AMBIENTE. UNA REGIONE TROPPO FRAGILE
di Roberto Bernabò
IL TIRRENO - 28 dicembre 2009 pag. 1
Certo c'è l'eccezionalità del mix pioggia intensa, neve che si scioglie, mare alto, dietro questi giorni terribili. Ma l'eccezionalità è ormai una costante.
E allora se intorno a Natale migliaia di persone sono costrette a lasciare le proprie case, altrettante a vivere con l'angoscia del fiume dietro l'angolo che rischia di travolgerle o della frana che se le può inghiottire; se strade su strade sono chiuse e addirittura si blocca l'autostrada Livorno-Genova; se ogni inverno tutto questo si ripete da decenni, quando non sono i temporali estivi a fare altrettanti danni - vi ricordate il 1996, la madre di tutte le alluvioni del dopo Arno, che portò morte e distruzione in Versilia - beh, forse dovremo convincerci che c'è qualcosa di più. Che anche in Toscana c'è stata un'urbanizzazione pesante, concentrata, poco equilibrata. Per carità, niente a che vedere con altre regioni del nostro paese, con le terre dell'abusivismo selvaggio. Ma troppo si è costruito con poca attenzione a un territorio che è naturalmente fragile, alle regole minime di sostenibilità nel rapporto con fiumi, boschi, campagne.
L'edilizia è il motore dell'economia ed è importante che marci. Anzi che presto riparta. Ma in questi anni occorreva puntare di più su recupero e ristrutturazioni urbanistiche di centri città che invece sono stati abbandonati, lasciati spesso al degrado e alla povertà di servizi oppure a una rendita immobiliare legata al turismo che ha espulso i residenti. Si è diretto così lo sviluppo nella costruzione di cinture di nuovi quartieri, di interi paesi comparsi quasi dal nulla. E la stessa cosa è avvenuta per le aree industriali cresciute senza concertazione tra territori vicini.
Così, casa dopo casa, fabbrica dopo fabbrica, strada dopo strada, il risultato è un'antropizzazione sempre più pesante, una sottrazione costante e progressiva di aree verdi, un territorio sempre più incapace di assorbire le piogge. Forse varrebbe la pena ragionarci, tra un'emergenza e l'altra prossima ventura.