Cantieri TAV: Per Unaltracittà diffida autorità competenti

Comunicato stampa Per Unaltracittà
Lista di cittadinanza: www.perunaltracitta.org

Cantieri Tav: "Per Unaltracittà diffida autorità competenti"

Una diffida formale ad aprire i cantieri per il tunnel dell'alta velocità a Firenze. A rivolgerla a Comune di Firenze ed Osservatorio Ambientale – oltre che alle ditte incaricate dei lavori – sono la candidata sindaco Ornella De Zordo e Tiziano Cardosi del Comitato No Tav Firenze, anch'esso candidato per il Consiglio Comunale nelle liste di "Per Unaltracittà". Nel progetto passato alla valutazione d'impatto ambientale era prevista la movimentazione dei materiali di cantieri esclusivamente via ferrovia. Invece, la viabilità ordinaria della città sarà interessata da centinaia di mezzi pesanti ogni giorno: "Aprire i cantieri per dare il via a lavori difformi da quanto previsto dalla valutazione d'impatto ambientale è un atto illegittimo – spiegano De Zordo e Cardosi – siamo pronti a rivolgerci al Ministero dell'Ambiente e alla Commissione Europea per una così palese violazione della legislazione in materia ambientale. Chi si assume oggi la responsabilità di procedere su questa strada sarà chiamato domani a risponderne".

L'apertura dei cantieri significa per la città l'abbattimento di 10 edifici e 165 alberi nella zona degli ex Macelli e di Campo di Marte, dove saranno recintate alcune zone. Inoltre fra Firenze Nova, via Circondaria, Campo di Marte verso Varlungo, passeranno circa trenta camion al giorno, solo un "antipasto" dell'ondata ben più corposa di mezzi che arriveranno quando i lavori saranno a regime: "Il tutto in una città già disastrata da inquinamenti di vario tipo, fra pm10 ben oltre i limiti, inquinamento acustico, cementificazione, a cui si pensa di aggiungere altre cause inquinanti come l'inceneritore di Case Passerini", concludono De Zordo e Cardosi.

"Prendiamo atto con estrema preoccupazione – proseguono De Zordo e Cardosi – che si intende far partire i cantieri nonostante i pericoli per il suolo dimostrati già dalle sentenze penali per la Tav in Mugello, nonostante gli ingenti danni che un analogo intervento sta già producendo a Bologna, nonostante i forti e fondati timori espressi da studiosi, esperti, cittadini. Si sceglie di ignorare pericoli, disagi, impatti, conseguenze sulla salute e la sicurezza dei cittadini, solo per poter gestire un appalto miliardario. Si sta forse cercando di forzare la mano per non poter più tornare indietro?".

30-04-2009

Forzature sul doppio tunnel TAV sotto Firenze

COMITATO CONTRO IL SOTTOATTRAVERSAMENTO TAV - FIRENZE
Firenze 30 aprile 2009.
L'osservatorio ambientale ha dato parere favorevole al progetto di cantierizzazione del Passate sotterraneo.
Non si tratta dei lavori per costruire il tunnel, ma per attrezzare i cantieri. Il progetto esecutivo è ancora in elaborazione e sappiamo, da indiscrezioni, che ci sono molti problemi legati agli impatti e ai costi che stanno lievitando in maniera incontrollata.
Siamo allibiti per l'arroganza che stanno mostrando amministrazioni pubbliche e imprese che devono realizzare il sottoattraversamento.
Quelli che dovrebbero iniziare prossimamente sono i lavori per installare i cantieri, non per la realizzazione dei tunnel.
Ancora il progetto esecutivo è in fase di analisi, non si hanno certezze sui costi dell'opera, si sa per certo che ci sono enormi rischi ambientali non ancora risolti, ma si vuole imporre alla città questa struttura che passerà alla storia di Firenze come l'opera più stupida mai pensata in città.
Ormai tutti in città stanno rendendosi conto dell'inutilità del sottoattraversamento per le ferrovie e dei rischi per interi quartieri, e proprio per il crescere del fronte di opposizione si impongono i cantieri anche se l'opera non potrà essere iniziata.
E' evidente che la cordata politico/economica interessata all'affare plurimiliardario del tunnel vuol giocare d'anticipo e imporre il proprio volere prima che l'affare gli si sbricioli tra le mani.
Il Comitato contro il Sottoattraversamento invita i cittadini a muoversi per dire tutta la propria contrarietà ad un progetto che rovinerà il loro futuro.
Il Comitato sta anche preparando incontri invitando cittadini di altre parti di Italia per far conoscere, con testimonianze dirette, come i cantieri TAV vengono gestiti in spregio di ogni buon senso.

Viva il 1° Maggio !

 
VIVA  IL  1°  MAGGIO !
 
 
 
"L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro".
 
Articolo 1 della Costituzione della Repubblica Italiana
 
 
 

Dal Palatino alle Terme di Caracalla la vera emergenza non è il sisma


DAL PALATINO ALLE TERME DI CARACALLA LA VERA EMERGENZA NON È IL SISMA
La denuncia della pretestuosità del commissariamento dell'area archeologica centrale: da un conoscitore dei luoghi…
La Repubblica, edizione di Roma - 14 aprile 2009
Per il Foro e il Palatino l'assessore all'urbanistica del Comune di Roma, già aspirante alla carica di commissario per il patrimonio archeologico della città, ha rivelato nel corso di un'intervista quello che sarebbe stato il suo programma: «un piano di interventi organici, perché oggi, al Foro, non ci sono neppure le indicazioni per individuare i monumenti. Lì la gente va a fare una passeggiata, le coppiette si baciano, si siedono su un sasso e non sanno neppure su che cosa si stanno sedendo».
Al di là di ogni banalità e semplificazione, che si possono pur concedere all'intervistato, viene riproposto il luogo comune del Foro privo di indicazioni idonee a facilitare la comprensione delle rovine. I monumenti recano tuttavia da molti anni targhe che ne consentono l'identificazione per dare modo al visitatore di leggerne la descrizione in una guida archeologica di sua scelta, con qualunque livello d'approfondimento e in qualsiasi lingua. Per illustrare il significato d'ogni rilevante segno della storia nel Foro Romano sarebbe necessario installare una selva di tabelloni scritti in più lingue e dotati di disegni, con il risultato di svilire inutilmente il fascino dei luoghi. Mentre tali informazioni sono facilmente reperibili in guide a stampa, l'aura infranta di un paesaggio amato e ricercato così com'è da tanti visitatori di tutto il mondo non sarebbe in alcuna maniera recuperabile.
Del resto la superficialità sembra essere di norma nelle vicende che stanno affliggendo il patrimonio archeologico di Roma. Sono state sbrigativamente adottate dal Governo, con il beneplacito della Regione, misure straordinarie previste dalla nostra legislazione per far fronte a gravi calamità nazionali. È stato necessario, per ottenere questo, rappresentare un'immagine alterata della realtà, e si è così reso ridicolo agli occhi del mondo l'impegno posto dall'Italia nella cura delle antichità di questa città. Si insiste infatti nel sostenere che il Palatino sia gravemente afflitto da problemi di stabilità, che i suoi monumenti principali, come il palazzo dei Cesari, siano a rischio di collasso, e che questo sarebbe dimostrato dal fatto che non sono più visitabili vaste aree una volta aperte al pubblico.
Ma le cose non stanno proprio così. Parte del Palatino è chiusa perché il personale di custodia non è sufficiente per il controllo dell'intera zona monumentale, la quale ha una superficie di 36 ettari. Si tratta quindi di una precisa, e antica, responsabilità governativa. In qualche caso si sono avuti distacchi di pietrisco o di frammenti di malta che, in attesa dei consolidamenti, rendono impraticabile qualche monumento senza tuttavia impedirne la piena osservazione dai percorsi di visita, che sono sicuri e agibili. Tale situazione si riscontra soprattutto per le arcate severiane, all'estremità sud-occidentale del Palatino. L'intera area palatina potrebbe essere resa accessibile facilmente e con poca spesa. Sarebbe però necessario desistere dall'incomprensibile criterio di lesinare le assunzioni del personale di custodia in un settore strategico per l´economia nazionale. La cosa è poi particolarmente insensata e miope nei riguardi di Roma.
Gravi rischi di crolli si ebbero in passato in seguito a dissesti che si erano manifestati nella domus Tiberiana sul fronte del Palatino verso il Foro e sul versante di S. Teodoro. Vi si pose riparo, con annosi, consistenti ma accorti lavori eseguiti nel rispetto dei caratteri monumentali. Non vi sono al momento preoccupazioni analoghe per le strutture prospicienti il Circo Massimo. Interventi di consolidamento restano tuttavia da fare sull'angolo nord occidentale, presso il tempio della Magna Mater.
Attualmente non sussistono per il Palatino problemi tali che possano giustificare l'adozione di procedure amministrative concepite per la protezione civile. La cura dei monumenti romani comporta cospicue esigenze di spesa per la manutenzione, per i restauri e per le opere di conservazione, come si è sempre fatto con le necessarie cautele. A queste esigenze si può oggi sopperire rendendo disponibili gli ingenti introiti che a Roma i monumenti stessi, e per primo il Colosseo, procurano con i biglietti d'ingresso e con altre forme di provento. L'elusione delle norme di trasparenza negli appalti, invocata per attuare interventi immediati in nome di un'inesistente emergenza, rischia non solo di favorire comportamenti discutibili, ma anche di provocare danni ai monumenti e ai suoli archeologici con opere ingiustificate e costose. Una fitta serie di carotaggi incautamente eseguiti alle falde del Palatino, verso il Circo Massimo, ha devastato la volta intatta e splendidamente decorata di un ninfeo già noto dal Rinascimento, ma di cui si era persa l'ubicazione esatta. Per vanità di gloria, risultata effimera e fallace, e sorvolando sui danni, il ninfeo è stato identificato con il Lupercale in una conferenza stampa tenuta il 20 novembre 2007 dal precedente ministro dei beni culturali.
Altre notizie non vere, riprese dalla stampa di tutto il mondo, riguardano presunti danni causati dal terremoto di questi giorni a una delle arcate delle Terme di Caracalla. Si tratta in realtà di una vecchia lesione consolidata definitivamente con un restauro di oltre mezzo secolo fa. La lesione sanata non è in alcun rapporto con i danni che sono stati accertati da qualche tempo e che sono dovuti alla mancanza di ordinarie manutenzioni, quali la caduta di frammenti di mattoni e di pietrisco dalla sommità di alcuni muri. Le Terme di Caracalla, come il Palatino e gli altri monumenti antichi di Roma, richiedono continuità di cure, che evidentemente in qualche caso sono venute a mancare. Non è bello, però, imputare questi danni ad eventi che altrove hanno procurato vere tragedie.
Adriano La Regina
Autore: La Regina, Adriano Data di pubblicazione: 15.04.2009

