Tav: "Stop al tunnel sia reale. Sì all'attraversamento di superficie"
Pubblicato da CCCPEC.IT Sezione TAV Firenze , martedì 30 giugno 2009
Gruppo Consiliare "perUnaltracittà"
Comunicato stampa - Firenze, 30 giugno 2009
Tav: "Stop al tunnel sia reale. Sì all'attraversamento di superficie"
Strage Viareggio: "Si dirottino le risorse per la sicurezza del trasporto, da anni trascurata"
"Sulla Tav il sindaco Renzi e la sua giunta prendano in considerazione l'ipotesi dell'attraversamento di superficie avanzata dal gruppo di studio nato nel Dipartimento di Urbanistica dell'Università di Firenze. Si tratta di una soluzione meno impattante e costosa, oltre che di più rapida realizzazione. Da parte nostra siamo disponibili, nell'interesse della città, ad offrire la massima collaborazione nella illustrazione delle qualità tecniche di un progetto al quale abbiamo lavorato in questi anni e alla cui realizzazione hanno contribuito gli architetti De Zordo, Fiorentino, Marchetta, Pizziolo e Ziparo del gruppo di lavoro di 'perUnaltracittà'". E' la richiesta formulata da Ornella De Zordo e relativa alle posizioni che è chiamato a prendere in questi giorni il Comune sui lavori del sottoattraversamento.
"Prendiamo atto dell'ipotesi di bloccare momentaneamente i lavori per le opportune valutazioni – ha aggiunto De Zordo – ma auspichiamo che adesso si vada avanti nella corretta valutazione delle cose e che si decida finalmente di invertire la rotta. Occorre fermare quest'opera devastante con cantieri che dureranno almeno 10–15 anni, che rischia di avere serissime ripercussioni sulla città, un inquinamento pericoloso per la salute dei cittadini, oltre che danni agli edifici, al patrimonio storico e all'ambiente di Firenze. Tutto per un lavoro inutile, che potrebbe essere evitato semplicemente con un adeguamento dei binari esistenti. Sarebbe per questo sufficiente rinegoziare con Rfi i termini del contratto per l'attraversamento fiorentino dell'alta velocità".
"La questione dell'utilizzo delle risorse è centrale anche per la sicurezza dei trasporti – ha proseguito De Zordo – da anni sottolineiamo che l'enorme cifra destinata a questa opera (almeno due miliardi di euro) potrebbe essere utilizzata per migliorare il servizio ferroviario metropolitano e regionale, e per incrementare la manutenzione e le misure di sicurezza, ad oggi assolutamente insufficienti. A dimostrarlo, purtroppo, è arrivato l'incidente ferroviario avvenuto questa notte alla stazione di Viareggio. A niente sono valse le numerose denunce arrivate dnegli anni dai ferrovieri, sulla carenza di manutenzione e sul crescente numero di incidenti. Rfi le hanno ignorate, ed anzi hanno addirittura licenziato Dante De Angelis, un sindacalista reo di aver pubblicamente detto la verità su questo tema. Chi continua ad avallare una politica mirata ad investire unicamente sull'alta velocità deve essere considerato oggi corresponsabile di queste tragedie".
"Sulla Tav il sindaco Renzi e la sua giunta prendano in considerazione l'ipotesi dell'attraversamento di superficie avanzata dal gruppo di studio nato nel Dipartimento di Urbanistica dell'Università di Firenze. Si tratta di una soluzione meno impattante e costosa, oltre che di più rapida realizzazione. Da parte nostra siamo disponibili, nell'interesse della città, ad offrire la massima collaborazione nella illustrazione delle qualità tecniche di un progetto al quale abbiamo lavorato in questi anni e alla cui realizzazione hanno contribuito gli architetti De Zordo, Fiorentino, Marchetta, Pizziolo e Ziparo del gruppo di lavoro di 'perUnaltracittà'". E' la richiesta formulata da Ornella De Zordo e relativa alle posizioni che è chiamato a prendere in questi giorni il Comune sui lavori del sottoattraversamento.
"Prendiamo atto dell'ipotesi di bloccare momentaneamente i lavori per le opportune valutazioni – ha aggiunto De Zordo – ma auspichiamo che adesso si vada avanti nella corretta valutazione delle cose e che si decida finalmente di invertire la rotta. Occorre fermare quest'opera devastante con cantieri che dureranno almeno 10–15 anni, che rischia di avere serissime ripercussioni sulla città, un inquinamento pericoloso per la salute dei cittadini, oltre che danni agli edifici, al patrimonio storico e all'ambiente di Firenze. Tutto per un lavoro inutile, che potrebbe essere evitato semplicemente con un adeguamento dei binari esistenti. Sarebbe per questo sufficiente rinegoziare con Rfi i termini del contratto per l'attraversamento fiorentino dell'alta velocità".
"La questione dell'utilizzo delle risorse è centrale anche per la sicurezza dei trasporti – ha proseguito De Zordo – da anni sottolineiamo che l'enorme cifra destinata a questa opera (almeno due miliardi di euro) potrebbe essere utilizzata per migliorare il servizio ferroviario metropolitano e regionale, e per incrementare la manutenzione e le misure di sicurezza, ad oggi assolutamente insufficienti. A dimostrarlo, purtroppo, è arrivato l'incidente ferroviario avvenuto questa notte alla stazione di Viareggio. A niente sono valse le numerose denunce arrivate dnegli anni dai ferrovieri, sulla carenza di manutenzione e sul crescente numero di incidenti. Rfi le hanno ignorate, ed anzi hanno addirittura licenziato Dante De Angelis, un sindacalista reo di aver pubblicamente detto la verità su questo tema. Chi continua ad avallare una politica mirata ad investire unicamente sull'alta velocità deve essere considerato oggi corresponsabile di queste tragedie".
Strage ferroviaria a Viareggio: ancora un "danno collaterale" di investimenti infrastrutturali sbagliati
Associazione di volontariato Idra
iscritta al Registro Regionale del Volontariato della Toscana per la promozione e la tutela del patrimonio ambientale e culturale
Tel. e fax 055.233.76.65; e-mail idrafir@tin.it; web http://associazioni.comune.fi.it/idra/inizio.html
COMUNICATO STAMPA - Firenze, 30.6.'09
Strage ferroviaria a Viareggio: per Idra, ancora un "danno collaterale" di politiche e investimenti infrastrutturali sbagliati.
Le modalità che hanno originato questa notte la strage alla stazione ferroviaria di Viareggio (i media hanno dato notizia del cedimento strutturale del carrello di un carro-cisterna di GPL), lungi dal richiamare una tragica fatalità, paiono confermare piuttosto a qual punto possano arrivare le conseguenze di scelte politiche e infrastrutturali improvvide: si persevera nel privilegiare massicciamente gli investimenti in "grandi opere" come la TAV, dalla non documentata utilità pubblica, mentre i servizi e la rete ordinaria languono e soffrono di ritardi e inefficienze. Persino i servizi merci su ferro che risultano ormai residuali a confronto col restante panorama europeo - appaiono scarsamente affidabili, come sembrano dimostrare i due recenti eventi nella galleria di Vernio e a Viareggio. Si ripropone anche qui il tema dell'efficacia dei controlli.
L'associazione ecologista fiorentina Idra, nel porgere le proprie condoglianze ai familiari delle vittime e un ringraziamento a coloro che hanno portato soccorso, rileva come purtroppo le persistenti politiche di sacrificio delle esigenze infrastrutturali reali del Paese non lascino intravedere alcun sostanziale segno di ripensamento, e anzi sembrino minacciosamente confermate anche per il futuro.
Idra esprime l'auspicio che la tragedia di Viareggio possa almeno indurre a una più meditata riflessione i responsabili politici e istituzionali delle scelte strategiche in materia di infrastrutture e trasporti.
Viareggio, una tragedia figlia di scelte economiche sbagliate
Comunicato stampa del Comitato contro il Sottoattraversamento AV di Firenze
Viareggio, una tragedia figlia di scelte economiche sbagliate
L'entità del disastro di Viareggio lascia attoniti. Il numero delle vittime e l'estensione dei danni ci parlano di una catastrofe.
Il cordoglio di tutti i partecipanti al Comitato vanno a tutti quelli che hanno perduto parenti o amici.
Il nostro impegno nel promuovere un trasporto pubblico efficiente e sicuro non può esimerci da fare, fin da ora, alcune considerazioni, mentre attendiamo gli esiti delle indagini della magistratura per una valutazione definitiva.
La prima è che l'aver convogliato la quasi totalità delle risorse economiche ad un progetto faraonico come l'Alta Velocità "all'italiana" ha provocato l'abbandono di tutti gli altri settori del trasporto ferroviario; in particolare quello delle merci ha visto un calo progressivo e costante che non può che prevedere il sostanziale smantellamento di questo servizio. Questo è frutto di una greve decisione politica che ha autorizzato il vertice FS a questa politica dissennata.
