Alcuni articoli sull'aggressione ai lavoratori Eutelia

 
Pubblichiamo qui sotto alcuni articoli sull'aggressione ai lavoratori Eutelia avvenuta ieri a Roma. 
 
 
La strana storia della "cessione" di 2.000 lavoratori

IL FATTO QUOTIDIANO   -   11 novembre 2009   pag. 10

Il 20 giugno 2009 la società Eutelia trasferisce 2200 dipendenti altamente specializzati nella gestione di Internet ad un'altra società, la Agile. Contemporaneamente, Eutelia vende Agile a Omega. L'accusa dei dipendenti è che la cessione sia in realtà un licenziamento mascherato per evitare di pagare 54 milioni di euro di trattamenti di fine rapporto che Eutelia avrebbe dovuto sostenere se avesse liquidato direttamente i suoi impiegati. I dipendenti di Agile confluiti in Omega lamentano di non ricevere lo stipendio da agosto, e 1192 di loro hanno ricevuto una lettera di licenziamento. Varie sedi di Omega sono state occupate nelle ultime settimane. La motivazione: i 10mila lavoratori del gruppo accusano Omega di voler fallire per liberarsi del personale senza pagare la liquidazione e nemmeno i contributi. I sindacati hanno annunciato una manifestazione nazionale che si terrà a Roma il prossimo 17 novembre, per esigere gli stipendi e ottenere un tavolo col sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, dove affrontare la situazione.



VIGILANTES CONTRO I LAVORATORI DI OMEGA GUIDA IL RAID IL LORO EX AMMINISTRATORE
Manganelli e torce di ferro per sgomberare l'azienda occupata
di Beatrice Borromeo