Condannato il call center Telecom di Calenzano.

IL GIUDICE: LA PRECARIA VA ASSUNTA
La Repubblica, edizione di FIRENZE - 04.04.2009, pagina 5
IL CALL center della Telecom di Calenzano, che ha utilizzato centinaia di lavoratori "somministrati" da agenzie di lavoro interinale, è stato condannato dal Tribunale del Lavoro di Prato ad assumerea tempo indeterminato una di queste lavoratrici. E' la prima sentenza del genere che riguarda il call center di Calenzano. «Da oggi la signora, che ha 30 anni, non è più disoccupata dopo la solita trafila di precariato», spiega l' avvocato Danilo Conte che l' ha assistita nella battaglia legale insieme con la collega Letizia Martini.
Dal 2004 al 2007 la giovane donna ha lavorato come operatrice nel call center sulla base di due contratti di somministrazione a tempo determinato da parte della agenzia di lavoro interinale Worknet, ora Gi Group. Il secondo contratto è stato poi prorogato tre volte. Quando ha deciso di fare causa, la operatrice è stata sostenuta dal sindacato Fmlu-Cub. La sua tenacia è stata premiata. Il Tribunale ha dichiarato illegittimi i due contratti di somministrazione e ha detto che il rapporto di lavoro deve essere inteso come sorto sin dall'inizio non con l'agenzia di somministrazione ma direttamente con la Telecom. Ha condannato l'azienda di telefonia a ripristinare il rapporto di lavoro a tempo indeterminato, a pagare gli arretrati dal maggio 2007 ad oggi oltre interessi e rivalutazione monetaria. Le spese legali dovranno essere sostenute da entrambe le parti. Le motivazioni della sentenza non sono ancora state depositate.
Si conoscono peròi motivi del ricorso della operatrice. La somministrazione di lavoro a tempo determinato è consentita dalla legge, ma resta un istituto «di carattere eccezionale», ammesso solo «a fronte di ragioni di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo», che devono essere specificate. Nel primo contratto di assunzione della giovane operatrice le ragioni erano indicate nel «fabbisogno di maggiore organico connesso a situazioni congiunturali e non consolidabili». Nel secondo contratto, stipulato lo stesso giorno in cui scadeva il primo, risulta completamente omessa qualsiasi indicazione sul motivo della assunzione a termine. E nessuna indicazione compare nelle proroghe. Il che - sostengono i legali della ricorrente - è del tutto contrario alla legge italiana e alla direttiva europea che «impone canoni rigorosi nella verifica della sussistenza di obiettive ragioni poste alla base della stipula di contratti a tempo determinato», proprio per prevenire gli abusi in materia di lavoro a termine. In realtà - accusano gli avvocati - il call center Telecom di Calenzano ha fatto «continuo e costante ricorso a personale temporaneo», utilizzando «centinaia di lavoratori "somministrati" per far fronte a una carenza fisiologica di personale che non presenta alcun aspetto di temporaneità».
FRANCA SELVATICI

Rubbia spiega i problemi del nucleare a Casini

L'esperto Maurizio Pallante spiega i vantaggi economici e ambientali della raccolta differenziata e gli svantaggi degli inceneritori

Intervista alla oncologa Patrizia Gentilini sugli effetti degli inceneritori, Torino, 6 ottobre 2007

Tav, il fronte del rischio: vibrazioni, polveri e fogne

LA CITTA' CHE CAMBIA

Tav, il fronte del rischio: vibrazioni, polveri e fogne

Durata e costi indiretti dei lavori stimati in almeno 2 miliardi di euro; disagi assortiti, flusso ininterrotto dei camion; polveri pericolose; vibrazioni più simili a scosse telluriche provocate da scavi a 30 metri di profondità; rumore continuo, assordante; crepe sui muri di case e negozi; possibili allagamenti delle cantine - da cemento liquido siringato nel terreno - lungo la linea del fronte dell’Alta Velocità


Testo molto piccolo Testo piccolo Testo normale Testo grande Testo molto grande

I costi indiretti dei lavori stimati in almeno 2 miliardi di euro; disagi assortiti, flusso ininterrotto dei camion; polveri pericolose; vibrazioni più simili a scosse telluriche provocate da scavi a 30 metri di profondità; rumore continuo, assordante; crepe sui muri di case e negozi; possibili allagamenti delle cantine - da cemento liquido siringato nel terreno - lungo la linea del fronte dell’Alta Velocità; ripercussioni più estemporanee, ma probabili anche su fogne e altre reti sotterranee di servizi essenziali. Si preparino i fiorentini che per dieci anni dovranno convivere con un Nodo ferroviario alla gola: i cantieri del sottoattraversamento da Castello al Campo di Marte e della stazione Foster. Una prospettiva originata da quel ’patto per lo sviluppo’ firmato (22 luglio 2005) dai sindaci Domenici e Cofferati.