La seconda è una riflessione sul processo di privatizzazione delle FS che ha dato nella generalità un esito negativo. In particolare nel settore delle merci ha visto un abbassamento delle norme di sicurezza per i lavoratori interessati tra i quali gli incidenti sono, in percentuale, molto aumentati. Il fatto che il presidente delle FS Moretti si trinceri, per scaricarsi delle responsabilità aziendali, dietro il fatto che i carri coinvolti nell'incidente non sono di proprietà delle FS è un implicito riconoscimento del fatto che ai privati non può essere delegato un fatto importante come la sicurezza e la manutenzione. E' la constatazione che "il porsi sul mercato", come ama dire Moretti, non è la panacea per tutti i problemi, anzi i vincoli di bilancio e la ricerca ossessiva di profitto provocano economie che spesso portano a tragiche conseguenze. Il degrado delle ferrovie della Gran Bretagna (le prime privatizzate) avrebbe dovuto insegnare qualcosa, ma pare che i nostri politici e i nostri manager non se ne siano accorti.
Una azienda pubblica sana (moralmente ed economicamente), il cui unico compito sarebbe quello di produrre e garantire il trasporto pubblico, dovrebbe sovrintendere e coordinare lo sviluppo di un settore così importante per un paese moderno e non delegarlo ad una fantomatica imprenditorialità che non può e non vuole farlo.
Invece oggi siamo attoniti a contare i morti, i feriti, le case distrutte di un disastro che sarebbe stato improbabile se le risorse fossero state saggiamente destinate a garantire manutenzione e controlli di sicurezza.
Per questo ribadiamo la nostra ossessiva richiesta: che le risorse pubbliche siano destinate alla sicurezza e al trasporto pubblico, quello dei pendolari, delle merci, di tutti quelli che hanno bisogno di spostarsi nel nostro paese. Che si abbandonino progetti folli come il tunnel sotto Firenze: inutile per le ferrovie, dannoso per città e ambiente, catastrofico per le casse dello stato.
info: notavfirenze@gmail.com
Viareggio, una tragedia figlia di scelte economiche sbagliate
L'entità del disastro di Viareggio lascia attoniti. Il numero delle vittime e l'estensione dei danni ci parlano di una catastrofe.
Il cordoglio di tutti i partecipanti al Comitato vanno a tutti quelli che hanno perduto parenti o amici.
Il nostro impegno nel promuovere un trasporto pubblico efficiente e sicuro non può esimerci da fare, fin da ora, alcune considerazioni, mentre attendiamo gli esiti delle indagini della magistratura per una valutazione definitiva.
La prima è che l'aver convogliato la quasi totalità delle risorse economiche ad un progetto faraonico come l'Alta Velocità "all'italiana" ha provocato l'abbandono di tutti gli altri settori del trasporto ferroviario; in particolare quello delle merci ha visto un calo progressivo e costante che non può che prevedere il sostanziale smantellamento di questo servizio. Questo è frutto di una greve decisione politica che ha autorizzato il vertice FS a questa politica dissennata.
La seconda è una riflessione sul processo di privatizzazione delle FS che ha dato nella generalità un esito negativo. In particolare nel settore delle merci ha visto un abbassamento delle norme di sicurezza per i lavoratori interessati tra i quali gli incidenti sono, in percentuale, molto aumentati. Il fatto che il presidente delle FS Moretti si trinceri, per scaricarsi delle responsabilità aziendali, dietro il fatto che i carri coinvolti nell'incidente non sono di proprietà delle FS è un implicito riconoscimento del fatto che ai privati non può essere delegato un fatto importante come la sicurezza e la manutenzione. E' la constatazione che "il porsi sul mercato", come ama dire Moretti, non è la panacea per tutti i problemi, anzi i vincoli di bilancio e la ricerca ossessiva di profitto provocano economie che spesso portano a tragiche conseguenze. Il degrado delle ferrovie della Gran Bretagna (le prime privatizzate) avrebbe dovuto insegnare qualcosa, ma pare che i nostri politici e i nostri manager non se ne siano accorti.
Una azienda pubblica sana (moralmente ed economicamente), il cui unico compito sarebbe quello di produrre e garantire il trasporto pubblico, dovrebbe sovrintendere e coordinare lo sviluppo di un settore così importante per un paese moderno e non delegarlo ad una fantomatica imprenditorialità che non può e non vuole farlo.
Invece oggi siamo attoniti a contare i morti, i feriti, le case distrutte di un disastro che sarebbe stato improbabile se le risorse fossero state saggiamente destinate a garantire manutenzione e controlli di sicurezza.
Per questo ribadiamo la nostra ossessiva richiesta: che le risorse pubbliche siano destinate alla sicurezza e al trasporto pubblico, quello dei pendolari, delle merci, di tutti quelli che hanno bisogno di spostarsi nel nostro paese. Che si abbandonino progetti folli come il tunnel sotto Firenze: inutile per le ferrovie, dannoso per città e ambiente, catastrofico per le casse dello stato.
info: notavfirenze@gmail.com
Sabato 27 giugno 2009 manifestazione a Milano - Per non lasciare sola Teheran
SABATO MANIFESTAZIONE A MILANO - PER NON LASCIARE SOLA TEHERAN
indetta dall'Unione degli Universitari Iraniani in Italia
Sabato sera, 27 giugno, dalle 20.00 alle 23.00, a Milano in Piazza Duomo (non davanti al Consolato!), gli studenti universitari iraniani chiamano ad una iniziativa di solidarietà nei confronti del movimento popolare che chiede nuove elezioni.
La protesta contro la repressione sempre più violenta e sanguinosa della società civile da parte del regime di Ahmadinejad verrà ancora effettuata, come più volte in questi giorni. In forma di commemorazione funebre (candeline accese e ritratti delle vittime, come la giovanissima Neda, uccisa in mezzo alla folla, davanti agli occhi del padre).
Riproponiamo il nostro appello a mobilitarsi, ad essere dalla parte dei manifestanti di Tehran, che non mollano a rischio della galera e, purtroppo, anche della vita.
Anche perchè, come scrive la stessa Unione degli studenti Universitari Iraniani in Italia, "il futuro del Medio Oriente dipende dal destino dell'Iran e il futuro della pace nel mondo dipende dalla pace in Medio Oriente"...
APPELLO - NON LASCIAMO SOLA TEHRAN! (sottoscrivetelo!)
Le notizie che giungono da Tehran sono drammatiche. Queste giovani e questi giovani, queste persone comuni che, rischiando la vita, sognano più libertà e chiedono il rispetto della volontà popolare (con un voto regolare), meritano tutta la nostra ammirazione ed il nostro sostegno. Non è questo il momento dei distinguo accademici sul tasso di democraticità e laicità dell'attuale opposizione politica.
E' il momento, invece, di mobilitarsi subito, insieme!
E' necessario che, anche in Italia, ci uniamo alle proteste davanti all'Ambasciata di Roma, ai vari consolati, nelle diverse piazze, per fare sentire che Tehran non è sola!
La pressione dell'opinione pubblica internazionale potrà, forse, evitare all'umanità tutta la vergogna di una "Tehran-men" annunciatrice di nuovi lutti e nuove guerre.
Primi firmatari individuali: Don Luigi Ciotti - Francesco Lo Cascio - Alberto L'Abate - Alfonso Navarra - Gianni Alioti - Anna Maria Rivera - Lidia Menapace (appena pervenuta)
Associazioni, gruppi, movimenti: Gruppo Abele - LDU - Libera - Riconciliazione.it - Coordinamento Nord Sud del Mondo - Centro Internazionale Helder Camara - FIM-CISL nazionale (appena pervenuta)
Per informazioni e adesioni
c/o Campagna OSM/DPN
via M. Pichi, 1
20143 Milano
e mail: locosm@tin.it
tel. 02-58101226 cell. 349 5211837
(Ricordiamo le soluzioni per riportare calma e diritto in Iran proposte dal premio Nobel Shirin Ebadi, presidente del "Centro dei difensori dei diritti umani":
1. La liberazione incondizionata di ogni persona arrestata o imprigionata per aver contestato il risultato elettorale.
2. L'immediata cessazione della repressione contro i manifestanti da parte della polizia e delle milizie del Basiji.
3. Annullare le elezioni.
4. Indire nuove elezioni con la presenza di osservatori internazionali.
5. Risarcire i feriti e le famiglie di quanti hanno perso la vita.)
1. La liberazione incondizionata di ogni persona arrestata o imprigionata per aver contestato il risultato elettorale.
2. L'immediata cessazione della repressione contro i manifestanti da parte della polizia e delle milizie del Basiji.
3. Annullare le elezioni.
4. Indire nuove elezioni con la presenza di osservatori internazionali.
5. Risarcire i feriti e le famiglie di quanti hanno perso la vita.)
Il pozzo senza fondo del sistema Mo.S.E. e le cerniere per le paratoie
ASSEMBLEA PERMANENTE NO-MOSE - VENEZIA
IL POZZO SENZA FONDO DEL SISTEMA MO.S.E. E LE CERNIERE PER LE PARATOIE
Il ministro Brunetta e il presidente del Magistrato alle Acque stanno girando il mondo per presentare quello che secondo loro è la meraviglia dell'ingegneria italiana. A Londra, a New York, a Parigi a presentare la grande opera che dovrebbe salvare Venezia dalle acque.