IL FATTO QUOTIDIANO   -   11 novembre 2009   pag. 10

Ieri mattina all'alba un gruppo di vigilantes, capitanato da Samuele Landi, ex amministratore delegato di Eutelia (e attuale membro del consiglio di amministrazione), ha fatto irruzione nella sede romana di Omega. L'azienda è occupata da quattordici giorni dai dipendenti che protestano per le 1192 lettere di licenziamento che hanno ricevuto. Diventano così sempre più palesi i rapporti tra Eutelia e Omega: la prima ha ceduto l'intero ramo che si occupa di information technology, in cui lavorano duemila persone, alla società Agile, vendendola contestualmente a Omega. Disfarsi di quei lavoratori ha significato per Eutelia non pagare 54 milioni di euro di trattamenti di fine rapporto.   "Omega – dicono dal presidio – ha fatto il lavoro sporco per Eutelia".
Fino a oggi però Eutelia, quotata in Borsa, aveva negato ogni coinvolgimento con Omega e con le sorti degli impiegati. Ora non potrà più farlo, dopo che uno dei suoi più alti dirigenti ha forzato i cancelli della sede di via Bona per sgomberare un'azienda con cui, in teoria, la società di Samuele Landi non dovrebbe più avere nulla a che fare. Landi è arrivato assieme al capo dei servizi di sicurezza di Eutelia. Con loro c'erano quindici agenti privati che si sono spacciati per poliziotti: "Hanno sfondato il cancello con i piedi di porco – dice Nando, uno dei 20 lavoratori che dormiva in fabbrica – e ci hanno svegliati puntandoci le torce negli occhi. Urlavano e chiedevano a tutti i documenti per identificarci. Dicevano di essere poliziotti ed erano vestiti con uniformi simili a quelle delle forze dell'ordine. Gridavano: 'Sgomberate! Andatevene o finisce male'. Li abbiamo scambiati per agenti veri". La confusione dura qualche minuto. I vigilantes hanno delle divise nere con la scritta "Bar@ni" sul petto. "Erano le cinque e mezza del mattino, eravamo intontiti dalla forte luce che ci hanno puntato in faccia", spiega Nando. Poi qualcuno riconosce Samuele Landi, che per i dipendenti è il responsabile dell'operazione che sta costando il lavoro a duemila di loro: "In Eutelia andava tutto bene. Landi ci ha cacciati con un licenziamento mascherato, cedendoci a Omega che ci sta facendo fallire. Il giorno che ci hanno venduti è iniziato un incubo", dice Maria Pia, che non si muove dalla sede occupata. Quando i lavoratori realizzano che Landi è tra loro, la tensione cresce: "Abbiamo capito che non erano poliziotti – racconta Pierpaolo, che ha assistito alla scena – e abbiamo cercato di mantenere la calma. I vigilantes hanno fatto cerchio attorno a Landi. Sventolavano in aria piedi di porco e torce con il manico lungo 20 centimetri in ferro che di solito vengono usate come sfolla-gente". A quel punto, raccontano i venti dipendenti che si trovavano in sede durante l'irruzione, "hanno detto che se li avessimo toccati ci avrebbero ammazzati di botte, ma noi, invece di reagire, abbiamo chiamato la polizia, quella vera".
Gli agenti arrivano dopo un quarto d'ora e raggruppano i vigilantes, che i lavoratori di Omega chiamano "squadristi". Federico Ruffo, giornalista di "Crash", la trasmissione di Raitre, era presente con un cameraman che ha ripreso tutto: "Sembrava il rapimento dei desaparecidos in Argentina – racconta Ruffo – perché sono arrivati con un grande furgone, prendendo a calci le porte, in tenuta antisommossa. Mi hanno urlato: 'Tu che cazzo ci fai con la telecamera'. Le riprese sono in mano alla Digos, e Ruffo è stato convocato ieri a Montecitorio, per raccontare la vicenda. Con lui c'erano alcuni sindacalisti: "Landi è amico di Licio Gelli, è legato alla massoneria di Arezzo", hanno detto. "L'aggressione ai lavoratori di Eutelia è un gesto vergognoso, ignobile e fascista", dichiara la senatrice Patrizia Bugnano, capogruppo dell'Idv nelle commissioni Industria e infortuni sul lavoro. La Bugnano aggiunge: "Ci auguriamo che i responsabili siano immediatamente perseguiti. Prendersela con chi protesta perché da mesi è senza stipendio e rischia il posto di lavoro è da infami".
Samuele Landi viene scortato dalla polizia in commissariato, identificato e poi rilasciato. I sindacati hanno comunque presentato denuncia penale nei confronti di Landi, che risulta già indagato, insieme con suo fratello, Raimondo Landi (vicepresidente di Eutelia), dalla procura di Arezzo per frode fiscale, falso in bilancio e appropriazione indebita. A protestare non sono solo i dipendenti di via Bona, ma circa diecimila lavoratori del gruppo in tutt'Italia. Molti lamentano di non ricevere lo stipendio da agosto, non trovano referenti aziendali con cui parlare, non hanno garanzie per il futuro. Tutti si sentono a rischio licenziamento. Nell'ultima settimana sono state occupate le sedi Omega di Ivrea, Torino, Pregnana milanese, Roma e Bari. Il 17 novembre i lavoratori del gruppo scenderanno in piazza per chiedere stipendi e risposte.



Raid dei vigilantes nella fabbrica occupata
Guidati dall´ex amministratore delegato di Eutelia, si fingono poliziotti per sgomberare
I dipendenti chiamano i veri agenti che portano i protagonisti del raid in questura
di Luisa Grion