Il monito accorato arriva dalle 600 famiglie circa di via dei Carracci e dalle 120 di via Corelli, a Bologna: le più colpite dai lavori del tratto locale. Gli abitanti hanno ricevuto indennizzi, ma non tutti e non per il medesimo importo, 250 euro a metro quadro: poche migliaia di euro a famiglia, solo per rumore e polveri e calcolati sulla durata prevista dei lavori anziché su quella effettiva. Infatti in via dei Carracci andranno avanti per molto tempo. Da qui la beffa e la rabbia, il tentativo di difendersi, l’appello ai fiorentini perché si oppongano prima, di più e meglio ai lavori invasivi, alle inevitabili conseguenze del 'fronte'. Appello raccolto da Idra, associazione di volontariato già in prima linea contro Cavet per la disidratazione delle falde in Mugello. E, ora, protagonista con le armi della partecipazione apolitica contro "un progetto vecchio, del 3 marzo ’99, non esecutivo, con valutazioni di impatto ambientale superate. Anche noi avremo la nostra via dei Carracci: sarà via Campo d’Arrigo" sibila il presidente Idra, Girolamo Dell’Olio. Ha organizzato un viaggio a Bologna a futura memoria per la Firenze che dovrà metabolizzare un’opera mastodontica. Il sogno? Far deragliare il progetto. Ripiegare su quello dell’Università di Firenze, assai meno costoso, del passaggio dei treni in superficie. Pragmaticamente, si punta a ridurre le ricadute negative. Da qui un libro bianco sul Nodo fiorentino indirizzato all’Osservatorio Ambientale nazionale affinché si vada oltre i controlli di vigili e Arpat.

A Bologna è andata anche Teresa Crespellani, docente di ingegneria geotecnica a Firenze. Ha studiato il sottoattraversamento e l’impatto ambientale elaborati dal gruppo che fa capo, ad Architettura, al professor Zippano, dipartimento di Urbanistica. "Ho approfondito gli aspetti legati al sottosuolo. Quello fiorentino è fragile, eterogeno. Le opere comporteranno diversi problemi: dalle variazioni dei livelli della falda, al danneggiamento delle reti dei sottoservizi in zone densamente popolate. Il sottosuolo è una risorsa, ma non per opere così invasive. Se ne pregiudica l’utilizzo futuro. Penso all’ipotesi di risolvere la mobilità veloce in città e nell’area metropolitana. E’ chiaro: l’Alta velocità deve passare da Firenze. Ma perché non adottare l’alternativa dei ritocchi alla rete ferroviaria di superficie?". Risposta, sferzante, di Dell’Olio: "Perché tutto è congegnato per far lievitare i costi pubblici. I progetti sono sempre da rivedere: e ad ogni ritardo c’è un aumento delle spese".

Giovanni Spano

AL CITTADINO NON FAR SAPERE COSA COMBINA IL COMUNE CON IL SUO POTERE.

COMITATO DI COORDINAMENTO CONTRO IL POLO ESTRATTIVO DI CALENZANO
Posta elettronica: cccpec@inwind.it - Sito Internet: www.cccpec.it

Agli
ORGANI DI INFORMAZIONE
LORO SEDI
COMUNICATO STAMPA - Calenzano, 29 aprile 2009.

AL CITTADINO NON FAR SAPERE COSA COMBINA IL COMUNE CON IL SUO POTERE.
Nel nostro paese si parla spesso di "distanza", "distacco", "lontananza che aumenta sempre di più" tra cittadini e pubbliche amministrazioni.
Per cercare di colmare questa distanza sono state approvate, tra le altre, varie norme per incentivare l'uso delle moderne tecnologie informatiche da parte dei vari uffici pubblici, in modo da facilitare non solo il disbrigo delle pratiche burocratiche, ma anche per incentivare la partecipazione dei cittadini alle scelte dei propri rappresentanti.
Presupposto della partecipazione dovrebbe essere una informazione completa ed esauriente delle attività svolte e degli atti approvati dalle varie istituzioni, in primo luogo i Comuni, non a caso considerati l'Ente più vicino ai cittadini.
Ora accade che sul sito internet del Comune di Calenzano mancano, da un po' di tempo a questa parte, alcune informazioni essenziali per conoscere le decisioni dell'Amministrazione.
Facciamo alcuni esempi.
Per quanto riguarda le delibere della Giunta e del Consiglio Comunale, il loro elenco è fermo alla data del 30 dicembre 2008. Se uno poi volesse leggere i testi di queste delibere dovrebbe andare ancora più indietro, precisamente al 7 ottobre 2008.
Non solo. Sempre per quanto riguarda le delibere, nella grande maggioranza dei casi non vengono pubblicati gli allegati. E senza gli allegati non è possibile sapere esattamente che cosa è stato deciso con un determinato atto.
Ancora per le delibere, nella pagina dove vengono elencate non è riportato interamente l'argomento delle stesse, ma solo una parte. Per conoscerlo per intero bisogna aprire un'altra pagina.
Inoltre non vengono pubblicati gli atti dei responsabili degli Uffici (detti "determinazioni"), che pure sono importanti: per esempio è con le determinazioni che si affidano gli appalti e gli incarichi esterni, si concedono contributi e finanziamenti, si approvano le graduatorie dei concorsi, i collaudi dei lavori commissionati dal Comune, gli acquisti in economia.
Abbiamo poi rilevato che sul sito internet del Comune non vengono pubblicate le ordinanze del Sindaco, né i verbali delle sedute del Consiglio Comunale, né l'elenco degli argomenti discussi nelle varie sedute del Consiglio. Salvo quello dell'ultima seduta in ordine di tempo, che però è destinato ad essere cancellato e sostituito dal successivo.
Come si può ben capire si tratta di atti importanti per avere informazioni dettagliate e complete su ciò che viene deciso dai nostri amministratori. E, nel caso dei verbali del Consiglio Comunale, per conoscere come si è svolta la discussione su un determinato problema, presupposto essenziale per il necessario controllo democratico da parte dei cittadini.
Tutto questo accade mentre le norme che lo stesso Comune di Calenzano si è dato nel suo Statuto prescrivano obblighi ben precisi: dalla massima trasparenza dell'attività amministrativa (articolo 27), alla massima informazione sull'attività del Comune stesso anche mediante forme aggiuntive di pubblicità oltre a quelle previste per legge (articolo 31), alla partecipazione dei cittadini all'amministrazione (articolo 33).
Dunque, per non far rimanere le norme lettera morta, nei giorni scorsi abbiamo scritto al Difensore Civico per segnalare tutti questi problemi e per chiedere un suo intervento per risolverli.

Presentazione del libro "Governare con la paura", 5 maggio 2009 a Firenze.

Invito alla partecipazione Ornella De Zordo candidata Sindaco Per Unaltracittà Lista di cittadinanza: www.perunaltracitta.org

Martedì 5 maggio 2009 Cinema Adriano, via Romagnosi - Firenze Governare con la paura
A partire dalle 21.00 film + dibattito + altro film
"Fare un golpe e farla franca"

Ornella De Zordo, l'autore Mario Portanova e Lorenzo Guadagnucci del Comitato "Verità e giustizia per Genova" discutono dell'ultimo documentario - la cui proiezione è stata censurata a Roma - sulla deriva securitaria del regime italiano: Governare con la paura
(50'). A farne le spese sono gli studenti, gli immigrati, i lavoratori, i sindacalisti, le minoranze e tutti coloro che si ostinano a fare politica dal basso.


Governare con la paura - Edizioni Melampo 2009 di Enrico Deaglio, Mario Portanova e Beppe Cremagnani - La paura. È diventata lei il vero mezzo di governo, l'instrumentum regni per eccellenza del nuovo sovrano. Una dimensione permanente della psicologia di massa, un sentimento a due facce che ora aizza contro "i diversi", ora piega i cittadini alle pretese del potere. Si governa facendo paura. Si governa seminando paura. Gli abusi e le torture del G8, i divieti di manifestare, le minacce contro il movimento degli studenti. E insieme l'odio fomentato ogni giorno contro gli immigrati o i rom, colpevoli di attentare ai "nostri beni" o alle "nostre donne". È l'Italia raccontata da questa inchiesta. Governata, nelle sue viscere profonde, da una destra che ha fatto della paura (con sorriso televisivo) la propria bandiera. E che dalle trasmissioni Rai riabilita l'Italia del ventennio.