Le opere complementari al sistema, le lunate, i porti rifugio, le conche di navigazione, le spalle, l'isola artificiale davanti al Bacan, sono quasi completate; tutto quello che è in cemento e fuori dal livello del mare è quasi pronto.
I soldi per completare l'opera dovrebbero esserci, anzi il prezzo è già lievitato dai 4.270 milioni di euro iniziali, ai 4.700, autorizzati qualche settimana fa, e i lavori dovrebbero concludersi nel 2014, anziché nel previsto 2012.
La cifra finale (?) dovrebbe essere interamente reperita tra i finanziamenti del Cipe della Legge Obiettivo e un prestito della Banca Europea.
Ma i lavori veri e propri del Mo.S.E. devono ancora iniziare.
Anzi del cuore del Mo.S.E., della parte elettromeccanica più delicata, ancora non c'è un progetto esecutivo.
Per le cerniere, che dovrebbero collegare le enormi paratoie in acciaio ai cassoni in calcestruzzo, ancorati sul fondo delle bocche di porto, il Magistrato alle Acque ha concesso ancora due anni di proroga per studi e sperimentazioni per realizzarne il prototipo.
Avranno tempo ancora fino alla fine del 2010 per il progetto delle cerniere
ma intanto si continua a scavare e a buttare massi alle bocche di porto: gli appalti per la sabbia e il cemento sono assicurati. Come pure per la realizzazione di barene artificiali, in zone lagunari dove non sono mai esistite come al lato del Canale dei Marani, tra Murano e S. Erasmo -, dove collocare i milioni di metri cubi di fanghi scavati dalle bocche di porto per lasciar posto alle fondazioni per i cassoni del Mo.S.E..
Quanto costerà in più questo scherzetto?
Saranno risolti i problemi delle cerniere? Potranno resistere, i connettori delle paratoie ai cassoni, all'immane forza del mare?
Perché non sono state scelte altre soluzioni, meno costose, più ecocompatibili e già sperimentate?
Forse perché è da oltre vent'anni che sono stati affidati in concessione unica, in monopolio assoluto, studi sperimentazioni e realizzazione delle opere di salvaguardia ad un unico soggetto: il Consorzio Venezia Nuova?
Come è stato stabilito anche da una sentenza della Corte dei Conti rimasta nel cassetto?
Venezia, 24 giugno 2009
Assemblea Permanente NoMOSE
Esposto sull'inceneritore di Acerra
Pubblicato da CCCPEC.IT Sezione Inceneritori , martedì 23 giugno 2009
CO.RE.Ri. - Coordinamento Regionale Rifiuti della Campania
Comunicato Stampa
Esposto del CO.RE.Ri. sull'inceneritore di Acerra
Brucia rifiuti non a norma, probabilmente anche quelli speciali pericolosi (che molto spesso sono stati abusivamente "infilati", con la compiacenza di chi doveva controllare, nelle oramai famose ecoballe campane); non ha nessuna delle autorizzazioni previste dalla normativa comunitaria (né l'AIA, l'Autorizzazione integrata ambientale, concessa "legislativamente" in deroga, senza consultare la popolazione interessata, né una vera e propria VIA, Valutazione d'Impatto Ambientale); funziona da quasi tre mesi in "esercizio provvisorio" senza scadenza e senza collaudo e senza tutti i necessari sistemi di monitoraggio dei fumi; produce ceneri pericolose che al momento non sappiamo dove vengano smaltite. D'altro canto gli unici dati disponibili sulle concentrazioni di inquinanti nell'aria, rilevate nei primi due mesi di funzionamento dell'inceneritore dalle centraline ARPAC di Acerra e San Felice a Cancello, dicono che su 60 giorni di funzionamento (teorici, visto che diversi sono stati in questi mesi i giorni di fermo dell'impianto) ci sono stati ben 17 sforamenti.
Comitati e associazioni ambientaliste campane già da anni denunciano l'inadeguatezza e la pericolosità dell'impianto di Acerra, ma oggi, dopo meno di tre mesi dalla farsesca inaugurazione in pompa magna, il dato è lampante.
Per questo il CO.RE.Ri (Coordinamento Regionale Rifiuti della Campania), dopo il ricorso straordinario al Capo dello Stato contro le ordinanze che, in deroga al parere VIA del 2005, hanno illegittimamente autorizzato la combustione di qualsiasi tipo di rifiuto, in luogo del CDR, ha deciso di rivolgersi anche alla magistratura penale affinché faccia luce, una volta per tutte, sulle responsabilità di chi ostinatamente ha voluto la realizzazione di quell'impianto, nonostante sapesse che era del tutto incompatibile con la realtà del territorio acerrano, sproporzionato, obsoleto, pericoloso per la salute della popolazione; questo al solo scopo di lucrare parassitariamente sui finanziamenti pubblici CIP6, concessi nel 1992 dal governo italiano, in violazione della normativa europea, a chi dovrebbe produrre energia bruciando rifiuti, generando di fatto una distorsione del libero mercato che ha penalizzato il riciclo dei rifiuti e ha boicottato la raccolta differenziata.
Stamattina, dunque, tramite lo Studio legale Adinolfi di Caserta, punto di riferimento ormai irrinunciabile in Campania per le azioni giudiziarie a difesa dell'ambiente, è stato depositato presso la Procura della Repubblica di Napoli l'esposto che diversi cittadini campani hanno sottoscritto a nome del CO.RE.Ri.
Ci aspettiamo che la magistratura napoletana tutta, lasciando da parte le preoccupazioni sull'impatto "politico" dell'emergenza rifiuti, sappia trovare la serenità necessaria per accertare le responsabilità fino ai più alti livelli di governo disponendo, nel frattempo, il sequestro preventivo dell'impianto.
CO.RE.Ri. - Coordinamento Regionale Rifiuti della Campania
Sito: www.rifiuticampania.org
Email: contatti@rifiuticampania.org
Inceneritore di Albano (Roma): incontro alla Regione Lazio il 23 giugno 2009.
Pubblicato da CCCPEC.IT Sezione Inceneritori , domenica 21 giugno 2009
INCENERITORE DI ALBANO (Roma)
INCONTRO REGIONE LAZIO PER IL 23 GIUGNO 2009 ORE 15.00 SALA ANIENE
PALAZZO DELLA PRESIDENZA V. R.R. GARIBALDI E SUCCESSIVA CONFERENZA STAMPA
Lo scorso 5 giugno il coordinamento contro l'inceneritore di Albano è intervenuto con volantini, striscioni, slogan al comizio di chiusura della campagna elettorale di Marrazzo a Genzano.
In questa occasione, interpellato direttamente da noi, il "governatore" ha prima promesso un confronto pubblico ad Albano; poi si è attestato su un incontro alla presidenza della Regione. Prima sembrava pacifica la presenza della stampa all'incontro; ora ci viene comunicata la disponibilità ad una conferenza stampa solo dopo la riunione.
Questo appuntamento arriva dopo diciotto mesi di mobilitazione, durante i quali sono stati prodotti: una serie interminabile di assemblee popolari, quattro cortei di massa nel territorio, tre mobilitazioni importanti presso la presidenza del consiglio regionale del Lazio, il rovesciamento delle posizioni di sei amministrazioni locali su nove, la ferma opposizione della ASL RM H, la presa di posizione dei produttori dei marchi DOC dei Castelli Romani.
La Regione ha imposto la conclusione dei procedimenti autorizzativi, per cui andiamo a questo appuntamento con la pistola alla testa del possibile avvio del cantiere in ogni momento, ma denunciamo con la forza della ragione che:
- la Valutazione d'Impatto Ambientale è stata manomessa;
- i dati sull'inquinamento della falda acquifera sono stati nascosti e l'avvicinarsi della bella stagione coincide con la penuria d'acqua su tutta l'area;
- i dati sulla mortalità per inquinamento ad Albano sono stati ignorati;
- il progetto iniziale è stato modificato drasticamente nel trattamento dei fumi e nei sistemi di raffreddamento, non sono stati resi noti nè il nuovo progetto, né i
dati sulle emissioni di questa nuova tecnologia o di altre ad essa affini come disciplinato dal procedimento per l'AIA (art 5-11 del D.Lgs 59/2005);
- le leggi per la tutela delle produzioni agricole del territorio non sono state rispettate.
Se lor signori stanno pensando di prenderci per i fondelli con la magnanima concessione di una riunione tanto formale quanto inutile, o peggio, sperano di convincerci della bontà dell'inceneritore-truffa di Cerroni-Di Carlo, hanno fatto malissimo i propri calcoli.
