Giorgio Ambrosoli, un eroe borghese

 
L'11 luglio 1979, trenta anni fa, l'avvocato Giorgio Ambrosoli veniva ucciso a Milano da un killer mafioso venuto appositamente dagli Stati Uniti. Il mandante di quell'omicidio fu il bancarottiere mafioso Michele Sindona.
Ricordiamo l'avvocato Ambrosoli con questa breve biografia tratta dal sito internet www.wikipedia.it .
Ricordiamo anche il maresciallo della Guardia di Finanza Silvio Novembre, stretto collaboratore di Ambrosoli che con onestà, competenza e rigore svolse un ruolo di importanza fondamentale per la scoperta delle malefatte di Sindona.
 
Per saperne di più consigliamo la lettura del libro di Corrado Stajano "Un eroe borghese" edito da Einaudi.
 
 
 
Giorgio Ambrosoli
(Milano, 17 ottobre 1933Milano, 11 luglio 1979) è stato un avvocato italiano, esperto in liquidazioni coatte amministrative. Fu assassinato l'11 luglio 1979 da un sicario ingaggiato dal banchiere siciliano Michele Sindona, sulle cui attività aveva ricevuto incarico di indagare.
 
Indice
 
Antefatto
Nel 1971 si addensarono sospetti sulle attività del banchiere siciliano Michele Sindona.
La Banca d'Italia per mano del Banco di Roma investigò sulle attività di Sindona nel tentativo di non fare fallire gli Istituti di credito da questi fondati (Banca Unione e Banca Privata Finanziaria). I motivi delle scelte dell'allora Governatore Carli erano chiaramente tese a non provocare il panico nei correntisti. Così fu accordato un prestito al Sindona, voluto anche in virtù della benvolenza dell'Amministratore Delegato Dott. Mario Barone. Quest'ultimo fu cooptato come terzo amministratore, addirittuta modificando lo statuto della Banca stessa che ne prevedeva due (nel caso specifico, i Sig. ri Ventriglia e Guidi). Fu accordato tale prestito con tutte le modalità e transazioni necessarie e fu incaricato il Direttore Centrale del Banco di Roma, Sig. Giovanbattista Fignon, di occuparsi della cosiddetta vicenda. Le Banche di Sindona furono fuse e prese vita la Banca Privata Italiana di cui il Fignon divenne Vice Presidente e Amministratore Delegato. Al contrario di tutte le aspettative, Fignon andò a Milano a rivestire detta carica e capì immediatamente la gravità della situazione. Stese numerose relazioni, capì le operazioni gravose messe in piedi da Sindona e dai suoi collaboratori tanto che ne ordinò l'immediata sospensione. Ma a Roma i poteri forti forse non gradirono una così massiccia operazione di pulizia, sebbene nei pochi mesi di tale gestione emersero innumerevoli aspetti che potevano indurre ad un salvataggio. Fignon fece egregio lavoro ma non poté bastare e nel settembre del 1974 consegnò a Giorgio Ambrosoli la relazione sullo stato della Banca. Fignon continuò nel suo operato tanto da essere citato anche nelle agende dell' Avvocato Ambrosoli che nulla poteva immaginare di ciò che sarebbe seguito.
Ciò che emerse dalle investigazioni indusse, nel 1974, a ordinare un commissario liquidatore. Per il compito fu scelto Giorgio Ambrosoli.
L'incarico
In questo ruolo, Ambrosoli assunse la direzione della banca e si trovò ad esaminare tutta la trama delle articolatissime operazioni che il finanziere siciliano aveva intessuto, principiando dalla società "Fasco", l'interfaccia fra le attività palesi e quelle occulte del gruppo.Nel corso dell'analisi svolta dall'avvocato emersero le gravi irregolarità di cui la banca si era macchiata e le numerose falsità nelle scritturazioni contabili.
Contemporaneamente a questa opera di controllo Ambrosoli cominciò ad essere oggetto di pressioni e di tentativi di corruzione. Queste miravano sostanzialmente a ottenere che avallasse documenti comprovanti la buonafede di Sindona. Se si fosse ottenuto ciò lo Stato Italiano, per mezzo della Banca d'Italia, avrebbe dovuto sanare gli ingenti scoperti dell'istituto di credito. Sindona, inoltre, avrebbe evitato ogni coinvolgimento penale e civile.
Ambrosoli non cedette, sapendo di correre notevoli rischi. Nel 1975 indirizzò una lettera alla moglie in cui scrisse: «È indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l'incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un'occasione unica di far qualcosa per il Paese».
Ai tentativi di corruzione fecero presto seguito minacce esplicite. Malgrado ciò, Ambrosoli confermò la necessità di liquidare la banca e di riconoscere la responsabilità penale del banchiere.Nel corso dell'indagine emerse, inoltre, la responsabilità di Sindona anche nei confronti di un'altra banca, la statunitense Franklin National Bank, le cui condizioni economiche erano ancora più precarie. L'indagine, dunque, vide coinvolta non solo la magistratura italiana, ma anche l'FBI.
In un clima di tensione e di pressioni anche politiche molto forti, Ambrosoli concluse la sua inchiesta. Avrebbe infine dovuto sottoscrivere una dichiarazione formale il 12 luglio 1979.
L'omicidio
La sera dell'11 luglio 1979, rincasando dopo una serata trascorsa con amici, fu avvicinato sotto il suo portone da uno sconosciuto. Questi si scusò e gli esplose contro tre colpi di 357 Magnum. Ad ucciderlo fu William J. Aricò, un sicario fatto appositamente venire dall'America e pagato con 25.000 dollari in contanti ed un bonifico di altri 90.000 dollari su un conto bancario svizzero.
Nessuna autorità pubblica presenziò ai funerali, ad eccezione della sola Banca d'Italia.
Il 18 marzo 1986 a Milano, Michele Sindona e Roberto Venetucci (un trafficante d'armi che aveva messo in contatto Sindona col killer) furono condannati all'ergastolo per l'uccisione dell'avvocato Ambrosoli.
In memoria di Giorgio Ambrosoli
Giorgio Ambrosoli non ebbe, al momento, grandi riconoscimenti, nonostante il sacrificio estremo con cui aveva pagato la sua onestà e il suo zelo professionale.
Il principale omaggio alla figura di Ambrosoli resta il libro di Corrado Stajano, intitolato Un eroe borghese. Dal libro è stato tratto nel 1995 il film omonimo di Michele Placido.
Nel 2009 il figlio di Ambrosoli, Umberto, ha pubblicato Qualunque cosa succeda, ricostruzione della vicenda del genitore "sulla base di ricordi personali, familiari, di amici e collaboratori e attraverso le agende del padre, le carte processuali e alcuni filmati dell'archivio RAl" (dalla quarta di copertina).
Nell'anno 2000 il Comune di Milano, durante il primo mandato del Sindaco Gabriele Albertini, ha dedicato una piccola piazza a Giorgio Ambrosoli in zona Corso Vercelli, e 3 Borse di Studio di 5.100 Euro l'una.
Il Comune di Roma, durante il I mandato del sindaco Walter Veltroni gli ha dedicato un Largo, in zona Nomentana. Anche altri Comuni hanno dedicato, vie, piazze e larghi all'Avv. Ambrosoli, tra cui Desio, Seveso, Nova Milanese, Ravenna, Varese, Rodano, Scanzorosciate, Scandicci, Corbetta, Arcene, Reggiolo, Volvera ed altri.
A Giorgio Ambrosoli è attualmente intitolata la biblioteca del palazzo di giustizia di Milano, alla quale accedono magistrati, avvocati e studenti di giurisprudenza del foro ambrosiano.
A Giorgio Ambrosoli è intitolato l'Istituto Secondario Superiore di Viale della Primavera 207 Roma.
L'Università degli Studi di Milano (Statale) ha dedicato una scritta commemorativa all'avvocato in un'aula di via Festa del Perdono.
Anche il Comune di Ghiffa (sul Lago Maggiore) dove Giorgio Ambrosoli è sepolto ha dedicato all'avvocato milanese il proprio lungolago.
Onorificenze
«Commissario liquidatore di un istituto di credito, benché fosse oggetto di pressioni e minacce, assolveva all'incarico affidatogli con inflessibile rigore e costante impegno. Si espose, perciò, a sempre più gravi intimidazioni, tanto da essere barbaramente assassinato prima di poter concludere il suo mandato. Splendido esempio di altissimo senso del dovere e assoluta integrità morale, spinti sino all'estremo sacrificio.» Milano, 12 luglio 1999