A seguire il documentario G8/2001 - Fare un golpe e farla franca (60'), sempre di Enrico Deaglio, Mario Portanova e Beppe Cremagnani. Una ricostruzione per spiegare la catena di comando che guidò l'irruzione alla scuola Diaz, la stessa per cui i pubblici ministeri Francesco Albini Cardona e Enrico Zucca hanno fatto riferimento a una sentenza con cui la Cassazione ha condannato ufficiali nazisti e alcuni soldati responsabili dell'eccidio di Sant'Anna di Stazzema.

Senteza del TAR del 20/01/09 contro il ricorso del "Consorzio Estrattivo La Cassiana"


N. 00043/2009 REG.SEN.
N. 00092/2005 REG.RIC.

REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Toscana
(Sezione Prima)
 
ha pronunciato la presente
 
SENTENZA
 
Sul ricorso numero di registro generale 92 del 2005, proposto da:
Consorzio estrattivo "La Cassiana", in persona del Presidente e legale rappresentante p.t., rappresentato e difeso dagli avv.ti Calogero Narese e Piero Narese, con domicilio eletto presso [omissis];
 
contro
 
- Comune di Calenzano (in persona del Sindaco p.t.) e Arch. Gianna Paoletti (in qualità di responsabile del procedimento di V.I.A.), rappresentati e difesi dall'avv. Paolo Stolzi, con domicilio eletto presso [omissis];
- Provincia di Firenze, in persona del Presidente p.t., rappresentata e difesa dagli avv. Lina Cardona, Francesca De Santis, Elena Possenti, con domicilio eletto presso Francesca De Santis in Firenze, c/o Ufficio Legale Provincia, via dè Ginori n. 10;
- Azienda A.S.L. n. 10 – Firenze e A.R.P.A.T. Azienda Reg.le Protezione Ambientale della Toscana, non costituite in giudizio;
 
per l'annullamento
 
della delibera della Giunta comunale di Calenzano n. 132 del 26/10/2004 con cui è stata espressa pronuncia negativa di compatibilità ambientale sul "Progetto di coltivazione e recupero del sito estrattivo Poggio alle Macine", nonché di ogni atto presupposto, conseguente o comunque connesso.
 
Visto il ricorso con i relativi allegati;
Visti gli atti di costituzione in giudizio del Comune di Calenzano e del responsabile del procedimento di V.I.A. Arch. Gianna Paoletti;
Visto l'atto di costituzione in giudizio della Provincia di Firenze;
Viste le memorie difensive;
Visti tutti gli atti della causa;
Relatore nell'udienza pubblica del giorno 03/12/2008 il dott. Carlo Testori e uditi per le parti i difensori come specificato nel verbale;
Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue:
 
FATTO
 
1) In località "La Cassiana" del Comune di Calenzano è situato il bacino estrattivo "Poggio alle Macine", come tale individuato nel Piano regionale delle attività estrattive (PRAE) approvato dal Consiglio regionale della Toscana con deliberazione n. 200 del 7/3/1995. Per adeguarsi al PRAE il Consiglio comunale di Calenzano, con deliberazione n. 59/1996, ha  adottato una variante generale del PRG, poi approvata con deliberazione C.R. n. 67/1999; l’art. 19 delle NTA della predetta variante disciplina specificamente le procedure di intervento nelle "Zone DE-a" comprendenti le parti del territorio destinate all'attività di cava, in cui la coltivazione è consentita "mediante intervento urbanistico preventivo con l'obbligo di formazione di strumento attuativo o di dettaglio dell'intera DE-a, di iniziativa pubblica… o privata…". Con deliberazione n. 49 del 3/5/1999 il Consiglio comunale di Calenzano ha costituito - ai sensi dell’art. 17 della L.R. 12 novembre 1998 n. 78 - un consorzio obbligatorio denominato "Consorzio estrattivo La Cassiana" tra i proprietari delle aree ricomprese nel polo estrattivo in questione, al dichiarato fine "della presentazione al Comune, e della futura realizzazione, di un progetto unitario mediante una sistematica escavazione del complesso delle aree ricomprese nel perimetro".
Detto Consorzio ha stipulato con l'Amministrazione comunale di Calenzano, in data 4/8/2000, un protocollo d'intesa riguardante il testo dello schema di convenzione che il Consiglio comunale sarebbe stato chiamato ad approvare contestualmente all'adozione del Piano attuativo dell'area estrattiva "Poggio alle Macine", nonché un'ipotesi di percorso temporale dell'iter per l’approvazione del piano predetto e per il rilascio dell'autorizzazione all'escavazione.
Il Piano attuativo dell'area estrattiva "Poggio alle Macine" è stato adottato dall’A.C. di Calenzano con deliberazione consiliare n. 135 del 2/10/2000 e infine approvato con deliberazione consiliare n. 22 del 19/2/2001. Nel luglio 2002 il "Consorzio estrattivo La Cassiana" ha quindi presentato al predetto Comune il progetto definitivo di coltivazione e recupero del sito estrattivo di cui si tratta, chiedendo l'avvio del procedimento per la pronuncia di compatibilità ambientale e il rilascio delle autorizzazioni ai fini del vincolo paesaggistico e del vincolo idrogeologico. Dopo un lungo e articolato iter la richiesta di pronuncia di compatibilità ambientale è pervenuta all'esame della Conferenza di servizi appositamente indetta che, nella seduta conclusiva del 20/10/2004, ha espresso in proposito parere contrario; la Giunta municipale di Calenzano, con deliberazione n. 132 del 26/10/2004, ha dato atto della valutazione sfavorevole di cui sopra ed ha
conseguentemente espresso, ai sensi e per gli effetti dell'art. 18 della L.R. n.79/1998, pronuncia negativa di compatibilità ambientale sul progetto presentato dal Consorzio "La Cassiana".
 
2) Contro tale determinazione, nonché gli atti presupposti (e, in particolare, i pareri espressi dalla Provincia di Firenze), il predetto Consorzio ha presentato a questo Tribunale il ricorso in epigrafe, deducendo l'illegittimità degli atti impugnati perché viziati da incompetenza, nonché da violazioni di legge ed eccesso di potere sotto molteplici profili e formulando altresì domanda di risarcimento danni.

Si sono costituiti in giudizio il Comune di Calenzano e l’Arch. Gianna Paoletti, in qualità di responsabile del procedimento di V.I.A., che hanno ampiamente controdedotto alle tesi avversarie.
Si è costituita in giudizio, altresì, la Provincia di Firenze che ha innanzitutto eccepito il proprio difetto di legittimazione passiva, chiedendo l'estromissione dal processo; ed ha comunque controdedotto nel merito, chiedendo la reiezione del gravame perché infondato.
All'udienza del 3 dicembre 2008 la causa è passata in decisione.
 