L'unica uscita possibile da questo passaggio è l'azzeramento del procedimento autorizzativi e l'apertura di un dibattito di massa nel territorio sulla gestione del sistema dei cosiddetti rifiuti e delle privatizzazioni connesse.
Questo comunicato vale come promemoria per la Regione Lazio, per eventuali marce indietro rispetto all'incontro prospettato, e vale come invito alla stampa per la conferenza post-incontro.
Coordinamento contro l' inceneritore di Albano
Vertenza contro i sussidi per gli inceneritori
Pubblicato da CCCPEC.IT Sezione Inceneritori , giovedì 18 giugno 2009
AMBIENTEFUTURO NEWS, 17 GIUGNO 2009
GIORNATE DI MOBILITAZIONE NAZIONALE PER L' ADESIONE ALLA VERTENZA CONTRO I SUSSIDI ALL'INCENERIMENTO
20 GIUGNO- 15 LUGLIO: RUSH NAZIONALE PER LA "VERTENZA CONTRO I CIP 6"
L'Associazione DIRITTO AL FUTURO ha indetto 3 settimane di mobilitazione in cui in tutta Italia si potrà aderire alla vertenza contro la "truffa" dei sussidi regalati all'incenerimento. Chiunque voglia farsi carico di questa iniziativa può richiedere la necessaria "modulistica" ( da adesso dotata anche di simpatico logo) a informazioni@dirittoalfuturo.it oppure a ambientefuturo@interfree.it .
Con la nuova modulistica di semplice lettura da utilizzate ai tavoli e/o nel corso delle iniziative pubbliche sarà anche disponibile un modulo PER L'ADESIONE ON-LINE alla vertenza (occorre tuttavia inviare copia della bolletta elettrica e di documento di riconoscimento inviando il tutto via fax all' apposito indirizzo oltre che inviare10 euro al cc di DIRITTO AL FUTURO anche attraverso la via elettronica) le cui modalità a brevissimo verranno comunicate sul sito dell'associazione.
Invitiamo tutti i gruppi che in questi mesi hanno espresso condivisione ( e sono tantissimi) a questa iniziativa da ritenersi fondamentale per una battuta di arresto dell'incenerimento in Italia, a segnalarci le iniziative che intendono svolgere possibilmente entro il 27 giugno in modo da poterle inserire sia sui siti www.dirittoalfuturo.it ; sia su www.ambientefuturo.org; sia per poterle comunicare in un unico "pacchetto" alla stampa. Dal 20 giugno, tutti i pomeriggi dalle 15,30 alle 19 presso la SEDE OPERATIVA NAZIONALE in via per S. Alessio 87, Monte San Quirico (Lucca) un gruppo di volontari sarà disponibile a fornire informazioni e supporti a favore delle iniziative. I contatti sono 0583 331070 ( solo negli orari di cui sopra) oppure 3382866215 o cell. 338 7558775. Durante gli orari segnalati sarà possibile anche organizzare brevi incontri per skype.
Ad oggi possiamo già elencare iniziative di raccolta adesioni a PACECO ( TP) , 20 giugno, organizza l'Associazione Rifiuti Zero di Trapani, Pistoia, dove gli "Amici di Beppe Grillo" oltre a tavoli informativi che si svolgeranno per tutto fine giugno organizzano la raccolta delle adesioni durante lo svolgimento dell'importante appuntamento musicale "PISTOIA BLUES" ed in particolare il 2 luglio; LUCCA dove presso la Sede Nazionale tutti i pomeriggi dal 22 giugno sarà possibile aderire alla vertenza; sempre a Lucca presso la Sede Nazionale il 27 giugno, dalle 15,30 in poi, si svolgerà UNA RIUNIONE REGIONALE TOSCANA di tutte le realtà impegnate operativamente nella vertenza che in Toscana prevede già iniziative a PISA, PONTEDERA, FIRENZE, PIETRASANTA, BORGO A MOZZANO, GROSSETO. Altre iniziative già segnalate si svolgeranno a BRESCIA, AOSTA, TORINO, PARMA, ASTI, COLLEFERRO, PONTICELLI (NA), LECCE, TARANTO ecc. AIUTATECI AD ALLUNGARE QUESTO ELENCO!
Tenete d'occhio il sito della vertenza www.dirittoalfuturo.it .
NOTIZIE DAL TAVOLO "SCARTO DI PULPER" DI CARTIERA
Mentre gli industriali spingono a favore dell'INCENERITORE AL PLASMA ( modello Plasco-energy) AMBIENTE E FUTURO "CONFEZIONA" UNA ORGANICA PROPOSTA ALTERNATIVA "A FREDDO". Supportati da Paul Connett e dopo aver studiato da quali scarti è formato il "pulper"( fibre cellulosiche e plastiche eterogenee) AMBIENTE E FUTURO E' IN GRADO DI PROPORRE ALMENO DUE SISTEMI CHE NEL 2003 E NEL 2004 sono stati resi operativi rispettivamente a Porcari ( LU), e ad Udine presso due cartiere. I sistemi in oggetto, realizzati in forma di "prototipo"hanno dimostrato di poter non solo separare la parte cellulosica dalla parte plastica ma soprattutto di poter inviare i materiali separati a RICICLAGGIO ( comprese le "vituperate" plastiche eterogenee). Il proseguo del lavoro del "TAVOLO" istituito dalla Regione Toscana e dalla Provincia di Lucca, prevede che le varie proposte, corredate dalla descrizione delle relative "prestazioni ambientali", entro il 30 giugno vengano messe a disposizione dei "decisori politici" che a seguire dovranno vincolare le proprie decisione ad un PROCESSO PARTECIPATIVO AI SENSI DELLA RECENTE LEGGE APPROVATA DALLA REGIONE TOSCANA. In questa sede si svilupperà un ampio confronto in cui i Comitati, le Associazioni e tutte le istanze di Base potranno far valere le proprie posizioni. Sta di fatto che con le proposte concrete di cui sopra, alternative alla "torcia al plasma" ( la cui "realtà industriale" continua ad essere legata a NON PIU' DI TRE IMPIANTI OPERATIVI su scala ridotta, in tutto il mondo).
Non si potrà continuare a dire che " I COMITATI SANNO SOLO DIRE DEI NO".
Intanto segnaliamo che su www.no-burn.org è disponibile un REPORT COMPLETO relativo ai 10 motivi fondamentali per cui GAIA ( Global Alliance Incinerator Alternatives) E' CONTRARIA AGLI "INCENERITORI SOTTO MENTITE SPOGLIE" quali gli impianti di "gasificazione", di "pirolisi" ( o di "dissociazione molecolare") , di "gasificazione al plasma". LEGGETELO!
ANCHE IL SINDACO DI CAMPI BISENZIO CHINI SI "ILLUMINA" CON LA TORCIA AL PLASMA.
Il 10 giugno si è svolto l'atteso CONSIGLIO COMUNALE APERTO in cui gli esperti della "COMMISSIONE PER LE ALTERNATIVE ALL'INCENERITORE" hanno presentato ai consiglieri e alle centinaia di cittadini presenti, il frutto dei loro studi relativi alle numerose visite svolte a livello nazionale ed internazionale a "caccia di buone pratiche". Mentre Rossano Ercolini a nome anche del collega Giuseppe Banchi ha presentato una organica proposta che prevede alla fine ( ed in via transitoria) di conferire "stabilizzati" in discarica non più di 14 kg di rifiuti su 100 (attraverso interventi di Riduzione, Riuso, Raccolta Differenziata Porta a Porta e di Trattamento a Freddo del Residuo integrato con un Centro per la Riprogettazione Industriale degli imballaggi non attualmente riciclabili o compostabili) raccogliendo un "applauso da stadio"; l'ingegner Giovanni Lippo, a nome del collega Simone Bonari di nomina del Sindaco ha puntato sulla "torcia al plasma" ( in versione Westinghouse- Hitachi Metals) quale unica possibile alternativa all'inceneritore, anche se lo studio degli ingegneri in verità NON BOCCIA IL TMB ( anzi, stando alle frasi scritte lo promuove- vedi i rispettivi lavori su www.ambientefuturo.org oppure sul sito del Comune di Campi Bisenzio). Addirittura i due tecnici si sono recati in Giappone per visitare uno dei pochi impianti al mondo del genere che a Utashinai tratta attualmente non più di 82 tonn/giorno ( sulla "carta" potrebbe trattare circa 200 tonnellate/giorno) e che è affiancato da un altro piccolo impianto ancora giapponese della medesima compagnia che tratta 24 tonnellate al giorno.
