Cimitero di Carraia

COMITATO DI COORDINAMENTO CONTRO IL POLO ESTRATTIVO DI CALENZANO (FI)
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COMUNICATO STAMPA - Calenzano, 17 marzo 2009.
CIMITERO DI CARRAIA: LA CORTE DEI CONTI CONDANNA TRE FUNZIONARI DEL COMUNE DI CALENZANO E I DUE DIRETTORI DEI LAVORI.
COME VOLEVASI DIMOSTRARE …
La stampa locale di oggi riferisce che la Corte dei Conti ha condannato per danno erariale tre funzionari del Comune di Calenzano e i due direttori dei lavori del nuovo cimitero di Carraia. La sanzione è stata fissata dalla Corte in 300.000 euro da dividersi in parti uguali tra i cinque condannati.
La vicenda è purtroppo assai nota. Alla fine degli anni ’90 il Comune di Calenzano decise di costruire il nuovo cimitero comunale vicino alla frazione di Carraia.
La scelta del Comune sollevò subito numerose perplessità e proteste, in quanto molte persone ritenevano che quella collocazione fosse del tutto inadatta. Il luogo che fu scelto si chiama infatti “Fontana – Colle”, a riprova del fatto che la zona è sempre stata ricca di acqua.
Questo nome avrebbe dovuto far sorgere qualche dubbio, qualche resipiscenza, qualche scrupolo negli amministratori comunali. Anche gli anziani del paese, depositari di un sapere antico ma mai come in questa occasione misconosciuto se non proprio deriso, li avevano avvertiti per tempo.
Ma questi saggi avvertimenti non sono valsi a niente. A chi protestava gli amministratori comunali e i politici al seguito rispondevano sempre nello stesso modo, ostinato e immutabile: “I tecnici dicono che non c’è problema, è tutto a posto”.
I problemi però vennero a galla quasi subito. E non metaforicamente, ma letteralmente. Pochi mesi dopo l’inaugurazione in pompa magna, avvenuta l’8 novembre 1998, già a febbraio 1999 il nuovissimo cimitero si riempì d’acqua e i feretri dei defunti inumati cominciarono a galleggiare, gettando comprensibilmente nello sconforto i parenti e i cittadini in generale.
Con dieci anni di ritardo arriva ora la conferma: tutto era a posto, ma niente era in ordine.
Scrive infatti la Corte dei Conti che «l’opera era viziata da errori progettuali ed esecutivi, perché inerte è stato l’atteggiamento dei progettisti prima […], e dei direttori dei lavori dopo, nel considerare se non superficialmente lo stato del terreno sotto l’aspetto della posizione e degli effetti causabili dalla falda acquifera, mal controllata e non regimentata con gli opportuni scassi e disgaggi e con le tubazioni di deflazione necessarie».
Insomma, un disastro su tutta la linea: chi fece il progetto non progettò, chi doveva controllare l’andamento dei lavori non controllò, chi li doveva eseguire lavorò male e, dulcis in fundo, chi li doveva collaudare completò l’opera nefasta, non segnalando i problemi.
A tutto questo dobbiamo aggiungere una Amministrazione Comunale incomprensibilmente refrattaria alle critiche e alle osservazioni, anche quelle di semplice buon senso.
Adesso, dopo che il disastro è stato così autorevolmente certificato, esigiamo che nel Palazzo si decidano, se non si è già provveduto, a chiedere i danni a tutti coloro che hanno combinato questo bel capolavoro, siano essi tecnici, funzionari comunali o politici. Esigiamo che i funzionari che non hanno fatto il loro dovere siano allontanati dagli uffici il più presto possibile per manifesta incapacità.
Questo si deve oggi alla comunità di Calenzano, non solo per i danni materiali e morali che le sono stati inflitti da questa vicenda, ma anche e soprattutto per le sofferenze e i disagi che sono stati causati ai parenti dei defunti.