DIRITTO
 
1) Ai fini della decisione è preliminarmente necessario ripercorrere in breve l’iter procedimentale (peraltro complesso) promosso dal Consorzio estrattivo "La Cassiana" con la richiesta (protocollata dal Comune di Calenzano in data 9/7/2002) finalizzata alla pronuncia di compatibilità ambientale ed al rilascio delle autorizzazioni riguardanti i vincoli paesaggistico ed idrogeologico relativamente al progetto definitivo di coltivazione e recupero del sito estrattivo di "Poggio alle Macine"; iter conclusosi con l'impugnata deliberazione della Giunta municipale di Calenzano n. 132 del 26/10/2004. Dagli atti acquisiti al giudizio emerge quanto segue:
- l'avvio del procedimento in questione è avvenuto in data 13/7/2002, a seguito della pubblicazione dell'avviso di deposito del progetto su due quotidiani; di ciò è stato dato altresì avviso ai cittadini del Comune di Calenzano attraverso apposita comunicazione del Garante dell'Informazione della predetta Amministrazione comunale; nel frattempo il medesimo Comune, attesa la rilevanza del progetto in esame, aveva provveduto a chiedere alla Regione Toscana la disponibilità di un dipendente regionale, specificamente qualificato nella materia, a partecipare alla procedura di V.I.A.: disponibilità assicurata dalla Regione, a fini collaborativi;
- in data 21/8/2002 il Responsabile comunale del procedimento di V.I.A. (investito del coordinamento della struttura operativa prevista dall’art. 9 della L.R. n. 79/1998) ha invitato le Amministrazioni interessate ad esprimere il parere di competenza; hanno fornito riscontro l'Autorità di bacino del fiume Arno, l'Azienda sanitaria di Firenze (Zona nord ovest - Dipartimento della prevenzione), l’A.R.P.A.T. e la Provincia di Firenze;
- con una articolata nota del 29/11/2002 il Responsabile del procedimento, facendo riferimento alla documentazione presentata dal proponente ed alle osservazione trasmesse dagli enti interessati (nonché a quelle formulate da gruppi politici ed associazioni) ha chiesto al Consorzio estrattivo "La Cassiana" di fornire chiarimenti ed approfondimenti in ordine allo studio di impatto ambientale del progetto in questione; il predetto Consorzio ha risposto nell'aprile 2003 e la documentazione fornita è stata trasmessa dal Comune di Calenzano agli enti ed amministrazioni interessati, per acquisirne il parere di competenza, al dichiarato fine di "redigere il rapporto finale dell’istruttoria interdisciplinare ai sensi dell’art. 16 della L.r. 79/98" ;
- con istanza del 28/11/2003 il Consorzio proponente ha chiesto all’A.C. di Calenzano copia dei pareri espressi sul progetto presentato; con successiva nota pervenuta al Comune in data 31/12/2003 il medesimo Consorzio ha manifestato l'intendimento di presentare ulteriore documentazione, ritenuta idonea a superare le perplessità emerse in sede di procedimento di V.I.A., così sospendendo i termini del procedimento stesso; l'Amministrazione comunale procedente, con nota del 29/1/2004, ha dato atto della intervenuta sospensione fino al 30/4/2004;
- prima di tale scadenza il Consorzio ha chiesto al Comune di Calenzano ed alla Provincia di Firenze un incontro congiunto per l'esame delle problematiche progettuali connesse, in particolare, alla richiesta della predetta Provincia di ridurre a 6 metri l'altezza dei gradoni di coltivazione della cava, prevista nel progetto in 8 metri; l'incontro è stato fissato per il 28/4/2004; in data 30/4/2004 il Consorzio ha presentato i documenti integrativi preannunciati nell'istanza del 31/12/2003, che l'Amministrazione comunale ricevente ha a sua volta inoltrato, per i prescritti pareri, agli enti e amministrazioni coinvolti nella procedura in corso;
- nel settembre 2004 il Responsabile del procedimento ha poi convocato l’apposita Conferenza dei servizi per il 24/9/2004; in quella data i lavori sono stati aggiornati al  20/10/2004; in vista di questa ulteriore convocazione il Consorzio "La Cassiana" ha inviato una memoria tecnica di precisazione e chiarimento relativa a punti specifici, pervenuta al Comune di Calenzano il 19/10/2004; il giorno successivo la Conferenza dei servizi, tenuto conto dei pareri formulati, ha espresso parere contrario alla pronuncia di compatibilità ambientale sul piano di coltivazione del sito estrattivo di "Poggio alle Macine" rilevando in particolare: "il progetto propone un assetto finale del sito incompatibile con la tutela idrogeologica dell'area, mentre per quanto riguarda le componenti ambientali non risultano forniti sufficienti elementi di valutazione per quanto riguarda gli impatti sulla risorsa idrica, la quantità di inquinamento acustico, l'entità delle vibrazioni emesse, l'impatto del traffico pesante sulla viabilità esistente e gli altri aspetti rilevabili dai pareri degli enti, allegati al presente verbale, e dall'istruttoria agli atti";
- con deliberazione n. 132 del 26/10/2004 la G.M. di Calenzano, ritenuto di condividere le conclusioni della Conferenza dei servizi, si è pronunciata negativamente sulla compatibilità ambientale del progetto presentato dal Consorzio estrattivo "La Cassiana".
 
2) Prima di trattare del merito della controversia il Tribunale deve esaminare l'eccezione di difetto di legittimazione passiva formulato dalla difesa della Provincia di Firenze, che ha chiesto l'estromissione dal giudizio rilevando che nel procedimento di V.I.A. il predetto Ente
si è limitato ad esprimere pareri aventi mero rilievo endoprocedimentale. Il Collegio è di diverso avviso, in quanto l'intervento della Provincia nel procedimento in questione era comunque finalizzato al rilascio dell'autorizzazione ai fini del vincolo idrogeologico; e dunque tale intervento, ancorché confluito nelle determinazioni conclusive della Conferenza dei servizi (e poi della G.M. di Calenzano), era espressivo di una competenza non meramente endoprocedimentale, bensì suscettibile (ove fosse stato esperito il procedimento ordinario) di tradursi in un atto autonomamente lesivo e quindi direttamente impugnabile; di qui la legittimazione passiva della Provincia di Firenze (in senso conforme si veda TAR Toscana, Sez. III, 29 maggio 2007 n. 804).
 
3) Con la prima censura formulata nel ricorso si sostiene, in sintesi, quanto segue:
- il progetto definitivo per la coltivazione e il recupero del sito estrattivo "Poggio alle Macine" era stato "presentato al Comune, in attuazione dell’art. 19 delle N.T.A. del P.R.G., quale progetto unitario di iniziativa privata e poi approvato come Piano Attuativo"; ne consegue che "il Progetto medesimo era da considerarsi sicuramente ammissibile in sede di valutazione di impatto ambientale"; ciò in quanto - secondo le previsioni di cui all’art. 22 della L.R. n. 79/1998 e alla deliberazione G.R. 20/9/1999 n. 1069 - "con il progredire dei livelli di dettaglio della pianificazione approvata, aumenta progressivamente anche il livello di semplificazione della V.I.A."; insieme "al progetto definitivo presentato ai fini dell'approvazione del Piano Attuativo, il Consorzio aveva presentato un approfondito e dettagliato studio degli effetti ambientali…": conseguentemente la Conferenza di servizi "da un lato, era obbligata a ritenere sicuramente ammissibile l'intervento e, dall'altro lato, era obbligata a ritenere sufficiente l'analisi degli impatti già effettuata nell'ambito dello Strumento Operativo ai sensi dell’art. 32 della L.R. n. 5/95". In sostanza, come puntualizzato nella memoria conclusiva di parte ricorrente, la procedura di V.I.A. poteva "imporre mitigazioni e prescrizioni progettuali ma non… concludersi con il rigetto dell'intervento".
 
Le tesi di parte ricorrente non possono essere condivise.

