione di integrazione e di coordinamento che la Conferenza dei servizi avrebbe dovuto svolgere.
La censura è infondata.
- che l’impasse procedimentale rilevata dal C.F.S. è stata comunque superata in virtù delle successive integrazioni presentate, che hanno consentito di procedere a nuove valutazioni circa le criticità riscontrate, come risulta dalla medesima nota 20/10/2004;
- che l'articolazione e la durata del procedimento, avviato nel luglio 2002 e concluso nell'ottobre 2004, hanno offerto al Consorzio ricorrente sufficienti occasioni per chiarire i contenuti del progetto, integrare la documentazione prodotta e replicare ai rilievi formulati dagli enti e amministrazioni coinvolti nella procedura di V.I.A. (cfr. la ricostruzione dell'iter procedimentale di cui sub 1); e ciò vale anche per la questione riguardante la dimensione dei gradoni: si veda, in particolare, la nota datata 2/4/2004 con cui il Consorzio ha chiesto al Comune di Calenzano ed alla Provincia di Firenze un incontro congiunto (poi fissato per il successivo 28/4) per l'esame delle problematiche progettuali connesse alla richiesta della predetta Provincia di ridurre a 6 metri l'altezza dei gradoni di coltivazione della cava, prevista nel progetto in 8 metri;
- che quanto prospettato nel ricorso circa un preteso conflitto sul punto tra Comune e Provincia, di cui il Consorzio sarebbe rimasto vittima, costituisce oggetto di mere asserzioni peraltro non convincenti, tenuto anche conto della natura non vincolante (se non nei valori
massimi) delle previsioni contenute in proposito nel Piano attuativo (cfr. le considerazioni svolte al precedente punto 3);
- che in tale quadro, da un lato, non appaiono ravvisabili le violazioni del procedimento delineato dalla L.R. n. 79/1998 e dalla legge n. 241/1990 lamentate nel ricorso, dall'altro non risulta apprezzabile il pregiudizio che da tali pretesi vizi procedimentali parte ricorrente avrebbe concretamente subito.
Anche questa censura è priva di pregio, tenuto conto:
- che è comunemente noto che la vegetazione costituisce strumento essenziale ai fini della tutela dell'equilibrio idrogeologico del territorio;
- che dunque il riferimento alla tempistica e alle modalità degli interventi di ripristino della vegetazione non ha valore puramente cronologico, bensì è funzionale a garantire il raggiungimento di adeguati livelli di stabilità idrogeologica in un'area pesantemente incisa dall’attività estrattiva;
- che in tale quadro la valutazione negativa circa "il rimodellamento morfologico previsto" dal progetto, in relazione all'esigenza "di impedire l'innesco di processi erosivi superficiali diffusi e di garantire una rapida e soddisfacente ricostituzione di copertura vegetazionale" (così testualmente si legge nella già citata nota del Coordinamento provinciale di Firenze del C.F.S. in data 20/10/2004), non risulta affatto incoerente o contraddittoria, né immotivata, alla luce dei calcoli e delle argomentazioni sviluppati in proposito nella nota predetta.
Per superare la censura è risolutivo il richiamo al terzo comma dell’art. 65 da ultimo citato, a norma del quale: "I procedimenti pendenti al 1 gennaio 2004 rimangono di competenza della Provincia fino a conclusione della procedura amministrativa"; il procedimento di cui si controverte in questa sede è stato avviato in data 13/7/2002 e dunque ricade nella previsione transitoria di cui sopra.
a) euro 2.500,00 oltre a CPA e IVA, per ciascuno, a favore del Comune di Calenzano e dell’Arch. Gianna Paoletti, responsabile del procedimento di V.I.A., tenuto conto dell'identità delle difese;
b) euro 4.000,00 oltre a CPA e IVA a favore della Provincia di Firenze.
a) euro 2.500,00 (duemilacinquecento/00) oltre a CPA e IVA a favore del Comune di Calenzano;
b) euro 2.500,00 (duemilacinquecento/00) oltre a CPA e IVA a favore dell’Arch. Gianna Paoletti, responsabile del procedimento di V.I.A.;
c) euro 4.000,00 (quattromila/00) oltre a CPA e IVA a favore della Provincia di Firenze.
