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Firenze, 2.11.'09
Lettera aperta al sindaco di Firenze Matteo Renzi
Gentile sindaco,
se è vero che nel Palazzo ha potuto allignare la "corrosione del rispetto dell'etica pubblica e della civitas", allora è un'intera classe dirigente cittadina a esser chiamata in causa dalla magistratura. Un'élite imprenditoriale nazionale, del resto, ha ricevuto a marzo condanne esemplari per la più ciclopica opera mai realizzata in Toscana, il tunnel TAV sotto l'Appennino fra Firenze e Bologna: impatti ambientali devastanti, condotte criminose finalizzate a profitti illeciti, lievitazione fuori controllo della spesa pubblica.
Di là dal crinale, Bologna soffre oggi l'umiliazione di scavi infiniti, case evacuate, danni alla salute.
Piace quindi leggere nel Suo programma l'intenzione di recuperare "spazi di libertà e di bellezza per i nostri figli" e di prediligere "la città del fiore, non la città del cemento". Ma due tunnel TAV e sei o otto corsie di tangenziale sotto "la città del fiore" cos'altro sarebbero se non l'applicazione anche al sottosuolo del rovinoso paradigma del calcestruzzo?
Un unico e aberrante denominatore comune sottende d'altra parte l'architettura finanziaria delle grandi opere modello TAV: la licenza di sperpero delle risorse pubbliche. Con un general contractor fuori controllo, tempi e costi possono lievitare impunemente. Un meccanismo che anche la Corte dei conti e l'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici hanno bollato come improponibile. Noi abbiamo messo a Sua disposizione documenti, cronache, esperti di livello nazionale. Abbiamo proposto incontri, strategie, soluzioni. Mai un riscontro. Ma quanto sarebbe credibile una Firenze che si vuole "capitale internazionale di un'informazione libera" se non si è poi in grado di praticarla in casa, qui e ora? Possiamo permetterci di continuare ad allevare generazioni di bambini all'ombra di barriere antirumore, betoniere, camion, polveri e smog, con la scusa che si sta lavorando per il loro futuro? Qualcuno penserà mai al loro presente?
È vero: il sindaco di una città pur preziosissima al mondo come Firenze può non bastare a rimettere su gambe ferme una spesa pubblica impazzita che, scrive la Corte dei conti, "pregiudica l'equità intergenerazionale, caricando in modo sproporzionato su generazioni future ipotetici vantaggi goduti da quelle attuali". Ma può ben promuovere una verifica delle scelte operate in passato senza che fossero garantiti dibattito pubblico e confronto trasparente fra opzioni, costi e benefìci, accompagnate dall'uso disinvolto di scorciatoie procedurali, in contesti che appaiono oggi palesemente inquinati. Il sindaco può, riteniamo, denunciare a viso aperto i meccanismi finanziari perversi che promettono soltanto danno erariale, degrado ambientale, tempi indefiniti e sofferenza sociale. Le buone soluzioni non mancano: sembra mancare ancora oggi la capacità di ascolto.
Il presidente
Girolamo Dell'Olio