Si osserva in proposito:
- il rapporto tra il Piano attuativo dell'area estrattiva "Poggio alle Macine" approvato dal C.C. di Calenzano con deliberazione n. 22/2001 e il progetto di coltivazione e recupero del sito predetto presentato al predetto Comune dal Consorzio "La Cassiana" nel 2002 è ben chiarito nella premessa della relazione tecnica al progetto in questione, laddove si precisa che il piano di cui sopra è previsto "quale strumento preliminare alla redazione della progettazione definitiva"; ed in effetti quest'ultima "deve rispettare le indicazioni del Piano Attuativo… e contenere le specificazioni e gli approfondimenti necessari alla sua corretta applicazione" (così recita l’art. 1 delle NTA del Piano predetto);
- nella medesima premessa della relazione tecnica è poi puntualizzato che il progetto definitivo presentato "rientrando nell'elenco di cui all'allegato A3 della L.R. 79/1998, deve essere sottoposto a procedura di Valutazione d'Impatto Ambientale…";
- alla luce di quanto sopra, se si tiene altresì conto della circostanza che tra la documentazione allegata al Piano attuativo adottato nel 2000 e approvato nel 2001 (quale elencata, in particolare, nella deliberazione C.C. di Calenzano n. 135/2000) non figura la valutazione degli effetti ambientali (VEA) prevista dall’art. 32 della L.R. n. 5/1995 (norma espressamente richiamata dalla ricorrente a sostegno delle sue argomentazioni), si deve escludere che per il profilo della compatibilità ambientale - sicuramente decisivo, specie in considerazione della natura dell'intervento - il progetto presentato potesse vantare una sorta di "copertura" o garanzia preventiva per effetto della sua (peraltro indispensabile) conformità al Piano attuativo; ciò in quanto quest'ultimo non risultava sufficientemente approfondito per quanto attiene all'impatto ambientale degli interventi ammissibili, aspetto che in sostanza era stato rimesso pressoché integralmente alla progettazione definitiva, come in effetti risulta anche dalla previsione di cui all’art. 3 dello schema di convenzione approvato con il protocollo d'intesa del 4/8/2000, in cui espressamente è previsto che la Valutazione di Impatto Ambientale "analizzerà il grado di sostenibilità del territorio in tutti i suoi aspetti"; in relazione a quanto sopra risulta priva di interesse, ai fini del giudizio, l'acquisizione in via istruttoria (richiesta dalla parte ricorrente nella memoria conclusiva) del parere favorevole espresso nel 1996 dalla Provincia di Firenze relativamente al vincolo idrogeologico in merito alla variante al PRG poi approvata nel 1999: si tratta di un atto inserito in un procedimento di pianificazione urbanistica generale che si colloca "a monte" del Piano attuativo di cui sopra e che pertanto non può costituire un vincolo rispetto alle valutazioni da esprimere nell'ambito di una puntuale procedura di V.I.A.;
- d'altra parte le scelte operate dal Consorzio ricorrente evidenziano come lo stesso fosse consapevole delle circostanze di cui sopra, tant'è che la richiesta del luglio 2002 ai fini della pronuncia di compatibilità ambientale e del rilascio delle autorizzazioni riguardanti i vincoli paesaggistico ed idrogeologico è stata presentata al Comune di Calenzano ai sensi dell’art. 17 della L.R. n. 79/1998 e non con richiamo alla procedura preliminare di cui all’art. 12, a cui fanno riferimento sia l’art. 22 (in tema di semplificazione dello studio di impatto ambientale), sia la deliberazione G.R. Toscana n. 1069/1999 citata nel ricorso.
Le precedenti considerazioni portano dunque a respingere le argomentazioni della parte ricorrente, sia per quanto riguarda la pretesa compatibilità ambientale del progetto in ragione della sua (sola) conformità al Piano attuativo, sia per quanto attiene alla tesi secondo cui, a fronte della richiesta del luglio 2002, il Comune non poteva comunque opporre una reiezione, ma al più poteva imporre prescrizioni e integrazioni progettuali.
Sotto questo secondo profilo va altresì evidenziato che, contrariamente a quanto sostenuto nel ricorso, la valutazione negativa formulata dalla Conferenza dei servizi nella seduta conclusiva del 20/10/2004 trova fondamento non nelle sole questioni connesse con il vincolo idrogeologico evidenziate dalla Provincia di Firenze, bensì anche in una pluralità di altre carenze progettuali, che hanno impedito agli enti e amministrazioni coinvolti nella procedura di V.I.A. di esprimere un giudizio attendibile sul progetto definitivo presentato dal Consorzio; ciò vale specificamente per quanto riguarda "gli impatti sulla risorsa idrica, la quantità di inquinamento acustico, l'entità delle vibrazioni emesse, l'impatto del traffico pesante sulla viabilità esistente", testualmente menzionati nelle conclusioni riportate nel verbale della Conferenza dei servizi; ma vale anche per "altri aspetti rilevabili dai pareri degli enti", allegati al medesimo verbale, nonché dall'istruttoria svolta nell'ambito del procedimento in questione. In sostanza, mentre la Provincia di Firenze ha espresso un parere dichiaratamente negativo, altri enti (in particolare l'Azienda Sanitaria di Firenze e l’ARPAT) hanno ritenuto che non sussistessero elementi sufficienti per formulare le valutazioni di competenza; e non può ritenersi "promosso" sotto il profilo della compatibilità ambientale (delicatissimo, in relazione alla tipologia dell'intervento) un progetto "non giudicabile" (per utilizzare la terminologia scolastica) perché non sono stati forniti i necessari elementi di valutazione. Né tali carenze possono essere integralmente superate attraverso la mera imposizione di prescrizioni e vincoli progettuali: questa soluzione può riguardare elementi di dettaglio (in tal senso è anche la precisazione dell’esperto regionale dott. Corezzi riportata nel verbale della Conferenza dei servizi), ma non profili essenziali; tanto l’ARPAT, quanto soprattutto l'Azienda Sanitaria di Firenze (si veda, in particolare, il verbale della riunione dell'11/10/2004 dell'Unità funzionale di prevenzione igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro zona nord ovest allegato all'impugnata deliberazione G.M. n. 132/2004) hanno individuato elementi non suscettibili di essere demandati alla progettazione esecutiva, ma da approfondire necessariamente in sede di V.I.A.: le carenze riscontrate in proposito sono state perciò correttamente ritenute insuperabili, cioè ostative alla formulazione di un parere positivo in ordine alla compatibilità ambientale del progetto esaminato, che dunque è stato negativamente valutato anche in relazione a tali profili.
 
3) Con il secondo motivo di ricorso sono state censurate l'ingiustizia e la contraddittorietà dell'operato del Comune di Calenzano che, dopo avere imposto al Consorzio ricorrente articolate prescrizioni riguardanti, tra l'altro, le modalità di escavazione e di ripristino del sito estrattivo, ha poi negato la compatibilità ambientale del progetto a causa della morfologia delle gradonature e delle scarpate. Il motivo è chiaramente riferito al parere negativo espresso dalla Provincia di Firenze in sede di Conferenza dei servizi, che nel verbale conclusivo risulta così riportato: "per quanto riguarda la sistemazione dei gradoni… devono avere inclinazione inferiore quale unico strumento per consentire un corretto ripristino ambientale, soprattutto per combattere i fenomeni di erosione"; più dettagliatamente, nelle conclusioni della nota 20/10/2004 del Coordinamento provinciale di Firenze del Corpo Forestale dello Stato (allegato alla deliberazione impugnata nel presente giudizio) si sottolinea come "il progetto e le integrazioni prodotte… non risolvono in modo esauriente le problematiche idrogeologiche connesse alla realizzazione di scarpate in riporto di eccessiva pendenza"; per cui si ritiene "necessario ridisegnare la sistemazione del versante scavato mediante un gradonamento meno accentuato, in cui - indipendentemente dai valori assoluti - sia garantito un rapporto inferiore fra alzata e pedata onde ottenere in assetto finale scarpate di minore inclinazione".
Premesso che, come rilevato al punto precedente, il parere in questione, pur essendo l'unico dichiaratamente contrario, non costituisce peraltro il solo fondamento dell’esito negativo della procedura di V.I.A., si osserva che la conformità del progetto, sotto il profilo questione, al Piano attuativo da un lato non costituiva garanzia per la sicura compatibilità ambientale della soluzione progettuale proposta, dall'altro non comporta l'illegittimità delle scelte operate dalle Amministrazioni (provinciale e comunale) resistenti. Ciò in quanto:
- l’art. 19 delle NTA al PRG del Comune di Calenzano prevede che la coltivazione delle cave deve avvenire "secondo la morfologia prevista dal piano attuativo"; lo strumento operativo dell'area estrattiva "Poggio alle Macine", a sua volta, ha previsto all’art. 7 delle NTA: "La coltivazione dovrà avvenire seguendo lo schema del Piano Attuativo che prevede un intervento dall'alto verso il basso per "fette orizzontali" con formazione di gradoni di roccia di dimensioni massime dell'altezza pari a 8 m e pedata di circa 11 m calpestabile"; ulteriori precisazioni riguardano le modalità di recupero dell'area oggetto di escavazione, con specifico riguardo alla ricostruzione della scarpata di scavo;
- il citato art. 7 NTA prevede poi: "Nella predisposizione del progetto definitivo, in relazione ad eventuali ulteriori nuovi accertamenti strutturali, è ammesso il ridimensionamento dei gradoni (alzata, inclinazione e pedata), con la precisazione che dovranno essere rispettate
le indicazioni generali del Piano Attuativo";
- appare chiaro che le indicazioni contenute nel Piano attuativo non presentano, per quanto qui interessa, valenza rigida e vincolata se non nei limiti massimi stabiliti; per cui la scelta di subordinare l'escavazione (o meglio, la compatibilità ambientale della stessa) ad una riduzione dei gradoni e dell'inclinazione delle scarpate non è in contrasto con norme inderogabili, né costituisce sintomo di eccesso di potere, posto che solo in sede di valutazione del progetto era possibile approfondire profili (quali quello del recupero ambientale del sito in relazione all'aspetto idrogeologico) insufficientemente trattati in sede di pianificazione attuativa; né a diverse conclusioni può indurre la previsione di cui all’art. 3 dello schema di convenzione approvato con il protocollo d'intesa del 4/8/2000, che qualifica come atto dovuto il rilascio dell'autorizzazione all’escavazione, a condizione però che il Consorzio abbia adempiuto non solo alle prescrizioni previste in convenzione e nel piano attuativo, ma anche a quelle risultanti dalla V.I.A.
 
