Gino Strada: "I volontari di Emergency sono stati sequestrati"


Emergency sotto arresto
di Emanuele Giordana*

Tratto dal sito  www.ilmanifesto.it   -   11 aprile 2010

È ancora una brutta storia quella che proietta Emergency sulla linea del fronte afghano. E c'è ancora una volta la polizia segreta di Karzai a coinvolgere la Ong italiana in una polemica che ha molto a che vedere con le ragioni della guerra.
Tre operatori italiani dell'ospedale di Lashkargah, nella provincia meridionale di Helmand, sono stati arrestati ieri dalle forze di sicurezza afghane con l'accusa di essere coinvolti in un complotto per organizzare attentati suicidi e per assassinare il governatore locale, Gulab Mangal. Assieme a loro sono stati fermati altri sei dipendenti afghani dell'ospedale. All'inizio sembra che si tratti di un'operazione congiunta con Isaf Nato ma poi l'Alleanza smentisce anche se Emergency non molla e insiste: anche la Nato c'entra con l'operazione che ha alla base quell'accusa infamante e che deriverebbe dal fatto che le forze di sicurezza che hanno fatto irruzione nell'ospedale di Emergency avrebbero trovato nel magazzino dell'ospedale due giubbotti esplosivi, granate e armi da fuoco che sarebbero serviti a preparare gli attentati. Terrorismo dunque. Fiancheggiamento dei talebani.
A Milano, dove si trova il quartier generale dell'organizzazione sono esterrefatti. Ma non riescono a parlare coi loro uomini in Afghanistan. Al telefono dell'ospedale, dicono ad Emergency, ha risposto un soldato che si è qualificato come di Isaf e ha riattaccato. Non è chiaro dunque se i militari Nato abbiano o meno partecipato o se, come parrebbe secondo altre fonti, c'erano ma si sono limitati a stare fuori dal centro. A tarda sera comunque ancora non si sa dove siano gli arrestati e cosa sarà di loro.
Ci si aspetta un intervento del governo italiano. Lo chiedono anche alcuni esponenti della sinistra (da destra silenzio totale). Frattini assicura che la Farnesina sta seguendo la cosa ma, incredibilmente, preferisce comunque ribadire «la linea di assoluto rigore del governo italiano contro qualsiasi attività di sostegno diretto o indiretto al terrorismo in Afghanistan, così come altrove». E ancora che «i medici italiani in stato di fermo lavoravano in una struttura umanitaria non riconducibile né direttamente né indirettamente alle attività finanziate dalla cooperazione italiana». Una presa di distanza incredibile in questo clima di tensione.
Che alle autorità afghane Emergency non sia mai piaciuta non è una novità. E che anche alla Nato (e probabilmente al governo italiano) sia indigesta appare altrettanto vero. Gli americani la detestano cordialmente e il motivo è semplice. Emergency ha sempre scelto in Afghanistan non solo di stare dalla parte delle vittime (come impone, senza distinzione l'imperativo umanitario) ma di denunciare costantemente i bombardamenti chiedendo il ritiro dei soldati. Una posizione che non piace e che durante l'Operazione Moshtarak, iniziata dalla Nato in febbraio, fa molto rumore quando Emergency denuncia (qualcuno dice esagerando) che non esistono sufficienti corridoi umanitari e che le vittime dell'offensiva di Isaf o dei talebani non riescono a raggiungere i centri di salute.
Ma la ruggine è antica. Bisogna tornare a tre anni fa. Nell'aprile del 2007 lo staff internazionale di Emergency a Kabul decide di lasciare il paese e nemmeno due settimane dopo la Ong annuncia che si ritira dall'Afghanistan. Non ci sono, dice Strada, le garanzie per il personale umanitario. Tutto è stato originato dalla brutta vicenda di Ramatullah Hanefi, l'uomo di Emergency a Lashkargah che ha avuto un ruolo chiave nella liberazione dell'inviato di Repubblica Daniele Mastrogiacomo sequestrato dalla guerriglia. Hanefi infatti è stato arrestato dalla sicurezza afgana, ossia dagli stessi uomini che ora hanno messo sotto chiave lo staff di Laskargah. E con la stessa infamante accusa: connivenza col nemico. Un'accusa che, ieri come oggi, passa dal personale locale o impegnato in loco all'organizzazione stessa. Uno scontro che, allora, si risolverà dopo due mesi col proscioglimento di Ramatullah e la sua partenza per la Germania.
Intanto però le cose tra Emergency e Kabul si sono molto deteriorate: corrono voci che la sanità pubblica afghana voglia mettere le mani sul suo «tesoretto»: le cliniche di Anabah, Kabul e Lashkargah, il centro di maternità e medicina in Panjshir, una trentina di centri di salute. Lo scontro è aperto ma poi rientra.
Adesso l'intera vicenda sembra riproporsi lasciando aperti dubbi e sospetti. Tutto si può dire di Emergency ma non si può negare il fatto che le armi non hanno accesso nei suoi locali. La consegna è rigidissima come è rigidissimo l'impegno a curare chiunque è ferito: talebano, civile, soldato Nato o afghano. Il momento in Afghanistan è difficile. Karzai, che si sente sotto tiro, alza la posta ogni giorno. Gli americani, che lo hanno prima messo in un angolo e che adesso però se ne stanno pentendo, non sanno che fare. E in questa situazione ogni variabile può aggiungersi e impazzire.
*Lettera22


