L'Alta velocità continua a far danni

 
TAV, ANCHE IL GOVERNATORE OCCUPA I BINARI
Protesta della giunta marchigiana contro il nuovo orario di Trenitalia
di Sandra Amurri
 
IL FATTO QUOTIDIANO   -   30 dicembre 2009   pag. 7
 
E questa volta a bloccare i treni sui binari non sono i lavoratori disoccupati, ma l'intera giunta regionale delle Marche, con il Presidente, Gian Mario Spacca, in testa, i consiglieri, l'Anci, l'Upi, le associazioni dei consumatori e i sindacati trasporti Uil, Cisl e Cgil, la stessa organizzazione di cui Mauro Moretti era dirigente prima di essere nominato Amministratore delegato delle Fs. Ed ora, da manager di esperienza, non potrà dimenticare chi fa più fatica, chi i treni li prende ogni mattina all'alba, per raggiungere le fabbriche, gli uffici e si ritrova a viaggiare su carrozze vecchie, superaffollate, sporche, fredde d'inverno e bollenti d'estate.
Treni che il nuovo orario di Trenitalia, in vigore dal 13 dicembre, ha fatto addirittura scomparire a favore delle tratte a lunga percorrenza, le cosiddette Frecce Rosse e d'Argento. Eh sì, le fermate di località turistiche come Fano, Senigallia, Falconara Marittima, Porto San Giorgio, San Benedetto del Tronto, Civitanova Marche, per citare solo quelle della costa adriatica marchigiana, sono state soppresse. Una fermata ha un costo e le risorse sono state convogliate sull'Alta Velocità, che divora soldi pubblici a discapito dei servizi locali, pur servendo solo il 5% degli utenti. Il 95%, infatti, non utilizza le Frecce colorate, inaugurate in pompa magna da leader politici di destra e di sinistra con tanto di cappellino Fs in testa. "Le Marche non accettano di essere declassate, da Trenitalia, a territorio di attraversamento verso altre destinazioni, con pesanti penalizzazioni per i cittadini e per l'economia del territorio. Penalizzazioni che hanno ripercussioni anche sui malati che utilizzano il treno per raggiungere le strutture ospedaliere", denuncia il presidente Spacca. Ecco che, improvvisamente, si scoprono i disastri, annunciati da tempo ma ignorati, procurati dall'Alta Velocità che, secondo Moretti, avrebbe dovuto liberare le linee storiche e potenziare il servizio, mentre ha penalizzato i territori con forti ricadute sul turismo e sull'economia: espressi e intercity a lunga percorrenza diminuiti, aumentati tempi di percorrenza e biglietti, per costringere gli utenti sulla lunga percorrenza a prendere la Freccia Rossa e d'Argento pagando il doppio. Mentre i viaggiatori pagano sulla loro pelle le inefficienze e i disservizi e tutti i cittadini si ritrovano sulle spalle 4,5 miliardi di euro l'anno: lo Stato, dal 1992 ad oggi, ha speso per l'Alta Velocità quasi 48 miliardi di euro, spacciando come finanziamento privato quello che era debito pubblico per un ammontare di 13 miliardi di euro. Ed ora, fermate soppresse, mistero sulla responsabilità della gestione delle stazioni che rimbalzano da Trenitalia alle Regioni a non si sa chi altro. Un esempio è la stazione di Ancona, capoluogo di regione, dove c'è un solo piccolo bar luogo di ritrovo di anziani abbandonati, di alcolizzati e di barboni. Stazione dove non esistono carrelli per i bagagli e panchine dove attendere i treni, che quando arrivano in orario, è una notizia. Disservizi che toccano da vicino i cittadini. Le elezioni regionali sono alle porte e la mancanza di servizi ferroviari ha un'incidenza rilevante sull'andamento del voto. La responsabilità potrebbe erroneamente ricadere sulla Regione che sottoscrive e finanzia l'accordo con Trenitalia. Insomma una situazione che potrebbe allungare la lista dell'astensionismo registratosi alle scorse provinciali e mettere a rischio la vittoria del centro-sinistra (alleata con l'Udc di Casini e Cuffaro), il cui segretario regionale è vicepresidente della Provincia di Macerata, governata dal centro-destra.