4) Con il terzo, articolato motivo di ricorso, il Consorzio "La Cassiana" ha dedotto, in estrema sintesi:
- che il procedimento svolto ai fini della valutazione di impatto ambientale relativa al progetto di cui si controverte non ha seguito (e, soprattutto, correttamente interpretato) le prescrizioni di cui agli artt. 16 e 17 della L.R. n. 79/1988 ed agli artt. 14 ss. della legge n. 241/1990, per cui il Consorzio ricorrente, anziché giovarsi di un iter che gli consentisse di conoscere e porre in essere le condizioni necessarie per garantire il positivo esito della procedura di V.I.A., è rimasto vittima del contrasto insorto tra il Comune di Calenzano e la
Provincia di Firenze in ordine alla morfologia della gradonatura;
- che, in particolare, il procedimento è stato condotto in modo da impedire al Consorzio predetto di avere tempestiva e puntuale contezza delle critiche e riserve formulate dagli enti interessati e, in primo luogo, dalla Provincia di Firenze, in merito al progetto proposto; il che ha, tra l'altro, vanificato la funzione di integrazione e di coordinamento che la Conferenza dei servizi avrebbe dovuto svolgere.
La censura è infondata.
Si può anche convenire che la procedura di V.I.A. posta in essere dal Comune di Calenzano e gestita dal Responsabile del procedimento, dirigente della struttura operativa di cui all’art. 9 della L.R. n. 79/1998, si è svolta in modo non sempre lineare ed efficace; lo ha sostanzialmente rilevato lo stesso Coordinamento provinciale di Firenze del Corpo Forestale dello Stato sottolineando, nella nota del 20/10/2004 richiamata al precedente punto 3), che le richieste di chiarimenti e approfondimenti formulate nel precedente parere trasmesso in data 12/11/2002 non erano contenute nella nota datata 29/11/2002 inviata dalla predetta A.C. al Consorzio proponente; per cui le risposte ottenute nell'aprile 2003 non risultavano congrue rispetto alle richieste. Ciò tuttavia non è sufficiente per determinare l'illegittimità del procedimento e del suo esito, tenuto conto:
- che l’impasse procedimentale rilevata dal C.F.S. è stata comunque superata in virtù delle successive integrazioni presentate, che hanno consentito di procedere a nuove valutazioni circa le criticità riscontrate, come risulta dalla medesima nota 20/10/2004;
- che l'articolazione e la durata del procedimento, avviato nel luglio 2002 e concluso nell'ottobre 2004, hanno offerto al Consorzio ricorrente sufficienti occasioni per chiarire i contenuti del progetto, integrare la documentazione prodotta e replicare ai rilievi formulati dagli enti e amministrazioni coinvolti nella procedura di V.I.A. (cfr. la ricostruzione dell'iter procedimentale di cui sub 1); e ciò vale anche per la questione riguardante la dimensione dei gradoni: si veda, in particolare, la nota datata 2/4/2004 con cui il Consorzio ha chiesto al Comune di Calenzano ed alla Provincia di Firenze un incontro congiunto (poi fissato per il successivo 28/4) per l'esame delle problematiche progettuali connesse alla richiesta della predetta Provincia di ridurre a 6 metri l'altezza dei gradoni di coltivazione della cava, prevista nel progetto in 8 metri;
- che quanto prospettato nel ricorso circa un preteso conflitto sul punto tra Comune e Provincia, di cui il Consorzio sarebbe rimasto vittima, costituisce oggetto di mere asserzioni peraltro non convincenti, tenuto anche conto della natura non vincolante (se non nei valori
massimi) delle previsioni contenute in proposito nel Piano attuativo (cfr. le considerazioni svolte al precedente punto 3);
- che in tale quadro, da un lato, non appaiono ravvisabili le violazioni del procedimento delineato dalla L.R. n. 79/1998 e dalla legge n. 241/1990 lamentate nel ricorso, dall'altro non risulta apprezzabile il pregiudizio che da tali pretesi vizi procedimentali parte ricorrente avrebbe concretamente subito.
 
5) Con il quarto motivo di ricorso si censura che il parere contrario della Provincia di Firenze è stato espresso in prima battuta per arbitrarie ragioni connesse con i tempi (ritenuti inaccettabili) del ripristino vegetazionale; in seconda battuta sulla base di pretese criticità riguardanti il profilo idrogeologico, non supportate da adeguata istruttoria.
Anche questa censura è priva di pregio, tenuto conto:
- che è comunemente noto che la vegetazione costituisce strumento essenziale ai fini della tutela dell'equilibrio idrogeologico del territorio;
- che dunque il riferimento alla tempistica e alle modalità degli interventi di ripristino della vegetazione non ha valore puramente cronologico, bensì è funzionale a garantire il raggiungimento di adeguati livelli di stabilità idrogeologica in un'area pesantemente incisa dall’attività estrattiva;
- che in tale quadro la valutazione negativa circa "il rimodellamento morfologico previsto" dal progetto, in relazione all'esigenza "di impedire l'innesco di processi erosivi superficiali diffusi e di garantire una rapida e soddisfacente ricostituzione di copertura vegetazionale" (così testualmente si legge nella già citata nota del Coordinamento provinciale di Firenze del C.F.S. in data 20/10/2004), non risulta affatto incoerente o contraddittoria, né immotivata, alla luce dei calcoli e delle argomentazioni sviluppati in proposito nella nota predetta.
 
6) L'ultima censura riguarda la pretesa incompetenza della Provincia ad esprimersi con riferimento all'autorizzazione ai fini del vincolo idrogeologico; ciò in quanto la competenza in materia è stata trasferita ai Comuni a partire dall'1/1/2004, per effetto dell’art. 42 comma 5 lett. b) della L.R. n. 39/2000, come sostituito dall’art. 20 della L.R. n. 1/2003, e dell’art. 65 comma 2 della medesima L.R. n. 1/2003.
Per superare la censura è risolutivo il richiamo al terzo comma dell’art. 65 da ultimo citato, a norma del quale: "I procedimenti pendenti al 1 gennaio 2004 rimangono di competenza della Provincia fino a conclusione della procedura amministrativa"; il procedimento di cui si controverte in questa sede è stato avviato in data 13/7/2002 e dunque ricade nella previsione transitoria di cui sopra.
 
7) Per le ragioni illustrate il ricorso risulta infondato e va respinto.
 