LA LETTERA ALLA MOGLIE DEL 25 FEBBRAIO 1975
 
Anna carissima,
 
è il 25.2.1975 e sono pronto per il deposito dello stato passivo della B.P.I. (Banca Privata Italiana n.d.r.) atto che ovviamente non soddisfarà molti e che è costato una bella fatica.
Non ho timori per me perché non vedo possibili altro che pressioni per farmi sostituire, ma è certo che faccende alla Verzotto e il fatto stesso di dover trattare con gente dì ogni colore e risma non tranquillizza affatto. E' indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l'incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un'occasione unica di fare qualcosa per il paese.
Ricordi i giorni dell'Umi (Unione Monarchica Italiana n.d.r.), le speranze mai realizzate di far politica per il paese e non per i partiti: ebbene, a quarant'anni, di colpo, ho fatto politica e in nome dello Stato e non per un partito.  Con l'incarico, ho avuto in mano un potere enorme e discrezionale al massimo ed ho sempre operato - ne ho la piena coscienza - solo nell'interesse del paese, creandomi ovviamente solo nemici perché tutti quelli che hanno per mio merito avuto quanto loro spettava non sono certo riconoscenti perché credono di aver avuto solo quello che a loro spettava: ed hanno ragione, anche se, non fossi stato io, avrebbero recuperato i loro averi parecchi mesi dopo.
I nemici comunque non aiutano, e cercheranno in ogni modo di farmi scivolare su qualche fesseria, e purtroppo, quando devi firmare centinaia di lettere al giorno, puoi anche firmare fesserie.
Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo.  Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto [... ] Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il paese, si chiami Italia o si chiami Europa.
Riuscirai benissimo, ne sono certo, perché sei molto brava e perché i ragazzi sono uno meglio dell'altro [... ].
Sarà per te una vita dura, ma sei una ragazza talmente brava che te la caverai sempre e farai come sempre il tuo dovere costi quello che costi.
Hai degli amici, Franco [... ], Giorgio [... ], Ferdinando [... ], Francesco [... ], che ti potranno aiutare (…) .
 
Giorgio