LA REPUBBLICA   -   11 novembre 2009   pag. 20

ROMA - Si è calato un berretto in testa, ha ingaggiato una quindicina di vigilantes e spacciandosi per poliziotto ha fatto irruzione nella sua ex azienda per buttar fuori i dipendenti in occupazione. «Polizia, fuori i documenti», torce puntate negli occhi, urla e ordine di sgomberare: erano le cinque e venti di ieri mattina quando Samuele Landi, ex amministratore delegato dell'Eutelia - impresa che nel giugno scorso è stata in gran parte ceduta al gruppo Agile-Omega - ha deciso di «riprendersi» la ditta entrando con un piede di porco negli uffici al pianterreno. I dipendenti dell'azienda di servizi informatici e tlc - in occupazione da fine ottobre, destinatati di un «licenziamento collettivo» e da tre mesi senza stipendio - ci hanno messo un pò a capire che quelli che avevano davanti non erano affatto poliziotti, ma semplici vigilantes della «Barani group servizi di security». Che i due uomini che li accompagnavano erano colleghi della sede di Arezzo (uno dei quali, responsabile della sicurezza) e che il ragazzone che li guidava altri non era che il loro ex capo. Lo stesso Samuele Landi che fino a qualche giorno fa da una foto sul blog per paracadutisti «Sky dive tortuga» sorrideva con un coltello fra i denti e un cappellino con teschio in testa. Si faceva chiamare «Capitan Uncino» e in azienda non disdegnava il pungo duro: lista scritta dei dipendenti che si concedevano troppe pausa sigaretta, licenziamenti - poi rientrati con articolo 28 - di un paio di delegati sindacali. Appena i venti occupanti hanno capito che si trattava proprio di lui, hanno chiamato la polizia che l'ha portato in questura per dare spiegazioni sull'irruzione «mascherata». Ci sono anche le prove visive dell'aggressione: un filmato girato da un giornalista della Rai Educational che si trovava sul posto per effettuare un servizio sull´occupazione.
E infatti da qualche mese che in azienda le cose non vanno per niente bene: fra i primi atti dell'Agile-Omega c'è stato il licenziamento di 1200 dipendenti, fra i quali 280 dei 480 della sede di Roma. Il cambio di proprietà ha coinciso con una crisi che i lavoratori - quasi tutti quadri fra i 45 e i 50 anni e con uno stipendio medio di 2 mila euro circa - assicurano non essere legata alla domanda, ma «alla gestione di una proprietà che intende speculare e non ha alcuna intenzione d'investire». Quella che oggi è la Agile-Omega offre servizi a grandi committenti: vista la situazione molti se ne sono già andati. Hanno disdetto i loro contratti il Comune di Roma e le Regioni Toscana e Puglia. L'occupazione continua: tutti i sindacati, questa volta uniti, condannano la violenta aggressione e chiedono l'apertura di un tavolo a Palazzo Chigi che possa salvare il salvabile. La Fiom-Cgil annuncia uno sciopero per il 17 novembre. Condanna netta è arrivata anche dal Pd, dall'Italia dei valori e dalla sinistra radicale. L'azienda dà la sua versione del blitz: il gruppo Agile-Omega si dichiara estraneo ai fatti pur definendo l'occupazione «immotivata». Eutelia, l'azienda dei Landi, commenta in una nota che «questo è il deprecabile epilogo di una situazione gravissima», ma che la lotta dei dipendenti "ceduti" «non ha nulla a che fare con una pacifica occupazione».



"Urlavano e ci minacciavano: via da qui"
Gli occupanti dopo il blitz dei vigilantes all´ex Eutelia: "Ma noi non ci arrendiamo"
di Daniele Autieri

LA REPUBBLICA edizione ROMA   -   11 novembre 2009   pag. II

Quando una squadra di quindici uomini, in piena notte, scardina con i piedi di porco i cancelli della sede di Agile (ex Eutelia) sulla Tiburtina, Nando è lì dentro, insieme agli altri. Romano, 55 anni, è uno dei dipendenti del gruppo che da 13 giorni occupano la società per protestare contro i 1.200 licenziamenti annunciati. «Ci hanno presi nel sonno - racconta -. Urlavano, dicevano di essere della polizia. Poi ci hanno chiesto i documenti puntandoci in faccia le torce e minacciandoci».
In realtà, però, i quindici guastatori non appartengono alle forze dell'ordine, ma alla Berani Group, agenzia di sicurezza privata. E non si muovono da soli: a guidarli c'è Samuele Landi, membro di spicco della famiglia proprietaria di Eutelia ed ex ad. La passione di Landi per l'azione la raccontano i suoi dipendenti: soprannominato "Capitan Uncino", Samuele Landi è presidente e comandante in capo dello Skydive sport center Tortuga di Arezzo, e ha alle spalle 1.900 lanci col paracadute. La sua ultima azione però è finita in questura per l'intervento delle forze dell'ordine, arrivate venti minuti dopo la retata. «Cercavano lo scontro - racconta Nando - ma noi fortunatamente non abbiamo reagito fino all'irruzione della polizia. A quel punto la situazione si è calmata e Landi è stato portato in questura».
I lavoratori sono rimasti lì. Il vero pericolo però non è ancora scampato e si chiama licenziamento. «Se non interviene la presidenza del Consiglio - spiega Alessandra Carnicella, che ha interrotto l'occupazione la notte precedente per tornare dal figlio malato - presto saremo in mezzo alla strada. Anche per questo siamo determinati a continuare la nostra battaglia». Sono 1.200, 284 solo a Roma, i lavoratori che rischiano a breve di essere licenziati. Sono i dipendenti di Agile, società contenitore creata da Eutelia nel maggio scorso e venduta un mese dopo per soli 96mila euro al gruppo Omega (che in un comunicato si definisce «estraneo» alla vicenda).
«Siamo stati acquistati da Omega a giugno - ricorda Nando - e già da luglio hanno smesso di darci lo stipendio; 90 giorni dopo ci hanno annunciato il licenziamento». Una forma di killeraggio industriale che il 55enne romano conosce bene: è infatti uno dei lavoratori di Getronics Italia, la multinazionale con 1.500 dipendenti e 222 milioni di fatturato che Eutelia ha comprato nel 2006, incamerando immobili e una liquidità disponibile di 47 milioni. Costo dell'operazione? Un euro, quanto un caffè.



