Il personaggio
Resca, milioni e conflitti
di Davide Carlucci
LA REPUBBLICA - 12 gennaio 2009 Edizione MILANO pag. I e III
PER uno che fino a poco più di un anno fa amministrava un casinò, dev'essere una strana pena del contrappasso sentire il fiato sospeso degli scommettitori intorno a sé.
Mario Resca è davvero il numero vincente su cui punta Silvio Berlusconi, che dopo averlo nominato a sorpresa direttore generale dei Beni culturali ora lo ha promosso commissario per la Grande Brera?
Non solo in termini economici, anche se è sul suo compenso - da 2,5 milioni di euro secondo la Uil, da 60mila euro secondo il ministero - che è scoppiata la bufera. È il potere di cui dispone l'ex presidente di Campione d'Italia, nonché storico amministratore della McDonald's Italia, la fiche che può fare la differenza e decidere il destino della pallina. Tra i tanti conflitti d'interesse che Resca è stato capace di assommare, il più grosso rischia di scoppiare proprio ora: il ministero sta per mettere a gara tutti i cosiddetti "servizi aggiuntivi", i bookshop e l'organizzazione di eventi che dovrebbero far arrivare soldi nelle casse esangui dei musei. E tra gli aspiranti gestori c'è la Mondadori, già presente, con la sua Electa, in mezz'Italia, da Pompei al Colosseo e fino a poco tempo fa a Brera, dove è stata soppiantata da Skira. A ricordare che nel consiglio d'amministrazione della Mondadori siede proprio Resca è stato, con un'interrogazione parlamentare, il senatore del Pd Andrea Marcucci, chiedendo al ministro Bondi «quali provvedimenti intende assumere al fine di rimuovere ogni eventuale distorsione concorrenziale». I nodi verranno al pettine quando i servizi saranno stati affidati, forse entro giugno: si prevede una marea di ricorsi. Ma Resca non li teme: «Il ministero - dice - predispone solo le linee guida per i bandi, sono le direzioni regionali le stazioni appaltanti, e si faranno gare europee. Io non devo neanche astenermi».
Uno che siede nei consigli d´amministrazione più disparati, dall'Eni a Versace, non è poi così sorprendente ritrovarlo a Casei Gerola, provincia di Pavia. Qui il vulcanico manager ferrarese, classe 1945, veste i panni del presidente di una finanziaria, la Finbieticola Casei Gerola, che secondo un´altra interrogazione, firmata da Giuseppe Giulietti (Gruppo misto), contatta amministratori locali per promuovere «una centrale elettrica alimentata da una graminacea (il sorgo), incontrando l'opposizione dei Comuni circostanti, degli ambientalisti, e il giudizio seccamente negativo dello stesso presidente della Camera di commercio». Anche Giulietti solleva problemi di «incompatibilità». Ma Resca disegna uno scenario del tutto diverso. Il contesto è quello del settore bieticolo, in grave crisi da anni. «Io sto solo difendendo i lavoratori in cassa integrazione - replica - cerco di incoraggiare un investimento in una zona dove l'agricoltura è in ginocchio promuovendo un progetto di energia verde. La mia è pura moral suasion: io non decido niente».
Ma Resca, non pago dei suoi tanti incarichi, non ne disdegna di nuovi. Molti, per esempio, non capiscono il perché di quella nomina a commissario straordinario di Brera, visto che avrebbe potuto occuparsi della riorganizzazione e del rilancio dell'Accademia e della Pinacoteca da direttore generale del ministero. Invece, ecco il decreto ad hoc, con quell'emolumento extra che per Emilia De Biasi ed Emanuela Ghizzoni, due deputate del Pd che ieri hanno presentato un'interrogazione parlamentare, è semplicemente «immorale». Bondi giura che l'incarico non costerà alle casse pubbliche più di sessantamila euro - «il 20 per cento dello 0,5 per cento dell'importo dei lavori a base di gara» - ma Gianfranco Cerasoli, della Uil, insiste, tabelle ministeriali alla mano: «Nel caso di Resca la tariffa, come del resto afferma lui stesso, deve remunerare un manager del suo livello e quindi non può che attestarsi al 5 per cento. Rinunci ai compensi, qualunque sia l'importo». I precedenti non mancherebbero, a cominciare dall'ex direttore regionale del Lazio, Luciano Marchetti. Resca, però, non risponde alla provocazione: «Non entro in polemica con Cerasoli. Ho accettato di diventare direttore generale del ministero con un compenso incompatibile con quel che percepivo prima e voglio risanare un settore che negli ultimi quarant'anni è stato distrutto».
E i soldi investiti su di lui, assicura, stanno già dando i primi frutti, proprio a Milano: le presenze alla Pinacoteca, nel 2009, sono schizzate da 203mila a 337mila, quasi l'80 per cento in più. «Anche nei primi dieci giorni del 2010 c´è stato un incremento del 10 per cento». Per la Grande Brera si sta già muovendo: «Ho incontrato soprintendenti e dirigenti: credo che Milano meriti un museo e un'accademia a livello mondiale. E vedrete che ce la faremo».