Appalti
Tangentopoli esiste ancora
di Giusi Marcante
IL MANIFESTO - 14 maggio 2010 pag. 2
BOLOGNA - Parla Ivan Cicconi, presidente dell'Istituto per la trasparenza degli appalti pubblici: «La spartizione dei finanziamenti è stata legalizzata. Imprenditori e politici si spartiscono la torta delle commesse di stato. Che ci costano due o tre volte di più del loro prezzo di mercato»
Le inchieste di questi giorni sono un «cascame» della vecchia Tangentopoli, una trasformazione di un animale che tende sempre a risorgere. Ivan Cicconi, direttore dell'Istituto «Itaca» per l'innovazione e trasparenza degli appalti e la compatibilità ambientale, finanziato dalle regioni. Si occupa di tangenti e corruzione nella pubblica amministrazione dai tempi della prima tangentopoli. E' un attento analista delle tematiche legate agli appalti. «Quello che accade oggi è molto peggio del sistema scoperchiato dalle inchieste di mani pulite» ripete più volte, mentre prepara l'intervento che terrà questa mattina a Milano ad un convegno di Libera dedicato, appunto, al rapporto tra Mafia e appalti.
Perché dice che questo momento è peggiore di Tangentopoli?
Tangentopoli era un sistema occulto che aveva delle regole. Si celebrava fuori dal funzionamento economico delle imprese e dell'amministrazione pubblica, era palesemente parallelo. C'era una cupola forte di partiti con tesorieri che avevano il controllo puntuale di tutto quello che avveniva e una cupola altrettanto forte di imprenditori, le maggiori imprese nazionali, che per far funzionare il sistema passavano soldi dalle imprese ai partiti. La situazione è peggiorata perchè il sistema di relazione fra politici, boiardi di stato e imprese ha inquinato il rapporto fra pubblico e privato; è entrato nei meccanismi, nella gestione della spesa pubblica e nella gestione delle stesse imprese attraverso un fenomeno poco indagato e poco analizzato dalla stampa nazionale che è la privatizzazione della spesa pubblica attraverso società di diritto privato controllate da comuni, regione, province e stato.
E' un riferimento a modalità per realizzare le opere come il project financing?
Esatto. Mentre la spesa pubblica durante tangentopoli aveva un carico dal 5 al 10% della tangente occulta ma che doveva essere contabilizzata, oggi il sistema è entrato nei meccanismi strutturali e il totale della spesa pubblica è diventata una sorta di tangente. La spartizione si celebra in maniera quasi palese, alla luce del sole, con opere che non sopportano il peso del 5% in più ma diventano il doppio o il triplo del costo reale che hanno. Un esempio tipico è quello dell'alta velocità: la Corte dei Conti in una relazione del 2008 e la stessa Autorità di Vigilanza sui contratti pubblici in una relazione del 2009 attesta che i costi sono stati quattro, cinque volte superiori delle infrastrutture fatte con le stesse tecnologie realizzate in Spagna e Francia.
Nelle notizie di questi giorni sulle inchieste grandi appalti c'è un esempio di questa nuova tangentopoli?
Le vicende che emergono sono un fatto residuale, è il cascame di tangentopoli senza più le cupole forti dei partiti e degli imprenditori. Chi celebra queste cerimonie dei favori? Boiardi di stato che hanno pezzi di potere, Balducci piuttosto che Bertolaso, che approfittano della loro situazione di potere per avere favori e il politico di turno. Gli imprenditori gestiscono scatole vuote: Anemone o Tarantini fanno affari gestendo favori. E' il cascame perché Balducci o Bertolaso con la cupola dei partiti e i tesorieri che controllavano i flussi non si sarebbero mai permessi di fare queste operazioni. Il sistema vero della nuova tangentopoli è il keinesismo alla rovescia che si celebra nelle istituzioni e nella spesa pubblica privatizzata. Nelle migliaia di società miste costituite da comuni, provincie e regioni che consentono di spendere denaro pubblico senza nessun controllo e con sistemi di nomina delle società e dei cda gestiti da questo sistema partitocratico senza nessun partito.
Quali sono, se ci sono, sistemi di contrasto a questo nuovo sistema?
Ci sono due strade: adeguarci seriamente alle norme europee sugli appalti pubblici. Sul piano delle procedure in Italia ci sono le stesse procedure che ci sono in Europa. Il problema è la definizione degli istituti contrattuali del rapporto pubblico-privato, degli oggetti che si affidano tramite le procedure: le gare e le opere pubbliche regolate dalle direttive europee. Abbiamo modificato profondamente gli istituti contrattuali definiti dall'Europa e li abbiamo adattati consentendo di fatto il trasferimento di un potere enorme alle imprese. L'altro elemento di contrasto è la trasparenza, ovvero rendere evidente il tutto, con norme che non sono applicate.
Un esempio di una norma non applicata sulla trasparenza?
Le vicende di cronaca degli ultimi giorni riguardano affidamenti secretati. Rendere segreto l'affidamento per il G8 o per la ricostruzione de L'Aquila è semplicemente una follia, una forzatura della normativa. Questi hanno potuto fare quello che hanno fatto anche per questo motivo: erano liberi di fare quello che volevano. Esistono norme sul sistema delle nomine delle società: nella finanziaria 2007 si obbligano i comuni e gli enti loclai a pubblicare sui siti le nomine delle società partecipate, con le rispettive restribuzioni. Viene applicata dal 10% dei soggetti obbligati.