Unanime la condanna di sindacalisti e politici per l´assalto notturno all´Agile. Per salvare i 1.200 posti di lavoro chiesta la mediazione di Letta
"Gesto grave e ignobile, ora intervenga Palazzo Chigi"
Di Berardino, Cgil "Questo attacco mostra il volto violento dell´imprenditoria"

LA REPUBBLICA edizione ROMA   -   11 novembre 2009   pag. II

Sono passate poche ore dall'irruzione notturna negli uffici di Eutelia, quando la notizia fa il giro di sindacati e segreterie politiche fino alle istituzioni, locali e nazionali. I primi a denunciare il fatto sono proprio i sindacati, con la Cgil che convoca subito una conferenza stampa: «Un'operazione gravissima - la definisce così Gianni Rinaldini, segretario generale della Fiom - che non è degenerata grazie al senso di responsabilità dei lavoratori. Sono i primi segnali di utilizzo di strumenti impropri che mettono a rischio la democrazia». Sulla stessa scia Claudio Di Berardino, segretario della Cgil di Roma e Lazio, secondo il quale l´attacco di oggi «mostra il volto violento dell'imprenditoria e richiede l'intervento immediato della presidenza del Consiglio». Invoca l'intervento del governo anche Anna Finocchiaro, che stigmatizza il caso Eutelia così: «Un fatto gravissimo di imbarbarimento dei rapporti tra le parti sociali, contro il quale tutte le forze politiche devono mobilitarsi». Pazienza della democrazia, forza del dialogo e della civiltà è quello che si aspetta il vicepresidente della regione Lazio Esterino Montino, che in una nota esprime solidarietà ai lavoratori di Eutelia e promette loro il sostegno della Regione. Con Montino molti assessori, da Alessandra Tibaldi (Lavoro), che auspica la convocazione urgente di un tavolo di confronto nazionale, a Giulia Rodano (Cultura), fino a Luigi Nieri (Bilancio), che dice: «I diritti dei lavoratori vanno sempre rispettati e ci auguriamo che i responsabili dell´ignobile gesto siano immediatamente perseguiti». Secondo Roberto Morassut, deputato e candidato alla segreteria regionale del Pd, «l'aggressione è un fatto grave e vile. 1.200 famiglie sono senza lavoro e senza stipendio a causa di un'azione unilaterale e oscura». Dello stesso tenore l'intervento di Massimiliano Smeriglio, assessore provinciale alle Politiche del lavoro, che rinnova la disponibilità della Provincia a collaborare perché la presidenza del Consiglio apra un tavolo di confronto. Invoca l'intervento di Palazzo Chigi anche Luigi Scardaone, segretario della Uil Roma e Lazio, per il quale l'aggressione è il risultato della «giustizia fai da te». La palla adesso passa a Gianni Letta: da oltre una settimana i lavoratori avevano chiesto un suo intervento per discutere la questione, senza ricevere risposta. Almeno fino ad oggi. (d. a.)



