Martino: "Dell'Utri usava la P3 nelle guerre interne al Pdl"
di Rita Di Giovacchino
IL FATTO QUOTIDIANO - 2 ottobre 2010 pag. 8
La decisione sulla scarcerazione di Arcangelo Martino, attesa per giovedì pomeriggio, è stata rinviata a lunedì. Il "pentito" della P3 è ormai agli arresti domiciliari, forse ai giudici del Riesame non sembra così urgente concedergli la libertà condizionale. Certamente sulla sua volontà di collaborare è prevalso nell'ultimo periodo lo stato confusionale in cui è piombato dopo la morte della moglie. "È stata l'unica cosa bella che ho avuto e ora non c'è più. Non preoccupatevi, non ho paura a confrontarmi in modo durissimo neppure con Berlusconi e Letta, ho già perso tutto". Nell'attesa l'inchiesta procede e nella stanza del procuratore aggiunto Capaldo vengono rilette le centinaia di pagine in cui l'ex assessore napoletano ricostruisce l'intero patto "sceleris" che lo univa a Carboni, Lombardi, Dell'Utri, Verdini, Caliendo, Sica.
SI TORNA a parlare di nuove iscrizioni sul registro degli indagati, i nomi sono quelli circolati a luglio, persone già interrogate. Ma grazie a Martino si aggrava la posizione di due toghe eccellenti come l'ex presidente della Cassazione Carbone e l'ex avvocato generale Martone. I loro nomi, Vincenzo e Antonio, sono i più frequenti, entrambi vengono indicati come i protagonisti di vari capitoli dell'inchiesta.
Ma è soprattutto il caso Cosentino ad occupare le sette pagine dell'interrogatorio di Napoli. "Lombardi ci aveva lavorato insieme in un Consorzio, si era impegnato a 'ripulire' la sua posizione giudiziaria, doveva essere accolto il ricorso in Cassazione, subito per consentirgli di correre per la Campania e lui contava su Carbone e Caliendo", racconta ai pm Narducci e Milita il 17 settembre scorso. Tutti i partecipanti all'affaire Cosentino inseguono un interesse personale. Martino confessa di sognare un seggio al Senato "che Roma gli aveva promesso", Lombardi si accontenta anche di un posto di assessore in Campania, Carbone aspira a un "incarico importante dopo la pensione", Martone vuole sistemare il figlio commercialista. "So che Lombardi ne parlò a Dell'Utri". Non è solo Pasqualino a dire "m'hanno a dà qualcosa". È il motto di tutti, perfino Dell'Utri insegue attraverso la P3 qualche rivalsa. Spiega Martino il 24 settembre ai pm romani: "Nel partito c'era una guerra violenta tra gruppi. Dell'Utri voleva fare il partito del Sud e c'era la Brambilla che era la più preferita di Berlusconi". Tutti contro tutti e quando la Cassazione nonostante Carbone sia riuscito a fissare l'udienza per il 27 gennaio respinge il ricorso di Cosentino, Lombardi è a pezzi: "Tutta colpa degli avvocati e di Martone che ha tradito gli accordi".