Gino Strada
"SONO STATI SEQUESTRATI"
di Luca De Carolis

IL FATTO QUOTIDIANO   -   11 aprile 2010   pag. 10

"Non è stato un arresto, ma un sequestro di persona. Con un chiaro scopo: far chiudere un ospedale che dà molto fastidio agli afgani e alla Nato". Gino Strada, il fondatore di Emergency, risponde mentre viaggia su un treno. E non usa giri di parole.
Signor Strada, cosa pensa di questa vicenda?
Di certo, penso che le accuse siano talmente grottesche che non valga la pena neppure di commentarle. Un medico italiano passerebbe tre anni in Afghanistan, salvando la vita alla gente in una situazione difficilissima, con lo scopo nascosto di uccidere prima o poi il governatore locale, che tra parentesi cambia di continuo? È incredibilmente ridicolo.
Quali sono i capi di imputazione?
Non esistono. Questo non è stato un arresto, ma un sequestro. Non si può parlare di arresto, quando ai fermati non viene formalizzata alcuna accusa, non è consentito di chiamare un avvocato o di essere visti. Sono stati portati via, punto e basta.
L'Isaf ha subito preso le distanze dall'operazione.
Poche ore prima dall'Isaf avevano detto di aver coordinato l'intervento. E comunque i loro soldati erano attorno all'ospedale. A me sembra la classica storia di chi tira il sasso e poi ritira subito la mano.
Perché la Nato avrebbe scagliato il sasso?
La verità è che l'ospedale di Lashkar-Gah da molto, molto fastidio sia agli afgani che all'Isaf. Per prima cosa, noi di Emergency curiamo tutti, senza distinzioni di schieramenti: pensiamo solo a salvare vite, come sempre. Ma, soprattutto, abbiamo tante prove sul sequestro di feriti, molti dei quali poi sono morti, a cui non hanno permesso di andare in ospedale. Abbiamo chiesto tante volte di aprire corridoi umanitari, senza nessun esito. Noi diamo fastidio a chi vuole continuare a bombardare e alle autorità locali, in eguale misura.
Quindi il significato degli arresti...
Il significato è chiaro. Ci invitano a togliere le tende da Lashkar-Gah, prima possibile. E dire che il nostro è l'unico ospedale della regione.
Qual è stata l'ultima volta che è stato a Lashkar-Gah?
Eh, non ci vado da almeno tre anni. L'ospedale ha circa un centinaio di posti letto, e vi lavora una dozzina di italiani. Sono lì per aiutare le persone. Altro che complotti.



Per altre informazioni:   www.emergency.it

Oggi 11 aprile 2010 alle ore 20,10 Gino Strada sarà ospite della trasmissione "Che tempo che fa" su Rai Tre.  Per rivedere la puntata:   www.chetempochefa.rai.it .