Bene, sulla base di queste due uniche "referenze industriali" ( I TMB descritti, invece, nella proposta alternativa sono ormai decine a livello internazionale e non PRODUCONO CDR) i "nostri" evidentemente "inspirati" dal Sindaco che non vuol probabilmente rendere credibile l'alternativa all'inceneritore si "sono spesi" a favore di questa impiantistica i cui valori emissivi
( seppur auto-certificati dal gestore) non risponderebbero agli standard previsti in Europa per acido cloridrico, polveri, arrivando, per i metalli pesanti a livelli similari a quelli emessi da un inceneritore tradizionale. Inoltre, in modo ironico, abbiamo preso visione di un articolo giornalistico che nel gennaio 2009 rende conto della decisione della municipalità di SACRAMENTO in California che proprio a seguito di una visita all'impianto Utashinai ha deciso di BOCCIARE IN MODO IRREVOCABILE l'ipotesi di un impianto del genere. I "nostri", forse spinti dal Sindaco Chini vorrebbero invece fare il contrario. CHE PENA MI FAI
dice la canzone!
IN VERSILIA TUTTI I SINDACI CHIEDONO LA CHIUSURA DELL ' INCENERITORE VEOLIA.
In seguito ai ripetuti sforamenti dell'impianto e al constatato inquinamenti dei sedimenti del torrente dove finiscono i reflui di spegnimento delle ceneri FINALMENTE I SINDACI (tutti!) hanno assunto le posizioni dei Comitati chiedendo a gran voce la chiusura dell'impianto. NON E' MAI TROPPO TARDI. SINDACI, SIAMO TUTTI VOI! Sull'argomento vedi gli articoli stampa su www.ambientefuturo.org .
MANIFESTAZIONI DI VIVISIMETO 19-20-21 GIUGNO 09
Divenuto ormai un appuntamento tradizionale di prestigio sui temi della difesa dell'ambiente e della diffusione delle buone pratiche anche quest'anno si svolgerà un fitto programma di iniziative.
In particolare sottolineiamo uno workshop su come organizzare gruppi efficaci di cittadinanza attiva. L'iniziativa sarà condotta da due esperti USA che da anni anche a livello universitario si impegnano in questo versante.
Rossano Ercolini, Fabio Lucchesi, Pier Felice Ferri
Abruzzo: forti e gentili si, fessi no !
Forti e gentili si, fessi no!
Tutti a Roma martedì 16 giugno 2009 alle ore 12 - piazza Montecitorio
Sit-in con i Comitati dei Cittadini terremotati, sfollati e accampati saremo tutti davanti il Parlamento dove stanno decidendo il nostro futuro!
Non siamo terremotati di serie B!
Questo Parlamento deve garantirci la riparazione di tutti i danni, così come promesso nei proclami televisivi. Contributi che coprano il 100% dei danni effettivamente subiti non solo da tutte le case, ma anche dalle attività produttive, culturali, etc.. non un centesimo più non un centesimo di meno. Finanziamenti in tempi certi e a fondo perduto. Ora servono soldi non giochi di prestigio.
Questo Parlamento deve garantirci la riparazione di tutti i danni, così come promesso nei proclami televisivi. Contributi che coprano il 100% dei danni effettivamente subiti non solo da tutte le case, ma anche dalle attività produttive, culturali, etc.. non un centesimo più non un centesimo di meno. Finanziamenti in tempi certi e a fondo perduto. Ora servono soldi non giochi di prestigio.
100% partecipazione
Città e paesi li ricostruiamo noi!
La cittadinanza deve essere coinvolta in TUTTE le scelte che riguardano il presente e futuro della ricostruzione. Basta con le scelte imposte dall'alto da chi non sa nulla di noi e di cosa vogliamo!
La cittadinanza deve essere coinvolta in TUTTE le scelte che riguardano il presente e futuro della ricostruzione. Basta con le scelte imposte dall'alto da chi non sa nulla di noi e di cosa vogliamo!
100% trasparenza
Ogni centesimo che passa deve essere reso pubblico!
Le spese e i finanziamenti, tutto deve essere rendicontato e reso pubblico in internet, entrate e uscite fino alla singola fattura cominciando proprio dalla gestione della Protezione Civile, da ora fino alla fine della ricostruzione. Vogliamo sapere a chi stanno andando i soldi veri perchè gli Aquilani ancora non vedono un centesimo!
Le spese e i finanziamenti, tutto deve essere rendicontato e reso pubblico in internet, entrate e uscite fino alla singola fattura cominciando proprio dalla gestione della Protezione Civile, da ora fino alla fine della ricostruzione. Vogliamo sapere a chi stanno andando i soldi veri perchè gli Aquilani ancora non vedono un centesimo!
100% trasparenza
Fuori dalle tende!
Un piano che prevede di lasciare per mesi, al caldo dell'estate e al freddo dell'autunno (dell'inverno?) decine di migliaia di persone, più che una missione impossibile è una missione sbagliata. Bisogna subito trovare soluzioni diverse e rivedere completamente il Piano C.A.S.E. (le casette per 13-15.000 persone) che il Governo vuole tirare su senza alcun piano vero e senza avere sentito chi ci dovrà abitare.
Un piano che prevede di lasciare per mesi, al caldo dell'estate e al freddo dell'autunno (dell'inverno?) decine di migliaia di persone, più che una missione impossibile è una missione sbagliata. Bisogna subito trovare soluzioni diverse e rivedere completamente il Piano C.A.S.E. (le casette per 13-15.000 persone) che il Governo vuole tirare su senza alcun piano vero e senza avere sentito chi ci dovrà abitare.
100% trasparenza
No allo spopolamento, tutti devono tornare!
A settembre tutti a scuola e nelle Università. Chi può ricominciare a produrre e lavorare deve essere sostenuto senza perdere altro tempo. Siamo qui e torneremo tutti qui, tra le montagne. Al mare e alle crociere penseremo poi...
A settembre tutti a scuola e nelle Università. Chi può ricominciare a produrre e lavorare deve essere sostenuto senza perdere altro tempo. Siamo qui e torneremo tutti qui, tra le montagne. Al mare e alle crociere penseremo poi...
100% trasparenza
Solidarietà ai Vigili del fuoco!
Sosteniamo con forza le richieste dei pompieri, ricordiamoci che uno di loro, il caposquadra Marco Cavagna, è morto di infarto per portarci soccorso, i vigili del fuoco sono stati gli unici veramente sempre al nostro fianco, dalla prima ora, prima osannati e presto abbandonati senza alcun riconoscimento economico per l'immenso lavoro svolto e per il rischio che corrono ancora per aiutarci.
Sosteniamo con forza le richieste dei pompieri, ricordiamoci che uno di loro, il caposquadra Marco Cavagna, è morto di infarto per portarci soccorso, i vigili del fuoco sono stati gli unici veramente sempre al nostro fianco, dalla prima ora, prima osannati e presto abbandonati senza alcun riconoscimento economico per l'immenso lavoro svolto e per il rischio che corrono ancora per aiutarci.
Sgomberi a Campanara, comune di Palazzuolo sul Senio (FI).
ASSOCIAZIONE NASCERE LIBERI
COMUNICATO STAMPA - 12 giugno 2009
SGOMBERI A CAMPANARA, COMUNE DI PALAZZUOLO SUL SENIO (FI).
Con uno spiegamento di forze senza precedenti per un problema tutto sommato piccolo sono state sgombrate le case rurali occupate da decenni a Campanara e alle Pogge da persone che hanno effettuato la manutenzione degli edifici evitandone il crollo e la perdita, che hanno realizzato orti con modalità biologiche e orti sinergici, che allevano capre e pecore, che raccolgono erbe officinali.
Più di cento agenti tra polizia, carabinieri, forestale, vigili urbani, funzionari della Digos e della Comunità Montana; con camionette, fuoristrada, escavatori, carpentieri, muratori, elicotteri uno dei quali ha girato per buona parte della giornata sopra la valle di Campanara.
Bruciando in un giorno molte migliaia di euro prelevati dalle tasche dei cittadini, per mostrare i muscoli del potere alle capre e ai boschi di Campanara.
Una sceneggiata stupida prima ancora che insopportabile. Si è così data attuazione all' ordinanza di sgombero che la sindaca Paola Cavini del centro destra ("trombata" dagli elettori nelle elezioni della scorsa settimana in favore di un candidato sindaco espresso da una lista unitaria di centro sinistra) aveva emesso il 24 aprile 2009. Una ordinanza di sgombero alquanto pretestuosa e con fragranza di illegittimità. Non si è aspettato nemmeno la scadenza dei tempi per il ricorso al Tar o al presidente della Repubblica per motivi di legittimità, fissati nell'ordinanza.
Un ricorso che l' "Associazione Nascere Liberi per la rinascita di Campanara e dell'alta valle del Senio" sta preparando con gli avvocati.
Del blitz non è stata avvisata nemmeno la Regione Toscana, proprietaria degli immobili (demanio regionale).
Sono state sgombrate e chiuse cinque case rurali : Isola, Vallibona, la Villa, >>il Casone, il Villetto. Per tutta la giornata alcuni degli abitanti di due di questi edifici - Casone e Villetto - sono saliti sul tetto per esercitare il diritto di resistenza passiva e nonviolenta. Al tramonto, scesi gli abitanti dal tetto, carabinieri, polizia e tutti gli altri se ne sono andati. Le case sono state chiuse con lucchetti. non ci sono sigilli dell' autorità giudiziaria.