Dietro l'Eutelia fantasmi e mafie
di Paolo Gerbaudo

Tratto dal sito www.ilmanifesto.it   -   11 novembre 2009

Numero 27 di Holywell Row, strada breve e stretta, a mezzo miglio dalla City di Londra nei pressi di Old Street. Paesaggio urbano decadente ma alla moda, vecchi magazzini e palazzi commerciali trasformati in abitazioni, uffici, «studios» per designer e artisti, a pochi passi dai club della movida londinese di Shoreditch. La sede della Restform, uno dei due fondi di investimento che controllano Omega, impresa che ha acquisito il ramo information technology di Eutelia è all'angolo, in un modesto palazzo a tre piani. All'entrata una porticina blu e quattro nomi sul citofono. Non esattamente quello che ci si attende dalla sede legale di un fondo finanziario che controlla imprese con migliaia di lavoratori e beni ingenti.
Il manifesto è andato a fare visita alla Restform, fondo di investimento inglese che insieme ad Anglo Corporate, controlla Omega. Ma non l'ha trovata. In compenso allo stesso indirizzo ha scovato la Ashcroft Cameron, piccola impresa specializzata nella registrazione di compagnie, che offre il servizio di nominee. Ovvero messa a disposizione di prestanome, direttori d'azienda e azionisti fittizi, quelli che nel gergo finanziario chiamano gli straw men: gli «uomini di paglia».
Suoniamo al campanello della Ashcroft Cameron. «Salve. Sono interessato ai servizi che offrite». Un signore inglese sulla cinquantina ci apre la porta e fa strada verso lo scantinato. Dentro un ufficio angusto, mobilio modesto, quattro computer e due altri uomini di mezz'età in jeans e felpa impegnati al lavoro su alcuni documenti. Diciamo che vogliamo aprire una compagnia, ci danno un modulo per la registrazione e un tariffario. Creazione compagnia: 95 sterline. Servizio sede legale: 150 sterline l'anno. Direttore e azionisti nominali: a partire da 150 sterline all'anno.
Proviamo a chiamare il numero di telefono sul biglietto da visita e chiediamo della Restform. La persona che ha risposto passa la cornetta a qualcuno al suo fianco. «Pronto? Vorrei parlare con il direttore della Restform». La prima volta buttano giù il telefono. La seconda volta rispondono. Dall'altro capo del telefono la voce incespica, «sì... qui ci prendiamo cura della Restform». «Ci potrebbe mettere in contatto con il direttore?». «Salve, il direttore sono io». Dice di chiamarsi Stuart Baxter, la voce sembra quella della persona che poco prima ci aveva aperto la porta. Ma poi il «direttore», o meglio il prestanome della Resform limited, si rifiuta di rispondere alle domande e spiegare chi sia il «direttore reale». Tutto lecito, per carità. «È un sistema perfettamente legale, che serve a preservare la privacy delle imprese», spiega il sito di una delle tante compagnie che nel Regno offre il servizio di prestanome. «È pensato per quelle persone che preferirebbero evitare che il proprio nome venga associato ad una certa compagnia». Una pratica legale sì, ma infame. Ideale per mettere al riparo chi vuole fare operazioni poco chiare da occhi indiscreti.
Spulciando tra i documenti ufficiali di Restform messi a disposizione dal registro britannico delle imprese si scopre che l'impresa fu creata nel 2000, ma i bilanci 2008 e 2009 sono fermi ad una sterlina, la cifra che viene messa di default quando si apre un'impresa. Una società fittizia insomma, che esiste solo sulla carta e sui database informatici. Chi la controlla? Stando ai documenti esaminati, a partire dal giugno 2009 il direttore è un'altra compagnia. Si tratta della Cdf Formations Limited, la cui sede legale è ancora una volta il 27 di Holywell Row. Un'altra scatola cinese? Probabile. Ma cosa si nasconde allora dietro la Restform Ltd, dietro la Cdf Formations Ltd, e dietro altre eventuali scatole cinesi? Su siti e blog rimbalza la voce che di mezzo ci sia nientemeno che la 'ndrangheta. Un'accusa pesante il cui solo indizio al momento è contenuto in un articolo apparso il 28 aprile scorso sul Giorno di Lodi, dove si riferisce come Daniele D'Apote, imprenditore accusato di ricettazione e legami con la mafia calabrese. Tra le azioni di compagnie chiacchierate trovate in suo possesso, c'era pure una piccola quota della Revincta srl, azienda di costruzioni con sede a Milano, controllata proprio dalla fantomatica Restform.