Magistrati:
Saverio Romano, Consigliere
Carlo Testori, Consigliere, Estensore
Il 20/01/2009
(Art. 55, L. 27/4/1982, n. 186)
Morti da PM10
Pubblicato da Giovanni Sezione Perunaltracittà , domenica 26 aprile 2009
Comunicato stampa Per Unaltracittà
Lista di cittadinanza: www.perunaltracitta.org
Il commento di Ornella De Zordo dopo la perizia Biggeri al processo contro Domenici
Morti da PM10: "Ecco a cosa portano politiche ambientali fondate sull'immagine"
"Dal 2003 al 2006, sono morte a Firenze e nell’hinterland 25 persone l'anno per malattie legate all’inquinamento atmosferico. Altri 347 decessi sono prevedibili, a lungo termine, per malattie cardiovascolari, cerebrovascolari, tumori al polmone o dovute a insufficienza respiratoria". Non ammette repliche la perizia del professor Annibale Biggeri al processo che vede imputati il presidente della Regione Toscana Claudio Martini, il sindaco di Firenze Leonardo Domenici, l’ex assessore regionale all’ambiente Marino Artusa e i sindaci di Scandicci, Campi, Sesto, Signa e Calenzano [nonché i rispettivi assessori all'ambiente, ndr]. E ancora oggi l'abbattimento del traffico, una delle poche misure adatte ad abbattere le polveri, non viene praticata dalle amministrazioni fiorentine. Ne è una prova, afferma ancora Biggeri, che "continua ad essere superata la soglia di 20 microgrammi al metro cubo al giorno, cioè il limite posto dall’Organizzazione mondiale della Sanità come massimo tollerabile per l’organismo umano» e i dati Arpat del 2008 parlano di un aumento nei superamenti giornalieri del pm10 del 5-7%
"La perizia di Biggeri mette in luce come la politica degli annunci in campo ambientale perseguita in questi anni a Firenze dal sindaco Domenici (PD) e dall'assessore all'ambiente Del Lungo (Verdi), sia stata una politica insufficiente e dannosa per la salute dei fiorentini - ha dichiarato Ornella De Zordo. Non basta infatti affiggere manifesti enormi per raccontare che Firenze è una città ciclabile; non basta organizzare convegni sulle esperienze virtuose di altre città; non basta costruire quelle cattedrali nel deserto moderne che sono i parcheggi sotterranei se poi non si è in grado di amministrare con buon senso, capacità e a vantaggio dei cittadini la mobilità nel suo complesso".
Coordinamento Regionale ControG8
Pubblicato da Giovanni Sezione Notizie , sabato 25 aprile 2009
Comunicato stampa con forte preghiera di pubblicazione
Oggetto: Considerazioni a conclusione dei lavori del ControG8
Il Coordinamento Regionale ControG8, a conclusione dei lavori e delle iniziative che hanno scandito i tre giorni del Contro Vertice di Siracusa trae un bilancio estremamente positivo.
Nonostante la pesantissima campagna denigratoria che ha diffuso un ingiustificato clima di terrore in città e le numerose provocazioni di una parte delle Forze dell'Ordine,
Al di là della logica dei numeri,ciò che più conta per il Coord.Reg.ControG8 è l'essere riusciti a dimostrare che anche in un contesto in cui la manifestazione del proprio dissenso viene in molti modi ostacolata se non addirittura repressa,è possibile costruire un ampio movimento di opposizione politica,sociale e culturale alle politiche neo-liberiste ribaltando nei fatti l'solamento costruito ad arte nei confronti delle forze politiche e delle realtà associative aderenti al movimento controG8.
Infine, ringraziando gli abitanti dei quartieri popolari che hanno ospitato le strutture in cui si è svolto il ControVertice e i giuristi del Foro Democratico che hanno prestato la loro assistenza legale, il Coord.Reg.ControG8 ha deciso di costituirsi in Coordinamento permanente e di sostenere già da subito i movimenti che nel nostro territorio lottano contro le speculazioni e le politiche di devastazione ambientale, a cominciare dalla lotta contro la costruzione del rigassificatore nel Polo petrolchimico di Priolo-Melilli-
Siracusa, 24 Aprile 2009.
INCENERITORE: "FINALMENTE SI PARTE", SCRIVE UN GIORNALE LOCALE. FINALMENTE UN CORNO !
Pubblicato da Giovanni Sezione Comunicato stampa, Inceneritori