IL PERSONAGGIO Secondo Futuro e Libertà c'è lui dietro i dossier
Dalle ballerine fino a Palazzo Grazioli: i casi de Lavitola
di Gianni Barbacetto
IL FATTO QUOTIDIANO - 25 settembre 2010 pag. 2 e 3
"Se il documento di Saint Lucia è falso, la cosa è grave. Ma se è autentico, è ancor più inquietante". A parlare è Gioacchino Genchi, il consulente che analizzò i tabulati telefonici dell'indagine Why Not condotta nel 2007 da Luigi De Magistris. "In quell'inchiesta c'erano già tutti i personaggi oggi evocati a proposito della campagna contro il presidente della Camera Gianfranco Fini, da Luigi Bisignani fino a Valter Lavitola", spiega De Magistris. "Sì, avevamo già individuato il network eversivo che allora era all'opera su altre vicende, che è riuscito a fermare De Magistris e poi ha proseguito il suo cammino, fino all'operazione Fini", conferma Genchi. Che ripete: "Un network eversivo". E spiega: "Se il documento sulla proprietà della casa di Montecarlo è autentico, vuol dire che il network ha la capacità non di costruire una carta falsa operazione che sarebbe smentita e diventerebbe controproducente ma di organizzare una filiera internazionale, di raggiungere un ministro estero, di convincere il governo di uno Stato Saint Lucia a rilasciare un documento che poi fa un tortuoso giro, da Saint Lucia all'Honduras, dall'Honduras a Santo Domingo, per poi finalmente approdare in Italia, al sito 'Dagospia' di Roberto D'Agostino. Un'operazione internazionale per mettere sotto scacco la terza carica dello Stato: capisce perché dico che si tratta di un network eversivo?".
Italo Bocchino, capogruppo dei finiani di Futuro e libertà, di questo network ha indicato due nomi: Valter Lavitola, de "L'Avanti!", e Vittorugo Mangiavillani, del "Velino". Entrambi smentiscono. Entrambi hanno avuto un ruolo nelle vicende su cui indagavano De Magistris e Genchi. L'inchiesta Why Not era partita dall'analisi degli affari dell'imprenditore Antonio Saladino, punto di riferimento della Compagnia delle opere al Sud. Ma poi era arrivata a scoprire, secondo le ipotesi dell'accusa, una rete di potere che gestiva insieme informazioni e affari, aveva collegamenti e relazioni, era in grado di conquistare appalti, ma anche di influire sulle istituzioni. Per questo De Magistris s'arrischiò a contestare il reato previsto dalla legge Anselmi, cioè la costituzione di un gruppo segreto, una nuova P2. Lavitola è più volte intercettato nel corso dell'indagine. L'11 giugno 2005, per esempio, parla con Fabio Schettini, segretario particolare di Franco Frattini, ministro e poi commissario europeo: riferisce di imprenditori (settore "riscossione tributi") che gli si erano presentati come amici di Schettini. Non era vero: "Fabio ribadisce a Valter che il comportamento di queste persone è molto scorretto e poi gli riferisce che lui ha solo due amici imprenditori, uno è Salvatore Di Gangi e l'altro Ubaldo Livolsi, pertanto gli deve riferire al più presto chi sono queste persone".
Lavitola, 44 anni, editore e direttore de "L'Avanti!", ha trasformato la gloriosa testata socialista nel foglio dei pretoriani di Silvio Berlusconi. Non ha conquistato molti lettori, ma i finanziamenti pubblici per l'editoria. Ha interessi economici in Brasile, dove ha impiantato la Empresa Pesquera de Barra, che commercia pesce all'ingrosso.Proprio in Brasile, durante la visita ufficiale di Berlusconi del luglio scorso, avrebbe organizzato un'indimenticabile serata di lap dance per Silvio, almeno secondo quanto racconta una delle ballerine coinvolte. E ieri sera, nel bel mezzo della tempesta che lo ha coinvolto, Berlusconi lo ha ricevuto a Palazzo Grazioli.
Mangiavillani, invece, lavora al Velino, l'agenzia giornalistica nata sotto l'ala di Lino Jannuzzi. "Il Velino è stato generosamente finanziato da Antonio Saladino, il principale imputato di Why Not, e ha avuto un ruolo centrale nell'azione di disinformazione che ha poi portato all'estromissione di Luigi De Magistris dalle indagini", ricorda Genchi.
La tempistica di quell'estromissione la ricorda il protagonista, l'allora pm diventato oggi parlamentare europeo dell'Italia dei valori. "Inverno 2007: contesto la violazione della legge Anselmi al deputato Pdl Giancarlo Pittelli. Giugno: nell'indagine entrano il generale della Guardia di finanza Paolo Poletti e, tra gli altri, il costruttore della "cricca" Valerio Carducci. Luglio: perquisisco gli uffici di Luigi Bisignani. Agosto: il capo degli ispettori ministeriali Arcibaldo Miller arriva a chiudere l'ispezione alla procura di Catanzaro e due mesi dopo io sono fuori dall'indagine". C'è una curiosa circolarità nelle storie italiane degli ultimi anni. Tante vicende diverse, da Why Not alle più recenti inchieste sulla "cricca" e sulla "P3", fino alle campagne condotte contro Gianfranco Fini e, su un altro piano, contro l'ex amministratore delegato di Unicredit Alessandro Profumo. "I nomi che troviamo sono sempre gli stessi", ribadisce Genchi. "I protagonisti sono sempre quelli di cui avevamo già nel 2007 analizzato i tabulati telefonici". Il network lavora in quell'area di confine tra apparati di sicurezza e agenzie di stampa, giornali e siti on line, mondo politico e aziende telefoniche. Mischia verità e menzogne, nella migliore tradizione delle "intossicazioni informative" dell'intelligence. "Il presidente del Consiglio dovrebbe stare attento", conclude Genchi, "si è affidato a una compagnia che può essere utile nel breve periodo, ma è così pericolosa e incontrollabile che potrebbe finire per danneggiare anche lui".