Le spese vanno poste a carico della parte soccombente, nella seguente misura:
a) euro 2.500,00 oltre a CPA e IVA, per ciascuno, a favore del Comune di Calenzano e dell’Arch. Gianna Paoletti, responsabile del procedimento di V.I.A., tenuto conto dell'identità delle difese;
b) euro 4.000,00 oltre a CPA e IVA a favore della Provincia di Firenze.
 
P.Q.M.
 
Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Toscana, Sezione I^, definitivamente pronunciando, respinge il ricorso in epigrafe.
 
Condanna il Consorzio ricorrente al pagamento delle spese del giudizio nella seguente misura:
a) euro 2.500,00 (duemilacinquecento/00) oltre a CPA e IVA a favore del Comune di Calenzano;
b) euro 2.500,00 (duemilacinquecento/00) oltre a CPA e IVA a favore dell’Arch. Gianna Paoletti, responsabile del procedimento di V.I.A.;
c) euro 4.000,00 (quattromila/00) oltre a CPA e IVA a favore della Provincia di Firenze.
 
Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa.
 
Così deciso in Firenze nella camera di consiglio del giorno 03/12/2008 con l'intervento dei
Magistrati:
 
Gaetano Cicciò, Presidente
Saverio Romano, Consigliere
Carlo Testori, Consigliere, Estensore
 
L'ESTENSORE                                                           IL PRESIDENTE
 
DEPOSITATA IN SEGRETERIA
Il 20/01/2009
(Art. 55, L. 27/4/1982, n. 186)
 
IL SEGRETARIO

Morti da PM10

Riceviamo e diffondiamo.

---------- Messaggio inoltrato ----------

Comunicato stampa Per Unaltracittà

Lista di cittadinanza: www.perunaltracitta.org

Il commento di Ornella De Zordo dopo la perizia Biggeri al processo contro Domenici

Morti da PM10: "Ecco a cosa portano politiche ambientali fondate sull'immagine"


"Dal 2003 al 2006, sono morte a Firenze e nell’hinterland 25 persone l'anno per malattie legate all’inquinamento atmosferico. Altri 347 decessi sono prevedibili, a lungo termine, per malattie cardiovascolari, cerebrovascolari, tumori al polmone o dovute a insufficienza respiratoria". Non ammette repliche la perizia del professor Annibale Biggeri al processo che vede imputati il presidente della Regione Toscana Claudio Martini, il sindaco di Firenze Leonardo Domenici, l’ex assessore regionale all’ambiente Marino Artusa e i sindaci di Scandicci, Campi, Sesto, Signa e Calenzano [nonché i rispettivi assessori all'ambiente, ndr]. E ancora oggi l'abbattimento del traffico, una delle poche misure adatte ad abbattere le polveri, non viene praticata dalle amministrazioni fiorentine. Ne è una prova, afferma ancora Biggeri, che "continua ad essere superata la soglia di 20 microgrammi al metro cubo al giorno, cioè il limite posto dall’Organizzazione mondiale della Sanità come massimo tollerabile per l’organismo umano» e i dati Arpat del 2008 parlano di un aumento nei superamenti giornalieri del pm10 del 5-7%


"La perizia di Biggeri mette in luce come la politica degli annunci in campo ambientale perseguita in questi anni a Firenze dal sindaco Domenici (PD) e dall'assessore all'ambiente Del Lungo (Verdi), sia stata una politica insufficiente e dannosa per la salute dei fiorentini - ha dichiarato Ornella De Zordo. Non basta infatti affiggere manifesti enormi per raccontare che Firenze è una città ciclabile; non basta organizzare convegni sulle esperienze virtuose di altre città; non basta costruire quelle cattedrali nel deserto moderne che sono i parcheggi sotterranei se poi non si è in grado di amministrare con buon senso, capacità e a vantaggio dei cittadini la mobilità nel suo complesso".

Coordinamento Regionale ControG8

Riceviamo e diffondiamo.
----- Original Message -----

Coordinamento Regionale ControG8

Comunicato stampa con forte preghiera di pubblicazione

Oggetto: Considerazioni a conclusione dei lavori del ControG8

Il Coordinamento Regionale ControG8, a conclusione dei lavori e delle iniziative che hanno scandito i tre giorni del Contro Vertice di Siracusa trae un bilancio estremamente positivo.

Nonostante la pesantissima campagna denigratoria che ha diffuso un ingiustificato clima di terrore in città e le numerose provocazioni di una parte delle Forze dell'Ordine,le Assemblee Tematiche hanno registrato complessivamente centinaia di partecipanti e il grande corteo di Giovedì 23 ha pacificamente invaso la città con migliaia di manifestanti provenienti da tutta la Sicilia,dalla Campania,dal Lazio e perfino dall'Abruzzo.

Al di là della logica dei numeri,ciò che più conta per il Coord.Reg.ControG8 è l'essere riusciti a dimostrare che anche in un contesto in cui la manifestazione del proprio dissenso viene in molti modi ostacolata se non addirittura repressa,è possibile costruire un ampio movimento di opposizione politica,sociale e culturale alle politiche neo-liberiste ribaltando nei fatti l'solamento costruito ad arte nei confronti delle forze politiche e delle realtà associative aderenti al movimento controG8.

Infine, ringraziando gli abitanti dei quartieri popolari che hanno ospitato le strutture in cui si è svolto il ControVertice e i giuristi del Foro Democratico che hanno prestato la loro assistenza legale, il Coord.Reg.ControG8 ha deciso di costituirsi in Coordinamento permanente e di sostenere già da subito i movimenti che nel nostro territorio lottano contro le speculazioni e le politiche di devastazione ambientale, a cominciare dalla lotta contro la costruzione del rigassificatore nel Polo petrolchimico di Priolo-Melilli-Augusta.

Siracusa, 24 Aprile 2009.

INCENERITORE: "FINALMENTE SI PARTE", SCRIVE UN GIORNALE LOCALE. FINALMENTE UN CORNO !

COMITATO DI COORDINAMENTO CONTRO IL POLO ESTRATTIVO DI CALENZANO
Posta elettronica: cccpec@inwind.it - Sito Internet: www.cccpec.it

Agli
ORGANI DI INFORMAZIONE
LORO SEDI
COMUNICATO STAMPA - Calenzano, 25 aprile 2009.
« Ma mi faccia il piacere! »
Antonio De Curtis, in arte Totò
nel film « Totò cerca casa »
regia di Steno e Mario Monicelli - Italia, 1949
INCENERITORE: "FINALMENTE SI PARTE", SCRIVE UN GIORNALE LOCALE. FINALMENTE UN CORNO !

Quando l'abbiamo letto abbiamo fatto un salto sulla sedia. Poi ci siamo stropicciati gli occhi, per essere sicuri di averci visto bene.
E invece c'è scritto proprio così, in bella evidenza sull'edizione di ieri di un quotidiano locale: "Finalmente si parte". E subito sotto il titolo: "Case Passerini: pronti? Via!".
Ora, ci domandiamo: come si fa a festeggiare così, con le trombe dell' "Aida", una notizia che dovrebbe suscitare la più grande preoccupazione in ogni persona dotata di un minimo di buon senso? Ma è mai possibile, con tutto quello che succede?
Negli ultimi mesi sono uscite notizie a raffica sulla chiusura o sui problemi degli inceneritori, sempre a causa dei veleni che spargevano nell'ambiente circostante: Montale (Pistoia), Colleferro (Roma), Baciacavallo (Prato) e perfino il mitico - per lorsignori ovviamente - impianto di Brescia.
Non solo. Ci sono ormai tantissimi studi, ricerche e pubblicazioni realizzati da medici, scienziati e tecnici di ogni parte del mondo che dimostrano la nocività di questi impianti, sia per la salute di ognuno di noi sia per l'ambiente in cui viviamo.
Lorsignori continuano a chiamarli "termovalorizzatori", ma valorizzano solo il portafoglio di pochi.
Invece con la diossina e tante altre schifezze hanno avvelenato l'aria, l'acqua, il terreno, gli animali, le piante ed infine il cibo che mangiamo.
E un quotidiano locale scrive "finalmente" ....
Finalmente un corno !