La lotta continua: molte realtà rurali, centri sociali, amiche e amici sono saliti ieri a Campanara e molte/i ne saliranno sabato e domenica per un presidio pacifico e fattivo delle terre. L'Associazione presenterà il ricorso.
L'Associazione Nascere Liberi, che ha presentato un progetto di uso degli edifici e del territorio (difesa della biodiversità, autosussistenza agricola e di piccolo allevamento, autorecupero con tecniche bioedili, ripopolamento della montagna, raccolta di erbe, presidio sanitario di medicina naturale) fin dal lontano 2004, chiede ora alla Regione Toscana di passare ai fatti: la concessione diretta o il bando. L'ostacolo degli occupanti ora non c'è più!
Noi resteremo sulla montagna per difendere il territorio dalle vendite/privatizzazioni, dalle rendite e da usi impropri e per difendere la nostra voglia di costruire modalità di vita non subalterne al mercato.
Associazione Nascere Liberi
Cogeneratore: l'approvvigionamento del materiale passa da 50 km a 70 km. A quando il superamento della fatidica soglia dei 100 km ?
COMITATO DI COORDINAMENTO CONTRO IL POLO ESTRATTIVO DI CALENZANO
Posta elettronica: cccpec@inwind.it - Sito Internet: www.cccpec.it
Agli
ORGANI DI INFORMAZIONE
LORO SEDI
COMUNICATO STAMPA - Calenzano (Fi), 12 giugno 2009.
COGENERATORE: L'APPROVVIGIONAMENTO DEL MATERIALE PASSA DA 50 KM. A 70 KM. A QUANDO IL SUPERAMENTO DELLA FATIDICA SOGLIA DEI 100 KM ?
Il sito internet del Comune di Calenzano riporta in questi giorni la notizia della nascita del "Consorzio Biolegno", che avrebbe «l'obiettivo di valorizzare le riserve locali di legno, individuare le aree boschive da ripulire, raccogliere gli scarti della manutenzione, trasformarli in cippato e portarli al cogeneratore, che alimenterà con energia pulita gli edifici pubblici e le nuove costruzioni di Calenzano».
Secondo il sito del Comune del Consorzio fanno parte 12 soggetti, tra cui le aziende forestali, le fattorie del territorio, alcuni trasportatori e la Comunità Montana Val di Bisenzio. Non vengono specificati i nomi dei soggetti privati né le rispettive quote nel Consorzio, il cui «raggio di azione» sarebbe «compreso in 70 km, limite che consente di parlare di filiera corta del legno».
Quest'ultimo dato dei 70 km. è degno di particolare attenzione. Infatti le prime informazioni diffuse dall'Amministrazione Comunale dicevano che il fabbisogno del cogeneratore sarebbe stato assicurato solo ed esclusivamente dal territorio di Calenzano. Successivamente si è parlato di zone limitrofe. Poi del Mugello. Poi del Casentino. Poi si è passati al limite dei 50 km. e adesso siamo arrivati a 70 km. A questo punto ci sembra legittimo domandare: a quando il superamento della fatidica soglia dei 100 km.?
Tutto questo balletto di chilometri fa sorgere dei dubbi sulla asserita bontà di questa scelta. Infatti se la legna che serve per far funzionare il cogeneratore dobbiamo andarla a prendere lontano da Calenzano, è evidente che i pretesi benefici ambientali si annullano.
Ricordiamo poi che la Provincia di Firenze, che ha autorizzato la costruzione del cogeneratore, non si è minimamente occupata di valutare questo aspetto fondamentale dell'approvvigionamento del combustibile, in quanto, secondo la Provincia stessa, riguarderebbe solo le «scelte commerciali del gestore».
Il comunicato del Comune ci fa poi sorgere un'altra domanda.
"Biogenera srl", la società proprietaria del cogeneratore, è una società a totale partecipazione pubblica: il suo capitale sociale di 50.000 euro è suddiviso al 45% di proprietà del Comune di Calenzano, un altro 45% di Consiag spa (società fornitrice di acqua e gas, partecipata da vari Comuni dell'area fiorentina e pratese), il restante 10% di Quadrifoglio spa (società incaricata della gestione dei rifiuti, anch'essa di proprietà di vari Comuni dell'area fiorentina). Quindi funziona grazie a soldi pubblici.
Ora, dove sta scritto che "Biogenera srl" debba per forza rifornirsi di legna da questo neonato Consorzio? Essendo una società a totale partecipazione pubblica, non dovrebbe affidare la fornitura della legna con regolare gara d'appalto? Non è che con il Consorzio si crea in realtà un vero e proprio monopolio? E i monopoli non portano ad un aumento dei prezzi?
Quindi sono molte le questioni che, a voler vedere bene, si aprono sulla vicenda cogeneratore. Noi ci permettiamo si segnalarle, anche se, visti i precedenti, non abbiamo molta fiducia sul fatto che qualcuno nelle Istituzioni ci stia a sentire.
Anzi, temiamo che il cogeneratore possa diventare una replica di un'altra vicenda emblematica per Calenzano, quella della costruzione del nuovo cimitero centrale a Carraia, conclusa provvisoriamente il 4 marzo scorso con la sentenza di condanna della Corte dei Conti nei confronti di tre funzionari del Comune e dei due direttori dei lavori per non aver controllato a dovere la realizzazione di quell'opera. Anche in quel caso il Comune volle andare avanti ad ogni costo, senza sentire né ragioni, né critiche, né suggerimenti. E alla fine c'è stata la sentenza della Corte dei Conti.
Ciao Enrico ...
CIAO ENRICO
Oggi è il 25° anniversario della morte di Enrico Berlinguer (Sassari 25 maggio 1922 - Padova 11 giugno 1984), Segretario del Partito Comunista Italiano dal 1972 al 1984.
Abbiamo pensato che il modo migliore per ricordarlo è ripubblicare sul nostro blog http://cccpec.blogspot.com la sua intervista del 1981 al direttore di "Repubblica" Eugenio Scalfari.
Potete trovare una biografia di Berlinguer al seguente indirizzo internet:
Buona lettura.
Intervista a Enrico Berlinguer
«I PARTITI SONO DIVENTATI MACCHINE DI POTERE»
«I partiti non fanno più politica», dice Enrico Berlinguer.
«I partiti hanno degenerato e questa è l'origine dei malanni d'Italia».
di Eugenio Scalfari
La Repubblica, 28 luglio 1981
La passione è finita?
Per noi comunisti la passione non è finita. Ma per gli altri? Non voglio dar giudizi e mettere il piede in casa altrui, ma i fatti ci sono e sono sotto gli occhi di tutti. I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l'iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un "boss" e dei "sotto-boss". La carta geopolitica dei partiti è fatta di nomi e di luoghi. Per la DC: Bisaglia in Veneto, Gava in Campania, Lattanzio in Puglia, Andreotti nel Lazio, De Mita ad Avellino, Gaspari in Abruzzo, Forlani nelle Marche e così via. Ma per i socialisti, più o meno, è lo stesso e per i socialdemocratici peggio ancora...
Lei mi ha detto poco fa che la degenerazione dei partiti è il punto essenziale della crisi italiana.
È quello che io penso.
Per quale motivo?
I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali. Per esempio, oggi c'è il pericolo che il maggior quotidiano italiano, il Corriere della Sera, cada in mano di questo o quel partito o di una sua corrente, ma noi impediremo che un grande organo di stampa come il Corriere faccia una così brutta fine. Insomma, tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico. Tutte le "operazioni" che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell'interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di clientela; un'autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un'attrezzatura di laboratorio viene finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi, anche quando si tratta soltanto di riconoscimenti dovuti.
Lei fa un quadro della realtà italiana da far accapponare la pelle.
E secondo lei non corrisponde alla situazione?
Debbo riconoscere, signor Segretario, che in gran parte è un quadro realistico. Ma vorrei chiederle: se gli italiani sopportano questo stato di cose è segno che lo accettano o che non se ne accorgono. Altrimenti voi avreste conquistato la guida del paese da un pezzo.
La domanda è complessa. Mi consentirà di risponderle ordinatamente. Anzitutto: molti italiani, secondo me, si accorgono benissimo del mercimonio che si fa dello Stato, delle sopraffazioni, dei favoritismi, delle discriminazioni. Ma gran parte di loro è sotto ricatto. Hanno ricevuto vantaggi (magari dovuti, ma ottenuti solo attraverso i canali dei partiti e delle loro correnti) o sperano di riceverne, o temono di non riceverne più. Vuole una conferma di quanto dico? Confronti il voto che gli italiani hanno dato in occasione dei referendum e quello delle normali elezioni politiche e amministrative. Il voto ai referendum non comporta favori, non coinvolge rapporti clientelari, non mette in gioco e non mobilita candidati e interessi privati o di un gruppo o di parte. È un voto assolutamente libero da questo genere di condizionamenti. Ebbene, sia nel '74 per il divorzio, sia, ancor di più, nell'81 per l'aborto, gli italiani hanno fornito l'immagine di un paese liberissimo e moderno, hanno dato un voto di progresso. Al nord come al sud, nelle città come nelle campagne, nei quartieri borghesi come in quelli operai e proletari. Nelle elezioni politiche e amministrative il quadro cambia, anche a distanza di poche settimane.
Veniamo all'altra mia domanda, se permette, signor Segretario: dovreste aver vinto da un pezzo, se le cose stanno come lei descrive.
In un certo senso, al contrario, può apparire persino straordinario che un partito come il nostro, che va così decisamente contro l'andazzo corrente, conservi tanti consensi e persino li accresca. Ma io credo di sapere a che cosa lei pensa: poiché noi dichiariamo di essere un partito "diverso" dagli altri, lei pensa che gli italiani abbiano timore di questa diversità.
Sì, è così, penso proprio a questa vostra conclamata diversità. A volte ne parlate come se foste dei marziani, oppure dei missionari in terra d'infedeli: e la gente diffida. Vuole spiegarmi con chiarezza in che consiste la vostra diversità? C'è da averne paura?
Qualcuno, sì, ha ragione di temerne, e lei capisce subito chi intendo. Per una risposta chiara alla sua domanda, elencherò per punti molto semplici in che consiste il nostro essere diversi, così spero non ci sarà più margine all'equivoco. Dunque: primo, noi vogliamo che i partiti cessino di occupare lo Stato. I partiti debbono, come dice la nostra Costituzione, concorrere alla formazione della volontà politica della nazione; e ciò possono farlo non occupando pezzi sempre più larghi di Stato, sempre più numerosi centri di potere in ogni campo, ma interpretando le grandi correnti di opinione, organizzando le aspirazioni del popolo, controllando democraticamente l'operato delle istituzioni. Ecco la prima ragione della nostra diversità. Le sembra che debba incutere tanta paura agli italiani?
Veniamo alla seconda diversità.
Noi pensiamo che il privilegio vada combattuto e distrutto ovunque si annidi, che i poveri e gli emarginati, gli svantaggiati, vadano difesi, e gli vada data voce e possibilità concreta di contare nelle decisioni e di cambiare le proprie condizioni, che certi bisogni sociali e umani oggi ignorati vadano soddisfatti con priorità rispetto ad altri, che la professionalità e il merito vadano premiati, che la partecipazione di ogni cittadino e di ogni cittadina alla cosa pubblica debba essere assicurata.
Onorevole Berlinguer, queste cose le dicono tutti.
Già, ma nessuno dei partiti governativi le fa. Noi comunisti abbiamo sessant'anni di storia alle spalle e abbiamo dimostrato di perseguirle e di farle sul serio. In galera con gli operai ci siamo stati noi; sui monti con i partigiani ci siamo stati noi; nelle borgate con i disoccupati ci siamo stati noi; con le donne, con il proletariato emarginato, con i giovani ci siamo stati noi; alla direzione di certi comuni, di certe regioni, amministrate con onestà, ci siamo stati noi.
Non voi soltanto.
È vero, ma noi soprattutto. E passiamo al terzo punto di diversità. Noi pensiamo che il tipo di sviluppo economico e sociale capitalistico sia causa di gravi distorsioni, di immensi costi e disparità sociali, di enormi sprechi di ricchezza. Non vogliamo seguire i modelli di socialismo che si sono finora realizzati, rifiutiamo una rigida e centralizzata pianificazione dell'economia, pensiamo che il mercato possa mantenere una funzione essenziale, che l'iniziativa individuale sia insostituibile, che l'impresa privata abbia un suo spazio e conservi un suo ruolo importante. Ma siamo convinti che tutte queste realtà, dentro le forme capitalistiche -e soprattutto, oggi, sotto la cappa di piombo del sistema imperniato sulla DC - non funzionano più, e che quindi si possa e si debba discutere in qual modo superare il capitalismo inteso come meccanismo, come sistema, giacché esso, oggi, sta creando masse crescenti di disoccupati, di emarginati, di sfruttati. Sta qui, al fondo, la causa non solo dell'attuale crisi economica, ma di fenomeni di barbarie, del diffondersi della droga, del rifiuto del lavoro, della sfiducia, della noia, della disperazione. È un delitto avere queste idee?
Non trovo grandi differenze rispetto a quanto può pensare un convinto socialdemocratico europeo. Però a lei sembra un'offesa essere paragonato ad un socialdemocratico.
Bè, una differenza sostanziale esiste. La socialdemocrazia (parlo di quella seria, s'intende) si è sempre molto preoccupata degli operai, dei lavoratori sindacalmente organizzati e poco o nulla degli emarginati, dei sottoproletari, delle donne. Infatti, ora che si sono esauriti gli antichi margini di uno sviluppo capitalistico che consentivano una politica socialdemocratica, ora che i problemi che io prima ricordavo sono scoppiati in tutto l'occidente capitalistico, vi sono segni di crisi anche nella socialdemocrazia tedesca e nel laburismo inglese, proprio perché i partiti socialdemocratici si trovano di fronte a realtà per essi finora ignote o da essi ignorate.
Dunque, siete un partito socialista serio...
...nel senso che vogliamo costruire sul serio il socialismo...
Le dispiace, la preoccupa che il PSI lanci segnali verso strati borghesi della società?
No, non mi preoccupa. Ceti medi, borghesia produttiva sono strati importanti del paese e i loro interessi politici ed economici, quando sono legittimi, devono essere adeguatamente difesi e rappresentati. Anche noi lo facciamo. Se questi gruppi sociali trasferiscono una parte dei loro voti verso i partiti laici e verso il PSI, abbandonando la tradizionale tutela democristiana, non c'è che da esserne soddisfatti: ma a una condizione. La condizione è che, con questi nuovi voti, il PSI e i partiti laici dimostrino di saper fare una politica e di attuare un programma che davvero siano di effettivo e profondo mutamento rispetto al passato e rispetto al presente. Se invece si trattasse di un semplice trasferimento di clientele per consolidare, sotto nuove etichette, i vecchi e attuali rapporti tra partiti e Stato, partiti e governo, partiti e società, con i deleteri modi di governare e di amministrare che ne conseguono, allora non vedo di che cosa dovremmo dirci soddisfatti noi e il paese.
Secondo lei, quel mutamento di metodi e di politica c'è o no?
Francamente, no. Lei forse lo vede? La gente se ne accorge? Vada in giro per la Sicilia, ad esempio: vedrà che in gran parte c'è stato un trasferimento di clientele. Non voglio affermare che sempre e dovunque sia così. Ma affermo che socialisti e socialdemocratici non hanno finora dato alcun segno di voler iniziare quella riforma del rapporto tra partiti e istituzioni - che poi non è altro che un corretto ripristino del dettato costituzionale - senza la quale non può cominciare alcun rinnovamento e senza la quale la questione morale resterà del tutto insoluta.
Lei ha detto varie volte che la questione morale oggi è al centro della questione italiana. Perché?
La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell'amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione morale, nell'Italia d'oggi, fa tutt'uno con l'occupazione dello stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt'uno con la guerra per bande, fa tutt'uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno semmplicemente abbandonati e superati. Ecco perché dico che la questione morale è il centro del problema italiano. Ecco perché gli altri partiti possono provare d'essere forze di serio rinnovamento soltanto se aggrediscono in pieno la questione morale andando alle sue cause politiche. [...] Quel che deve interessare veramente è la sorte del paese. Se si continua in questo modo, in Italia la democrazia rischia di restringersi, non di allargarsi e svilupparsi; rischia di soffocare in una palude.
Signor Segretario, in tutto il mondo occidentale si è d'accordo sul fatto che il nemico principale da battere in questo momento sia l'inflazione, e difatti le politiche economiche di tutti i paesi industrializzati puntano a realizzare quell'obiettivo. È anche lei del medesimo parere?
Risponderò nello stesso modo di Mitterand: il principale malanno delle società occidentali è la disoccupazione. I due mali non vanno visti separatamente. L'inflazione è -se vogliamo- l'altro rovescio della medaglia. Bisogna impegnarsi a fondo contro l'una e contro l'altra. Guai a dissociare questa battaglia, guai a pensare, per esempio, che pur di domare l'inflazione si debba pagare il prezzo d'una recessione massiccia e d'una disoccupazione, come già in larga misura sta avvenendo. Ci ritroveremmo tutti in mezzo ad una catastrofe sociale di proporzioni impensabili.
Il PCI, agli inizi del 1977, lanciò la linea dell' "austerità". Non mi pare che il suo appello sia stato accolto con favore dalla classe operaia, dai lavoratori, dagli stessi militanti del partito...
Noi sostenemmo che il consumismo individuale esasperato produce non solo dissipazione di ricchezza e storture produttive, ma anche insoddisfazione, smarrimento, infelicità e che, comunque, la situazione economica dei paesi industrializzati - di fronte all'aggravamento del divario, al loro interno, tra zone sviluppate e zone arretrate, e di fronte al risveglio e all'avanzata dei popoli dei paesi ex-coloniali e della loro indipendenza - non consentiva più di assicurare uno sviluppo economico e sociale conservando la "civiltà dei consumi", con tutti i guasti, anche morali, che sono intrinseci ad essa. La diffusione della droga, per esempio, tra i giovani è uno dei segni più gravi di tutto ciò e nessuno se ne dà realmente carico. Ma dicevamo dell'austerità. Fummo i soli a sottolineare la necessità di combattere gli sprechi, accrescere il risparmio, contenere i consumi privati superflui, rallentare la dinamica perversa della spesa pubblica, formare nuove risorse e nuove fonti di lavoro. Dicemmo che anche i lavoratori avrebbero dovuto contribuire per la loro parte a questo sforzo di raddrizzamento dell'economia, ma che l'insieme dei sacrifici doveva essere fatto applicando un principio di rigorosa equità e che avrebbe dovuto avere come obiettivo quello di dare l'avvio ad un diverso tipo di sviluppo e a diversi modi di vita (più parsimoniosi, ma anche più umani). Questo fu il nostro modo di porre il problema dell'austerità e della contemporanea lotta all'inflazione e alla recessione, cioè alla disoccupazione. Precisammo e sviluppammo queste posizioni al nostro XV Congresso del marzo 1979: non fummo ascoltati.
E il costo del lavoro? Le sembra un tema da dimenticare?
Il costo del lavoro va anch'esso affrontato e, nel complesso, contenuto, operando soprattutto sul fronte dell'aumento della produttività. Voglio dirle però con tutta franchezza che quando si chiedono sacrifici al paese e si comincia con il chiederli -come al solito- ai lavoratori, mentre si ha alle spalle una questione come la P2, è assai difficile ricevere ascolto ed essere credibili. Quando si chiedono sacrifici alla gente che lavora ci vuole un grande consenso, una grande credibilità politica e la capacità di colpire esosi e intollerabili privilegi. Se questi elementi non ci sono, l'operazione non può riuscire.
Cave e cementifici: lo scontro con Caltagirone si fa duro. Con postilla ...
Cave e cementifici. Lo scontro con Caltagirone si fa duro.
Maddaloni (Caserta) - Costi quel che costi, per la Cementir l'ampliamento della cava si deve fare. E fu così che per la società di Caltagirone ad autorizzazione ormai scaduta - dopo oltre 25 anni di attività estrattiva - nell'impossibilità di poter continuare a cavare lì a Maddaloni-Caserta si promuove una singolare procedura: la conferenza dei servizi, con l'obiettivo di ottenere autorizzazioni per "recuperare" una parte di cava e ampliarne un'altra.
Per quanto tempo? Ma per sempre, naturalmente.
Intanto la società incassa dal Genio Civile l'autorizzazione di realizzare un progetto di recupero in meno di un anno, certa di avere l'ampliamento di cava per oltre 20 anni. Qualcuno potrebbe ricordare al Genio Civile che il recupero di una cava deve essere, per legge, contestuale alla coltivazione. E' importante? Ma cos'è il Genio Civile? L'isola più piccola dell'arcipelago degli uffici della Regione, dov'è d'uso, in mancanza di una direzione centrale, l'interpretazione della norma all'occorrenza. Ognuno, come si sa, si arrangia come può. Non siamo italiani e per giunta del Sud? O no?
C'è qualche problema. Purtroppo. Il terreno dove intende ampliarsi la Cementir è stato percorso da incendi e non si potrebbe (ma tutto è relativo nel paese di Bengodi!) utilizzarlo per 15 anni. Poi c'è il vincolo paesaggistico, eppure quello idrogeologico (sapete le frane, i dissesti. Problemi sconosciuti in Campania noti solamente alle centinaia di morti e ai miliardi di euro di danni prodotti alle persone e cose in questi ultimi 20 anni). Ci sono le aree boscate considerate sterpaglie dalla Cementir "ambientalista" che propone alla Provincia di voler "mietere" alberi, magari dipingendoli come fece con i gradoni delle cave. Poi ancora c'è il policlinico lì di fronte e, infine, il consiglio comunale di Maddaloni ha avuto la cattiva idea di farci nel terreno destinato da Caltagirone a cava, il parco urbano e ha addirittura richiesto alla Regione anche i soldi per la progettazione.
Ora i cavaioli e i sindaci sostenitori del cemento si autoproclamano ambientalisti. A sentir loro trasformeranno i monti com'erano un tempo, ripristinando flora e fauna che vedremo sui gradoni delle cave. Cosa complessa, dunque, e aggravata con i pareri negativi espressi dalla Soprintendenza e dal dirigente responsabile dell'ufficio tecnico del comune di Maddaloni (facendo saltare "la programmazione altra" del sindaco sig. Farina).
Ma piano, piano facendo durare la cosiddetta conferenza dei servizi quanto basta, i delegati Cementir smonteranno con l'aiuto dello scaricabarile, pezzo a pezzo ogni ostacolo per raggiungere l'agognato obiettivo. La Cementir non è certo Legambiente o il Comitato di quartiere di Parco Cerasola. Fior fiore di consulenti, avvocati, tecnici, ecc. assistono la mega impresa.
E' vero che la legge stabilisce che una conferenza dei servizi non potrebbe durare più di 90 giorni e questi sono già trascorsi. Ma nel nostro paese, si sa la legge può essere oggetto di dibattito, di confronto "democratico", di tutto insomma. In definitiva un optional. A rispettarla c'è tempo e comunque c'è sempre qualche parere pro veritate per eluderla, reinterpretarla.
E poi c'è l'altalenante giochino tra il PRAE sì la L.R. 14/2008 no, oppure il contrario e il contrario di tutto. A seconda. E poi anche se si violasse la legge sarebbe pur sempre un peccato mortale. Non si dice così?
In Inghilterra per 20 sterline (denaro pubblico) spese impropriamente, un ministro si dimette e un intero governo va in crisi. In Italia per l'uso improprio di beni dello Stato, che costano milioni ai contribuenti, si diventa vittima di un complotto. Perché la Cementir dovrebbe fare diversamente? I costumi non sono uguali per tutti? Almeno quelli.
E poi c'è il grandioso sindaco di Maddaloni che, giocando con due mazzi di carte (la cava e il parco) cerca di tenere buono il popolo sordo e cieco.
Si può, comunque, ricorrere alle pressioni, democratiche e civili, s'intende. Per carità. Magari s'invitano i lavoratori a protestare davanti al Genio Civile perché preoccupati che il cementificio potrebbe chiudere a seguito dell'impossibilità di cavare e ad avere, quindi, la materia prima.
Certo qualcuno, ad esempio i sindacati (esistono da noi?) o la stessa limpida amministrazione comunale (da che parte sta?), avrebbero potuto e dovuto spiegare ai lavoratori che alla Cementir, così come a Moccia, è consentito, per legge (lo prevede il Piano Regionale delle Attività Estrattive), di delocalizzarsi e vi sono addirittura ben 23 alternative, solo in provincia di Caserta, da prendere in considerazione e valutare con tutti i soggetti interessati (amministrazioni locali, cittadini, ecc.).
Non vi è pericolo di disoccupazione. Nessuno è contro il cementificio. Com'è noto a tutti. E allora che si fa? Si continua con la sceneggiata in barba a tutti e a tutto. Contano, come dicono i milanesi gli "sghei". Solamente. Per i vincoli, gli incendi, il dissesto idrogeologico, le frane, il policlinico, la legge, c'è tempo, c'è tempo.
Ma forse occorre che tutti capiscano che un'epoca si è chiusa. Che non è più consentita la grande abbuffata e mettere insieme, cave, discariche, cementifici, ospedali e alberghi. Basta! E' finita. La vicenda della cosiddetta emergenza rifiuti ha dimostrato inequivocabilmente che la responsabilità della camorra è da ricercare nello smaltimento illecito dei rifiuti industriali campani e del centro nord Italia. La classe politica si assuma le proprie responsabilità o se ne vada a casa. Gli imprenditori guardino anche agli interessi del territorio e riconsiderino la loro presenza in questi luoghi. Abbiamo bisogno di uno sviluppo che coniughi ambiente, sviluppo e occupazione. Non c'è più spazio e tempo per giochi e scarica barile. Ma intanto Moccia denuncia Messina per diffamazione per un articolo del luglio scorso e dovrà difendersi al tribunale di Salerno.
Caserta, 6 giugno 2009
Giuseppe Messina Legambiente
Giovanna Maietta Comitato Parco Cersaola-Centurano
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Chissà perchè, ma la storia riportata qui sopra non ci suona del tutto nuova ...
(f. l.)